La nonviolenza e' in cammino. 349



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 349 del 12 febbraio 2002

Sommario di questo numero:
1. Ettore Masina: salvare dalla lapidazione Abok Alfa Akok
2. Adesione all'appello per l'iniziativa nonviolenta del 24 febbraio
3. Daniele Lugli, verso il XX congresso del Movimento Nonviolento
4. Alberto L'Abate, Enrico Euli, Antonella Sapio: una proposta per la
formazione alla nonviolenza dei formatori e degli attivisti dei movimenti
sociali
5. Renate Siebert, le emozioni come risorsa
6. Lidia Menapace, dipanare matasse
7. Frei Betto, un forum libero
8. Eduardo Galeano, trofei
9. Gianni Mina' intervista Lula da Silva
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. APPELLI. ETTORE MASINA: SALVARE DALLA LAPIDAZIONE ABOK ALFA AKOK
[Diffondiamo questo appello di Ettore Masina (una delle figure piu' luminose
dell'impegno per la pace e i diritti umani); per contatti:
ettore.mas at libero.it]
Non abbiamo ancora conquistato la salvezza per Safiya che gia' si aggiunge,
in un altro paese dilaniato da guerre religiose, un nuovo caso sul quale
penso dovremmo intervenire: Abok Alfa Akok e' una ragazza sudanese cristiana
di 18 anni, della tribu' Dinka, che e' stata condannata per adulterio alla
lapidazione da un tribunale di Nyala, Darfur del Sud.
Per chiedere che sia mandata libera, scrivete, vi prego, all'ambasciata
sudanese in Italia: via Spallanzani 24, 00161 Roma.
Il fax del presidente del Sudan sudanese  S.E. Omar Hassan Al-Bashir e':
0024911771724.

2. INIZIATIVE. ADESIONE ALL'APPELLO PER L'INIZIATIVA NONVIOLENTA DEL 24
FEBBRAIO
Dichiarazione di adesione all'appello promosso dal MIR-Movimento Nonviolento
del Piemonte e della Valle d'Aosta per una iniziativa nonviolenta di
protesta e coscientizzazione il 24 febbraio
L'appello promosso dal Movimento Internazionale della Riconciliazione -
Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta affinche' il 24
febbraio gli utenti di programmi televisivi si astengano dall'essere
spettatori delle reti Mediaset in segno di protesta ed opposizione ai fatti
e ai tratti di illegalita' ed eversione antidemocratica che connotano
l'insediarsi e l'agire del governo presieduto da Berlusconi e del sistema di
potere, di interessi e di alleanze di cui esso e' espressione, appello
sottoscritto da alcuni dei piu' rigorosi intellettuali italiani (un nome per
tutti: Renato Solmi, cui due generazioni di italiani sono largamente
debitrici della propria educazione al pensiero critico), pone con chiarezza
ed urgenza a tutti i cittadini la richiesta di assumere consapevolezza e
prender posizione su alcune questioni ineludibili.
La prima: il peso del condizionamento ideologico esercitato dai mass-media
nella presa del potere da parte di regimi autoritari; un condizionamento
esercitato eminentemente col loro pervasivo potere di seduzione e
alienazione delle intelligenze, di corruzione dei costumi, di ottundimento
psicologico e morale, di inquinamento acustico e depauperamento linguistico,
di corrosione della civile convivenza attraverso la sottrazione e il
dissolvimento del tempo dedicabile allo studio e alla meditazione come allo
spazio pubblico e a quell'attivita' propriamente umana che e' il dialogo
(ovvero la politica arendtianamente intesa).
La seconda: quale sia l'autentico rapporto economico di sfruttamento,
asservimento e mercificazione tra telespettatore e network televisivo
commerciale; lo spettatore essendo la vera merce che il network vende alle
imprese economiche che da esso acquistano spazi pubblicitari pagati in
ragione del numero di esseri umani per quella via passibili di essere
ipnotizzati e sedotti al consumo, allo sperpero e alla dissipazione.
La terza: la questione della legalita' come fondamento della civile
convivenza; la presa di potere berlusconiana sempre piu' si rivela connotata
da, ed ordinata a, un effettuale scardinamento della legalita' e della
democrazia, anche grazie alle estesissime complicita' e sordita', ed alla
narcosi e passivita' delle vittime.
La quarta: l'esigenza di una campagna rigorosamente nonviolenta di
costruzione della consapevolezza e della mobilitazione in difesa della
democrazia, della legalita' e della civilta', contro gli esiti criminogeni e
totalitari della deriva politica in corso in Italia.
Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo aderisce all'appello e
all'iniziativa promossi dal Movimento Internazionale della Riconciliazione -
Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta.
Il fatto che essa iniziativa ed esso appello, come sovente accade ai gesti
che intendono dare avvio ad un movimento di pensiero e di azione, possano
apparire inadeguati alla drammaticita' della situazione presente, non ci
sembra ragion sufficiente a sminuire il valore della richiesta e della
proposta che i movimenti nonviolenti promotori formulano, ma costituisce se
mai un incitamento a dire e fare meglio.
Per aderire all'appello e all'iniziativa, per ulteriori informazioni e per
contattare i promotori, scrivere all'indirizzo elettronico:
unadomenicasenza at libero.it ; e/o all'indirizzo postale: Comitato "Una
domenica senza", presso il MIR - Movimento Nonviolento, via Garibaldi 13,
Torino 10122.

3. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: VERSO IL XX CONGRESSO DEL MOVIMENTO
NONVIOLENTO
[Daniele Lugli e' segretario del Movimento Nonviolento (per contatti:
daniele.lugli at libero.it). Questo intervento abbiamo ripreso dal sito
www.nonviolenti.org]
Dal 12 al 14 aprile a Ferrara si tiene il XX Congresso nazionale del
Movimento Nonviolento: "La nonviolenza e' il varco attuale della storia". E'
un congresso che proponiamo aperto a tutti gli amici della nonviolenza.
