AMERICA LATINA: La Sinistra di fronte al nuovo secolo



               La Sinistra di fronte al nuovo Secolo *
        << estratti della risoluzione del IX Foro di São Paulo >>

Agli albori del XXI secolo e del terzo millennio, ad un decennio dalla
fondazione del Foro di São Paulo, il continuo aggravarsi della crisi
politica, economica, sociale e culturale, che allora motivò la convocazione
(nel luglio del 1990 in Brasile) dell'Incontro dei Partiti e delle
Organizzazioni della Sinistra Latinoamericana e Caraibica, ha posto fine ad
ogni possibile dubbio. 
 
Il nucleo fondatore di quello che oggi è il nostro Foro, assistette a
quell'incontro a São Paulo per realizzare uno scambio di punti di vista
sull'impatto che la fine del bipolarismo del secondo dopoguerra avrebbe
avuto nella lotta dei partiti e dei movimenti della sinistra in America
Latina e nei Caraibi.

L'incontro di São Paulo ebbe il merito di ottenere (per la prima volta
nella storia latinomericana) la convergenza dei partiti e dei movimenti
politici di tutto lo spettro della sinistra, dei protagonisti delle più
diverse forme di lotta, nella costatazione che i drammatici problemi che
colpivano allora i popoli del mondo, in particolare quelli dell'America
Latina e dell'area caraibica, non sarebbero scomparsi con la fine della
guerra fredda, ma che solo sarebbero scomparsi ponendo fine
all'oppressione, alla dominazione, allo sfruttamento ed al razzismo. 

All'interno della pluralità e diversità, i partiti ed i movimenti politici
membri del Foro di São Paulo coincisero nell'affermare la necessità della
lotta contro l'imperialismo, che negli ultimi vent'anni del XX secolo è
andato adottando la forma del capitalismo neoliberista.

I dieci anni trascorsi dalla creazione del nostro Foro non hanno fatto
altro che confermare la validità delle nostre idee iniziali. Così come nel
luglio del 1990, noi, partiti e movimenti politici del Foro di São Paulo,
abbiamo rifiutato decisamente che il neoliberismo possa costituire un
progetto di sviluppo che, dopo un periodo definito "di aggiustamento",
"distribuirebbe" ricchezza a tutti gli abitanti della terra. Abbiamo
inoltre negato che la dottrina neoliberista possa rispondere a supposte
leggi inesorabili dello sviluppo economico, tecnico e scientifico.

In particolare la realtà degli ultimi dieci anni ha dimostrato i limiti del
modello neoliberista e la sua incapacità di risolvere i problemi
dell'umanità. Il fallimento della riunione di Seattle, nel dicembre del
1999, è l'espressione simbolica della forza della resistenza internazionale
antineoliberista e del fallimento di questo modello.

In realtà, la dottrina neoliberista è sostenuta dagli interessi economici e
politici di coloro che sono disposti a sacrificare e sterminare la
maggioranza dell'umanità per mantenere una diabolica e vertiginosa corsa
nell'accumulazione della ricchezza, in dimensioni quasi inimmaginabili.

L'economia mondiale è entrata in una fase di depredazione. Le parole chiavi
per scoprire il mondo contemporaneo sono concentrazione, polarizzazione e
dominazione neocoloniale: concentrazione della ricchezza, della proprietà e
della produzione, polarizzazione politica, economica e sociale, con il suo
seguito di miseria, esclusione ed emarginazione.

Questa polarizzazione e questa disuguaglianza si esprimono in ambito
mondiale nella proporzione, ridotta, della popolazione planetaria che
consuma la maggiorparte dei prodotti e fa uso dei servizi disponibili,
nella ricchezza concentrata in non più di trecento familie e nei milioni di
esseri umani senza accesso al lavoro, alla salute, alla alimentazione, ad
una abitazione degna, all'educazione, ai diritti fondamentali della
sopravvivenza, della riproduzione e dello sviluppo, conquistati dalla
specie umana di generazione in generazione.

A ciò si aggiungono gli effetti della aggressiva unipolarità militare degli
Stati Uniti e la loro criminale determinazione nel violentare l'ordine
legale internazionale del dopoguerra, chiaramente evidenziato con il
genocidio del Popolo della Jugoslavia, sotto le effigie dell'ONU e dalla
NATO (riformata per tali propositi).

