cancellazione del debito dei paesi poveri



A proposito della discussione sula Campagna Cei sul debito ecc., vi giro
l'editoriale di Giampietro Pizzo, direttore del Consorzio di
"microfinanza etica" Etimos, che apre il sito www.etimos.it .
L'articolo, come si può vedere, propone di andare oltre lo swap, verso
una "cancellazione creativa" del debito (l'espressione credo sia di
Susan George).
Vi invito anche a visitare il sito: le news del momento sono "Affari di
guerra della Barclays (e delle banche italiane)" e "Africa: la
microfinanza dalle città alle campagne". Sono graditi commenti.
Ciao a tutti
Francesco Terreri mailto:terreri at hard-tech.com

Dal debito dei governi al credito ai popoli
di Giampietro Pizzo (direttore di Etimos)

Il Consorzio Etimos opera in collaborazione con la Banca Etica nel campo
della microfinanza, in particolare nel Sud del mondo. Noi partecipiamo
alla campagna sulla cancellazione del debito estero insostenibile dei
paesi più poveri non solo per motivi generali di giustizia, ma per un
motivo attinente al nostro lavoro, per il fatto che il debito estero dei
paesi del Sud del mondo è un paradosso. Perché se è vero, come dicono i
dati, che il 95% del credito commerciale mondiale va al 20% più ricco
della popolazione, e specularmente il 20% più povero della popolazione
del mondo ha accesso appena allo 0,2% del credito, la conclusione è
semplice e paradossale: i poveri non sono indebitati!

Il debito dei governi
Il debito che esiste oggi, e che è un problema serissimo, è un debito
dei governi. Ed essendo un debito dei governi non possiamo pensare che
la sola operazione di cancellazione possa risolvere il problema: perché
cosa succede dopo? Se non si cambiano le regole della finanza
internazionale, basterà un nuovo ciclo di aumento dei tassi di interesse
- come è successo negli anni '80 - per riprodurre la stessa situazione.
La cancellazione del debito dei paesi poveri è in primo luogo un momento
di educazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica del Nord del
mondo, che può spingere i propri governi a mettere la parola fine a
questa situazione indecorosa. Ma l'obiettivo deve essere quello di
aprire un nuovo capitolo: cambiare le regole della finanza
internazionale. L'esperienza della finanza etica si muove su questo a
partire da cose molto semplici, da un'assunzione di responsabilità.
Esistono risparmiatori in Italia che non sono più disposti a lasciare il
loro risparmio all'interno della "scatola nera" delle banche e del
sistema bancario internazionale, senza sapere quale destinazione hanno
le loro risorse. Risparmiatori che vogliono contare e partecipare, e che
chiedono che i propri risparmi contribuiscano a lottare contro la
povertà e a contrastare la disuguaglianza Nord-Sud, a cambiare le regole
della finanza dunque. Così si stanno esprimendo, ad esempio, migliaia di
soci di Banca Etica.

L'impatto del microcredito
I poveri non sono indebitati, stanno pagando un debito che non hanno
contratto loro. Al contrario: hanno bisogno di credito, anzi hanno
diritto al credito. È il tema emergente del microcredito. Cos'è il
microcredito? Una definizione polemica, ma secondo me efficace, si trova
in un'affermazione di Muhammad Yunus, il fondatore della Grameen Bank.
Alla domanda "che cos'è il microcredito" ha risposto: io guardo quello
che fanno le banche e faccio il contrario. Credo che sia una buona
definizione non perché è la logica dello stare contro, ma perché il
problema sostanziale del mercato finanziario internazionale è che oggi
impedisce l'accesso al credito a chi è povero ma ha un progetto, ha
voglia di lavorare. E questa possibilità non viene negata solo dalle
grandi istituzioni internazionali, ma spesso anche dalle banche locali.
Anzi normalmente il povero in una banca neanche ci entra, neanche apre
la porta.
Viceversa l'impatto del credito agli esclusi, del microcredito, è
potenzialmente enorme. È stata citata una stima secondo cui un posto di
lavoro creato secondo i meccanismi internazionali correnti può arrivare
addirittura a costare un milione di dollari. Il microcredito invece,
nelle esperienze che ci sono già, non nelle promesse, ha un valore medio
- pur tenendo conto della varietà dei paesi, delle situazioni - di mille
dollari, cioè con mille dollari di credito si crea un posto di lavoro.
Quindi è possibile ragionare seriamente su basi diverse.

