La nonviolenza in cammino. 301



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 301 del 27 novembre 2001

Sommario di questo numero:
* Una comunicazione di servizio
1. Peppe Sini, si giunga allo sciopero generale contro la guerra e in difesa
della legalita' e della democrazia
2. Simone Weil, pensare
3. Alcuni interventi di Alessandro Zanotelli
4. Il documento sulla guerra del forum romano dell'8-9 novembre
5. Un epigramma di Thomas More
6. Letture: Mario Guarino, Fedora Raugei, Scandali e segreti della moda
7. Letture: Flavio Lotti, Nicola Giandomenico, Rosario Lembo (a cura di),
Per un'economia di giustizia
8. Letture: Francesco Remotti, Contro l'identita'
9. Riletture: Inni omerici
10. Riletture: Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia
11. Riletture: Francesco Tonucci, La citta' dei bambini
12. Alcune iniziative di pace da oggi a domenica 2 dicembre
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

* UNA COMUNICAZIONE DI SERVIZIO
Ci giungono da un paio di giorni numerosi (di numerosita' crescente e
invasiva) messaggi di posta elettronica senza testo e recanti un allegato.
Quell'allegato e' un virus, a quanto pare nuovissimo, rilevato il 24
novembre, e denominato: worm badtrans.b; su di esso sono gia' disponibili
informazioni essenziali in vari siti.
Informiamo i nostri interlocutori che e' buona regola:
a) non aprire mai allegati se essi non pervengono da corrispondenti noti e
non siano annunciati nel messaggio;
b) cancellare i messaggi sospetti;
c) usare un buon antivirus aggiornato (ve ne sono disponibili di gratuiti in
rete);
d) informare tempestivamente i propri interlocutori (in primis,
naturalmente, quelli da cui provengono tali messaggi).
Per quanto ci concerne non inviamo mai allegati.

1. IL PUNTO. PEPPE SINI: SI GIUNGA ALLO SCIOPERO GENERALE CONTRO LA GUERRA E
IN DIFESA DELLA LEGALITA' E DELLA DEMOCRAZIA
Si giunga allo sciopero generale contro la guerra, contro l'eversione della
legalita' costituzionale ad essa connessa, contro i poteri che stanno
sovvertendo dall'alto l'ordinamento democratico, lo stato di diritto, il
principio di legalita'. Si giunga allo sciopero generale per difendere la
democrazia e i diritti di tutti.
E vi si giunga per approfondimento della consapevolezza, per capacita' di
prospezione e proposizione di alternative di verita' e di giustizia, vi si
giunga attraverso la scelta della nonviolenza, come metodologia di lotta ma
anche come piu' complessiva teoria-prassi di liberazione, aperta, critica e
creativa, che arricchisca ed inveri le grandi tradizioni democratiche
presenti nella nostra storia e cultura, che espliciti filoni profondi e
costitutivi sia della tradizione delle lotte del movimento operaio sia
soprattutto della decisiva tradizione delle lotte del movimento delle donne;
sia della tradizione di promozione delle liberta' politiche, sia della
tradizione di promozione dei diritti sociali; sia delle culture egalitarie e
solidali fondate su scelte e tradizioni religiose, sia delle culture
egalitarie e solidali fondate su una visione laica e materialistica del
mondo.
Si giunga da parte degli individui alla scelta della nonviolenza non come
lacerazione con se stessi, ma come approfondimento ed illimpidimento delle
proprie persuasioni piu' intime.
Si giunga da parte dei movimenti e delle istituzioni alla scelta della
nonviolenza non come una regressione dalla sfera dell'agire sociale e
politico, ma come una espansione ed un'innalzamento di quella sfera verso un
piu' nitido e pieno e complesso sentire ed agire ordinato all'inveramento di
tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani.

2. MAESTRE. SIMONE WEIL: PENSARE
[Da Simone Weil, La condizione operaia, Edizioni di Comunita', Milano 1952,
Mondadori, Milano 1990, pp. 36-37]
Le donne, loro, sono confinate in un lavoro esclusivamente macchinale, per
il quale ci vuole solo la sveltezza. Quando dico macchinale non credere che
si possa pensare ad altro, facendolo; o ancor meno riflettere. No, il
tragico di questa situazione consiste nel fatto che il lavoro e' troppo
macchinale per offrire materia al pensiero e impedisce tuttavia ogni altro
pensiero. Pensare, vuol dire andar piu' piano.

