Da Ass. Ya Basta,, articolo su EZLN ad Oventik



Ciao, vi spediamo per informazione,

dal Chiapas

Ass. Ya Basta

L'Aguascalientes di Oventic e'nato del 1995 per ospitare il primo incontro
intercontinentale promosso dagli zapatisti in tempi che
sembrano ormai lontani per il la memoria rapida della societa' dello
spettacolo.
Per gli Tzotziles il tempo e' una spirale aperta, questo spazio ha di
nuovo accolto migliaia di persone, abitanti delle comunita' indigene delle
montagne e della Selva Lacandona,
abitanti delle citta', messicani e tanti stranieri. In questo spazio, da
due giorni, una inverosimile tendopoli precaria ma sensata convive con un
ospedale che lavora pieno ritmo,
con una scuola secondaria autonoma dove si insegna la dignita' come prima
materia e tanti altri progetti nati grazie ad una cooperazione equilibrata
tra il lavoro dei messicani e la solidarieta' di collettivi e ONG
internazionali a sostegno dell'EZLN.
La notte dell'8 agosto l'Aguascalientes e' trapassato nel corso di una
cerimonia notturna a base di marimba e discorsi nelle quattro principali
lingue indigene dei comandanti dell'EZLN.

L'Aguascalientes e' diventato Caracol, "la lucha sigue, hermano" fa eco il
venditore di pannocchie di mais che si e'installato vicino ad una delle
tante bancarelle
comunitarie che costeggiano la discesa verso l'anfiteatro naturale di
Oventic.

Quando le note dell'inno zapatista hanno cominciato a suonare nell'caracol
di Oventic, migliaia voci hanno iniziato ad intonare
le sue parole, "Ya se mira el horizone, combatiente zapatista. el camino
marcara' a los que vienen atras". Sul palco, al fondo della spianata
nel mezzo delle montagne degli Altos del Chiapas c'erano tutte le
autorita' dei Municipi Autonomi Zapatisti, i membri del Comitato
Clandestino Rivoluzionario Indigeno
e i comandanti e le comandanti dell'EZLN. Dopo sette anni dall'incontro
intercontinentale per l'umanita' e contro il neoliberismo, quest'angolo di
mondo ritorna ad essere il centro della ribellione all'ingiustizia ed allo
sfruttamento.
I cambiamenti annunciati dai sette comunicati di Marcos delle scorse
settimane marcano un punto di svolta in quello che a pieno titolo puo'
dirsi un movimento di ribellione globale.
In Chiapas ed in tutto il Messico gli zapatisti portano avanti un percorso
di autonomia politica e culturale irreversibile nonostante l'ostruzionismo
del governo e dei poteri forti.
I municipi autonomi hanno ormai acquisito un livello di coordinamento
civile statale che coinvolge centinaia di comunita', anche laddove la
presenza dell'esercito e dei paramilitari e' opprimente.
Sul palco, circondati da migliaia di uomini, donne e bambini delle basi di
appoggio, si susseguoni gli interventi dei comandanti e delle comandanti.
Ogni volta che i piccoli uomini e donne incappucciati prendono la parola
e'un duro colpo contro i governanti corrotti, il potere del denaro,
l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
I comandanti non risparmiano critiche dure a Blair, Berlusconi, Bush,
commentando come solo la ribellione puo' fermare la regressione
dell'umanita' portata dalla guerra globale permanente.
Quando il comandante Zebedeo attacca Garzon, con la schiettezza del
linguaggio dei contadini del chiapas, e poi saluta la lotta di Euskal
Herria si alza il clamore di moltissimi baschi presenti.
Quando poi si rivolge ai fratelli dell'italia ribelle, "fratelli che
significano domani" sale l'della nutrita delegazione italiana, Mani Tese,
Ya Basta, Centri Sociali, Rifondazione, Disobbedienti,
e qualcuno grida il ricordo di Carlo Giuliani, il ribelle di Genova per
cui il Subcomandante Marcos aveva il 15 febbraio speso parole di elogio e
rispetto.

Marcos e' il grande assente, si sente solo la sua voce, prima quando dal
palco viene trasmessa la registrazione del programma di "radio insurgente"
che non ha potuto trasmettere per via
delle interferenze elettroniche del governo, poi quando ribadisce il ruolo
dell'Esercito Zapatista, non piu' supplente di nessuno ma "Votan Zapata,
cuore del popolo" forza di autodifesa del
movimento civile per l'autonomia. Che gli zapatisti siano cresciuti lo si
capisce non solo dai numeri e dall'entusiasmo dei partecipanti a questo
incontro affascinante ma anche dal fatto che
da una base solida di autonomia ed autogoverno le parole dei portavoce
ribelli rilanciano la pratica dell'autonomia come pratica
liberatrice a tutti i livelli. Di genere, con il discorso emozionato ed
emozionante della comandante Fidelia che pretende rispetto "obbligatorio"
della dignita' e dei diritti delle donne, indigene e non,
nel lavoro, con la rivendicazione dell'autogestione nel lavoro, del
diritto alla terra per chi la lavora, del diritto ad essere diversi per
orientamento sessuale, cultura, religione, per
quel "mondo dove ci sia posto per tutti i mondi" che e' il senso di una
utopia vivente.

Tutte queste rivendicazioni si riassumono del "Plan Reali/Ti" cioe' dalla
Realidad, capoluogo zapatista nella Selva Lacandona alla infernale
frontiera nord con gli Stati Uniti.
In questo piano, annuniciato nei comunicati precedenti, gli zapatisti
rilanciano una vera e propria agenda politica globale, che riprendendo le
undici rivendicazioni della insurrezione del 1994, ha tutti i presupposti
per sconvolgere con la vitalita' di queste giornate nel Caracol di
Oventic, il panorama dei movimenti globali.
Come per chiarire ogni dubbio i comandanti affermano che la lotta
zapatista, percorso di liberazione fortemente radicato nel locale, guarda
alla dimensione necessariamente globale della lotta contro il neoliberismo
e la guerra. Il mondo possibile, passa attraverso dei percorsi reali di
autorganizzazione.
Si ha l'impressione che dal Caracol sono uscite non solo parole e note ma
anche domani, futuri possibili.

I discorsi dei comandanti terminano sulle note della canzone preferita da
Marcos "cartas marcadas" che accende la voglia di ballare
nonostante la stanchezza e la pioggia. Tra le tende dell'accampamento non
si perde tempo, si forma un circolo di giovani messicani ed europei,
stanno progettando il controvertice di Cancun, a Settembre vogliono
portare nelle strade la stessa dignita' e decisione che hanno respirato in
questi due giorni. E'ormai notte, la musica non smette di suonare, attorno
il silenzio delle montagne del sudest e il caracol, la spirale aperta del
nostro tempo,
ricomincia a girare.