E' chiaro che l'unico modo per salvare l'umanità da una sicura
autodistruzione è collocare la soddisfazione dei bisogni umani e non il
guadagno ed il lucro individuali, come priorità fondamentale della futura
società.

E' chiaro anche che la soluzione dei problemi del mondo passa attraverso lo
sradicamento (con la lotta) delle contraddizioni fondamentali di classe che
si trovano strettamente relazionate con le più diverse forme di
oppressione, discriminazione e sfruttamento e, tra queste, quelle di
genere, quelle etniche, quelle raziali, quelle culturali, quelle religiose,
quelle relative all'età, ecc . . .

Così, anche i popoli del mondo non potranno aspirare a consolidare la loro
libertà, non potranno conquistare la loro autodeterminazione e la loro
sovranità integrale fino a che non si sia cancellata ogni traccia di
colonialismo e neocolonialismo, come è quello che opprime i popoli di
Puerto Rico, della Martinica, della Guyana francese, delle Antille olandesi
e per casi specifici come è quello delle Isole Malvinas.

La sinistra nel XXI secolo poggia però sulla esperienza di elaborazione di
proposte, di conquiste di spazi e di poteri, di costruzione di modelli
alternativi che nascono dalla ubicazione e dalla conoscenza della realtà
concreta (che vogliamo trasformare), e dalla necessità di affrontare
profondi cambiamenti strutturali che portino a invertire il processo di
distruzione dei nostri impianti produttivi, che combattano la speculazione
finanziaria internazionale, che redistribuiscano la ricchezza,
democratizzino e socializzino l'elaborazione del bilancio preventivo
all'interno dei confini nazionali, promuovano la partecipazione sociale e
il decentramento politico ed economico, diretto a trasformare lo Stato,
ponendolo al servizio dello sviluppo e dell'approfondimento di una nuova
democrazia integrale: sociale, politica, culturale e di genere.

Alcune di queste forme costituiscono un esempio ... gli Accordi di Pace in
Guatemala, ancora incompiuti in parti fondamentali, stabiliscono rotte
diverse e rappresentano ostacoli decisivi alle politiche neoliberiste che
si pretendono imporre. 

Questi accordi hanno permesso che emergessero nuovi soggetti sociali
importanti, così come lo sviluppo di forze politiche della sinistra
rappresentate dalla URNG e dall'Alleanza Nuova Nazione, con crescenti
possibilità di arrivare a governare nel prossimo futuro. Oltre a questo
esistono altri importanti processi come quelli sviluppatisi in Ecuador,
Venezuela, Panamá, Salvador e Colombia.

Allo stesso modo, la presenza dei popoli indios che resistono alle ondate
del neoliberismo e delle multinazionali con ribellioni e mobilitazioni, ha
contribuito ad evidenziare la necessità di profonde trasformazioni
all'interno dei nostri stati nazionali per garantire la preservazione della
biodiversità, dell'ecosistema, così come la pluralità etnica, il
riconoscimento della loro identità, dei loro diritti e la libera
autodeterminazione di questi popoli.


E' innegabile che le sfide sono enormi per la sinistra latinoamericana e
noi solamente potremo vincere nella misura in cui faremo della unità
d'azione e dei propositi, lo strumento più importante delle nostre lotte,
comprendendo che la pluralità e la diversità della sinistra è un capitale
democratico che dobbiamo preservare. 

In queste, e nella tolleranza delle differenze, si trova la base dell'unità
delle forze del cambiamento e della loro capacità trasformatrice. 

Questa unità deve forgiarsi in ogni paese, ed anche al di là delle
frontiere, per rendere percorribile il progetto e perché questo abbia
carattere includente e solidario.


A dieci anni dalla fondazione del Foro di São Paulo, la sinistra
latinoamericana riafferma queste tradizioni democratiche e di resistenza
che sono state d'esempio per i nostri popoli . . e per dare continuità agli
incontri come questo che stà terminando qui a Masaya, (Niquinohomo,
Nicaragua) il Foro ha deciso che il successivo incontro sarà in territorio
guatemalteco, nel mese di aprile dell'anno 2001.  

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* Dichiarazione di Niquinohomo, prodotta dal IX Foro di São Paulo che ha
avuto luogo a Masaya, nel municipio di Niquinohomo (Nicaragua), dal 19 al
21 febbraio del 2000. L'articolo è apparso sui numeri 8 e 9 di "Reporte
Díario",
a cura dell'Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali del Guatemala,
"ipes at intelnet.net.gt"

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