3. MATERIALI. ALCUNI INTERVENTI DI ALESSANDRO ZANOTELLI
[Riproponiamo la seguente scheda gia' diffusa lo scorso anno.
"Il Vangelo ha qualche cosa da dirci sia in campo economico, che politico,
che sociale. La liberazione che Gesù annuncia è una liberazione radicale,
totale. Il missionario è colui che rimane così profondamente "preso" da
questo Vangelo, da questo Cristo, da tentare di vivere come Lui è vissuto
nel suo tempo. Gesù è stato l'uomo per gli altri e con gli altri, in
particolare l'uomo per i poveri, aperto agli ultimi, a chi non contava, ai
peccatori, alle prostitute, ai pubblicani, a chi non conosceva che Dio è
papà". Sono parole di Alessandro Zanotelli, pubblicate ne Il coraggio dell'
utopia, Publiprint, Trento 1988, libro che accoglie le serrate e dense
riflessione tenute alla radio da Zanotelli mattina dopo mattina dal
settembre al dicembre 1986.
Padre Zanotelli è un religioso cattolico, un missionario comboniano, ma
soprattutto un costruttore di pace, un autentico "uomo planetario" per usare
la pregnante formula di padre Balducci. La sua voce parla anche per chi non
aderisce alla sua fede religiosa ma condivide l'impegno concreto per la
dignità umana.
"E' tempo di apocalittica, è tempo di Resistenza" scrive nelle righe finali
di Una lettura biblica della globalizzazione (in Alex Zanotelli, Sulle
strade di Pasqua, Emi, Bologna 1999, seconda edizione, a p. 92). Alla
globalizzazione nel segno della violenza e dello sfruttamento, della
sopraffazione dell'uomo sull'uomo, Alex ci propone di contrapporre la
globalizzazione delle comunità di Resistenza, la forza della nonviolenza, un
'economia di uguaglianza e una politica di giustizia, quella proposta
organizzativa ed operativa che ha definito "la strategia lillipuziana".
Alessandro Zanotelli, missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista
"Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del
governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere
politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico è tornato in
Africa a condividere vita e speranze dei poveri a Korogocho, alla periferia
di Nairobi. E' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace",
promossa da Pax Christi. Opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa.
Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio
dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire,
Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo,
La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno
alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998;
La solidarietà di Dio, Emi, Bologna 2000. Indirizzi utili: "Nigrizia",
vicolo Pozzo 1, 37129 Verona; Edizioni la meridiana, via M. D'Azeglio 46,
70056 Molfetta (BA); EMI, via di Corticella 181, 40128 Bologna]
Era notte
I raid su Tripoli e Bengasi da parte dei bombardieri USA, la notte tra il 14
e il 15 aprile, con il loro tragico bilancio di morti e feriti, sono la
logica conseguenza di un sistema mondiale costruito sulla violenza. Il raid
militare USA contro il regime libico non ha nulla da invidiare a quelli
israeliani, sudafricani o sovietici. E' la logica del terrore che prevale,
la stessa che si contesta al leader libico Gadhafi accusato di essere "il
padrino del terrorismo". Ma perché "demonizzare" solo il "pazzo di Tripoli"?
Non è forse terrorismo quello del presidente sudafricano Botha che schiaccia
24 milioni di neri e destabilizza l'intero subcontinente australe? Non è
forse terrorismo quello israeliano? Perché allora non un raid su Pretoria
per far rinsavire Botha?
Questo non significa giustificare Gadhafi, un piccolo duce che non ammette
opposizioni interne, e che ha smisurate ambizioni che tenta di realizzare
con la logica delle armi (anche se bisogna riconoscere che rimane un uomo
non corrotto che ha saputo utilizzare i petrodollari a favore del suo popolo
che oggi dopo secoli di umiliazioni ha acquistato un nuovo senso di
dignità).
Ma ridurre il tutto alle "pazzie" di un colonnello di turno è troppo comodo.
I tragici eventi di quella notte ci provocano ad alcune amare
considerazioni. Innanzitutto abbiamo visto il volto rozzo dell'imperialismo
americano, un volto che sembrava prerogativa dell'imperialismo sovietico
(gli imperialismi sono uguali sotto tutti i cieli!). Secondo, il
comportamento garibaldino e quasi infantile della più grande potenza di
questo mondo (Rambo insegna!). Terzo, le armi non servono soltanto per "l'
equilibrio del terrore", come spesso si ripete, ma un giorno o l'altro
finiscono per essere utilizzate. Quarto, "lo schiaffo di Tripoli" è uno
schiaffo dato al terzo mondo, al mondo arabo in particolare. L'umiliazione
della Libia è quella di tutta l'Africa: è un monito molto esplicito a tutti
i paesi africani perché marcino diritto. E' un suggello alla linea di
Pretoria che troverà conferma alla giustezza della sua politica. Così l'
Africa si trova sempre più tra due fuochi: a nord le corazzate e gli aerei
USA, a sud il regime di Pretoria, senza dimenticare i russi. Per un'Africa
politicamente ed economicamente a pezzi, non sono certo queste le buone
notizie che aspettavamo.
Ma se si va più a fondo, la "beffa di Tripoli" è uno schiaffo anche all'
Europa sempre più ridotta a provincia dell'"impero". Questo vale in
particolare per l'Italia, ultimo villaggio dell'impero yankee. L'Italia è
così costretta, suo malgrado, a giocare un ruolo che contraddice tanto la
sua posizione geografica che quella storica. E ci ritroviamo oggi con un
pugno di mosche, indispettiti per non essere stati considerati neppure degni
di essere informati del raid da parte americana, ci sentiamo per di più
colpevoli di aver armato la Libia, rendendola uno dei più potenti arsenali d
'Africa. Pur sapendo bene chi era Gadhafi, gli abbiamo portato armi dal '77
all'85 per oltre un miliardo di dollari. Ed ora i nostri generali ci
invitano ad armare la Sicilia, Pantelleria, Lampedusa. per difenderci dal
"grande nemico" che ci minaccia dal sud (questa è schizofrenia politica!). E
' forse tempo di rivedere la nostra linea politica che ha fatto da copertura
alla politica americana in Medio Oriente ed in Africa, anche se vanno
riconosciuti gli sforzi compiuti dal nostro Ministro degli esteri per aprire
degli spazi di manovra.
Di fronte a questi fatti sconcertanti, non ci rimane altro che impegnarci
con tutte le nostre energie per dire no a questa follia collettiva. Quanto
avvenuto è una ragione di più per camminare senza mezzi termini sulla strada
indicata dal documento Beati i costruttori di pace.
[Testo dell'editoriale apparso originariamente sulla rivista "Nigrizia" nel
