Nasce la rivista "Rebeldia", intervista al direttore Sergio Rodriguez Lascano



Nasce la rivista "Rebeldia", intervista al direttore Sergio Rodriguez
Lascano Lo zapatismo riprende la parola Alfio Nicotra Lo zapatismo rompe il
silenzio e lo fa, a sorpresa, con una rivista. "Rebeldia", ribellione, è la
risposta a chi dava per morto o in crisi irreversibile il primo movimento
antiliberista "insorto" dopo la caduta del muro di Berlino. «Dove tutti
vedono una mela - scrive il Subcomandante Marcos - lo zapatista vede i
semi, prepara la terra, depone il seme, lo cura con attenzione». La
metafora del seme e della mela - l'editoriale di apertura della nuova
rivista - evidenzia la filosofia di fondo dell'Ezln: investire nel futuro
per consentire a tutti di mangiare i frutti della libertà. Il seme
zapatista gettato nelle montagne del sud/est messicano il 1 Gennaio 1994 ha
germogliato ovunque, in ogni angolo del pianeta. Il cosiddetto "movimento
dei movimenti" deve qualcosa di più di un semplice riconoscimento a questi
indigeni poveri e negletti che un bel giorno, nel mezzo del buio del
capitalismo come fine della storia, decisero di tentare un nuovo assalto al
cielo. Marcos e compagni riprendono la parola dopo aver deciso la protesta
del silenzio contro l'approvazione di una "ley indigena" che stravolgeva
gli accordi di pace firmati a San Andres. E' una rottura parziale del
silenzio ed ha un obiettivo preciso: parlare e relazionarsi con il
movimento mondiale di contestazione alla globalizzazione neoliberista. Solo
a scorrere il comitato di redazione di "Rebeldia" si intuisce come attorno
ad essa si sia coagulato gran parte dello zapatismo messicano. A cominciare
da Javier Elorriaga Berdeguè, uomo di punta del Frente Zapatista, arrestato
durante l'offensiva dell'esercito federale nella selva Lacandona nel '95 e
liberato dal carcere di Cerro Huego da una campagna di mobilitazione
internazionale. L'antropologa Adriana Lopez Monjardin, assessore dell'Ezln
durante il dialogo di pace. Raul Jordon, esponente del movimento
studentesco del 1968, sopravvissuto alla violenta repressione (350 morti
accertati, altrettanti desaparecidos), che bagnò di sangue la piazza
Tlotelolco. Al direttore Sergio Rodriguez Lascano, che ieri mattina alla
facoltà di Scienze Politiche della Sapienza di Roma, insieme a Ramon
Mantovani e Gigi Sullo, ha presentato pubblicamente la rivista, abbiamo
fatto alcune domande.


Lo zapatismo riprende la parola. Perché sceglie lo strumento della rivista?

Per dare organicità alla critica alla "modernità" capitalista, a partire
dalla critica allo Stato (ed al suo sistema di mediazione) e del
neoliberismo. Troppo facilmente si è voluto ingenerare un equivoco intorno
allo zapatismo, ovvero ridurlo solo ad un movimento di rivendicazione
indigena. L'Ezln è un movimento che ha salde radici indigene ed ha un
debito storico con questi popoli da onorare, ma è proprio questa condizione
che fa della nostra lotta una lotta fortemente anticapitalistica. La
rottura del binomio comando del potere/obbedienza dei cittadini è
essenziale per porre la questione di un nuova cittadinanza non più basata
sulla passività delle persone. Ai popoli indigeni è negato ogni diritto di
cittadinanza a partire dai diritti collettivi. L'Ezln pensa di creare uno
spazio in cui questi diritti collettivi possono invece esercitarsi. Non
cerchiamo la mela, ma il seme affinché altri possano mangiarla, la mela
intendo, nel modo che vogliono.


Questa metafora prelude ad un rifiuto del soggetto politico come avanguardia?


Esattamente. L'Ezln non è una organizzazione che dice al movimento che cosa
deve fare e come lo deve fare. Cerca insieme al movimento di trovare lo
spazio affinché tutti siano in grado di decidere. Alla fine della "marcia
del color de la tierra" allo Zocalo di Città del Messico c'erano oltre
mezzo milione di persone ad ascoltare i comandanti. Alcuni gruppi ci hanno
rimproverato di non aver usato quella massa per puntare al potere. La
nostra obiezione è che un processo rivoluzionario ha bisogno di maturare
nella società e non si può deciderlo con una politica avanguardistica.
L'Ezln non ha l'obiettivo di prendere il potere ma pone a tutti il problema
di ripensare che cosa non è andato per il verso giusto nella storia del
movimento operaio. La felicità la si chiede non la si impone. Tutte le
volte che è stata imposta ha creato il suo contrario: desolazione e
tristezza.


Quali saranno gli assi centrali di ricerca teorica della rivista?


Sostanzialmente cinque. La critica alla globalizzazione ed i suoi
meccanismi. La critica allo Stato capitalista ed alla politica
tradizionalmente intesa. Partecipare alla formazione dei nuovi movimenti
sociali favorendo un processo di ricomposizione delle lotte. Contribuire
alla elaborazione di un alternativa culturale alla distruzione della
civilizzazione operata dal neoliberismo. Partecipare ad un processo di
ricomposizione politica delle forze che si oppongono al neoliberismo. Da
questo ultimo punto di vista abbiamo apprezzato molto lo sforzo fatto nella
relazione del vostro ultimo congresso da Fausto Bertinotti di rompere con
una visione classica ed ortodossa del rapporto partito/movimento. Questo
vostro spendervi nel movimento è una novità che seguiremo con grande
interesse.


Anche sul Messico incombe la guerra infinita proclamata da Bush. Qual è la
vostra posizione?


Siamo di fronte ad una nuova barbarie che si presenta sotto le forme di
guerre, fame, rifugiati, di una vera e propria apocalisse che distrugge le
identità comunitarie, la cultura e la stessa sopravvivenza dei popoli. Con
il pretesto del terrorismo siamo in uno stato di guerra permanente.
D'altronde la pace perpetua del capitale significa guerra infinita contro i
popoli della terra.


Il "Movimento dei Movimenti" ha dato vita con il Forum Sociale europeo di
Firenze ad un evento senza precedenti. L'Ezln sarà a gennaio al Forum
Mondiale di Porto Alegre?


Indipendentemente dalle forme con cui l'Ezln farà sentire la propria voce
in questi forum certo è che lo zapatismo guarda con grande simpatia, anzi
si sente parte, di questo movimento. I Forum sono una straordinaria
occasione di ricomposizione e riorganizzazione sociale dopo che per anni
era stata smarrita una visione d'insieme della realtà. L'importante è che
rimangano spazi di confronto e di raccordo tra i vari soggetti e non ci sia
il tentativo di una corrente politica di egemonizzarli. La ricchezza di
questo movimento è la sua diversità. Per questo anche la rivista servirà ad
avanzare una maggiore relazione tra lo zapatismo e questo movimento. In
autunno 2003 ci sarà a Cancun il vertice del Wto. Vedremo in quella
occasione se i movimenti messicani saranno in grado di lavorare insieme e
di far valere le proprie ragioni.