Cile ed Unione Europea verso un'area di libero scambio



Sottoscritto a Bruxelles un accordo di associazione economica. Settore
ittico e denominazioni per gli alcolici i punti più controversi

(News ITALIA PRESS)

Santiago- Undici giorni di trattative: tanto è stato il tempo necessario
perché l'Unione Europea ed il Cile potessero siglare un "Accordo di
associazione economica, dialogo politico e cooperazione", atto formale
definito dal Commissario europeo al commercio, Pascal Lamy, come un
risultato "quasi senza precedenti per l'Unione".
Sicuramente il pilastro intorno al quale ruota questo accordo, è quello del
commercio: all'interno delle prime imprese sottoscritte si prevede fra
l'altro la nascita di una zona di libero scambio fra l'Unione ed il Paese
sud-americano. Di fatto, l'Unione ed il Cile liberalizzeranno in modo
graduale (in via provvisoria è stato fissato un arco temporale di cinque
anni) circa il 90% del proprio scambio commerciale, in aree fra l'altro
particolarmente delicate quali ad esempio i servizi finanziari e gli
investimenti.
Dal Cile Giancarlo Lamio, Direttore dell'Ufficio ICE (Istituto per il
Commercio Estero) spiega più nello specifico i contenuti principali dell'
accordo: "Si tratta, e su questo penso che Lamy abbia perfettamente ragione,
di un accordo assolutamente importante, che apre ottime prospettive tanto
per il Cile quanto soprattutto per l'Unione Europea: in virtù del risultato
delle trattative svolte a Bruxelles le imprese cilene potranno avere accesso
al più grande mercato del mondo, quello europeo, che conta attualmente quasi
370 milioni di consumatori. Le cifre dell'interscambio commerciale sono poi
testimoni del fatto che questo accordo arriva in un momento nel quale i
rapporti commerciali fra i due Paesi hanno raggiunto uno stato di salute
ottimo: le importazioni europee dal Cile si aggirano oggi su una cifra
complessiva che supera i 5 miliardi di dollari, mentre l'Unione Europee
esporta in Cile beni primari e di consumo per una cifra che si attesta sui 3
miliardi di dollari annui".
L'accordo contiene però anche una serie di punti piuttosto controversi, due
i principali: il primo è quello che riguarda l'impiego da parte delle
imprese cilene di assumere come proprie le tradizionali denominazioni
d'origine di vini e liquori europei, il secondo è quello che impone al Cile
una maggior apertura del proprio comparto ittico, per permettere agli
imprenditori europei, grazie alla creazione di joint-ventures, di investire
in questo settore, uno dei più importanti dell'economia del paese
sudamericano.
"Sicuramente -prosegue il Direttore ICE di Santiago- il punto che riguarda
la pesca e l'industria ittica più in generale, è quello maggiormente
sensibile. Credo che l'accoglimento da parte del negoziatore cileno anche di
questa richiesta dell'UE, sia stato valutato fattibile, giudicata
sicuramente più importante la possibilità di accesso al mercato europeo per
le merci cilene con dazi molto vicini a livello zero".


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