Sollecitiamo percio' il loro contributo sulla rivista, sul sito e sugli
altri mezzi, che si renderanno disponibili, e la loro partecipazione e
promozione per iniziative, incontri, discussioni, nel tempo che precede il
congresso. Questo permettera' di raccogliere, nel ristretto momento
congressuale, il meglio delle elaborazioni e delle proposte che sulla
nonviolenza si sono prodotte.
Elementi di un'esperienza religiosa di Aldo Capitini si apre con un
capitoletto intitolato Al centro dell'umanita'. Ne riportiamo un brano:
"Oggi piu' che mai non e' possibile, per la folla di sollecitazioni e di
pressioni anche esteriori, rifiutarsi di prendere un atteggiamento, di
impegnarsi per un'idea. E' percio' piu' vivo il dovere di rendersi
consapevole del proprio tempo. L'uomo non deve evitare tra dissipazioni,
perifrasi e inerzie, di porsi al centro dell'umanita': egli deve soffrire
dentro di se' il bisogno dell'umanita' che sollecita in ogni istante della
vita un'affermazione responsabile. E capire quello che e' il bisogno del
tempo e quale deve essere l'impegno di se stessi, non e' opera di uomo di
intuito eccezionale che dispensi ogni altro dal cercare serissimamente. Non
e' privilegio ne' speciale condanna di nessuno". Segue un capitoletto
intitolato La scelta dei mezzi. Anche di questo riportiamo un brano: "L'uso
della violenza si e' molto diffuso oggi anche per sostenere intenzioni che
altre volte si affermavano altrimenti; i vecchi scrupoli si vanno perdendo.
In cio' confluisce l'impazienza di ottenere e la non considerzione degli
altri che sembrano del tutto estranei a noi. L'uso della violenza e'
sollecitato dal successo che essa procura a piu' breve scadenza che non gli
altri mezzi: se uno la pensa diversamente da me, eliminandolo non avro' piu'
quel fastidio; resta da vedere a che cosa si riduce la mia vita dopo, e se
non sorgeranno prima o poi cinquanta al posto di quello che ho ucciso.
Questi successi hanno il potere, come sempre, di inebriare le persone
grossolane, tutte volte all'esterno e pronte a vantare il valore della forza
finche' non trovano altri piu' forti. Tanto dilagheranno violenza e
materialismo, che ne verra' stanchezza e disgusto: e dalle gocce di sangue
che colano dai ceppi della decapitazione salira' l'ansia appassionata di
sottrarre l'anima ad ogni collaborazione con quell'errore, e di instaurare
subito, a cominciare dal proprio animo (che e' il primo progresso), un nuovo
modo di sentire la vita: il sentimento che il mondo ci e' estraneo se ci si
deve stare senza amore, senza un'apertura infinita dell'uno verso l'altro,
senza un'unione di sopra a tante differenze e tanto soffrire. Questo e' il
varco attuale della storia".
*
Il richiamo a questo passo non e' per omaggio al fondatore del Movimento, ma
per la convinzione che quel varco, individuato dal giovane Capitini, sta
davanti a noi e richiede preparazione, determinazione, forza, organizzazione
per essere affrontato. Il libro da cui e' tratto usci' nel 1937, all'apogeo
della potenza fascista, che aveva riportato l'impero "sui colli fatali di
Roma". Era quasi il coronamento di un periodo nel quale l'Italia si era
mostrata importante in Europa (allora ancora il centro del mondo) fattore di
equilibrio tra Inghilterra e Francia da un lato e Germania dall'altro,
garante dell'Austria, autorevole nei Balcani. Ma Capitini aveva colto ed
indicato i limiti e l'inadeguatezza di una politica fondata sull'esaltazione
della forza, autoritaria all'interno, aggressiva all'esterno. L'"impero"
sarebbe passato, in un crescendo tragico e grottesco, dall'avventura
coloniale, alla guerra di Spagna, all'annessione dell'Albania, alla seconda
guerra mondiale. Il suo libro contribui' non poco a maturare nelle coscienze
di giovani un distacco critico ed un rifiuto morale dell'imperativo:
credere, obbedire, combattere. Fece intuire che, a partire dal rifiuto della
violenza, un altro mondo era possibile.
Non e' stata questa, con tutta evidenza, la strada percorsa. Neppure alla
fine della guerra fredda, ed alle guerre per procura di quel periodo, e'
seguita la pace. In modi nuovi, ma non meno preoccupanti ed inquietanti, si
riafferma il diritto del piu' forte: might is right, per dirlo nella lingua
dell'impero. E' l'imperativo categorico, veramente globale, che trova
applicazione all'interno dei paesi ricchi e dei paesi poveri e nei rapporti
tra i paesi. La sua applicazione ci garantisce ogni genere di violenza e la
restrizione, in nome della richiesta di sicurezza che la violenza
inevitabilmente provoca, degli spazi di liberta', eguaglianza, convivenza
pacifica, faticosa conquista delle lotte di generazioni che ci hanno
preceduto. Contro la guerra bisogna essere duri come la pietra, capaci di
indicarne il volto inaccettabile dietro la maschera santa, giusta,
umanitaria che, in tempi e societa' differenti, viene applicata. Questo ha
voluto dire la marcia per la nonviolenza "Mai piu' eserciti e guerre" da noi
promossa con successo nel 2000. Questo e' lo spirito con il quale abbiamo
partecipato anche all'ultima Perugia-Assisi. Ma non basta. Occorre procedere
in un cammino di liberazione, di costruzione di rapporti liberi e liberanti,
verso il potere di tutti (che e' plurale del tu, che rivolgiamo all'altro
con rispetto ed amore, ci insegnava Capitini).
*
Augurale per il Congresso potrebbe essere il tenersi a Ferrara dove, in un
convegno del maggio del '48, Capitini formulo' la proposta di una comunita'
aperta, "internazionalmente federata, e nelle singole sue parti decentrata,
articolata atta a dissolvere ogni forma di privilegio e di oppressione".