maggio 1986, poi ristampato in La morte promessa, Publiprint, Trento 1987,
alle pp. 136-138].
*
La militarizzazione crescente
Sono sempre più convinto che uno dei mali più gravi che rode questo
continente -dalla crescente pauperizzazione con problemi di fame, sete,
abbandono delle campagne, debito, eccetera- sia il problema delle armi, la
militarizzazione spaventosamente crescente. Alcuni dati rendono chiara
questa mia affermazione.
Il continente africano nel giro di pochi anni ha subito una spirale
militaristica in crescendo. Alcuni esempi.
Nel '73 le spese militari in Africa erano di tre miliardi e ottocento
milioni di dollari, dieci anni dopo erano salite a sedici miliardi e
novecento milioni. Nel '73 le spese militari a testa all'anno  erano di 22
dollari, dieci anni dopo con una popolazione più vasta erano salite a 34
dollari a testa. I militari nell'83 arrivavano già ad un milione e
cinquecentomila, un incremento di 2/3 dal '73.
A livello di importazioni: nel '73 l'Africa importava per un valore di
quattrocentosettanta milioni di dollari, nell'83 eravamo già a quattro
miliardi e ottocento milioni di dollari.
In un continente pieno di conflitti, con cinquanta Stati, creati da noi
dividendo intere popolazioni, questo arrivo a getto continuo di armi, sta
creando veramente il disastro. Oggi infatti basta guardarsi intorno: non vi
sono altro che guerre e conflitti. Ritengo sempre più criminale questo invio
di armi, anche di armi convenzionali. L'Egitto ha un debito verso gli Stati
Uniti di 35 miliardi di dollari, metà dei quali in armi. Lo stesso vale per
l'Unione Sovietica, presente in Africa soprattutto con armi e soldati. L'
Angola, per esempio, ha un debito verso l'URSS di due miliardi e 500 milioni
di dollari in armi.
Questa militarizzazione del continente è un qualcosa di allucinante, per me,
oggi diventa veramente criminale esportare armi in Africa.
Un giovane missionario in Mozambico, dove sperimenta una guerra spaventosa
che dura da almeno 11 anni, scrive: "La guerra concreta come la
sperimentiamo qui è un vero mostro di crudeltà, di barbarie, di disumanità.
Che fare per arginare questa situazione, tanta malvagità, e ricreare un
mondo nuovo? Da parte mia, vorrei venire in Europa e partecipare a tutte le
marce per al pace, a tutte le manifestazioni contro le armi nucleari e non
solo...".
Che questo grido, questo invito, diventi anche nostro!
[Testo di una conversazione radiofonica, estratto da La morte promessa,
cit., pp. 153-154].
*
Dove si muore di fame
E' assurdo che ancora oggi ci sia fame a questo mondo!
La povertà e la fame che oggi intaccano milioni di persone sono opera dell'
uomo. La siccità non è la sola causa come spesso ci viene dato di credere.
La fame è il risultato dell'oppressione, dell'ingiustizia sociale, della
povertà sia a livello internazionale, che nazionale, che locale. A milioni
di persone è negato il più elementare diritto umano, il diritto all'
alimentazione, o meglio, il diritto a nutrirsi, ad alimentarsi da sé.
L'ambiente, elemento essenziale della protezione di questo diritto, è
distrutto dall'imposizione di tecnologie inappropriate e da un'agricoltura
orientata verso le esportazioni. Dieci anni fa, Kissinger, durante una
conferenza mondiale affermava che entro una decade nessun bambino sarebbe
più morto di fame. Dieci anni dopo non solo non è cambiato nulla, ma la
situazione è di molto peggiorata. In questa giornata dedicata all'
alimentazione vorrei incoraggiare tutti a sostenere quei movimenti, in
particolare quegli organismi non governativi e tutte quelle istanze che
lottano per il diritto dei popoli a nutrirsi da sé, a reggersi sulle proprie
gambe, all'autosufficienza alimentare. In particolare sosterrei questa
campagna, che è nata anche in Italia, ed è ormai internazionale e che ha
sede presso i "Fratelli dell'Uomo" in via Varesina 214, a Milano.
Come missionario accetto quella grande sfida che è stata lanciata proprio lo
scorso anno da Susan George, quando parlando a noi missionari, questa
esperta di alimentazione, ci diceva: "Voi missionari potete fare tanto
perché vivete tra le comunità povere del mondo e potete essere il punto di
riferimento per la giustizia sociale. C'è chi vi taccia di essere degli
esaltati, di vivere fuori dalla realtà di oggi, magari con la pretesa di
fare l'impossibile, cioè di salvare i condannati alla fame".
Penso che Cristo intendesse proprio questo quando ci diceva di essere il
sale, il lievito, il coraggio di andare contro corrente. E' questo il
coraggio oggi richiestoci. Dobbiamo essere utopisti, viviamola subito questa
utopia, che è la dignità dell'uomo.
[Testo di una conversazione radiofonica, estratto da La morte promessa,
cit., pp. 155-156].
*
Korogocho
Se noi non riusciamo ad udire questo grido, non c'è nulla che avviene dentro
di noi. Ecco l'importanza di scendere in un luogo come Korogocho, dove
sperimenti davvero la sofferenza dell'uomo. E' quello a cui questo nostro
sistema porta. E davvero è sofferenza.
Cos'è Korogocho? Korogocho è una delle baraccopoli di Nairobi, ha centomila
abitanti, è una delle tante, neanche la più grande. Si calcola, e sono dati
dell'ambasciata americana confermati dallo stesso sindaco di Nairobi, che il
60% di Nairobi vive in baraccopoli. Questo vuol dire che su tre milioni di
persone, un milione e settecentomila sono nelle baraccopoli. E non sono come
quelle del Brasile, dove almeno c'è un po' di verde, lì non c'è nulla. A
Nairobi avete un milione e settecentomila persone impacchettate,
sardinizzate nell'1% della terra disponibile di Nairobi. Anche questo è un
dato ufficializzato dall'ambasciata americana. E' incredibile la
concentrazione che c'è. Le bestie che vedete nei parchi nazionali del Kenya
sono trattate molto meglio dei poveri di Korogocho. Ciò che è ancora peggio
è che questo 1% appartiene al governo, che non lo vuole cedere. Anzi, sembra
ormai accertato che il governo abbia lottizzato questo 1% della terra a
gente che ha i soldi, per cacciar via i poveri e mandarli più in là. Questo
è l'eterno destino dei poveri: sono sempre più in là, perché sono poveri.
E più grave ancora: non solo la terra non appartiene ai poveri, ma neanche
le baracche. L'80% delle baracche di Korogocho, e lo stesso dato vale per
buona parte delle baraccopoli di Nairobi, sono date in affitto. La gente
paga l'affitto, con uno sfruttamento che è pauroso. Ci sono pochi ricchi
signori che ricavano un sacco di soldi da questo giro, rendendo persino
impossibile la solidarietà tra i poveri. In baraccopoli i poveri si dividono
tra chi detiene la baracca e chi è in affitto. A questa mancanza di
