HormecitaFernandezBravo



Title: CHORRILLOS, 20 giungo 2003

CHORRILLOS

20 giugno 2003

 

“… Uno dei primi fatti che si sono dati – e voi concorderete con noi- è che la sentenza del Tribunale Costituzionale e i Decreti Legislativi che a essa sono seguiti (febbraio 2003) sostanzialmente non modificano né derogano l’illegalità delle leggi antiterroriste, né si conformano alle leggi giuridiche internazionali. Per esempio, sebbene affermino di avere annullato l’ergastolo, perché dopo 35 anni è prevista la possibilità di revisione di detta sentenza, la pena del  carcere  a vita continua di fatto ad esistere perché nel nostro paese pochi vivono più di 60 anni, e meno subendo un regime carcerario nel quale l’annichilamento è effettivo.

        La designazione di sale specializzate per svolgere i giudizi  è un’altra forma di violazione dei diritti giuridici,  giacché queste sale,  con un potere giuridico soggetto  al Governo di turno, hanno l’obbligo politico di sentenziare. Esigiamo che, in conformità alla legge, a giudicarci siano i giudici naturali, cioè i giudici di turno al momento in cui il delitto fu commesso. Un’altra delle cose che non è stata sostanzialmente modificata è  la “tipologia” del delitto, così come non è stata definita la pena minima, ma solo quella massima (35 anni). Rispetto alla “tipologia” del delitto, invierò una copia dell’argomentazione politica preparata da Miguel Rincon, nella quale il tema è: “siamo o non siamo terroristi? Il delitto, è terrorismo?”, infine, rimane ancora aperta la questione della supposta restituzione dei benefici penitenziari, redenzione della pena per lavoro e/o educazione (7x1) e libertà condizionale,  che per noi restano sulla carta. Per farvene un’idea  illustro il mio caso: ho una sentenza di 15 anni, e siccome ogni sette anni possiamo toglierne uno, con 13 anni di pena sarei libera; ma per “redimere” gli anni devo avere un documento che attesti che dal momento in cui sono entrata in carcere (agosto 1991) ho lavorato e/o studiato, ma questo documento non esiste perché con le leggi antiterrorismo  ci è stato persino proibito di lavorare e studiare; non esistendo nessuna carta che lo comprovi, non posso fruire del beneficio. Rispetto a questo la denuncia è forte, e si preme affinché il Congresso risolva questo vuoto di carte. La libertà condizionale è un arma a doppio taglio.  Se a me mi domandassero: vuoi andartene, per ritornare come recidivo?   Dico di no. Sappiamo che tutti i vincoli che la norma stabilisce hanno come obiettivo che chi esca, attraverso la Dincote (polizia politica)  ritorni in carcere con prove da essa “seminate”, in qualità di recidivo; cosa che aggrava la sua situazione legale. Pensiamo che queste leggi continuino ad essere incostituzionali, e che noi dobbiamo continuare a denunciarle presso gli Organismi Internazionali; ma, contemporaneamente, non scartiamo la possibilità che alcuni casi vengano risolti in modo favorevole, ed è per questo che adesso è necessario dare questa battaglia legale ricorrendo a tutte le armi che abbiamo a disposizione, ma senza che questo significhi tradire principi.  In questo, perlomeno noi, siamo chiare: la nostra condotta nei giudizi sarà basata sulla corretta valutazione di ogni singolo caso.

        Il caso dei compagni cileni (il primo che arriverà alla sentenza di secondo grado), nel quale si suppone che applicheranno pene proporzionali in accordo alle singole  responsabilità incontrate, sarà un termometro che ci permetterà di valutare  che grado di benignità o giustizia nel  giudizio ci sarà nelle sale. In questo caso, due dei quattro compagni hanno riconosciuto la loro collaborazione e  partecipazione dentro l’organizzazione; gli avvocati dicono che per confessione sincera o assunzione di responsabilità la pena dovrebbe essere tra i 12 e i 15 anni. Dall’ergastolo a queste pene sarebbe un trionfo!

        Nella maggioranza dei casi che sono stati sentenziati nel Foro Militare, già i nuovi processi sono iniziati, e le azioni che si stanno portando avanti sono: ricusazione dei giudici, in quanto non ordinari, e protesta (messa a verbale) in merito alla sostanziale mancata modifica delle leggi antiterrorismo emanate dalla dittatura;  ma sembra che comunque le sale stiano portando comunque avanti la fase istruttiva dei processi.  In alcuni casi non molto complicati o di compagni che non hanno assunto (e non assumeranno)  nessuna responsabilità  o che al momento della detenzione erano minorenni, i giudici non sono stati e non verranno ricusati:  questo per non indisporli perché  si vuole ottenere che al momento di dettare sentenza abbia un animo migliore. 