Movimenti della societa' civile, organizzazioni sindacali ed anche
politiche, in Italia e nel mondo, sembrano, a tratti, cogliere il valore, se
non la necessita', di questa prospettiva nell'opposizione ad un sistema
insostenibile, socialmente ed ecologicamente. Sentiamo tutto il valore e la
difficolta' di questo impegno e di questa ricerca. Ne siamo pienamente ed
umilmente partecipi.
Un contributo, per il quale chiediamo l'aiuto di tutti gli amici della
nonviolenza, che vorremmo fosse dato dal Congresso, e' quello di rendere
evidente, e percio' a disposizione di tutti, il patrimonio di tentativi,
esperienze, conoscenze accumulato, anche nel nostro paese, nella strada
della nonviolenza. E' un contributo necessario giacche' sappiamo di non
essere, fortunatamente, i soli, ne' i piu' avanti, in questo cammino.
Necessario ci pare pure richiamare il carattere impegnativo, di ricerca, di
approfondimento, che il lavoro ispirato alla nonviolenza richiede. Azioni
nonviolente, manifestazioni nonviolente, obiezioni diverse, disobbedienze
civili e sociali vengono spesso proclamate. Si parla di piu' di nonviolenza
e questo e' un bene, perche' il varco della storia che, tanti anni fa, il
solo Capitini riusciva a scorgere dietro i suoi spessi occhiali, ora e'
visto da molti. Non sempre la traduzione appare conseguente e questo puo'
essere motivo di discredito della nonviolenza, sia per chi agisce, che per
chi assiste, manifestandosi la nonviolenza come inefficace o insincera.
Concludiamo l'invito con le ultime parole di Capitini nel suo ultimo
articolo, pubblicato nell'ottobre del '68 da Azione Nonviolenta: "Non si
puo' essere cripto-nonviolenti. Ma non si puo' nemmeno giocare con la
nonviolenza, farci un flirt e via. Questo e' ben chiaro".

4. FORMAZIONE. ALBERTO L'ABATE, ENRICO EULI, ANTONELLA SAPIO: UNA PROPOSTA
PER LA FORMAZIONE ALLA NONVIOLENZA DEI FORMATORI E DEGLI ATTIVISTI DEI
MOVIMENTI SOCIALI
[Diffondiamo questo progetto "in progress" redatto da alcuni dei piu'
impegnati formatori alla nonviolenza.
Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario; amico di
Aldo Capitini, impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research,
nell'attività di addestramento alla nonviolenza, nelle attività della
diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti. Ha collaborato alle
iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente.
Come ricercatore e programmatore socio-sanitario è stato anche un esperto
dell'ONU, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della
Sanità. Ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a
Pristina, ed è impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la
riconciliazione". E' portavoce dei "Berretti Bianchi". Opere di Alberto L'
Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino
1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990;
Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una
guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea,
Torino 2001. Per contatti: labate at unifi.it
Enrico Euli e' da molti anni impegnato nei movimenti per la pace, formatore
alla nonviolenza, fa parte della cooperativa "Passaparola" di Cagliari
impegnata in attività di educazione alla pace. Opere di Enrico Euli: cfr.
AA. VV., Percorsi di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino 1996; AA.
VV., Reti di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino. Per contatti:
casadialex at tiscalinet.it
Antonella Sapio e' impegnata nei movimenti nonviolenti, nell'educazione alla
pace e nella formazione alla nonviolenza; ha collaborato a numerose
iniziative di pace e di solidarieta'. Per contatti: jbsap at tin.it]
Per quanto i recenti avvenimenti abbiano sollecitato e risvegliato in molti
una coscienza critica e una esigenza di rinnovato impegno sociale, e'
purtuttavia evidente che tale impegno non puo' che passare attraverso una
maturata chiarezza del proprio dissenso critico per poter poi davvero
modificare positivamente la realta'. In tal senso, le richieste di una
formazione qualificata ai temi della nonviolenza e della pace ci hanno
indotto ad elaborare un programma formativo che fosse sufficientemente
duttile ed esaustivo in modo da poter consentire un accesso allargato a
tutti e una libera articolazione da parte delle specifiche realta' locali.
Di certo mai come in questo momento emerge un bisogno diffuso di formazione
alla nonviolenza attiva e mai come ora, dentro questo stato di guerra
infinita, cresce e si manifesta l'urgenza di una riflessione comune e
coordinata per tutti noi formatori.
La nascita e lo sviluppo di movimenti locali e globali che manifestano la
loro protesta contro la monocultura del mercato e propongono alternative di
vita improntate all'ecologia e alla giustizia sociale, attraverso
l'elaborazione di strategie orientate alla pace e alla nonviolenza attiva,
ci invitano quotidianamente ad un impegno rinnovato.
Rispetto al passato l'interesse alla nonviolenza appare piu' diffuso ed
attraversa persone, generazioni, aree di riferimento diverse da quelle
coinvolte dai movimenti nonviolenti della tradizione (basti pensare ai
lillipuziani, alle donne, ecc.).
Le richieste formative che giungono da varie parti d'Italia derivano, a
nostro avviso, sia dalla esigenza di un rinforzo positivo al dissenso, di
fatto sempre piu' sottoposto dall'informazione a repressione e a
occultamento, sia dalla reale assenza, su scala nazionale, di una
corrispettiva modalita' organizzata di risposta.
La nostra proposta tenta, dunque, di soddisfare tale esigenza ponendo, nel
contempo, attenzione alla necessita' di una formazione che consenta a tutti
la possibilita' di riconoscersi nella proposta per poi poterla
contestualizzare nella propria realta'.
La lista di relatori e formatori che proponiamo puo' ovviamente essere
arricchita da quanti ancora riterranno di poter fornire il proprio
contributo all'interno del percorso di seguito tracciato.
Suggeriamo, comunque, che il progetto possa essere realizzato localmente, a
partire dalle scelte e dalle risorse di ogni luogo (per evitare un eccesso
di frammentazione e per utilizzare al massimo le competenze disponibili
ipotizziamo una dimensione su scala regionale).
