contro la schiavitu' in Italia



Riceviamo da Peppe Sini e volentieri diffondiamo
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Una campagna contro la schiavitù in Italia

Dal 1998 il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo ha promosso una
campagna contro la schiavitù in Italia.

Di seguito se ne riassumono i termini essenziali, invitando istituzioni,
movimenti democratici e singoli cittadini ad impegnarsi affinché cessi in
Italia la mostruosa pratica dello schiavismo, oggi diffusa anche grazie ad
una vera e propria complicità di massa (nel caso delle persone soggette a
schiavitù a fini di sfruttamento sessuale, ciò è particolarmente,
atrocemente evidente).

1. I termini essenziali della campagna contro la schiavitù in Italia
I termini essenziali dell'iniziativa sono i seguenti: l'abominevole pratica
della schiavitù è ovviamente illegale in Italia (cfr. gli articoli 600,
601, 602 del Codice Penale) ma, come dimostrano le cronache, è
evidentemente tuttora diffusamente presente nel nostro paese, e di essa
sono vittima particolarmente uomini, donne e bambini immigrati. Noi
proponiamo un piano globale di lotta contro la schiavitù e chiediamo un
preciso impegno del governo, del Parlamento e degli enti locali. Fulcro
dell'iniziativa la richiesta di un intervento sia amministrativo che
legislativo che, attraverso il combinato disposto di normative già in
vigore (valorizzando in particolare l'art. 16 della recente legge 40/98
sull'immigrazione [ora art. 18 del D. Lgs. 286/98]) e la loro eventuale
integrazione in uno specifico indirizzo di intervento che potrebbe altresì
concretizzarsi in una legge ad hoc, preveda in primo luogo un'azione
efficace per la liberazione delle persone attualmente in condizioni di
schiavitù in Italia, garantendo loro -a titolo di risarcimento per le
violenze subite nel nostro paese- il diritto di permanenza legale nel
nostro paese qualora lo desiderino, un'adeguata protezione rispetto al
pericolo di rappresaglie da parte delle organizzazioni criminali
schiaviste, il pieno riconoscimento di diritti civili, assistenza sociale
ed un sostegno economico sufficiente per vivere e protratto nel tempo,
aiuto nella ricerca di un lavoro legale. Sottolineiamo che particolarmente
nel caso delle persone in condizioni di schiavitù oggetto di sfruttamento
sessuale, una iniziativa da parte delle istituzioni democratiche sarebbe
immediatamente praticabile ed efficace. Gli enti locali potrebbero
intervenire efficacemente fin d'ora con programmi di riduzione del danno e
di percorsi assistiti di liberazione, valorizzando ed estendendo esperienze
già in corso da parte sia di esperienze di volontariato sia di servizi
sociali di enti pubblici.

2. Alcuni recenti libri utili
Recentemente sono stati pubblicati alcuni utili libri, tra cui segnaliamo
particolarmente: Pino Arlacchi, Schiavi, Rizzoli, Milano 1999; Oreste
Benzi, Una nuova schiavitù, Paoline, Milano 1999; Alessandro Dal Lago,
Non-persone, Feltrinelli, Milano 1999.

3. Un semplice ragionamento
Proponiamo questo ragionamento: la "Comunità Papa Giovanni XXIII"
presieduta da don Oreste Benzi, con le sue sole forze ha liberato circa
1.200 ragazze straniere dal racket della prostituzione in Italia.
Ordunque, poiché le immigrate tenute in condizioni di schiavitù a fini di
sfruttamento come oggetti sessuali in Italia sono circa 26.000 secondo
stime attendibili, è evidente che basterebbe che 20-25 esperienze pubbliche
o associative intervenissero con efficacia analoga a quella dispiegata da
don Benzi e dalla "Comunità Papa Giovanni XXIII", per liberare tutte le
persone che subiscono questa specifica condizione di schiavitù, e per dare
un duro colpo ai poteri criminali che questo mercato schiavista gestiscono.

4. Altri interventi necessari
Naturalmente questo non basterebbe: occorrono anche altri interventi di
carattere sia contingente che strutturale:
4.1. occorre colpire il mercato schiavista sul versante della domanda di
schiavitù, ovvero colpire i cosiddetti "clienti": ed a tal fine servono
interventi sia educativi e di sensibilizzazione, sia anche e soprattutto
repressivi. Non è ammissibile che si tolleri che qualcuno fruisca di beni
prodotti e di servizi resi da esseri umani in condizioni di schiavitù, tale
"cliente" deve essere considerato pienamente complice dello schiavista e
compartecipe degli "utili" della schiavitù, ed in quanto tale punito;
4.2. occorre colpire i poteri criminali che traggono enormi profitti dalla
schiavitù: la specifica fattispecie di reato è prevista e punita dal Codice
Penale, si tratta di intervenire con decisione;
4.3. occorre colpire tutte le complicità che in vario modo favoreggiano la
schiavitù, e tali complicità sono molte:
- delle istituzioni che la schiavitù permettono e che sovente intervengono
contro le vittime invece che contro gli schiavisti (sfruttatori e clienti);
- dei mass-media e degli apparati ideologici che sostengono tale pratica
presentandola come normale, ovvia, socialmente accettabile;
- dei poteri e meccanismi economici locali ed internazionali che producendo
povertà e disperazione, fondandosi su logiche e dispositivi di sfruttamento
fin disumani e su finalità di profitto che per realizzarsi costitutivamente
reificano e fin annientano gli esseri umani, con ciò favoriscono,
propugnano e fin impongono pervasivamente la schiavitù come forma di
relazione economica e sociale.

5. Una strategia integrata
Contro la schiavitù occorre una strategia integrata; si tratta di lavorare
a più livelli e coinvolgendo in un'azione convergente e coordinata più
soggetti:
5.1. interventi con unità di strada per prestare soccorso materiale
immediato alle vittime ed offrire loro relazioni umane significative e
prospettare autentiche e persuasive possibilità di alternative reali;
5.2. interventi per sottrarre le vittime ai loro aguzzini;
5.3. azione delle forze dell'ordine e della magistratura per liberare le
vittime, e per perseguire e condannare schiavisti e complici;
5.4. azione degli enti locali e dei servizi sociali per realizzare
interventi ed alternative;
5.5. produzione di un nuovo quadro normativo efficace contro la schiavitù,
con interventi legislativi ed amministrativi specifici, espliciti,
coordinati e coerenti;
5.6. mobilitazione della società civile, delle esperienze di solidarietà e
di volontariato, delle reti sociali della "welfare community" oltre che
delle agenzie del "welfare state" e del cosiddetto terzo settore;
5.7. mobilitazione dei mass-media democratici e dell'intellettualità per
una adeguata e ragionata sensibilizzazione e mobilitazione dell'opinione
pubblica contro la schiavitù e di aiuto alle vittime;
5.8. promozione di un piano nazionale di lotta contro la schiavitù che sia
discusso e legificato dal Parlamento ed adeguatamente finanziato dallo
Stato con l'obiettivo di cancellare la schiavitù in Italia entro quest'anno.

6. Materiale disponibile
Coloro che volessero impegnarsi nella campagna contro la schiavitù in
Italia possono richiedere al nostro indirizzo il materiale da noi
predisposto, e particolarmente il testo della proposta di delibera che può
essere adottata dagli enti locali che intendessero impegnarsi a tal fine.

Campagna contro la schiavitù in Italia
promossa dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo
str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532