ntervista a Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) su quanto avvenuto recentemente in Amazzonia



Intervista a Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación Pro Derechos Humanos (APRODEH) su quanto avvenuto recentemente in Amazzonia

di Annalisa Melandri
www.annalisamelandri.it

E’ trascorso ormai più di un mese dalla violenta repressione nell’Amazzonia peruviana con la quale il governo di Alan García ha posto fine alla protesta organizzata del movimento indigeno e di ampi settori della società che chiedevano la revoca di alcuni decreti legislativi che minavano profondamente la sovranità indigena su quel territorio ma soprattutto la protezione di uno degli ecosistemi più importanti del pianeta. Al termine di una settimana di scontri violenti che hanno lasciato un saldo di circa 50 morti tra civili e membri di polizia, un numero considerevole di feriti e alcuni casi di persone scomparse, il Congresso ha ritirato due dei decreti legislativi oggetto di contestazione. Si è parlato di vittoria del movimento  indigeno, tuttavia resta da far chiarezza sulla  sospensione dello stato di diritto che si è verificata in quei giorni e che ha portato a gravi violazioni dei diritti umani da parte del Goveno. Solo da questo si può partire per un dialogo costruttivo tra le parti che al momento è sospeso. Come ci racconta Francisco Soberòn, direttore dell’Asociación  Pro  Derechos Humanos (APRODEH) del Perú, nominato insieme ad altri  50 difensori dei Diritti Umani “che stanno cambiando il mondo” da Terry Kennedy Cuomo nel suo libro dal titolo “Dire la verità al potere” edito da Random House nel 2000.
 
Annalisa Melandri - Durante le giornate della dura repressione a Bagua, in Amazzonia,  ci sono state testimonianze di indigeni gettati dagli elicotteri nei fiumi Marañon e Utcubamba. Avete potuto verificare queste notizie?
Francisco Soberón - Sì. Persone  che si trovavano in quella zona nel giorno in cui sono avvenuti i fatti hanno testimoniato di aver visto come i cadaveri venivano caricati sugli  elicotteri e gettati nei fiumi.  Altre persone  hanno riferito che alcuni indigeni sono stati uccisi sulle sponde del fiume e poi gettati in acqua.
 
A.M. - Ci sono casi di persone scomparse a Bagua? Quante denunce avete ricevuto?
F.S. – Si sono verificate  molte situazioni irregolari, per esempio rispetto al fatto che nella zona della “Curva del Diablo” e’ stato impedito per 5 giorni  l’accesso a persone, giornalisti, familiari, organizzazioni di difesa dei diritti umani. Questo stato di cose ha creato nella popolazione il sospetto  che ci possano essere stati casi di sparizioni di persone. Quando la prima  volta ci siamo potuti avvicinare  come organismo di difesa dei diritti umani, il 6 giugno, abbiamo ricevuto numerose denunce di casi di  persone delle quali non si conosceva la loro ubicazione. Abbiamo quindi redatto una lista di 68 persone scomparse. Durante la missione della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH),  è stata segnalata la necessità di continuare le ricerche e della lista sono rimaste 11 persone da rintracciare. Ad oggi,  sono  9 le persone delle quali stiamo cercando di avere notizie. Durante la visita della FIDH nella comunità Wawas, i dirigenti  delle comunità  indigene hanno riferito che c’erano casi di persone scomparse nella zona dei fiumi Santiago e Cenepa.  Tuttavia non ci sono ad oggi casi di denunce specifiche con nomi e cognomi.
 
A.M. – Quante  persone sono state arrestate e  quali sono le loro condizioni di detenzione?
F.S. - Attualmente ci sono 18 persone in carcere. Si  trovano nel carcere di Chachapoyas, un penale  per detenuti gia’ processati e con condanne definitive, nonostante non sia ancora questa la loro condizione.
 
A.M. -  Qual’e’ la  situazione legale del leader indigeno Alberto Pizango?
F.S. - Ha un processo in corso e sono stati emessi mandati di cattura da differenti giudici sia di Utcubamba a Bagua Grande sia di  Lima.
 
A.M. - Sappiamo che  la Polizia Nazionale sta conducendo le indagini per la morte di alcuni civili.  Come è  possibile,  se proprio  membri della Polizia sono accusati di aver ucciso dei civili a Bagua?
F.S. - Giustamente questo è  il problema principale  riscontrato nell’ indagine preliminare che abbiamo riproposto rispetto alla denuncia di  7 persone con le accuse di  omicidio e lesioni gravi. Abbiamo inoltre comunicato al Pubblico Ministero  su queste irregolarità nelle indagini sulla morte e lesioni dei civili e abbiamo chiesto che le  indagini siano realizzate da un ufficio giudiziario.
 