Confidando in una attivazione sollecita delle associazioni e delle reti
locali, ci rendiamo disponibili, nei limiti del possibile, a facilitare
tutti i processi che siano necessari alla costruzione di questo progetto.
Buon lavoro a tutti
Firenze 30.11.2001
Alberto L'Abate, Enrico Euli, Antonella Sapio
*
Ciclo di conferenze-dibattito sui presupposti  teorici, sulle esperienze e
sulle  proposte dell'azione nonviolenta: (Ipotesi di massima: incontri di
tre ore ciascuno variamente articolati: es. un'ora di relazione
introduttiva, un'ora di discussione in piccoli gruppi su temi individuati
dal relatore, un'ora in plenaria conclusiva con relazione dei gruppi e
discussione).
1. Storia e quadro teorico-concettuale della proposta nonviolenta (L'Abate
A., Euli E., Lugli D., Manara F., Marasso A., Peyretti E., Pontara G.,
Pugliese P., Salio N., Valpiana M.).
2. Il progetto costruttivo e l'azione diretta nonviolenta come basi
operative della proposta nonviolenta (Capitini L., Drago A., Euli E.,
L'Abate A., Lugli D., Manara F., Marasso A.,  Salio N., Scotto G., Valpiana
M., Zangheri A.).
3. Globalizzazione, conflitti e diritti umani ( Allegretti U., Gallo G.,
Lugli D., Zolo D.).
4. Per un modello di sviluppo che rispetti l'uomo, la donna e la natura (Di
Rienzo G., Gesualdi F., Lanfranco M., Malagoli C., Providenti G., Saroldi
A.).
5. Il contributo delle donne alle teorie e alle pratiche della nonviolenza
(Providenti G.).
6. Ecosofia e vita quotidiana (Manara F., Salio N.).
7. I conflitti e la loro trasformazione nonviolenta (Cantisani G., Capitini
L., Di Sebastiano S., Forlani M., Euli E., Marasso A., Merighi G., Nerozzi
P., Sapio A., Sclavi M., Scotto G., Tecchio R.).
8. L'azione nonviolenta nei conflitti interni a bassa e media  intensita'
(Baino M., Bertoluzzo M., Salio G., Sclavi M.).
9. Momenti di azioni dirette nonviolente in Italia (Barchi F., Euli E.,
Forlani M., L'Abate A., Pupella F., Pugliese P., Valpiana M.).
10. La proposta  e le esperienze della  Difesa Popolare Nonviolenta
 Bergami S., Drago A., Lugli D., Marasso A., Salio G., Valpiana M., Zangheri
A.).
11. Strategie ed esperienze di prevenzione della violenza nei conflitti
internazionali (Bergami S., Bergamaschi P., Rossi A., Scotto G., Zangheri
A.).
12. Gli interventi nonviolenti in situazioni di conflitto armato:
interposizione, diplomazia popolare, ambasciate di pace, peace-keeping,
Caschi Bianchi (Bergamaschi P., Berruti D., Cereghini M., Clark L., Grandi
G., L'Abate A., Mazzi A., Nejrotti S., Rossi A., Scotto G., Tartarini S.,
Vertucci R.).
13. Il peacebuilding: la riconciliazione e la ricostruzione dopo la guerra
(Cereghini M., L'Abate A., Grandi G., Scotto G.).
14. Come reperire i fondi per le proprie iniziative politiche e formative (a
cura del Centro Studi Difesa Civile -CSDC).
*
Trainings
Il lavoro di training proposto puo' essere utile a mettere in luce le
modalita' di interazione che compongono lo "stile relazionale" di ciascuno.
Il comportamento nonviolento possiede, infatti, una sua specificita' che lo
differenzia da altri. Il lavoro di training sara' dunque orientato a
chiarire il modo attraverso cui ogni persona si pone rispetto alla "pace" e
puo' far comprendere meglio a ciascuno quali comportamenti attivano o
ostacolano relazioni di pace.
I trainings saranno organizzati da ogni gruppo in funzione delle proprie
esigenze (fine-settimana, giornate ecc.) tenendo presente che e' prevedibile
un lavoro di almeno 8-12 ore.
Parte prima:
1. Come elaborare e  superare i pregiudizi sessuali, etnici e razziali
(Brunetti G., Bucci M., D'Andretta P., Di Rienzo G., Lanfranco M., Lugli D.,
Mirenzi A., Noviello E., Porta L., Providenti G., Sclavi M.).
2. Come trasformare i conflitti in occasioni di dialogo e di confronto
(Cantisani G.,  Capitini L., Euli E., Euli T., Forlani M., Marasso A., Mazzi
S., Merighi G., Mirenzi A., Sapio A., Scotto G., Soriga A., Tecchio R.).
3. Come lavorare col Metodo del Consenso (Cantisani G., Cavallaro C., Euli
E., Euli T., L'Abate A., Merighi G., Mirenzi A., Pinto G., Pupella F.,
Soriga A.,Tecchio R.).
4. Lo spazio, le relazioni, il movimento... e infine la bellezza:  (Brunetti
G., Euli E., Noviello E., Sapio A., Senor P.).
5. Trainings di valutazione e progettazione intermedia (trainers da
definire sulla base di quelli che hanno lavorato in quelli precedenti, con
l'aiuto di alcuni tutor).
Parte seconda:
6.  Come lavorare con se stessi e superare la propria paura  (Bucci M.,
Mazzini R., Merighi G., Sapio A., Senor P., Tecchio R., Tullio F.).
7. Come trasformare la reazione aggressiva alla provocazione violenta in
emozione positiva  e in relazione empatica: la comunicazione e la relazione
nonviolenta  (Chiari G., Sapio A., Senor P., Tecchio R.).
8.  Le motivazioni all'impegno nonviolento (L'Abate A., Manara F., Marasso
A.).
