Caso Atenco: América del Valle ha chiesto asilo politico in Venezuela



Caso Atenco: América del Valle ha chiesto asilo politico in Venezuela    
Gennaro Carotenuto
 
Sabato 26 Giugno 2010

América del Valle è una studentessa di pedagogia che vive da quattro anni in clandestinità nel suo paese, il Messico. Suo padre Ignacio, insieme ad altri 11 militanti, è stato condannato a 112 anni di prigione per gli stessi fantasiosi crimini dei quali accusano lei: aver partecipato alla lotta della comunità di San Salvador di Atenco, non lontano da Città del Messico, per impedire una delle più grandi speculazioni edilizie della storia del paese: la costruzione di un nuovo aeroporto internazionale.

Quando alle dieci di mattina di mercoledì scorso América si è presentata nell’Ambasciata del Venezuela a Città del Messico, neanche sua madre e il suo avvocato erano al corrente della decisione della ragazza che potrebbe aprire un nuovo conflitto diplomatico tra il governo di ultradestra messicano e quello bolivariano.

América, militante del “Frente de los Pueblos en Defensa de la Tierra”, ha rilasciato brevi dichiarazioni telefoniche dalla sede diplomatica venezuelana: “Sto bene. Ho preso una decisione esclusivamente mia dopo quattro anni di vita infernale e vittima di una persecuzione politica feroce. Non posso più vivere nascosta e minacciata. Non posso più vivere così. La mia unica speranza per recuperare la libertà è quindi chiedere asilo ad un paese realmente democratico e ad un popolo solidale con la ribellione dei popoli latinoamericani”.

 Appena si è conosciuta la notizia, una sessantina di abitanti di Atenco, una località vicino Texcoco, nello Stato del Messico, che doveva essere spazzata via per costruire un aeroporto internazionale, e che stavano manifestando per la liberazione dei prigionieri politici, sono andati sotto l’ambasciata venezuelana dove hanno manifestato solidarietà ad América e sono stati bloccati dalla polizia.

Nel pomeriggio l’avvocato difensore ha presentato all’Ambasciatore venezuelano la documentazione nella quale si dimostra come tutti i tentativi presso la giustizia messicana sono stati esperiti e falliti e come finora lo stato messicano ha applicato sentenze politiche e pene detentive sproporzionate (tra i 30 e i 112 anni di carcere) per i militanti che resistettero pacificamente alla polizia nell’assalto di quattro anni fa.

Il movimento di resistenza civile dei cittadini di San Salvador di Atenco, in particolare dei fiorai di quella località dello Stato del Messico, aveva ottenuto una vittoria storica: impedire che la colossale speculazione legata alla costruzione di un nuovo aeroporto internazionale cancellasse quella comunità. Il 3 maggio del 2006 la polizia aveva deciso di sgombrare i fiorai che vendevano i loro prodotti nel centro della località. Alla resistenza della comunità intervenne la Polizia Federale.

Quella della Polizia Federale Preventiva fu un vero e proprio assalto selvaggio e una vendetta verso la comunità pacifica dei venditori di fiori di Atenco. Assassinarono un ragazzo di 14 anni e uno studente dell’UNAM di 20 anni che come tanti si era recato ad Atenco per appoggiare la comunità. Entrarono nelle case, picchiarono selvaggiamente, arrestarono 290 persone e ci sono prove che fu lasciata libertà alla soldataglia di stuprare sistematicamente le donne. A dare l’ordine dell’assalto fu il governatore priista dello Stato del Messico, Enrique Peña Nieto, oggi il più solido (e scandaloso) candidato alla successione di Felipe Calderón alla presidenza della Repubblica.

I fatti di Atenco furono uno spartiacque e servirono a rinsaldare l’alleanza non dichiarata tra il PAN e il PRI e avvennero a ridosso delle elezioni fraudolente con le quali fu eletto Felipe Calderón, mostrando la vera faccia della contiguità tra PAN e PRI. In quel periodo di tensioni elettorali Atenco fu anche l’occasione, come successivamente Oaxaca, di mostrare al Messico intero come le élite continuassero ad avere il coltello dalla parte del manico attraverso un uso smisurato della forza nella repressione dei movimenti popolari ad Atenco come a Oaxaca.