A.M. - Qual’è stato l’atteggiamento del  governo rispetto alle indagini delle missioni internazionali delle associazioni di difesa dei diritti umani a Bagua?
F.S. - Non possiamo dire che il governo abbia  posto ostacoli direttamente al  lavoro delle missioni internazionali. Come APRODEH abbiamo promosso la visita di una missione della Federazione Internazionale dei Diritti Umani, che si è  realizzata dal 16 al 19 giugno con l’obiettivo di indagare sui fatti avvenuti tra il 5 e il 6 di giugno nell’ambito della protesta in Amazzonia e di identificare le violazioni dei diritti umani che ci sono state e le responsabilità delle persone coinvolte. La missione FIDH, integrata dal messicano Rodolfo Stavenhaguen, ex relatore delle Nazioni Unite sui Popoli Indigeni e la religiosa ecuadoriana Elsie Monge, direttrice esecutiva della Commissione Ecumenica dei Diritti Umani (CEDHU) è arrivata la mattina del mercoledì 17 giugno a Bagua  per riunirsi con i dirigenti indigeni, con i membri del Consiglio Comunale di Bagua e con  i rappresentanti della Chiesa. Durante la sua permanenza a Lima, la Missione ha effettuato numerose riunioni con diverse autorità, tra le quali il Presidente del Consiglio dei Ministri, Yehude Simon,   i ministri di Giustizia, Rosario Fernández, il  ministro della Difesa, Antero Flores Aráoz, i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente, della Corte Suprema, della Defensoría del Pueblo e del Congresso della Repubblica. Ciò nonostante, si sono verificati episodi gravi, come il trasferimento irregolare dei 18 detenuti dal carcere di Bagua Grande a quello di Bagua Chico un giorno prima dell’arrivo della missione della FIDH. E’ un fatto  che richiama l’attenzione perchè, nello stesso momento esisteva il coprifuoco dalle 9 di sera alle 6 di mattina e inoltre in quei giorni la strada verso Chachapoyas era chiusa per lavori dalle 6 di mattina alle 6 del pomeriggio. Questo ha fatto sì che i membri della commisiione non abbiano potuto incontrare i detenuti per verificare che fossero stati rispettati i loro diritti o che non fossero stati torturati. Si sarebbe scoperto che 4 persone  che sono state trasferite dal Commissariato di Bagua Chicha al carcere di Bagua Grande erano state picchiate da membri della Polizia.
 
A.M. – Qual’è  attualmente la situazione in Amazzonia? E’ stato revocato lo stato di emergenza?
F.S. - E’ stato revocato il coprifuoco ma non lo stato d’emergenza.
 
A.M. - Come prosegue il dialogo tra i rappresentanti delle comunità indigene e il Governo?
F.S. -  Due dei decreti impugnati sono stati revocati dal Congresso della Repubblica il 19 giugno. Tuttavia, nonostante il fatto che questa decisione abbia ridimensionato la tensione tra le parti, il dialogo è interrotto perchè un numero considerevole  di dirigenti indigeni regionali e di Lima sono indagati e su altrettanti pendono mandati di cattura. Le organizzazioni indigene avevano richiesto  tra le altre cose la fine della persecuzione giudiziaria  dei suoi dirigenti ma  questi continuano asd essere denunciati, processati e con mandati di cattura  sul loro capo. Crediamo che le possibilità per un dialogo nazionale rispetto al grande tema dello sviluppo dell’Amazzonia peruviana soltanto si possono  raggiungere  facendo  chierezza su quanto è accaduto tra il 5 e il 6 giugno e con la piena partecipazione dei popoli indigeni.
 
A.M. - Per finire, può descriverci brevemente  qual’è la situazione del rispetto dei diritti umani attualmente  in Perú?
F.S. – Dopo quanto accaduto a Bagua e fatti legati ai processi per atti di corruzione di personaggi legati al partito di governo, possiamo segnalare che il rispetto della vita umana e dei diritti dei detenuti,  così come le garanzie di un giusto processo,  hanno perso importanza o sono venuti meno. Non esiste la reale intenzione del governo di indagare sui casi di violazioni dei diritti umani, tranne per il  processo mediatico a Fujimori, ma casi nei quali sono coinvolte persone vicine al regime attuale, come  quello di El Frontòn o  Rodrigo Franco continuano lentamente a rischio  di impunità, con risoluzioni di prescrizione come nel caso di El Frontòn o allungando i tempi per avere scarcerazioni per eccesso di detenzione preventiva. Oggi inoltre, ci sono  violazioni dei diritti della libertà d’espressione, riunione, associazione e violazioni del dovuto processo di molti cittadini che fanno parte di organizzazioni,  la maggior parte dirigenti, nell’esercizio del loro diritto della  protesta sociale. Si verificano inoltre  situazioni di  impunità rispetto a casi di persone decedute  nel corso delle proteste sociali, uccise  per mano di membri della Polizia Nazionale. Il numero di queste vittime è aumentato considerevolmente nel corso dell’attuale governo così come il numero dei conflitti sociali.
Annalisa Melandri
10 luglio 2009
 
In fase di redazione di questa intervista Francisco Soberón ci avvisa di aver ricevuto la denuncia da parte di un giovane nativo di 17 anni che sta cercando suo padre,  fu fotografato dal quotidiano locale “Ahora” mentre la Polizia lo faceva scendere da un furgoncino per portarlo al commissariato di Bagua Grande. Il suo nome tuttavia non risulta fra le persone arrestate  né sotto processo e non ha ancora fatto ritorno alla sua comunità. Il giovane ha denunciato che altri membri della comunità non sono ancora rientrati nelle loro case.



Annalisa Melandri
http://boicottaisraele.wordpress.com
 
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