9. Come formarsi all'azione diretta nonviolenta ( Baino M., Barchi F.,
Capitini L., Cavallaro C., Euli E., Forlani M., L'Abate A., Malagoli C.,
Merighi G., Pinto G., Pizzolato U., Pupella F.)
N. B. Per i training della parte II, prevedendo una maggiore profondita' e
personalizzazione del lavoro, consigliamo un gruppo non superiore alle 15
persone. Per gli altri si puo' arrivare sino a 30, possibilmente pero' con
la presenza di 2 trainers (di cui uno non locale). E' ovvio che i temi e gli
esperti possono subire variazioni ed aggiunte a partire dalle esigenze
espresse in loco.
*
Progetto di corso per la formazione dei formatori per l'intervento
nonviolento in situazioni di conflitto.
Corso residenziale; date possibili:  21/30 luglio oppure 30 agosto/8
settembre 2002.
Il corso formativo di seguito esposto si propone come esperienza intensiva,
a carattere residenziale, sui temi della pratica nonviolenta in relazione
all'esigenza sia di approfondire i nostri percorsi formativi che di
riflettere sulla costruzione di modalita' piu' incisive di presenza
dell'intervento nonviolento.
La formazione all'"azione", cosi' come ameremo chiamarla, rappresenta a
nostro avviso un passaggio di cruciale importanza nel supportare il
significativo viraggio dal lavoro di informazione/formazione concettuale
alla attivazione di una pratica operativa che si proponga come
sufficientemente trasformativa.
In tal senso, la costruzione di percorsi formativi che sappiano realmente
indurre a tali evoluzioni diventa di delicata elaborazione, essendo infatti
attualmente forse insoddisfacenti gli strumenti metodologici in uso.
La presente proposta mira ad un momento di esperienza formativa che sia
anche di riflessione sulla nostra abituale modalita' di intenderla.
Il corso e' preferibile possa essere indirizzato a persone gia' in possesso
di una preparazione di base e prevede un numero chiuso di 30 persone.
L'articolazione residenziale consente una duttilita' del programma,
sufficientemente diversificato ed integrato con momenti di lavoro
concettuale, esperienziale e di gioco, variamente distribuiti nell'arco
della giornata.
In linea sintetica, gli argomenti che verranno approfonditi saranno:
-dinamiche del lavoro di gruppo
-conoscenza della gestione  dei conflitti
-comunicazione e relazione empatiche
-la pratica del consenso e del dissenso
-il metodo del consenso e la "maieutica"
-l'educare all'empowerment
- l'autoeducazione permanente
-la consapevolezza della complessita' e delle interconnessioni
-l'analisi funzionale del contesto e le forme di interdipendenza tra le
parti
-il "passaggio all'azione": il divenire trasformativo
-i modelli e la pratiche formative alla nonviolenza
-verifica sulla qualita' del proprio assetto formativo.
Il lavoro ha tra i propri obiettivi anche quello di riflettere sui Corpi
civili di pace e sulle operazioni di peacekeeping.
E' ipotizzabile la presenza di ospiti stranieri (da verificare).
Gli ultimi due giorni del corso saranno in particolar modo dedicati ad un
lavoro di tutoraggio a formazione "in itinere", al fine di valutare la
portata del lavoro svolto e di supportare, in setting formativo, esperienze
dirette.

5. MAESTRE. RENATE SIEBERT: LE EMOZIONI COME RISORSA
[Da Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994, 1997, p.
288.
Renate Siebert, sociologa di origine tedesca, nata a Kassel nel 1942,
allieva di Theodor W. Adorno, vive e lavora nell'Italia meridionale, dove
insegna Sociologia del mutamento presso l'Università di Calabria. Opere di
Renate Siebert: oltre a Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra
colonialismo e alienazione, Feltrinelli, Milano 1970, e ad Interferenze,
Feltrinelli, Milano 1979 (in collaborazione con Laura Balbo), tra le opere
recenti segnaliamo: E' femmina però è bella, Rosenberg & Sellier, Torino
1991; Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994 (poi Est, 1997); La
mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Mafia e
quotidianità, Il Saggiatore, Milano 1996; Andare ancora al cuore delle
ferite, La Tartaruga, Milano 1997 (intervista ad Assia Djebar); Cenerentola
non abita più qui, Rosenberg & Sellier, Torino 1999; (a cura di), Relazioni
pericolose, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000]
Le emozioni come risorsa, le parole che diventano pietre, il dolore che si
libera dal tradizionale pudore e diventa domanda etica e questione
politica...

6. MAESTRE. LIDIA MENAPACE: DIPANARE MATASSE
[Da Lidia Menapace, Economia politica della differenza sessuale, Felina
Libri, Roma 1987, p. 103.
Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, è poi
impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente
universitaria, fondatrice del "Manifesto". E' tra le voci più significative
della cultura delle donne, della sinistra critica, dei movimenti. Opere di
Lidia Menapace: la maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia
Menapace è dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di
autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di
liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana,
Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina,
Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Né indifesa
né in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le
donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000]
Molti garbugli si sono formati lungo il procedere un po' avventuroso di
questa ricerca: ma dipanare matasse e' lavoro che le donne hanno appreso da
ben lungo tempo.

7. RIFLESSIONE. FREI BETTO: UN FORUM LIBERO
[Frei Betto e' una delle voci piu' prestigiose del sud del mondo. Questo
articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 5 febbraio 2002]
Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre, alla sua seconda edizione,
riunisce e converge in se' l'attenzione di quanti riconoscono il fallimento
dell'attuale modello di globalizzazione. In base ai dati della Banca
mondiale, siamo 6,1 miliardi di persone nel pianeta, 1,2 miliardi dei quali
vivono sotto la soglia della miseria (reddito mensile inferiore a 30
dollari) e 2,8 miliardi sotto la soglia della poverta' (reddito mensile
inferiore a 60 dollari). Secondo Giovanni Paolo II, questo modello di
globalizzazione acuisce il divario fra le nazioni e penalizza i poveri.