solidarietà si aggiungono tante situazioni di degrado morale, basti pensare
che la popolazione di Korogocho è composta per il 60-70% da donne con
bambini. Non esiste la famiglia.
E non è solo Nairobi. Si dice che a Johannesburg ci sono due milioni di
abitanti. E' vero, ma se si considera solo la Johannesburg bianca, bella,
pulita! Dall'aereo si riesce a vedere la vera Johannesburg: sono sette
milioni di abitanti! E si riesce a distinguere la bellissima Johannesburg
bianca. Ma il resto, i tre quarti, chi sono, cosa sono? Sono lunghi immensi
dormitori. dove per 100-150 anni i neri sono stati accatastati da soli,
senza donne, che vivevano fuori e incontravano i loro mariti un paio di
volte all'anno. E tutto per che cosa? Per l'oro, l'economia... uno sfacelo
familiare, umano, culturale di tale dimensione che anche solo dall'aereo
spaventa. E mi dico: è lì! E' l'economia che ci domina tutti, che ci strozza
tutti.
Korogocho è solo una piccolissima realtà, che però deve farci riflettere.
Una volta che voi scendete qui dentro e sperimentate... Per esempio, il
battesimo con i poveri: è un'esperienza che non si può dimenticare, che
davvero ha la capacità di redimere, così come sta redimendo me.
[Estratto da Esodo: ho udito un grido, in Alessandro Zanotelli, Leggere l'
impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La Meridiana, Molfetta 1996
(seconda edizione), alle pp. 38-40. Il libro raccoglie due meditazioni di
Alex Zanotelli svolte in incontri tenuti a Bergamo con gli operatori della
cooperativa "Il seme" impegnata nel commercio equo e solidale].
*
Fili lillipuziani
Ritornando in Italia da Korogocho la cosa che ho notato è che subito si
respira nell'aria questo fenomeno sociale dell'"atomizzazione", dove ognuno
fa per sé, si rinchiude nel proprio buco e vive la sua vita, generando
disgregazione nella propria comunità e nella società. Direi che questo forse
è il fenomeno che più spaventa e che più ci porta alla morte, non tanto la
morte fisica, ma quella interiore propria di una società che vive in
funzione di sé stessa, che ha fatto delle cose, dei soldi, il suo idolo, il
suo dio. Non riusciamo neanche più ad esprimerci, a sentire la bellezza dell
'essere insieme, del toccarci, di un cammino comune verso una meta. Ma l'
umanità può esistere solo se la si coniuga al plurale: io ho bisogno degli
altri, ho bisogno della verità degli altri, della loro esperienza culturale,
di altre culture ed esperienze religiose. La cosa che mi ha rincuorato,
girando per l'Italia, è che c'è volontà di rinascere, nelle parrocchie e
fuori, nei quartieri, di rimettersi insieme, di creare piccole comunità: c'è
un tentativo chiaro di risalire la corrente. A differenza del Sud del mondo,
tuttavia, le nostre "comunità di resistenza" invece di essere unite vanno
ognuna per la propria strada, pensando di fare una cosa importante contro l'
impero del denaro, ma poi ci si scopre impotenti perché proprio tale
individualismo, conseguenza di questo tipo di economia, lavora anche nelle
"sacche di resistenza". L'impero dei grandi agglomerati economici, invece,
riesce a collaborare e ad autoalimentarsi alla perfezione: è in questo
meccanismo che pulsa il cuore della globalizzazione. Alla "globalizzazione
economica" noi dobbiamo rispondere con una "globalizzazione dal basso", in
chiave di "resistenza". Si tratta di mettere in atto una "strategia
lillipuziana": i minuscoli lillipuziani, alti appena qualche centimetro,
catturano Gulliver, il gigante predone, legandolo nel sonno con centinaia di
fili. Di fronte alle soverchianti forze e istituzioni globali, la gente può,
in modo analogo, utilizzare le modeste fonti di potere che ha in mano e
combinarle con quelle in possesso di altri, partecipanti ad altri movimenti
e in altri luoghi.
La "strategia lillipuziana" intreccia molte azioni particolari, pensate per
ostacolare il livellamento verso il basso - perché l'economia tende a
spostare gli investimenti dove minori sono i costi - e spingere, invece, il
livellamento verso l'alto, per permettere cioè ai poveri di elevarsi. Che
cosa possiamo fare? Bisogna innanzitutto collegare gli interessi dei poveri
con i nostri, le identità specifiche con comunità più ampie, le
problematiche con i soggetti sociali, chi è minacciato con chi è
marginalizzato; collegare diverse fonti di potere; collegare le lotte contro
l'istituzione come oggetto di contestazione, la resistenza con il mutamento
istituzionale; collegare questioni economiche e democratizzazione. Questa è
la vera strategia politica, che dovrebbe nascere in Italia prima di tutto in
chiave regionale. Da qui, dall'esperienza di coordinamento regionale, ci si
potrà muovere verso un coordinamento nazionale, ed avere forse una piccola
équipe, che potrebbe fare da connessione, senza comandare, ma esercitando al
massimo grado, specialmente con gli strumenti offerti dalla telematica e da
internet, un'amplissima rappresentatività democratica. La tecnologia che
abbiamo a disposizione sarebbe meravigliosa se usata per l'uomo e non come
esclusivo strumento del mercato. Dobbiamo, cioè, essere agenti di
"vitalizzazione" (la filosofia africana la chiama "vitalogia", perché il
cuore del sentire africano è la vita). Si può vivere solo in comunità, stare
bene insieme, cantare insieme, celebrare insieme, vedere che si possono
ottenere delle piccole vittorie.
Gioire dentro una famiglia ci ridona la gioia di vivere, della relazione del
volto, i volti dentro una comunità, la gioia della comunità, la gioia dell'
incontro, della danza, della festa, della vita. Pablo Richard, un teologo
della liberazione del Costa Rica, dice che "il tempo delle profezie è
passato; oggi è il tempo dell'apocalittica". L'Apocalisse biblica è la
letteratura di resistenza delle prime comunità cristiane, il libro in cui
profetizzavano la caduta di quell'impero che le perseguitava. Anche noi
dobbiamo abbandonare i sogni di un tempo, nei quali immaginavamo di prendere
il potere. "Oggi, dice Richard, anche se si prende il potere non si va molto
lontano. Alle soglie del Duemila, quando si può governare solo entro i
limiti imposti dal Fondo Monetario, dalla Banca Mondiale, è irrilevante chi
governi. La speranza si sposta dalla politica alla società civile, ai
movimenti popolari, affinché costruiscano un nuovo potere dal basso.
Qualcosa di alternativo, di bello, di gioioso, di felice, che, con grinta,
crei nuove culture, nuove preghiere, nuove maniere di vivere insieme, nuove
prospettive economiche, perché vinca la vita".
[Estratto da Alex Zanotelli, Inno alla vita. Il grido dei poveri contro il
vitello d'oro, Emi, Bologna 2000 (seconda ristampa), alle pp. 105-107].

