PRC: odg su CUBA



Invio il testo dell'Ordine del giorno su Cuba presentato da Claudio Grassi
(Segreteria nazionale Prc) e altri, votato ieri al Comitato politico
nazionale del PRC.

ORDINE DEL GIORNO  PER  IL  CPN DEL 3-4 MAGGIO 2003


La conclusione rapida della guerra contro l'Iraq ha determinato
nell'amministrazione  degli Stati Uniti un consolidamento delle posizioni
più oltranziste dell'imperialismo americano (linea Rumsfeld-Rice) e la
propensione, tra l'altro, ad una ulteriore escala-tion dell'aggressività
nei confronti dei cosiddetti "Stati canaglia".

In questo quadro non si collocano soltanto le accuse alla Siria, i duri
moniti rivolti all'Iran affinché desista da qualsiasi "interferenza" nelle
relazioni tra le diverse componenti religiose presenti in Iraq, le
ricorrenti minacce alla Corea del Nord, ma an-che la campagna di
aggressione puntualmente scatenata contro Cuba.

Tale campagna, che ha visto il preoccupante allineamento dell'Unione
europea,  è stata subito assunta dal governo Berlusconi, con un servilismo
che ha pochi eguali e che la quasi totalità dell'Ulivo ha fatto proprio,
dando prova di una grave e sostanziale subalternità. Mentre il Papa - la
cosa merita di essere notata - che pure esprime "dolore e preoccupazione"
per le misure repressive, rifugge dall'anatema e dal linguaggio esasperato
della "condanna". E' significativo che nella Commissione Onu di Ginevra per
i diritti dell'uomo, un emendamento ispirato dagli Usa che chiedeva la
"condanna" esplicita di Cuba per le recenti misure repressive, sia stato
respinto con 31 voti contrari (paesi non allineati), 15 favorevoli (Usa, UE
e alleati occidentali) e 7 astensioni.

Questa campagna di aggressione si somma all'embargo che da decenni
strangola l'economia dell'isola mettendone a re-pen-taglio lo sviluppo e le
possibilità stesse di una ulteriore crescita democratica, che deve comunque
verificarsi nelle forme che autonomamente il popolo cubano deciderà di
darsi, senza interferenze esterne né modelli "esportati". Tali possibilità
di sviluppo democratico di Cuba vengono inibite dal permanente stato di
emergenza indotto dalle minacce alla sua indipendenza e legittima sovranità.

A questo proposito occorre essere chiari. Nei confronti di tutti i paesi
latino-americani che - come il Venezuela o, in passato, il Cile e il
Nicaragua - hanno visto prevalere forze progressive, gli Usa hanno
sviluppato una dura offensiva tesa a sovvertirne i governi legittimi sul
piano economico e politico e sul terreno militare, non esitando a sostenere
colpi di Stato e guerre civili.

Con Cuba, in particolare, l'attuale presidente degli Stati Uniti (che molto
deve alla mafia anticastrista di Miami per la propria rocambolesca elezione
alla Casa Bianca) ha subito interrotto ogni pur timido accenno di dialogo,
intensificando la linea della "guerra a bassa intensità". Rientrano in
questa strategia aggressiva l'aggravamento del blocco economico; il
sostegno operativo e finanziario di gruppi terroristi anticastristi che
operano in sinergia con l'intelligence statunitense; il finanziamento e la
diretta organizzazione di azioni terroristiche sul territorio cubano;
l'invio di personale diplomatico incaricato di organizzare manovre
sovversive e colpi di Stato; l'incoraggiamento all'espatrio illegale di
massa.

E' chiaro - o dovrebbe esserlo a chi non rinuncia a tenere nella dovuta
considerazione il contesto politico internazionale nel quale l'aggressione
statunitense a Cuba si è venuta sviluppando nelle ultime settimane - quale
sia lo sbocco di tale offensiva. Da sempre Cuba è una spina nel fianco
degli Stati Uniti, una intollerabile anomalia in quello che gli
imperialisti nord-americani considerano il proprio "cortile di casa". Oggi,
dopo la fine del bipolarismo, dopo l'11 settembre e sullo sfondo della
dottrina della guerra preventiva, gli Stati Uniti ritengono sia giunto il
momento di eliminare definitivamente tale anomalia. In questo senso il 28
aprile scorso il Segretario di Stato americano ha definito Cuba una
"aberrazione nell'emisfero occidentale", annunciando che l'Amministrazione
Bush sta "rivedendo tutte le proprie politiche e il proprio approccio nei
riguardi de L'Avana".

I segnali di una precipitazione della crisi verso esiti militari si
moltiplicano giorno dopo giorno e sono sempre più numerosi coloro che
evocano apertamente il pericolo di una invasione statunitense. Da ultimi
hanno lanciato questo allarme i premi Nobel Nadine Gordimer, Rigoberta
Menchu e lo stesso Gabriel Garcia Marquez, al quale si è cercato di
attribuire - con quella che egli ha definito senza mezzi termini una
"manipolazione" tesa a "giustificare una invasione di Cuba" - una posizione
critica nei confronti dell'Avana.

La nostra contrarietà alla pena di morte resta ferma. Ciò che vogliamo
mettere in evidenza è come tutto il discorso sui diritti umani violati e la
liceità della pena di morte serva solo a nascondere la vera partita in
gioco. Non cogliere questo elemento e accettare che tale discorso divenga
la questione all'ordine del giorno sarebbe testimonianza della più grave
subalternità politica.

Le dure misure repressive adottate dal governo di Cuba nei confronti di chi
si è reso colpevole di gravi attentati, di crimini come il dirottamento di
navi o di altri reati contro la sicurezza dello Stato, volti a creare una
"quinta colonna" interna - emanazione diretta delle azioni destabilizzanti
della superpotenza statunitense - vanno inquadrate in un contesto
assimilabile a una situazione di guerra non dichiarata, nel quale ogni
dinamica tende a radicalizzarsi drammaticamente. Né può sfuggire, ad una
valutazione obiettiva, la connessione esistente con la detenzione illegale
dei cinque patrioti cubani, processati e condannati negli Stati Uniti senza
il rispetto di alcuna garanzia giuridica e degli stessi diritti umani, nel
nome dei quali gli Usa e i loro sostenitori muovono a Cuba accuse tanto
ipocrite quanto strumentali.

Non riconosciamo credibilità democratica alcuna a chi, col pretesto delle
ormai note "ingerenze umanitarie", ha  praticato o sostenuto embarghi,
guerre e terrorismi di Stato che sono costati la vita, in pochi anni, a
centinaia di migliaia di civili innocenti, dall'Irak ai Balcani,
dall'Afghanistan al Congo, dal Guatemala alla Palestina (e la lista
potrebbe essere ancora molto lunga).

In un contesto internazionale in cui le minacce alla sua indipendenza si
sono così gravemente intensificate, non abbiamo dunque esitazioni:
confermiamo a Cuba, al suo popolo, al suo governo legittimo e al partito
comunista, la nostra piena, ferma e consapevole solidarietà.


Giovanni Pesce
Claudio Grassi
Bianca Bracci Torsi
Guido Cappelloni
Bruno Casati
Gianni Favaro
Rita Ghiglione
Damiano Guagliardi
Gianluigi Pegolo
Fausto Sorini
Giuseppina Tedde