La Campagna della Cei
Seguiamo un ragionamento che leghi cancellazione del debito e
attivazione di esperienze di microcredito. Pensando in particolare alla
Campagna di "riscatto" del debito lanciata in occasione del Giubileo
dalla Conferenza Episcopale Italiana, mi sembra fondamentale l'idea di
avere una sensibilizzazione forte dell'opinione pubblica e un elemento
di pressione altrettanto forte sui governi. Credo però che la strada
maestra sia la cancellazione del debito dei paesi più poveri, non il
riacquisto per la conversione. Certo, nella scelta di impegnarsi ad
acquistare il debito di un paese povero vi è una motivazione etica, ma
nella sostanza, a mio parere, si rischia di impedire una presa di
posizione politica forte da parte del governo italiano. Andiamo però
all'altra parte dell'iniziativa: mi interessa più che cosa succede nel
Sud del mondo.
Nell'operazione di conversione si parla di "fondi di contropartita". È
una logica interessante, ma occorre anche fare attenzione. Ad esempio,
nell'esperienza degli anni scorsi del Fondo di contropartita per la
sicurezza alimentare in Bolivia il meccanismo tendeva a riprodurre
livelli di concentrazione del potere, di controllo delle élite locali -
ci sono i nord anche nel Sud, non dimentichiamolo, e anzi direi che la
caratterizzazione più forte del sottosviluppo è il fatto che c'è
un'élite fortemente radicata nella struttura amministrativa dello Stato.
Per cui la capacità poi di impatto, di coinvolgimento della società
civile, e dell'"economia civile", è limitata. Possono di nuovo scattare
meccanismi di corruzione e di inefficienza, di parassitismo burocratico.
Il fondo di contropartita di per sé è fondamentale dal punto di vista
dell'allocazione delle risorse, ma il punto è: chi gestisce, chi
controlla queste risorse?

Ad esempio a Conakry...
Permettetemi un esercizio. Una campagna di raccolta fondi, e risorse
fresche messe a disposizione dal governo italiano, per 40 miliardi di
lire (o 20 milioni di euro) vengono destinate ad aprire un nuovo fondo
di credito in un paese povero, diciamo la Guinea Conakry, a cui è stato
cancellato il debito. 40 miliardi provenienti direttamente dall'Italia,
dove possiamo pensare al coinvolgimento di diverse realtà, da Sdebitarsi
alla Campagna della Cei, da Banca Etica a Etimos, dagli Istituti
missionari alle ong. Si chiede, giustamente, una corresponsione uguale,
come fondo di contropartita in valuta locale, da parte del governo
guineano. A questo punto la questione centrale è quella del gestore: chi
controlla questi 80 miliardi, 40 più 40? Il problema è coinvolgere gli
attori locali veramente rappresentativi, soggetti economici che oggi non
emergono: le associazioni, le cooperative, le federazioni dei
produttori, i microimprenditori organizzati.
Sul problema delle priorità, cioè di cosa facciamo di questi 80
miliardi, la partecipazione dei soggetti locali e la modalità credito ci
aiutano. Se la logica è dire: facciamo l'ospedale, facciamo la scuola,
facciamo la strada, il problema delle priorità non si risolve e possono
svilupparsi anche conflitti aspri. Il pregio del credito, invece, è che
lascia al singolo prenditore di finanziamento decidere cosa fare di
questi soldi, e allora le cose saranno piccolissime ma grandissime:
avere la possibilità di comprare le sementi per la prossima campagna,
potersi comprare un aratro in ferro invece che in legno, avere una
spolpatrice per il caffè, avere la possibilità di portare al mercato i
propri prodotti. Queste diventano le priorità, ma le decide la gente,
non le decidiamo né noi né le élite locali. Questo è il grande pregio di
ragionare in una logica di microcredito.

I poveri risparmiano
Ma non finisce qui. Il problema non è soltanto il microcredito, ma la
microfinanza: l'altra parte della storia è il risparmio. Ricordiamo i
dati globali: il 20% più povero della popolazione mondiale riceve solo
lo 0,2% dei crediti commerciali, ma genera l'1% del risparmio mondiale.
Questo vuol dire che quattro quinti del risparmio dei più poveri non
vengono usati per fare credito agli stessi poveri. Un altro paradosso:
il risparmio dei poveri finanzia i ricchi. Non è una battuta o un gioco
di prestigio: basta andare in qualsiasi paese africano o
latino-americano per rendersi conto che il risparmio rurale va nelle
città e dalle città va nei sistemi bancari commerciali, e spesso dai
sistemi bancari commerciali locali va direttamente nelle banche dei
paesi ricchi. Se è così occorre ragionare seriamente anche sulla
riappropriazione delle risorse locali, quindi parliamo anche della
valorizzazione del risparmio.
Torniamo, come esempio, agli 80 miliardi in Guinea. 60 miliardi possono
essere pensati come credito diretto, 20 miliardi come fondo di garanzia.
In un'esperienza che conosco, in Senegal, i contadini, se gli si dava
credito, erano disposti a mettere il 20% a deposito: loro la chiamavano
cauzione, in sostanza è un risparmio obbligatorio. Dunque con 60
miliardi di crediti possiamo immaginare una raccolta di rispamio dei
destinatari di 12 miliardi. E le risorse salgono a 72 miliardi. L'altra
parte, 20 miliardi, può essere gestita come fondo di garanzia aprendo
una partita con il sistema bancario locale. Le banche non vogliono dare
credito ai contadini, ai piccoli artigiani, ai microimprenditori di
Conakry? Creiamo un fondo di garanzia con cui si riduce il rischio e
chiediamo su questa base alle banche locali linee di finanziamento a
questi destinatari a tassi di interesse sostenibili. Con un fondo di
garanzia di 20 miliardi è possibile avere crediti, con una stima
prudenziale, almeno per quattro volte tanto, cioè per 80 miliardi di
lire.