4. DOCUMENTAZIONE. IL DOCUMENTO SULLA GUERRA DEL FORUM ROMANO DELL'8-9
NOVEMBRE
[Pubblichiamo il documento del gruppo di lavoro "L'Italia in guerra" del
forum tenutosi a Roma l'8 e 9 novembre. Vi si dicono naturalmente molte cose
condivisibili, ma In questo testo individuiamo anche almeno quattro penose,
gravi insufficienze: la prima: un linguaggio inquinato da elementi
propagandistici (quindi intrinsecamente tendenzialmente menzogneri e
totalitari), spaventosamente astratto e modellato sulla burolingua dei
potenti, dei manipolatori e degli assassini; la seconda: l'occultamento
della questione decisiva, la scelta della nonviolenza: occultamento che
equivale a un rifiuto, ed e' la cosa piu' sciocca e sciagurata che il
cosiddetto "movimento dei movimenti" possa fare; la terza: l'assenza di una
benche' minima riflessione sul livello giuridico dei problemi della
convivenza umana ed internazionale (la questione del diritto e dei diritti
concretamente codificati e agiti), una assenza che condanna quel movimento
che nei social forum trova espressione alla subalternita' ed alla
inaffidabilita' perpetue; la quarta: la genericita', strumentalita' e
superficialita' delle proposte formulate, esempio di un atteggiamento
pressappochista ed autoritario, ad un tempo burocratico e  guascone,
assolutamente inetto rispetto ai terribili compiti che tutte le persone di
volonta' buona hanno di fronte. Occorre cambiare rotta, cambiare lingua,
cambiare atteggiamento]
Il Parlamento ha votato l'entrata in guerra dell'Italia. Solo 35
parlamentari hanno votato contro, unici a dare ascolto alla coscienza civile
del paese che gia' si era espressa chiaramente, in difesa della Costituzione
(art. 11) e della pace, alla marcia Perugia-Assisi e nelle numerose
manifestazioni di protesta di queste settimane. In questo modo il "partito
della guerra" rende l'Italia complice dell'assurda guerra di bombardamento
in Afghanistan che produce solo stragi di civili e devastazioni in un paese
gia' in macerie; inoltre trasforma il nostro paese in un bersaglio di
potenziali ritorsioni e violenze terroristiche.
La strada della pace e della giustizia passa da un'altra parte. Cosi' come
quella della sicurezza dei popoli, che puo' basarsi soltanto sulla
solidarieta' e sulla ricerca di una convivenza possibile, e non sulla
costruzione di un nemico da schiacciare militarmente, seminando il terrore
tra la popolazione civile e producendo migliaia di profughi con un'emergenza
sanitaria e nutrizionale senza precedenti.
Invece siamo in guerra. L'Italia e' in guerra e la pratichera' attivamente.
Dopo dieci anni di coinvolgimento crescente nelle avventure belliche
scatenate dagli Stati Uniti e dalla Nato. in Iraq e in Jugoslavia (nonche'
in Somalia per una finta missione di pace), le truppe italiane si accingono
a partire alla volta dell'Afghanistan dove saranno impiegate direttamente
sul terreno in un conflitto che finira' per alimentare il terrorismo
anziche' combatterlo, determinando un ricompattamento delle forze
integraliste islamiche piu' estremiste e togliendo ogni spazio alla politica
ed ai movimenti democratici presenti nei paesi arabi. L'allarme riguarda poi
l'allargamento del conflitto a livello mondiale, data la volonta' strategica
piu' volte manifestata dai comandi militari Usa di colpire i cosiddetti
"Stati canaglia". Come in Iraq e Jugoslavia - dove l'intervento armato ha
avuto effetti catastrofici (centinaia di migliaia di morti in Iraq, la
pulizia etnica e la devastazione del Kossovo) - gli effetti visibili,
oltreche' prevedibili, sono in aperta contraddizione con lo scopo dichiarato
di tali operazioni.
In alternativa a questa spirale d'odio ed all'escalation della guerra, una
politica di pace avrebbe richiesto da tempo la soluzione del problema
palestinese (due popoli, due Stati), l'affermazione dei diritti del popolo
Kurdo, la cessazione dell'embargo in Iraq e dello stillicidio dei
bombardamenti Usa.
Oggi si giunge a teorizzare la "guerra infinita", uno stato permanente di
mobilitazione armata contro un "nemico" indefinito, capace di
materializzarsi volta per volta, guarda caso, nei luoghi cruciali per il
controllo, lo sfruttamento e il trasferimento delle risorse energetiche del
pianeta. Dietro la farsa ideologica della "liberta' duratura" e dietro la
giustificazione della lotta al terrorismo (per la quale i bombardamenti sono
completamente inefficaci), si nascondono macroscopici interessi economici e
geopolitici per il controllo dei territori del Caucaso e dei corridoi
energetici del petrolio e del gas.
Il motivo per cui ci siamo opposti e continueremo ad opporci a questa
guerra, non e' quello che ci viene affibbiato come insulto ("siete
antiamericani"). Noi stiamo dalla parte di tutti i popoli, siamo contro la
pena di morte, la guerra, le stragi ed il terrorismo: nessun popolo si
merita una strage, qualunque crimine o scellerata politica si possa
attribuire al suo governo. Per questo abbiamo manifestato contro il
terrorismo e siamo solidali col popolo statunitense. Per questo eravamo
contro la guerra Nato in Jugoslavia, contro la guerra del Golfo e l'embargo
in Iraq.
Per le stesse ragioni siamo oppositori dei talebani e della loro logica di
morte, e dei governi della Nato e della loro logica di guerra. Una logica
che impone la guerra come strumento "normale" di governo del mondo.
Uno degli obiettivi che si vogliono raggiungere attraverso la teoria
aberrante della "guerra infinita" e' mascherare, attraverso un'insicurezza
alimentata ad arte, l'insicurezza reale che nasce dalla negazione dei
bisogni piu' fondamentali: lavoro, sicurezza sociale, istruzione, salute,
consolidando un modello di societa' devastante, fondato sulla precarieta',
sulla segregazione, sull'esasperazione delle disuguaglianze, sulla riduzione
a merce di ogni aspetto dell'esperienza umana. Un modello di produzione e
consumo fondato sul saccheggio sistematico delle risorse del pianeta e sullo
sfruttamento selvaggio di una parte consistente della popolazione mondiale.
Opporsi alla guerra e ad ogni forma di sopraffazione e violenza e'
indispensabile per garantire una prospettiva diversa, di condivisione delle
risorse, di convivenza delle culture, di riduzione progressiva delle
disuguaglianze, in un quadro di libera circolazione delle persone e rispetto
della dignita' di ogni essere umano.
Mobilitiamoci per la pace, per costruire un altro mondo possibile.
* Proposte di percorsi per il movimento
Il movimento antiliberista per un altro mondo possibile ha necessita' di
ripensare le proprie azioni politiche attorno alla priorita'
dell'opposizione alla guerra. Emerge il bisogno diffuso di approfondire le
analisi, i momenti di autoformazione, di seminari interni ai forum. Siamo
infatti impreparati come soggetto politico complessivo alla portata degli
eventi epocali che hanno il loro fulcro nella guerra come braccio armato
della globalizzazione e strumento di dominio globale.
Ci si rende conto di trovarsi di fronte un governo strategico del mondo ed
una trasformazione della stessa globalizzazione che richiede nuovi sforzi di
analisi, socializzazione dei saperi, elaborazione di una coscienza critica
autonoma del movimento. Ancora una volta siamo stati sorpresi dalla guerra e
la tentazione di molti e' quella del passato: cercare di pensare alla guerra
come ad un episodio da mettere in parentesi, per lo sconvolgimento che
determina anche delle nostre pratiche politiche oltreche' del nostro
quotidiano, rassegnarsi all'impotenza, aspettare che passi. Invece la guerra
non e' mai passata dal '91 in poi, ed oggi diventa la "normalita'" del
governo del mondo, la sostituzione della politica. Bisogna dunque lavorare
alla lunga sui meccanismi che producono la guerra, sulle forze sociali e le
istituzioni che la sostengono, sui processi economici che la determinano,
sulla ideologia che la accompagna, sulla cultura che la giustifica e permea
il sociale, sulla produzione dei meccanismi simbolici che definiscono il
nemico.
Qui il problema dei migranti ripropone la centralita' e l'intreccio tra
logica di guerra e logiche di repressione interna ai paesi ricchi, di quello
che viene costruito come il nemico interno, sia l'immigrato, sia il soggetto
conflittuale come il nostro movimento, sempre nel mirino dei tentativi di
criminalizzazione.
Costruire percorsi di continuita' delle iniziative sulla complessita' del
tema guerra ci sembra una priorita' per tutto il movimento.
Si propongono in particolare due percorsi:
1) Uno di formazione del movimento attraverso i social forum che potrebbero
svolgere un lavoro di socializzazione dei saperi, di raccolta di
informazioni e seminari, su temi sia legati alle iniziative di lotta, sia
all'approccio teorico al tema della pace che richiede approfondimenti (ad
esempio sul nesso guerra-globalizzazione-capitalismo, cosi' come sulla
necessita' di un nuovo pacifismo). Attraverso questo percorso, proponiamo
che si costruisca una assemblea nazionale dei social forum sulla guerra,
pensata come assemblea del movimento e della sua nuova coscienza critica.
Per l'organizzazione di questa assemblea proponiamo il coinvolgimento ed il
massimo impegno del gruppo di lavoro nazionale contro la guerra in
formazione dopo l'assemblea di Firenze (bastaguerra at yahoogroups.com).
2) L'altro percorso e' quello delle iniziative nel sociale rispetto a cui si
segnala l'importanza di una comunicazione molto semplice ed incisiva,
adeguata all'allargamento del dissenso alla guerra nell'opinione pubblica. A
quest'ultimo proposito si propongono campagne di controinformazione sui
seguenti temi: la campagna contro le spese militari (finanziaria di guerra
ed obiezione alle spese militari), il boicottaggio delle banche armate, la
campagna per la smilitarizzazione dei territori e la denuclearizzazione del
Mediterraneo, la campagna contro l'uso dell'uranio impoverito e per la messa
al bando delle armi di distruzione (dalle bombe a grappolo ai nuovi sistemi
d'arma).
Una proposta di campagna popolare e spontanea che i Social Forum potrebbero
stimolare ed incentivare e' quella dei lenzuoli: diffondere, con iniziative
di quartiere, la pratica di appendere un lenzuolo o drappo bianco con
scritte contro la guerra alle finestre ed ai balconi. E in generale, trovare
forme di controinformazione diffuse sul territorio come le tende per la pace
o altre simili iniziative che consentano di avvicinare la gente nei suoi
luoghi quotidiani, ci sembra un metodo importante.
Si e' proposto anche di appoggiare e suscitare la proposta di uno sciopero
generale contro la guerra e di produrre un libro bianco sulle guerre "dopo
l'89".

