Risoluzione Medio Oriente al Parlamento Europeo



Vi invio l'articolo pubblicato l'8/2/2002 sul Manifesto sulla risoluzione votata al Parlamento Europeo sulla questione Palestina e Israele. Se volete vedere la risoiluzione cliccate sul sito del Parlamento Europeo. Vi comunico anche che sono stata riconfermata come Presidente della delegazione del parlamento europeo per le relazioni con il Consiglio Legislativo Palestinese. Presidente per le relazioni con Israele è diventato Mario Soares ex-presidente portoghese.




Yasser Arafat l'europeo

Storica risoluzione del parlamento europeo: hanno votato a favore 430 deputati, dal Ppe ai socialisti, ai verdi e ai comunisti; 22 astenuti e solo 15 contro (i radicali). Appoggio ad Arafat "interlocutore indispensabile" contro il "sequestro" operato da Sharon e per l'invio, subito, di Osservatori internazionali in Palestina
ALBERTO D'ARGENZIO - BRUXELLES

Il Parlamento europeo ha approvato ieri una risoluzione comune forse davvero storica sulla crisi mediorientale. L'Europarlamento si è mosso sul solco aperto con timidezza da Consiglio e Commissione. L'Europa sembra oggi finalmente avviata verso una politica mediorientale autonoma, inevitabilmente più equa e responsabile di quella di Washington. Dall'emiciclo di Strasburgo un vero e proprio plebiscito per la risoluzione comune: 430 voti a favore, 22 astensioni e 15 no, tra cui i radicali. Il Parlamento, praticamente all'unanimità, manda un messaggio chiaro a Tel Aviv ed alla Casa bianca: il dialogo va riaperto e con Arafat, è lui l'unico interlocutore possibile. L'Europarlamento difende "fermamente" il ruolo nelle negoziazioni dell'Autorità palestinese e del suo presidente democraticamente eletto: Arafat è un "partner indispensabile". Il passo successivo è la critica "profonda" alla politica di isolamento che Sharon impone al leader palestinese, confinato a Ramallah. Per superare questo ritiro coatto il Parlamento invita Arafat a Strasburgo con Shimon Perez, in qualità di vincitori di Premi Nobel per la pace: un chiaro messaggio politico al premier israeliano che vuole disfarsi di Arafat. La risoluzione non si ferma qui, i deputati europei - dal Ppe ai Socialisti - formulano una richiesta di invio urgente di osservatori internazionali, un punto duramente osteggiato da Israele e Stati Uniti. La dichiarazione contiene anche un altro articolo politicamente importante in cui si chiede di vincolare gli accordi di associazione con Israele al rispetto dell'articolo 2, cioè quello che impone la tutela dei diritti umani. Si chiede quindi a Israele di porre fine alle esecuzioni extragiudiziali e di rispettare le convenzioni internazionali. Il Parlamento saluta inoltre positivamente l'intenzione di Abraham Burg, presidente della Knesset, il parlamento israeliana, di visitare il Consiglio legislativo palestinese, sollecitando al tempo stesso Tel Aviv a non bloccare l'iniziativa. L'aula si dichiara infine "scossa" dalle affermazioni in cui Sharon si rammaricava di non aver eliminato fisicamente Arafat in Libano, ed appoggia l'iniziativa del Consiglio per il risarcimento delle infrastrutture finanziate dall'Unione europea e distrutte dall'esercito di Tel Aviv. Non è passato invece l'emendamento, presentato da Verdi e Comunisti, in cui si appoggiavano i soldati obiettori: 194 no, 128 sí e 128 astenuti. A bloccare l'iniziativa Philippe Morillon, incaricato dai popolari di condurre le trattative per il documento finale. Morillon è un generale, impossibile per lui avvallare questa coraggiosa azione di disobbiedenza civile. Il suo no, vincolato alla minaccia di rigettare l'intero documento, ha portato all'astensione del gruppo socialista. Non tutti hanno obbedito, i Ds non hanno partecipato alla votazione nominale in disaccordo con la strategia del gruppo. passato invece un altro emendamento importante, che chiede a Tel Aviv di liberare ed applicare le convenzioni sui ragazzini palestinesi arrestati e detenuti in Israele. "Una risoluzione importantissima - ci dice Paolo Bergamaschi, responsabile per gli esteri dei Verdi - il Parlamento non aveva preso fino ad ora posizioni comuni che affrontassero la situazione del Medio Oriente con tanta decisione". La risoluzione segue di due giorni un importante dibattito parlamentare a cui hanno partecipato anche Javier Solana per il Consglio e Chris Patten per la Commissione. Patten è stato esplicito, "com'è possibile pensare che il porto e l'aeroporto siano questioni di sicurezza per lo stato di Israele, sono azioni contro la popolazione civile. (..) Israele deve dirci cosa intende quando parla di sicurezza". Anche se in ritardo, tutta l'Unione europea sta prendendo coscienza della necessità di intraprendere un cammino autonomo per cercare di raggiungere la pace nella regione. Il vertice dei ministri degli esteri di questo fine settimana a Caceres ci dirà se l'Unione continuerà praticamente in questo cammino. "Mi sembra che ci sia una maggiore consapevolezza - sottolinea Luisa Morgantini, deputata di Prc e tra i principali promotori dell'iniziativa - all'interno del Parlamento nel suo complesso, sul ruolo che svolge Israele nella questione palestinese; è importante che con questa risoluzione si esca dall'ambiguità. Solo che i tempi della democrazia non sono i tempi dei bisogni, delle esigenze della popolazione, questa è la cosa drammatica. E' fondamentale che ci mobilitiamo al massimo per spingere l'Unione europea". Il 27 febbraio si terrà una grande manifestazione europea a Bruxelles per una presenza internazionale in Palestina ed Israele e per sospendere l'accordo di associazione con Tel Aviv di fronte all'occupazione militare che continua.