Una modesta proposta
72 più 80 fa 152 miliardi di lire. Sapete cosa significano 152 miliardi
di lire per un paese povero come la Guinea, erogando crediti piccoli, ma
importantissimi e vitali, diciamo in media di un milione di lire?
Significa dare credito a 152 mila famiglie. In Guinea il 26,3% della
popolazione vive con meno di 1 dollaro al giorno, cioè è sotto la linea
della povertà assoluta (dati dell'Undp, il Programma delle Nazioni Unite
per lo Sviluppo). Significa poco meno di 2 milioni di persone, 200-300
mila famiglie. La "piccola" operazione che abbiamo immaginato potrebbe
consentire di dare credito, cioè di dare una possibilità di riscatto, a
più della metà di tutte le famiglie povere della Guinea. Tenendo conto
che il credito viene rimborsato, anzi i poveri sono i migliori pagatori:
le esperienze di microcredito esistenti dicono che si lavora con il
97-98% di rientri, cioè con solo il 2-3% di crediti in sofferenza,
contro il 7-10% delle banche italiane, o - ad esempio - il 20% di quelle
commerciali del Marocco, che finanziano i generali o i grossi
imprenditori di Casablanca. Se i crediti rientrano è possibile erogarne
altri... Credo che si tratti di una proposta e di una prospettiva seria
di cui discutere, perché bisogna guardare avanti.
****************************************************************************
************************************
     Ecco il testo della canzone con cui Jovanotti ha invitato il Presidente
del Consiglio ad aderire a Jubilee 2000 azzerando il debito dei paesi
poveri, scusatemi per la lunghezza del messaggio...
      L'appello rap di Jovanotti a D'Alema

      "Cancella il debito" (Jovanotti)

      Un miliardo di persone nel pianeta vivono con meno di un dollaro al
giorno
      non stanno tentando di battere nessun record e non hanno fatto voto di
povertà
      la loro realtà non è una scelta ma la loro unica possibilità
      un dollaro al giorno toglie il medico di torno
      nel senso che le persone non hanno la possibilità di curarsi
      e nemmeno di informarsi non possono studiare e nemmeno contribuire
      in nessun modo a cambiare la loro situazione
      l'economia dei paesi nei quali vivono è schiacciata
      da un debito estero talmente grande che non rimane neanche un soldo
      da spendere per lo sviluppo delle cose basilari
      la salute
      l'educazione
      l'unica risorsa che resta alla popolazione è l'emigrazione
      verso i paesi più ricchi e poi la storia la conosciamo e sappiamo
      spesso come va a finire

      Io adesso mi rivolgo all'onorevole D'Alema
      approfitto del microfono per parlarle di questo problema
      chissà quanti già le avranno sottoposto la questione
      ma io vorrei usare il microfono e la televisione
      per chiederle da qui di dare un segno profondo
      alla questione del debito estero di molti paesi del sud del mondo
      che sono soffocati dal divario accumulato
      verso i governi ricchi del mondo cosiddetto industrializzato
      paesi che per secoli sono stati colonizzati
      e poi fatti annegare nel mare di un progresso difficile da sostenere
      per carenza di infrastrutture e zero potere decisionale
      al tavolo per niente rotondo della banca mondiale
      e del fondo monetario internazionale
      cancella il debito[85]

      Anche Giovanni Paolo Secondo Papa Woitila
      ha espresso il suo appoggio per Jubilee 2000
      che è un'organizzazione nata per fare pressione
      in quei paesi che possono risolvere la questione
      tra questi c'è l'Italia e io mi rivolgo a lei
      presidente del consiglio si consigli con i suoi
      e faccia un gesto grande di quelli che cambiano la storia
      se lei cancella il debito a lei andrà la gloria
      e a un sacco di famiglie la speranza
      per molti è una questione di sopravvivenza
      dimostri che la politica non è solo far quadrare i conti di una
legislatura
      D'Alema unisciti a noi non avere paura

      Approfittiamo del Giubileo per ripartire da zero
      se lei cancella il debito aiuta il mondo intero
      lo faccia lei per primo e gli altri le verranno appresso
      se il sud non si risolleva non ci sarà nessun progresso
      ma solo nuove guerre di disperazione
      tragedie umanitarie e sovrappopolazione
      lo faccia lei per primo e gli altri seguiranno in fila
      appoggi il progetto di Jubilee 2000
      cancella il debito

      Presidente del consiglio io mi rivolgo a lei
      promuova un incontro del G7 lo dica agli altri sei
      mettete la parola fine all'era coloniale
      non c'è neanche più la minaccia del socialismo reale
      che aveva in un certo modo giustificato l'esigenza
      di sostenere regimi corrotti senza nessuna trasparenza
      cancella il debito

      Regali questo orgoglio alla nostra generazione
      inizi lei per primo quest'epoca di trasformazione
      se si muovono i politici poi seguiranno i banchieri
      se lei cancella il debito noi ne saremo fieri
      dimostri a tutti che le cose si possono cambiare
      io la saluto e la ringrazio e torno a ballare
      cancella il debito