5. MAESTRI. UN EPIGRAMMA DI THOMAS MORE
[Da Angelo Paredi, Marialisa Bertagnoni, Cesare Grampa (a cura di), Idea di
Thomas More, Neri Pozza, Vicenza 1978, p. 126 (la traduzione di questo
epigramma di More e' di Luigi Firpo)]
Fra tanti re sul trono se ne trovera' a malapena uno, ammesso che uno ce ne
sia, che si contenti di un regno solo; ma fra tanti re se ne trovera' a
malapena uno, ammesso che uno ce ne sia, che governi saggiamente un solo
regno.

6. LETTURE. MARIO GUARINO, FEDORA RAUGEI: SCANDALI E SEGRETI DELLA MODA
Mario Guarino, Fedora Raugei, Scandali e segreti della moda, Editori
Riuniti, Roma 2001, pp. 248, lire 20.000. Un libro di denuncia scritto con
taglio giornalistico che riferisce e documenta varie inquietanti vicende.
Utile, ma ancora preliminare e orientativo: a nostro avviso occorrerebbe un
piu' forte impegno interpretativo, una piu' ampia e solida base documentaria
ed una piu' approfondita capacita' di cogliere, ricostruire ed analizzare la
connessione tra questo e altri ambiti dell'economia (e della politica)
corrotta, dell'ideologia disumanante, dell'egemonia dei poteri criminali
nella societa'. Guarino ha gia' pubblicato vari utili volumi di
documentazione giornalistica sul regime della corruzione e i poteri occulti
e criminali.