Del nostro collettivo, Milagro, Nancy, Lucy Garcia e Lucinda hanno già iniziato i loro nuovi processi e già sono state in tribunale a rendere la loro istruttoria (primo grado); Milagro e Lucinda hanno ricusato i giudici  e hanno assunto una certa partecipazione:  non c’era un altro modo per essere coerenti e avere una buona strategia di difesa. Nancy e Lucy Garcia, detenute a 18  anni con Miguel Rincon a Las Molinas, non li hanno ricusati perché altri compagni assumeranno le responsabilità relative al loro caso,  e inoltre loro appelleranno alla norma di responsabilità ristretta applicabile a tutte le persone detenute tra i 18 e i 21 anni. Per quanto riguarda i casi di libertà per benefici, che sono il mio e quello di Yanirè, gli ultimi Decreti Legislativi ci hanno  intrappolate: dobbiamo presentare uno scritto di rinuncia a nuovi giudizi orali.  Io ho dovuto farlo per i miei due giudizi, persino per l’ultimo, la cui sentenza è stata dettata il 3 gennaio del 2003; ho protestato dicendo che in questo caso a giudicarmi sono stati giudici “con faccia”, ma mi hanno risposto  che il Pubblico Ministero restava “senza faccia”…. Chissà, per chi ha pene alte tutto questo è favorevole, ma a me solo ritarda la mia libertà costringendomi a nuovi tramiti per potere poi continuare quelli relativi ai benefici; in questo stiamo, con il mio avvocato (Gloria Cano).

        Il caso di Yanirè si è complicato perché anche  lei ha dovuto affrontare due giudizi, ma, a differenza di me che li ho avuti entrambi nel Foro Civile, per lei uno (10 anni) è stato nel foro Militare. Ora, secondo il il Decreto Legislativo 926, abbiamo diritto alla rinuncia solo per i giudizi del  Foro Civile, ma non per quelli del Foro Militare. Yanirè compie adesso in giugno i dieci anni, e già non vuole ripetere di nuovo il giudizio; inoltre, ripeterlo le impedirebbe di potere accedere, per l’altro (15 anni), ai benefici, perché quando c’è un altro processo pendente non li concedono. Qui a Chorrillos sono venuti dei membri della Sala Nazionale di Terrorismo per raccogliere le nostre inquietudini rispetto al tema legale, e noi gli abbiamo parlato di varie cose e del caso di Yanirè, nello specifico. Il dottor Brooset Salas, adesso presidente della Sala Nazionale di Terrorismo,  ci ha detto di presentare comunque uno scritto di rinuncia perché, essendoci rispetto a questo caso particolare un vuoto legale nell’ultimo Decreto Legislativo, loro lo avrebbero risolto nella loro assemblea plenaria. Un altro tema di discussione fu la questione dell’accesso ai benefici per tutti i casi anteriori al maggio 1992, ma il magistrato diceva che secondo la sua interpretazione non esisteva beneficio di nessun tipo per il delitto di terrorismo dall’anno 1987, e la restituzione data dall’ultimo Decreto (927), era l’unica valida; fu una discussione lunga, perché noi gli dicemmo che questo beneficio era stato concesso a molti prigionieri politici, fino a che lui non volle più discutere e ci disse che questa era l’interpretazione  che lui e il suo collegio avevano deciso di dare. Questa del riconoscimento dei benefici delle legge anteriore al maggio 1992,  è una lotta che stiamo conducendo in tanti, noi prigionieri politici, perché quasi tutti abbiamo rinunciato a un nuovo giudizio e abbiamo pene basse (fino a 20 anni), e ci manca poco per compiere le sentenze, ed abbiamo diritto alla semilibertà con le leggi anteriori.

        Marcela, Pilar, Yolita, Carolina e altre stanno ancora aspettando che cominci la loro fase istruttiva.

        Noi pensiamo che, nonostante il panorama sia un poco difficile, comunque dobbiamo portare avanti questa battaglia legale, in alcuni casi per ottenere una riduzione delle pene in quanto  già quasi scontate (la maggioranza di noi ha già più di dieci anni di carcere),  e in altri (leader) puntando tutto sulla  difesa politica del progetto in cui abbiamo creduto. Inoltre, siamo in attesa della relazione finale della Commissione per la Verità e la Riconciliazione,che sarà resa pubblica in agosto; sappiamo già che sarà favorevole per noi giacché, all’interno della percentuale generale,  ci hanno attributo l’8% delle violazioni dei Diritti Umani.  Si ascoltano voci che questa relazione  aiuterà,  inducendo i giudici ad un’attitudine di considerazione e magnanimità nei processi legali… Non possiamo scartarle. Ma a questo bisogna aggiungere che è in corso una forte campagna del Governo contro la C.V.R., e che si parla molto di una supposta ri-articolazione  e di un tornare all’azione di Sendero Luminoso,  e questo non ci aiuta….”

 

Hormecita Fernandez Bravo