Oggi, l'80% della produzione industriale del mondo e' assorbita da appena il
20% della popolazione mondiale. E quattro cittadini statunitensi - Bill
Gates, Larry Ellison, Warren Buffett e Paul Allen - possiedono, insieme, una
fortuna superiore al reddito di 42 nazioni, con 600 milioni di abitanti.
Il libero mercato ha portato alla guerra; il ricettario del Fondo monetario
internazionale depaupera l'America Latina e porta l'Argentina al fallimento,
mentre sottopone il Brasile a un salasso mensile di due miliardi di dollari;
la disoccupazione e' diventata cronica; il socialismo e' fallito nell'Europa
orientale. Sono fattori che ci costringono a riflettere sullo stato attuale
del mondo e a trovare una via d'uscita, grazie alla quale il bene comune
possa prevalere sull'interesse privato, i diritti umani sulla brama di
lucro, il benessere sociale sul monetarismo ortodosso che stabilizza le
monete e destabilizza le popolazioni.
Circa 60 mila partecipanti provenienti da un centinaio di paesi si trovano a
Porto Alegre, e seguono le grandi conferenze mattutine e i piu' di 800
seminari e laboratori, che vertono su una molteplicita' di temi che daranno
il loro contenuto al secondo Forum sociale mondiale. La priorita' non e'
quella di contrapporsi al Forum economico mondiale, trasferito da Davos a
New York, ne' di denunciare i clamorosi errori dell'attuale modello di
globalizzazione, bensi' di aprire nuove strade alla speranza, partendo da
esperienze concrete, sotto il segno di un nuovo modello di societa'
sostenibile, solidale, basata sulla difesa dei diritti umani e delle risorse
della Terra. Il grande vantaggio dell'ampio ecumenismo di questo forum di
dibattiti consiste nel fatto che esso non e' costretto in nessuna camicia di
forza ideologica ne' da nessun ordine di partito. Si distingue da Seattle o
Genova per il fatto che non aspira ad essere una manifestazione di protesta.
E' un ricco laboratorio, nel quale le piu' disparate espressioni artistiche
si sommano a temi come l'etica, la spiritualita', le relazioni di potere,
l'agricoltura familiare, la riforma agraria e le alternative di sviluppo. A
Porto Alegre naufraga la dittatura del pensiero unico e irrompe la certezza
che il sogno sognato da tanti si puo' trasformare in realta'.

8. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: TROFEI
[Eduardo Galeano e' uno dei piu' grandi scrittori viventi. Questo suo
articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 3 febbraio 2002]
1. Nonostante i terroristi che nascono, con certa frequenza, sulle sue sacre
sabbie, l'Arabia Saudita e' il principale bastione dell'Occidente nel
Medioriente. Una monarchia democratica: ogni giorno vende agli Stati Uniti
un milione e mezzo di barili di petrolio, a basso prezzo, e ogni giorno gli
compra armi, a prezzo elevato, per dieci milioni di dollari. Una monarchia
che ama la liberta': proibisce i partiti politici e i sindacati, decapita o
mutila i suoi prigionieri allo stile talebano e non permette che le donne
guidino la macchina ne' che viaggino senza il permesso del marito o del
padre. Da maggio del 2000 l'Arabia Saudita e' membro della Commissione dei
diritti umani delle Nazioni Unite.
2. Questo riconoscimento internazionale ai meriti dell'Arabia Saudita, che
fa cosi' tanto per i diritti umani dei suoi cinquemila principi, mi
incoraggia a proporre altre ricompense. Per esempio, si potrebbe
perfettamente concedere la Coppa Mondiale della Democrazia Rappresentativa
all'impresa petrolifera Unocal degli Stati Uniti. Prima di trovare lavoro
come presidente dell'Afghanistan, l'elegante Hamid Karzai lavorava per
l'impresa e altrettanto faceva Zalmay Khalilzad, che adesso e' delegato del
governo di Washington a Kabul. La pioggia di missili che ha spazzato via la
tirannia dei taleban, ha aperto la strada alla democrazia rappresentativa
dei rappresentanti di Unocal, che stanno gia' cominciando a realizzare il
loro vecchio progetto: il gasdotto che permettera' l'uscita verso Occidente
del gas dal Mar Caspio, attraverso il territorio afgano.
3. Numerosi candidati avrebbe, suppongo, il premio latinoamericano a Mani
Pulite. Un finale testa a testa: sono molti i governanti che hanno incassato
molto per i servizi prestati ai loro paesi in questi ultimi anni della
grande lotteria delle privatizzazioni. Raul Salinas, fratello di quello che
fu il presidente del Messico, veniva chiamato "signor Quindici per Cento".
Carlos Menem creo' una Segreteria degli Affari Speciali per incassare le sue
commissioni. Il figlio del presidente equadoriano Abdala' Bucaram fece una
festa per festeggiare il suo primo milione. Con cio' che venne trovato in
uno dei conti di Vladimiro Montesinos, braccio destro del presidente
peruviano Fujimori, si sarebbero potute costruire cinquecento scuole. Mentre
era sindaco di Managua e presidente del Nicaragua, Arnoldo Aleman, che vale
tanto oro quanto pesa, aumento' la sua fortuna da ventiseimila dollari a 250
milioni, secondo quanto dichiaro' il suo ambasciatore presso l'Unione
Europea, che i suoi affari li conosce bene. Che sia stato per questo che
Ronald Reagan dissanguo' in una lunga guerra uno dei paesi piu' poveri del
mondo?
4. Ho anche l'ardire di suggerire che si premi l'impresa Daimler-Chrysler
con il trofeo alla Responsabilita' Sociale. L'anno scorso, nel Forum di
Davos, che e' qualcosa come il Forum di Porto Alegre al contrario, un
dirigente della Daimler-Chrysler pronuncio' il discorso piu' applaudito.
Juergen Shrempp commosse gli intervenuti esortando ad assumersi la
"responsabilita' sociale delle imprese nel mondo di oggi". Di oggi, disse.
