Argentina: il suicidio di una nazione



(News ITALIA PRESS) Buenos Aires - Stiamo assistendo, atterriti, al suicidio
di una nazione. Nella nostra vita abbiamo assistito a tante vicende
drammatiche (prima fra tutte il secondo conflitto mondiale), ma mai allo
sfacelo di un Paese - ricchissimo in risorse e con una popolazione
culturalmente non carente - per l'inettitudine e l'irresponsabilità della
propria classe dirigente. Da quanto siamo arrivati in questo Paese, abbiamo
osservato, con apprensione e frustrazione, la continua e progressiva
erosione del patrimonio nazionale e di quello individuale. Gli ultimi
avvenimenti hanno caratteristiche paradossali, mai viste su questo pianeta.
Il Paese è letteralmente paralizzato. Nulla funziona: l'attività produttiva
si è fermata, le banche hanno chiuso i battenti, i negozi sono vuoti,
mancano i combustibili, cominciano a scarseggiare anche certe materie di
prima necessità. I dirigenti politici sembrano aver perso la bussola.
L'inflazione, nel giro di poche settimane, ha ridotto alla terza parte le
già irrisorie pensioni e gli scarsi salari. La confisca dei risparmi bancari
ha causato vere e proprie tragedie. Anziani, che
avevano depositato in banca i loro risparmi per assicurarsi una vecchiaia al
riparo da ogni rischio, si rendono conto che dovranno finire i loro giorni
nella miseria più nera. Malati, che devono operarsi per poter sopravvivere,
sono stati privati dei soldi che avevano messo
da parte per far fronte ad ogni evenienza e ora rischiano di morire per
mancanza di cure. Da sei mesi il Pami, l'ente che ha la tutela della salute
dei pensionati, non sovvenziona più gli sconti ai farmaci che ora i
beneficiari non possono più acquistare dati i prezzi proibitivi, i
medici, le cliniche e gli ospedali hanno sospeso i servizi di ambulatorio e
ogni cura clinica e chirurgica che non possono essere sostituite da quelle
private perché le pensioni sono molto basse. Gli indici di disoccupazione
sono fra i più alti nel mondo e ogni giorno la chiusura di industrie,
officine, commerci, mette sulla strada decine di migliaia di dipendenti.
Questa miseria dilagante ha provocato l'incremento della delinquenza. Tutte
le case, in Argentina, sono difese da recinzioni e da sbarre alle finestre.
Nessuno lascia la propria abitazione dopo il calar del sole. L'assoluta
maggioranza della popolazione è stata vittima di rapine, assalti, scippi.
Dal primo gennaio di quest'anno, solo nella città di Buenos Aires e nei
dintorni,
sono stati assassinati quaranta poliziotti.
Questa situazione ha provocato nella popolazione indignazione e assoluta
sfiducia nella classe dirigente. Ogni giorno la televisione emette immagini
di manifestazioni di protesta e scontri con la forza pubblica che difende
gli edifici della pubblica amministrazione. Il pessimismo
sul futuro del Paese dilaga e davanti alle sedi diplomatiche dell'Italia,
della Spagna e degli Stati Uniti si formano lunghe file di giovani e meno
giovani che sperano di poter avere un miglior futuro emigrando. Così
l'Argentina, che dispone di un immenso territorio scarsamente popolato, da
terra d'immigrazione si è trasformato in un paese di emigranti. Un terzo
della popolazione si dibatte nella miseria, mentre la classe media vede
scemare ogni giorno il benessere che quarant'anni fa era superiore a quello
di molti paesi dell'Occidente.
Nel paese del grano e della carne, ogni giorno cinquantacinque bambini
muoiono di fame. L'Argentina può vantare un primato: oltre al peso, la
moneta più svalutata al mondo, ne ha altre quindici, quelle emesse dalle
Province in cui è diviso il territorio. Ciò che esaspera la popolazione che
si dibatte nella miseria, sono i privilegi di cui godono i politici,
parlamentari, consiglieri provinciali e municipali, alti funzionari:
stipendi altissimi e altre agevolazioni che ne fanno una vera e proprio
oligarchia. Privilegi, e corruzione diffusa, resi più odiosi per
l'incapacità che ha portato alla rovina un paese che dovrebbe figurare nelle
statistiche fra i più ricchi al mondo. Non c'è campo che non sia disastrato.
Soprattutto è venuta a mancare in pieno la fiducia nelle istituzioni. Lo
Stato, violando la Costituzione e il diritto alla proprietà, ha
letteralmente rubato ai propri cittadini i risparmi per cui ci vorranno
parecchie generazioni prima che le banche ricevano denaro e, senza credito,
sarà impossibile avviare la ripresa della
produzione. I ripetuti inadempimenti degli impegni assunti dai governi con
gli istituti internazionali di credito, per quanto si riferisce al pagamento
del debito esterno e alla riforma dello Stato permanentemente in rosso,
hanno provocato l'irrigidimento di questi organismi che ora hanno chiuso la
borsa.
E potremmo continuare l'elenco di queste precarietà per pagine e pagine.
Aggiungiamo solo un tragico episodio accaduto proprio in questi giorni.
Un nostro connazionale, settantottenne, abitante nella località di Lomas de
Zamora, alla periferia di Buenos Aires, che cercava di entrare in una
succursale della Banca Nazionale del Lavoro, per riscuotere la sua miseranda
pensione acquisita con una vita di lavoro, è morto per un infarto, in mezzo
alla calca che pugnava alla porta della casa di credito. Un episodio che,
raccolto dai giornali, dalla radio e dalla televisione, è assurto a tragico
simbolo di un Paese in pieno sfacelo.

Gaetano Cario/News ITALIA PRESS