[Latina] Urgente: non si conceda l'estradizione per Pizzolato



Ciao,

Ho appena firmato la petizione "Urgente: non si conceda l'estradizione per Pizzolato" e vorrei chiederti di aiutarci aggiungendo il tuo nome.

Il nostro obiettivo è quello di raggiungere 100 firme e abbiamo bisogno del tuo sostegno. Puoi saperne di più e leggere la petizione qui:

https://www.change.org/p/urgente-non-si-conceda-l-estradizione-per-pizzolato?recruiter=39816661&utm_source=share_petition&utm_medium=email&utm_campaign=share_email_responsive

Grazie!
Serena

Il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione diritti umani del Senato, ha promosso una petizione urgente che abbraccia la causa di Henrique Pizzolato, un nostro cittadino, affinché non sia estradato in Brasile, in carceri note per le condizione inumane, degradanti, che lo espongono al rischio di violenze e torture. Condizioni intollerabili, per le quali il Parlamento italiano ha da poco ratificato un accordo (legge n.17/2015) che permette ai cittadini italiani detenuti in Brasile di scontare la pena nel proprio paese.
La stessa Italia che ha firmato questa legge, sta per estradare, per la prima volta nella sua storia, un cittadino italiano in Brasile.
Affinché i diritti fondamentali della persona, di Henrique Pizzolato come quelli di tutti, siano rispettati ti chiediamo di firmare la petizione 
 

Henrique Pizzolato,  ha lavorato come funzionario del Banco do Brasil, fino a raggiungere, per merito e qualità professionali, le cariche più elevate.
Come attivista sindacale, è stato presidente del sindacato dei lavoratori bancari di Toledo e, nel 1989,  è stato eletto presidente della CUT (Centrale Unica dei Lavoratori) nello stato del Paraná.
Durante il Governo Lula (2002-2006), all’interno di un’azione giudiziaria con 40 accusati, sostenuta da una campagna dei media contro i partiti politici della sinistra brasiliana, Pizzolato è stato accusato di avere sviato risorse pubbliche attaverso  quote assegnate alla pubblicità.  La persecuzione politica e ideologica dei mezzi di comunicazione, che ha condannato a priori Pizzolato, è stata sostenuta dalla Suprema Corte brasiliana.
Direttore marketing del Banco do Brasil, una banca commerciale, Pizzolato, non ha mai avuto accesso alle risorse che sono state definite “sviate”, perchè queste risorse non erano sotto la sua responsabilità. Erano altri i funzionari del Banco do Brasil incaricati di gestire queste risorse. Nonostante questo, soltanto lui è stato iscritto all’interno di un processo politico kafkiano, avviato nel  STF, la Corte Suprema del Paese.  La trasformazione in Tribunale di eccezione del Supremo Tribunale Federale ha portato alla violazione dei  diritti di difesa basilari di Pizzolato, tra cui, quello di essere giudicato da tribunali di prima istanza e, se necessario alla sua difesa, di avere diritto a ricorrere a istanze superiori, così come è previsto nella Costituzione Federale brasiliana e in trattati internazionali come la Convenzione Americana sui Diritti Umani firmata dal Brasile. 
Queste violazioni del diritto di difesa sono state portate all’estremo quando il ministro relatore, Joaquim Barbosa, ha deciso di escludere dal processo prove dell’innocenza di Pizzolato, facendole raccogliere in un’altra inchiesta parallela, che è stata secretata, alla quale è stato negato l’accesso per la sua difesa.
 Le evidenze mostrano che la figura di Pizzolato è stata usata per costruire una falsa accusa che aveva per obiettivo quello di attaccare i partiti di sinistra e il governo di Lula. Gli interessi politici della destra sono stati rappresentati dai grandi mezzi di comunicazione brasiliani che hanno trasformato il processo in un grande spettacolo mediatico che ha finito per influenzare le decisioni prese dalla Suprema Corte. Il risultato è stato un processo di eccezione, in cui i diritti della difesa sono stati violati.
Così come altri accusati, Pizzolato è stato giudicato da un unico tribunale che ha emesso una sentenza inappellabile.
A inizio 2014 Henrique Pizzolato e la moglie sono fuggiti in Italia in cerca di giustizia.  La Corte d’Appello di Bologna, in primo grado, ha negato l’estradizione. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione e Pizzolato è tornato in carcere a Modena, il ministro Orlando ha dato parere favorevole all’estradizione.

 

 
Allegato Rimosso