Venezuela, padroni e governatori contro i campesinos



Appello per la terra
Venezuela, padroni e governatori contro i campesinos. La Ley de Tierras La
nuova legge sull'esproprio e redistribuzione delle terre voluta dal
presidente Chavez dà ragione ai contadini. Ma lorsignori non se ne danno per
intesi
MARINELLA CORREGGIA www.ilmanifesto.it
Hanno contro la stampa potente, le organizzazioni padronali come la
Fedecamaras (istigatrice del colpo di stato fallito dell'11 aprile), i
proprietari terrieri e anche il governatore dello stato di Yaracui, Eduardo
Lapi Garcia, che violando la legge di riforma agraria ha sguinzagliato le
guardie contro di loro. Sono gli 850 contadini della comunità Camunare Rojo
(municipio di Urachiche), appartenenti al Comitato per il recupero delle
terre del fondo San Juan Guayebo e «colpevoli» di avere pacificamente
occupato 665 ettari di proprietà dello stato, detenuti abusivamente da una
raffineria di zucchero privata. Un atto legale, il loro: l'art. 307 della
Costituzione bolivariana stabilisce che il latifondo è contrario ai diritti
sociali dei popoli, e l'Istituto nazionale delle terre (Inti), sulla base
della nuova legge di riforma agraria (Ley de Tierras), aveva dato al
Comitato il permesso di occupare quel fondo per dieci mesi e di coltivarlo,
in attesa di una decisione definitiva. Ma tre giorni dopo l'occupazione e la
semina, è cominciata l'offensiva. Ci ha pensato il presidente della
Fedecamaras a chiedere una profonda revisione della Ley de Tierras,
«minaccia per la proprietà privata». Un tribunale locale non competente per
materia li ha sloggiati, poi il Tribunale supremo li ha reintegrati. Ma al
momento di rientrare nella proprietà, il governatore Garcia, che da vero
signorotto feudale all'entrata in vigore della riforma agraira aveva subito
promesso «mano dura contro gli invasori», ha fatto reprimere con brutalità
(20 feriti) questa che è stata una delle prime applicazioni concrete della
riforma agraria votata durante la presidenza Chavez. Ora i contadini,
appoggiati dai comitati boliviariani e anche da un appello internazionale
promosso dalla tivù alternativa francese Zalea, da ecologisti belgi e dalla
televisione comunitaria venezuelana Teletambores (che ha documentato la
repressione), sono determinati a rioccupare le terre. I loro nemici e certa
stampa li accusano di violenze e complotti; esattamente come si fa in
Brasile con il Movimento Sem Terra. Loro chiedono di poter pacificamente
esercitare il loro diritto a «produrre cibo per le nostre famiglie e per il
popolo venezuelano» (il paese è fortemente dipendente dalle importazioni
alimentari pur essendoci abbastanza terre per l'autosufficienza).

L'appello internazionale chiede di inviare lettere alle massime autorità del
paese a protezione dei contadini di Yaracui. Il testo - da spedire a:
venezuela at venezuela.gov.ve; msecretaria at venezuela.gov.ve;
cbolivarianos at venezuela.gov.ve - può essere: «A raiz de los hechos ocurridos
en la Comunidad de Camunare Rojo, le rogamos que intervenga para restablecer
el derecho en Yaracuy y para asegurar la proteccion urgente de los
campesinos del Comite Pro-rescate de las Tierras del Fondo San Juan
Guayebo». E' anche un modo per contrastare dall'esterno le forze reazionarie
anti-Chavez.


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