assolto Peppe Sini!



Comunicato stampa

Una vittoria giudiziaria del pacifismo nonviolento

Archiviato il procedimento penale contro Peppe Sini
per l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"
per bloccare i decolli dei bombardieri ad Aviano
durante la guerra dei Balcani del 1999

Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia pacifisti
nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente, e non solo
simbolicamente, alla realizzazione della guerra.
Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo di impedire
i decolli dei bombardieri che seminavano strage; tentativo che fu condotto
con una impostazione rigorosamente nonviolenta, accuratamente preparato,
pubblicamente annunciato e limpido nell'esecuzione.

Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo in collaborazione con il movimento ecclesiale nonviolento "Beati
i costruttori di pace" tentò di fermare i decolli dei bombardieri con
l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", cioè cercando
di ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante l'area di decollo dei
bombardieri della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo
quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio recanti
leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilità sia dei congegni
elettronici degli strumenti militari.

L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo per
alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed incompatibile
manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente, cosa che
sopraffece e di fatto vanificò (e conseguentemente cancellò dai mass-media,
e quindi dall'attenzione dell'opinione pubblica) l'azione nonviolenta che
stava ottenendo un clamoroso risultato positivo.

Il primo maggio nuovamente si tentò l'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti viterbesi furono
fermati dalle forze dell'ordine che su disposizione della magistratura
territorialmente competente eseguì il sequestro delle mongolfiere e
dell'attrezzatura atta al loro lancio controllato, e procedette all'azione
giudiziaria contro il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, Peppe Sini, che dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere
per la pace era l'ideatore e l'organizzatore. Va notato che durante le
operazioni di sequestro delle mongolfiere, i bombardieri non decollarono.

Come è noto i promotori dell'azione nonviolenta delle mongolfiere per la
pace sostenevano che occorreva fermare la guerra, che occorreva far cessare
le stragi e che l'unico modo per farlo concretamente senza mettere in
pericolo nessuno era impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo
spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti
volanti come appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri fogli
di metallo, così da disturbare sensibilmente le operazioni di partenza
degli aerei-killer, la visibilità aerea e la strumentazione elettronica dei
bombardieri e della base.

I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria azione
come atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione della
Repubblica Italiana e deunciavano l'illegalità della guerra ai sensi sia
della Costituzione italiana, sia della Carta delle Nazioni Unite, sia dello
stesso Statuto della Nato.

Per aver promosso l'iniziativa Peppe Sini, responsabile del "Centro di
ricerca per la pace" di Viterbo, venne denunciato per i reati previsti e
puniti dagli articoli 432 (attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414
(istigazione a delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che
potevano arrivare a più anni di detenzione. 
Ora è stato emesso il decreto di archiviazione da parte della magistratura
di Pordenone.

Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento della
magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti nonviolenti che
l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati scontri) hanno bloccato
per alcune ore i decolli dei bombardieri, e che il primo maggio hanno
nuovamente tentato di bloccarli, non sono pericolosi criminali, ma
cittadini italiani che prendono sul serio la Costituzione (che all'art. 11
"ripudia la guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano
per far cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta non devono
essere puniti col carcere. E' nostro parere che in condizioni di non
nuocere dovrebbero essere messi invece tutti coloro che la guerra e le
stragi hanno scatenato e realizzato.

Centro di ricerca per la pace di Viterbo
tel. e fax 0761/353532

Viterbo, 26 gennaio 2000

Centro di ricerca per la pace, str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e
fax 0761/353532


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Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, Peppe Sini, dopo l'archiviazione del procedimento giudiziario nei
suoi confronti per aver cercato di impedire con l'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" il decollo dei bombardieri
dalla base di Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999

Potevamo riuscire a fermare la guerra
con la forza della nonviolenza

Dolore e vergogna
Provo dolore e vergogna per quella guerra illegale e criminale, per le
stragi commesse da poteri in conflitto contro popolazioni innocenti; provo
dolore e vergogna per la violazione della Costituzione italiana e del
diritto internazionale; provo dolore e vergogna per non essere stati capaci
di impedire quella carneficina.

Sollievo
Ma provo anche sollievo per la decisione della magistratura di archiviare
il procedimento penale contro di me per l'azione diretta nonviolenta delle
"mongolfiere per la pace", con cui cercammo di impedire il decollo dei
bombardieri che recavano strage ai popoli dei Balcani.
Quando pensai e promossi l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere
per la pace" sapevo che si trattava di rischiare una denuncia per due reati
non lievi come l' "attentato alla sicurezza dei trasporti" (art. 432 C.P.)
e l'"istigazione a delinquere" (art. 414 C.P.), e che era realistica la
prospettiva di una condanna.
Non so quali valutazioni abbia fatto la magistratura di Pordenone, ma trovo
che la sua decisione di archiviazione del procedimento sia saggia nella
sostanza. Sarebbe stato ben degno di meditazione che mentre chi ha ordinato
le stragi siede al governo, chi ha cercato (e in modo assolutamente
nonviolento) di impedire le stragi finisse in galera.
Quindi per quanto riguarda la mia sorte personale tiro un sospiro di
sollievo (come già all'epoca della guerra del Golfo, quando per aver
cercato di promuovere l'opposizione ad essa, fui tratto in tribunale ed il
processo ebbe esito a me favorevole).
Alle altre persone che stanno subendo procedimenti giudiziari per essersi
opposti alla guerra esprimo la mia solidarietà, la solidarietà di una
persona che ritiene che alla guerra e alla violenza occorre opporsi nel
modo più limpido e intransigente: con la nonviolenza.


La nonviolenza è più forte
Questa vicenda mi conforta ancor più nella convinzione che è possibile
opporsi con efficacia e concretamente al potere militare con la forza della
nonviolenza; credo sinceramente che se il movimento pacifista italiano
avesse scelto la via della nonviolenza concreta e attiva avremmo potuto
contrastare efficacemente la macchina bellica: poiché la nonviolenza è più
forte. Non lo dico come articolo di fede, ma come constatazione empirica:
se fossimo riusciti a invadere gli spazi aerei delle basi di decollo dei
bombardieri non solo per poche ore ad Aviano, ma per giorni ed ovunque,
potevamo davvero fermare la guerra.

Grazie di cuore
A tutti gli amici che hanno in vario modo sostenuto o preso parte
all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", a tutti
coloro che hanno espresso solidarietà dopo la denuncia, ed anche
naturalmente ai funzionari e gli agenti di pubblica sicurezza, di esemplare
correttezza, con cui ad Aviano ci siamo guardati negli occhi riconoscendoci
umani tra umani, tutti dalla guerra umiliati e feriti, e particolarmente a
coloro che si sono adoperati come noi affinché nessuno dei presenti si
facesse del male, un grazie di cuore.

Congedo
Chiedo invece perdono alle genti balcaniche: di fermare la strage su loro
scatenata col concorso del nostro paese non siamo stati capaci. Non siamo
stati capaci di fermare la guerra con la forza dell'umanità, della ragione,
della legalità. Potevamo riuscirci, e non ci siamo riusciti. Mi ci sveglio
ancora in affanno la notte, ne provo un rimorso che non mi dà pace.

Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo

Viterbo, 27 gennaio 2000

Centro di ricerca per la pace, str. S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e
fax 0761/353532



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