Il giorno dopo, la sua impresa butto' fuori ventiseimila lavoratori.
5. Per continuare con le felicitazioni, credo che George W. Bush merita un
Premio all'Onesta' Involontaria. Come si sa, il presidente dell'umanita' ha
alcuni problemi con la bocca. Nonostante i consigli di sua madre, a volte si
dimentica di masticare prima di mandar giu' e gli va di traverso un pretzel
marca Enron. Spesso s'ingarbuglia con le parole che dice e allora dice
quello che pensa davvero. Il 2 marzo dell'anno scorso Bush dichiaro':
"Voglio comunicare questo equivoco messaggio al mondo: bisogna aprire i
mercati". Messaggio equivoco, come ha detto bene. Negli Usa, mercato chiuso,
negli ultimi 5 anni si sono moltiplicati per 7 i sussidi agricoli. E allo
stesso tempo, nei paesi del sud del mondo, mercati aperti, milioni di
contadini sono stati condannati a vivere come la lumaca, che puo' passare un
anno senza mangiare.
6. Il premio all'Impunita' del Potere dovrebbe toccare alla rivista
Newsweek. Un paio di mesi dopo il crollo delle torri, ha pubblicato un
articolo di una stella del giornalismo, Jonathan Alter, che senza peli sulla
lingua raccomanda la tortura. Il giornalista si guadagna il trofeo
sviluppando le idee di Bush, che aveva avvertito: d'ora in poi, tutto e'
lecito. Il giornalista non lo dice, perche' questo non si dice, ma la guerra
contro Satana e la guerra contro il terrorismo non hanno niente di nuovo
come alibi per esercitare il terrore di stato. Dai carnefici
dell'Inquisizione fino ai militari che impararono a torturare nella Escuela
de las Americas, si sa che la tortura non e' molto efficace per strappare
informazione, ma e' efficacissima per seminare il panico.
7. Il premio al Dinamismo dell'Economia dovrebbe essere assegnato
all'industria della paura. Adesso che si privatizza tutto, si privatizza
anche l'ordine. La delinquenza cresce e spaventa. In Brasile, per esempio,
le imprese private di sicurezza costituiscono un esercito cinque volte piu'
numeroso delle forze armate. Sommando gli impiegati legali e illegali,
arrivano al milione e mezzo. Questo e' il settore piu' dinamico
dell'economia nel paese piu' ingiusto del mondo. Una spietata catena
produttiva: il Brasile produce ingiustizia che produce violenza che produce
paura che produce lavoro.
8. Bisognerebbe appuntare la Medaglia al Merito Militare sul petto del
pensionato Norberto Roglich. Accaduto in Argentina, all'inizio di
quest'anno. In piena guerra contro la gente, le banche avevano confiscato i
risparmi. Roglich, in pensione, malato, disperato, ha assaltato una fortezza
finanziaria. Nel pugno stringeva una granata: "O mi date il mio denaro o
saltiamo tutti per aria". La granata era giocattolo, ma gli hanno restituito
il suo denaro. Dopo e' stato arrestato. L'accusa ha chiesto da otto a sedici
anni di carcere: per lui, non per la banca.
9. Per me non c'e' dubbio. Il trofeo delle Scienze Sociali deve andare a
Catalina Alvarez-Insua. Lei ha definito la poverta' meglio di chiunque
altro: "Poveri sono coloro che tengono la porta chiusa". Se si applicasse il
suo criterio, bisognerebbe correggere i calcoli: i poveri del mondo sono
molti di piu' di quelli che dicono le statistiche. Catalina ha tre anni.
L'eta' migliore per affacciarsi al mondo e guardare.

9. RIFLESSIONE. GIANNI MINA' INTERVISTA LULA DA SILVA
[Questa intervista del giornalista e scrittore italiano esperto conoscitore
dell'America Latina al fondatore del Partito dei lavoratori brasiliano e'
apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 7 febbraio 2002]
Al contrario di alcuni partiti della sinistra europea presenti a Porto
Alegre ma molto scettici rispetto al movimento anti-global il Pt, il Partito
dei lavoratori fondato ventidue anni fa da Lula da Silva, non sente questa
ansia.
Eppure nell'immaginario collettivo il movimento anti-global, come ha
dimostrato Porto Alegre/2, ha gia' assunto il ruolo di una vera opposizione
al potere capitalista una volta frammentata in tante anime di diversi
partiti.
Cosi Lula Ignacio da Silva, l'ex operaio metallurgico che in ottobre sara'
per la quarta volta il candidato di sinistra alla presidenza del Brasile, e'
felice e per nulla preoccupato delle indicazioni che il secondo Forum Social
Mundial ha fornito.
"Dovrei essere preoccupato perche' le Ong o il mondo del volontariato hanno
guadagnato ultimamente un peso e un'immagine uguale o superiore a quella di
molti partiti progressisti e degli stessi sindacati? Non ci penso proprio.
Tutto questo fermento e questo impegno non puo' che aiutare la nostra
battaglia. Ventidue anni fa ho contribuito a fondare un movimento di
politica non solo partecipativa ma anche alternativa, che abbiamo chiamato
Pt, Partido dos trabalhadores. Un movimento trasversale fatto di cattolici
di base,di ecologisti, di marxisti, di sostenitori dei diritti degli
indigeni, di femministe, che riuniva la parte piu' etica del paese. La
nostra lotta era contro il neoliberismo e il neocolonialismo (allora la
lotta alla globalizzazione si definiva cosi') cioe' gli stessi nemici del
movimenti antiglobal".