7. LETTURE. FLAVIO LOTTI, NICOLA GIANDOMENICO, ROSARIO LEMBO (A CURA DI),
PER UN'ECONOMIA DI GIUSTIZIA
Flavio Lotti, Nicola Giandomenico, Rosario Lembo (a cura di), Per
un'economia di giustizia, Asterios, Trieste 2001, pp. 176, 15 euro, lire
29.044. Una raccolta di materiali sul ruolo della societa' civile globale
per un'economia di giustizia: analisi, proposte, riferimenti utili. Da
leggere e discutere.

8. LETTURE. FRANCESCO REMOTTI: CONTRO L'IDENTITA'
Francesco Remotti, Contro l'identita', Laterza, Roma-Bari 1996, 2001, pp.
112, lire 12.000. Vivacemente divulgativo, l'acuto antropologo docente
all'Universita' di Torino illustra la problematicita' del concetto di
identita', le trappole e le botole che un'assunzione acritica e irrigidita
reca con se' (con il se', se si vuole), e gli orrori cui possono portare le
ideologie identitarie. E' un tema su cui ognuno ha una sua diversa
biblioteca di riferimento, cosi' ci punge che nella bibliografia del libro
manchino alcuni autori e autrici a nostro avviso cruciali su questi temi, ed
a noi va da se' molto cari.

9. RILETTURE. INNI OMERICI
Inni omerici, a cura di Filippo Cassola, Fondazione Lorenzo Valla, Milano
1975, Mondadori, Milano 1994, pp. 728, lire 17.000. L'edizione e' splendida
per rigore ed apparato, ma noi suggeriremmo per una volta di leggere questi
testi arcaici ed enigmatici (e quindi a un tempo oscuri e luminosi) non come
documenti ma come poesia e meditazione, di una bellezza perenne ed arcana, e
di una enigmatica levita' e profondita' a un tempo, che ti tolgono il fiato.

