Argentina, notte di proteste contro il neo-presidente



All'alba a Buenos Aires la polizia ha sparato
gas lacrimogeni e proiettili di gomma


 BUENOS AIRES - "Que se vayan todos" (se ne vadano tutti), i politici
naturalmente e i giudici corrotti. Uniti da questo grido e sotto una pioggia
battente, migliaia di argentini sono tornati a manifestare a Buenos Aires e
nelle piazza dell'intero Paese. A Cordoba, come a Mendoza, Rosario, La
Pampa, La Plata. Sono tornati a denunciare la politica economica del
neo-presidente Eduardo Duhalde, il quinto dalla fine del 2001. Con pentole e
coperchi sbattuti l'uno contro l'altro, hanno dato vita a un nuovo
"cacerolazo", la protesta pacifica divenuta ormai il simbolo della crisi che
attanaglia il paese sud-americano, mentre alcuni disperati si sono
presentati davanti ai supermercati dei sobborghi chiedendo cibo.

Una protesta pacifica che solo verso l'alba, nonostante le imponenti misure
di sicurezza, è degenerata. Nella capitale sono tornati in scena i
facinorosi. Centinaia di giovani, sparpagliati in piccoli gruppi, si sono
scontrati con agenti in assetto anti-sommossa, che li hanno caricati a bordo
delle loro moto. Per disperderli hanno fatto ricorso a gas lacrimogeni e
proiettili di gomma. Anche a Rosario i disordini sono degenerati in
vandalismi e accenni di saccheggio: alcuni manifestanti hanno assaltato e
danneggiato l'ingresso di tre banche. Nulla però di paragonabile alle
battaglie urbane di dicembre, che costarono la vita a 28 persone. Nella
capitale undici dimostranti e cinque poliziotti sono stati feriti lievemente
e decine di persone sono state gli arrestate.

I commercianti del centro di Buenos Aires hanno posto protezioni
supplementari ai negozi, per timore di disordini e così hanno fatto le
filiali delle banche che si affacciano sulla Plaza de Mayo di Buenos Aires.
Ma è stato il palazzo della Presidenza, fatto sgomberare con largo anticipo,
l'epicentro delle proteste. "Che piova, che piova, il popolo non si muove",
gridavano i manifestanti. Il presidente Duhalde non si è fatto vedere né
sentire. Dovrebbe però rimediare oggi, inaugurando quella che nelle sue
intenzioni dovrebbe diventare una consuetudine: un intervento alla radio
nazionale per lanciare i propri messaggi al popolo tre volte la settimana.

Dovrà spiegare come mai proprio lui, peronista di ferro, non si sia
accontentato di abbandonare la "convertibilidad", la parità assoluta tra
dollaro Usa e peso, svalutando quest'ultimo di oltre il 30 per cento. Così
come dovrà spiegare agli argentini perché ha deciso di inasprire il
congelamento dei conti correnti bancari privati, varato dal predecessore
radicale Fernando de la Rua e dall'ex ministro dell'Economia, l'odiatissimo
ultra-liberista Domingo Cavallo.

Nello

change the world before the world changes you

www.peacelink.it/tematiche/latina/latina.htm