"Perche' - continua - adesso dovrei guardarmi da questo movimento nato
spontaneo dai disagi di miliardi di persone e rivelatosi per la prima volta
a Seattle senza che nessuno lo ordinasse? Il movimento no-global anima anche
del Forum Social Mundial, combatte la politica neoliberale, non i partiti
progressisti. Il problema comune del Pt e delle Ong brasiliane e'
rappresentato semmai da 50 milioni di persone che nel nostro paese non
riescono a procurarsi cibo sufficiente per raggiungere le 3.500 calorie, e
dai 10 milioni di bambini randagi. I movimenti della societa' civile
guadagnano sempre piu' spazio perche' il popolo, ovunque, ha bisogno di piu'
adeguati strumenti partecipativi. Che i partiti progressisti, in certe
nazioni, non producono piu'. E' chiaro quindi che il movimento no-global
cresce. Ha la creativita' per farlo. Solo i partiti della sinistra che hanno
optato per l'accettazione passiva di qualunque politica di mercato imposta
dalle mode possono rischiare di sentirsi scavalcati dall'energia della
storia o addirittura temere di sparire. Non solo l'Argentina, con la sua
bancarotta, ha segnalato come privatizzare tutte le attivita' sociali non
produce il bene dei cittadini. Anche Tony Blair deve fare i conti
attualmente con l'acqua che manca e i treni che scarseggiano. Avreste mai
potuto prevedere una simile realta' in Gran Bretagna?".
Abbiamo seguito Lula da Silva in una visita in una riserva naturale salvata
dal governo dello stato di Rio Grande del Sud presieduto da Olivio Dutra,
che quando era sindaco del Pt a Porto Alegre fu il primo a inaugurare
l'esperimento di democrazia partecipativa, portato avanti dal suo
successore, il sindaco Tarso Genro, anche lui del Pt. Quest'ultimo, fra
pochi mesi contendera' al piu' "ideologizzato" Olivio la carica di
governatore dello stato che piu' rappresenta l'anima innovatrice e sociale
del Pt, ma il tutto in un'atmosfera molto meno da notte dei lunghi coltelli
che caratterizza la sinistra italiana.
Mi spiega Ignacio da Silva, il candidato presidente che tutti chiamano Lula
come fosse un calciatore e gira senza scorta: "Io non pensavo di
ricandidarmi. Ma i compagni hanno verificato, nelle varie assemblee, che
sono io ad avere assunto nell'immaginario collettivo il ruolo di chi puo'
finalmente portare a compimento le attese che il Partito dei lavoratori ha
fatto sorgere".
"Il partito - va avanti Lula - dopo 22 anni e' maturato, ha piu' prestigio,
specie nella chiesa di base e progressista, nel sindacato, fra i giovani che
ci accreditano la capacita' di risolvere i drammatici problemi sociali
latenti come, per esempio, fare la riforma agraria senza piu' morti fra i
Sem Terra evitando una guerra d'altri tempi. In Europa, la riforma agraria,
fu una conquista di fine '800. In Brasile e' un obiettivo che nemmeno
l'ex-"sociologo di sinistra" Fernando Henrique Cardoso, eletto per due
mandati dal blocco di centro-destra, e' riuscito a mettere in atto. C'e' una
cultura politica medievale in molti stati della borghesia ricca brasiliana.
Eppure questa conquista risolverebbe molti dei problemi di fame del nostro
paese senza nuocere all'agricoltura di grande scala che preoccupa George
Bush (peraltro gia' pronto ad imporci con l'Alca, il cosiddetto trattato di
libero commercio tra Stati Uniti e America Latina, l'ultimo possibile
suicidio della nostra economia), l'ultima possibilita' che possa esistere un
modello di vita autonomo alternativo, capace di assicurare la vita a chi e'
stato espulso, escluso da quello che chiamano il mercato mondiale".
Lula, mentre con un piccolo gruppo di pescatori usciamo dalla Laguna delle
anatre ed entriamo nella parte finale del Rio Grande per andare a salutare
la famiglia del guardiano del faro, ricorda sorridendo che proprio Danielle
Mitterrand, presente al Forum, gli aveva ricordato che suo marito, definito
"un perdente", conquisto' il mandato presidenziale, poi riconfermato, al
quarto tentativo.
"Nell'89 con Collor de Mello, candidato inventato dalla tv Globo, la piu'
potente del continente, ho perso per una manciata di voti in un'elezione
condizionata dai brogli, e non mi consolo' il fatto che il mio avversario
due anni dopo fu deposto per corruzione. Dopo lo scampato pericolo il blocco
di centro-destra ha scelto Cardoso che, con il suo passato di sociologo di
sinistra alla Sorbona, poteva rassicurare anche l'elettorato conservatore
non disposto pero' a rischiare un altro candidato impresentabile. Una prova
di quanto temessero la forza del nostro partito, il Pt, un partito plurale,
eterogeneo, come dicevo prima, marxista e cattolico, ecologista e musulmano,
cresciuto nella diversita' che ha dovuto sperimentare l'impotenza della
democrazia sbandierata solo come uno slogan. Ma per questo e' ora capace
forse di costruire un altro Brasile diverso. Per questo le forze di
centro-destra non hanno ancora scelto fra il governatore Serra e la figlia
dell'ex presidente Sarney come avversari alla mia candidatura. E'
sufficiente constatare come in due anni il Forum di Porto Alegre organizzato
in una citta e in uno stato governati dalla sinistra, sia stato capace di
far sbiadire il summit economico di Davos trasferito a New York e di far
sentire forte in tutto il mondo un messaggio di equita' e giustizia. Abbiamo
espresso per esempio il nostro totale rifiuto al terrorismo, anche quello di
stato. Perche' non si combatte il terrorismo con il terrorismo. Cinque mesi
dopo Bin Laden infatti e' ancora latitante e migliaia di innocenti sono
morti. Cosi' ora scopriamo, come ha detto Noam Chomsky, che probabilmente si
e' approfittato dell'attentato dell'11 settembre per portare a compimento
altri piani. Ora in molti paesi chiunque protesti o si opponga alle
politiche socialmente distruttive viene indicato come un terrorista e questo
e' assolutamente indegno".
Torniamo in citta'. "Forse non e' una utopia pensare - conclude Lula - che
un mondo senza guerra e ingiustizia e' possibile. Basta credere che l'etica
in politica non e' morta".

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 349 del 12 febbraio 2002