10. RILETTURE. EUGENE MINKOWSKI: TRATTATO DI PSICOPATOLOGIA
Eugene Minkowski, Trattato di psicopatologia, Feltrinelli, Milano 1973, pp.
566. Resta per noi un libro straordinario, di un autore straordinario; sono
decenni che lo consigliamo agli amici provocando occhiatacce e sussulti. Ed
invece, se aprissero queste pagine...

11. RILETTURE. FRANCESCO TONUCCI: LA CITTA' DEI BAMBINI
Francesco Tonucci, La citta' dei bambini, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 250,
lire 18.000. "Un modo nuovo di pensare la citta'", ed una proposta di lavoro
da attuare al piu' presto.

12. ALCUNE INIZIATIVE DI PACE DA OGGI A DOMENICA 2 DICEMBRE
[Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui
siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte
precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto
internazionale, della legalita' costituzionale]
Martedi 27 novembre
- a Faenza: in via Lederchi 3 alle ore 21 documentari: sull'Iraq e
sull'esperienza di Neve' Shalom.
- a Firenze: Fortezza da basso, ore 11: giornata dei diritti umani in
collaborazione con Amnesty International. Info:
www.consiglio.regione.toscana.it
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Roma: ore 18, Libreria Ave, via della Conciliazione 19, incontro con
Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info:
itanica at iol.it
- a Sassari: all'auditorium Mater ecclesiae alle ore 21 proiezione del film
Kippur di Amos Gitai.
- a Torino: presso l'aula magna dell'Istituto Avogadro, via Rossini,
convegno sul servizio civile volontario. Per informazioni: Centro Studi
"Sereno Regis", 011532824; Tavolo Enti Servizio Civile, 0113119418.
- a Venezia: in via S. Pio X 4, alle ore 15-18, seminario con Anna Marconi.
*
Mercoledi 28 novembre
- a Bologna: come ogni settimana dall'inizio di settembre dalle ore 18 alle
19 in Piazza Nettuno le Donne in nero manifestano contro la guerra portando
le parole delle donne afgane. Info: draghettan at libero.it, o anche:
patriciat at libero.it
- a Bologna: presso il TPO di Via Lenin, 3, alle ore 21, assemblea generale
del Bologna social forum. Info:
www.contropiani2000.org/bsf/assemblea/odg.php
- a Bolzano: alle ore 20,30, Kolpinghaus, via Ospedale vecchio,
incontro-dibattito su "Le radici della guerra sono nella politica?", con
Lidia Menapace e Giorgio Vaccari. Promuove il Comitato per la difesa e il
rilancio della Costituzione.
- a Faenza: dibattito sulla globalizzazione alle ore 20 in via S. Biagio 47.
- a Genova: alle ore 16 presso lo Spazio Informagiovani di Palazzo Ducale si
svolgera' l'incontro "Una voce per i bambini dell'Afghanistan" con la
partecipazione di R. Salinari (Presidente di Terre des Hommes Italia e della
Federazione Internazionale Terre des Hommes), A. Simonazzi (Save The
Children Italia) e R. Farina di Emergency. Sono previsti inoltre interventi
di T. Benettolo (Presidente nazionale Arci) e di D. Calzoni (Presidente
nazionale Arciragazzi), M. R. Cutillo (ManiTese, referente europea della
Global March) e di operatori di Organizzazioni Non Governative impegnate in
Italia ed all'estero. Le organizzazioni internazionali Terre des Hommes
(Marcia Bianca contro lo sfruttamento), Save The Children (una delle prime
organizzazioni internazionali a favore dell'infanzia, attiva sin dagli anni
20), Medici senza Frontiere (Premio Nobel 1999 per la Pace), Emergency
(l'associazione impegnata nella gestione di due ospedali in Afghanistan),
ManiTese (Global March, oggi dedicata al tema dell'educazione), Arci,  sono
infatti impegnate da molto tempo in Afghanistan o in progetti internazionali
con azioni di denuncia, sostegno, aiuto e sviluppo. Per informazioni: Comune
di Genova, direzione Servizi alla Persona, tel. 0105577371, e-mail:
legge285 at comune.genova.it
- a Genova: alle ore 17 in via Balbi 5 incontro con l'illustre teologo Hans
Kung.
- a Milano: alle ore 18 alla libreria Feltrinelli "Conversazioni
sull'infanzia".
- a Milano: alle ore 19, in via della Signoria 3, incontro sulla cultura
albanese.
- a Milano: alle ore 20 incontro con Pat Patfoort (una delle piu' note
studiose della nonviolenza con una lunga esperienza come trainer a livello
internazionale), presso la Casa per la pace, via Marco D'Agrate 11 (metro
Corvetto, bus 95).
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Roma: "Ricerca archeologica e antropologica nella valle del Sankarani
(Mali)", con Samou Camara (Universite' de Paris 1). Alle ore 17 presso il
Museo Civico di Zoologia, via Ulisse Aldovrandi 18, a cura dell'Istituto
Italiano per l'Africa e l'Oriente nell'ambito degli "Incontri con l'Africa".
- a Roma: alla Locanda Atlantide in via Lucani 22, alle ore 18 incontro con
Sandro Portelli sull'altra America; alle ore 22 Sarina Aletta canta Brecht
contro la guerra.
- a Viterbo: presso il circolo "Orizzonti" in via Mazzini alle ore 20,30
incontro di formazione alla nonviolenza.
*
Giovedi 29 novembre
- a Bari: alle ore 19 in corso Sonnino 23 riunione del gruppo di lavoro
rifugiati.
- a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info:
puntorossobologna at libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23,
incontro su "Impatto delle biotecnologie sull'economia", con Piero Cavina.
- a Gubbio: incontro per sviluppare progetti di pace nelle scuole. Per
informazioni: gruppo per la pace di Gubbio; Commissione pari opportunita' di
Gubbio.
- a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao
Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una
umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra.
Giovedi: ore 9-12.
- a Milano: in corso porta nuova 32 alle ore 16 inizia il corso sull'India
della Libera Universita' delle Donne.
- a Milano: alle 21,30 in viale Monza 255 video su Usa e mercato delle armi.
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Rho: alle ore 21 presso il centro civico di via Giusti, assemblea del
social forum.
- a Rimini: alle ore 2& alla Sala degli Archi, Giancarlo Lannutti presenta
"Storia della Palestina".
- a San Giovanni in Persiceto: incontro con Gina Gatti e Amnesty
International alle ore 20,30.
*
Venerdi 30 novembre
- in tutta la Toscana: iniziative nell'anniversario dell'abolizione della
tortura e della pena di morte nel Granducato di Toscana il 30 novembre 1786.
- a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Bologna: presso la sede della associazione culturale Punto Rosso (info:
puntorossobologna at libero.it), in Via San Carlo 42, dalle ore 21 alle 23,
incontro sul commercio etico e la finanza etica, con Matteo Morozzi.
- a Feltre: ad Hangarzone incontro su "'Global war?" con Franco Berardi.
- a Genova: al Teatro Carlo Felice serata per la liberta' e la pace dedicata
a Fabrizio De Andre', conduce Gianni Mina'.
- a Imola: alle ore 20,45 presso i padri cappuccini in via Villa Clelia 16,
proiezione del film "Il tempo dei cavalli ubriachi".
- a Orte (VT): al liceo scientifico, con inizio alle ore 14, settimo
incontro del corso di educazione alla pace.
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Ruvo di Puglia: auditorium del liceo Tedone, ore 17,30, incntro con
Isidoro Mortellaro e la comunita' palestinese.
- a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a San Domenico di Fiesole (FI): ore 21, alla Badia Fiesolana: "La
nonviolenza non e' un'utopia", mons. Luigi Bettazzi. L'iniziativa e'
promossa dal Centro studi economico-sociali di Pax Christi e dalla
Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e iscrizioni: tel/fax:
0552374505.
- a Torre di pordenone: alla casa del popolo alle ore 20,45 incotnro con
Erri De Luca e Alessandro Sabiucciu.
*
Sabato primo dicembre
- in varie citta' d'Italia: iniziative epr al giornata mondiale contro
l'Aids. Info: www.lila.it
- ad Alfonsine: inizia e prosegue fino al 9 dicembre un ciclo di iniziative
per l'Africa.
- a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Bracciano: dibattito sulla pace promosso da "Terra e liberta'". Info:
0699849054.
- a Cagliari: all'Alkestis di via Loru due film di Liana Badr, alle ore
20,30.
- a Firenze: Villa Medicea di Castello, Accademia della Crusca, ore 10-18:
presentazione del "Dizionario della liberta'"con numerosi illustri relatori.
- a Gemona: alle ore 20,30, al Centro Salcons, incontro sul tema: "Islam, un
dialogo (im)possibile?", con Giuliano Zatti, Faten Chabarek, Giorgio Zanin.
- a Imola: corso di cucina multietnica alle ore 15 in via Aldrovandi 31.
- a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao
Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una
umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra.
Sabato: ore 9-12 e 15-18.
- a Modena: seminario sul welfare alla sala Spontini dalle 10 alle 16.
- a Modena: alle ore 16, al Foro Boario, Facolta' di Economia e Commercio
dell'Universita' degli Studi di Modena, iniziativa promossa dai Giuristi
Democratici, con il patrocinio della Provincia. "Diritto alla guerra o
guerra al dirittto? L'uso legittimo della forza nel diritto internazionale".
Partecipano: Fausto Gianelli, Bruno Desi, Fabio Marcelli, Giuseppe Ugo
Rescigno, Simone Scagliarini. Segreteria organizzativa: Giuristi
Democratici, Modena, tel. 0536324472, fax 0536325517.
- a Monza: in largo Mazzini dalle 14,30 iniziativa per la pace.
- a Prato: piazza S. Maria delle Carceri a Prato ospita la tenda di Abramo,
presso la quale sosteranno i diciassette digiunatori che aderiscono alla
proposta lanciata da Pax Christi e Beati i Costruttori di Pace.
- a Quargnento: alle ore 21, Salone della Pro Loco, serata di solidarieta'
con le vittime delle guerre, della fame, dell'ingiustizia sociale. Partecipa
Ivana Stefani di ritorno dal Pakistan. Proiezione di video, distribuzione di
materiale di contro informazione, prodotti della Bottega del commercio equo
solidale. A cura di Rete di Lilliput, Associazione Comunicando, Associazione
Giovani di Quargnento, Rete Radie' Resch, Pro Loco Quadringentum. Info:
Giandomenica Daziano, tel. 0131217397, Cristina Rossi, tel. 0131778449,
Maria Teresa Gavazza, tel. 0131219638, e-mail  teregav at tin.it
- a Roma: giornata di solidarieta' con i rom di via Gordiani, dalle roe 16.
Info: tel. 3473701037.
- a Rossano Calabro Scalo: alle ore !7 nella sala della Comunita' Montana
presentazione del libro di Ettore Masina, Il prevalente passato (edito da
Rubbettino, Soveria Mannelli 2001); con Gianni Novello, Piero Fantozzi,
Giacomo Paniccia, Tonino Perna, Fulvio Mazza, e naturalmente Clotilde ed
Ettore.
- a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per
Emergency.
- a Sant'Anastasia (NA): manifestazione dedicata alla cultura africana e
raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per contatti:
a.tim at inwind.it
- a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", via Quintole per le Rose
131/133, incontro sui diritti minacciati, con L. Bettazzi, U. Allegretti, G.
Ghezzi, C. Corsi, C. Pellicano'. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi
economico-sociali di Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per
informazioni e iscrizioni: tel/fax: 0552374505.
- a Torino: dalle ore 9,30 festa per la nuova bottega equa e solidale in via
S. Donato 43.
*
Domenica 2 dicembre
- a Baronissi: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Bologna: alle ore 9,30, presso la Cisl Emilia Romagna, in via Milazzo
16, assemblea di "Chiama l'Africa". Per contatti: sito: www.chiamafrica.it,
e-mail: info at chiamafrica.it, tel. 065430082.
- a Lesa: alla sala Pertini sul lungolago mostra di fotografie di Sebastiao
Salgado, il grande fotografo brasiliano rappresenta il nostro presente: una
umanita' in cammino spinta dalla miseria, dall'intolleranza, dalla guerra.
Domenica: ore 10-12 e 15-18.
- a Salerno: poeti contro la guerra. Info: tel. 089951621.
- a Santa Maria La Longa: alle ore 9-18 in via don Orione 2, iniziativa per
Emergency.
- a Sant'Anastasia (NA): si conclude la manifestazione dedicata alla cultura
africana e raccolta fondi per la realizzazione di progetti in Africa. Per
contatti: a.tim at inwind.it
- a Tavarnuzze (FI): alla "Casa per la Pace", a via Quintole per le Rose
131/133, prosegue l'incontro sui diritti minacciati, con G. Codrignani, U.
Allegretti. L'iniziativa e' promossa dal Centro studi economico-sociali di
Pax Christi e dalla Fondazione Ernesto Balducci. Per informazioni e
iscrizioni: tel/fax: 0552374505.
- a Viterbo: alle ore 16 presso il centro sociale "Valle Faul" consueto
incontro di formazione alla nonviolenza.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 301 del 27 novembre 2001