Congo: traffico di armi e affari. Ecco i retroscena



Piccolo glossario
- Coltan: serve a fabbricare la componente elettronica dei telefonini
- Cassiterite: è un minerale molto ricercato da chi colleziona gemme, ma ha anche usi industriali

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Congo: armi per cassiterite e coltan, affari in guerra

Fonte: Unimondo - 24 agosto 2005

Le armi continuano a tuonare nella Repubblica democratica del Congo. La mattina del 22 agosto un gruppo di miliziani di una formazione sconosciuta ha attaccato con le armi il centro di registrazione numero 5058 della Commissione Elettorale Indipendente a Bule. Un altro Centro elettorale è stato attaccato, quello di Mangiva, nel territorio di Irumu. A darne notizia in un comunicato stampa diffuso in Italia dalla Rete per la pace in Congo e da Beati i costruttori di pace è la stessa Commissione elettorale indipendente (C.e.i), che ha rinnovato il proprio impegno a ricostruire la RD Congo con le elezioni e non con le armi. L'operazione di identificazione e di iscrizione degli elettori è cominciata il 20 giugno in sei comuni della capitale, Kinshasa e dovrebbe proseguire nelle altre provincie del Paese per concludersi entro la fine di ottobre. Per assicurare l'operazione, la Commissione Elettorale Indipendente (CEI) ha dispiegato 6000 agenti rilevatori in 1143 centri di iscrizione.

Interrogato sul come ci si può munire di un kalashnikov, un ribelle delle Fdlr ha risposto: "Con i soldi, si può ottenere ciò che si vuole". È dimostrato che quei soldi provengono dal commercio illecito dell'oro, della cassiterite e del coltan. A riguardo a fine giungo l'ong britannica Global Witness ha reso pubblico il suo ultimo rapporto "La pace sotto tensione: pericoloso ed illecito commercio della cassiterite nell'est della RDC" con una serie di proposte alle istituzioni coinvolte. Secondo questo rapporto, la cassiterite ha preso poco a poco il posto del coltan, un minerale da cui è estratto il tantalo, utilizzato nella telefonia mobile. È dalla cassiterite che si estrae lo stagno, utilizzato per la preparazione di tutta una gamma di beni di consumo, particolarmente le scatole per conserva. Dall'inizio del 2002, il prezzo della cassiterite è raddoppiato sul mercato londinese dei metalli (LME) rasentando attualmente i 7 400 dollari il quintale. Le previsioni a medio termine sono favorevoli, dal momento in cui si dà una forte domanda di stagno da parte degli industriali del ferro, costretti per le nuove legislazioni internazionali a sostituire questo metallo al piombo nelle saldature dei componenti elettronici.

Ma una grande parte della cassiterite è stata importata in contrabbando dal Ruanda che pretende di far passare questa produzione come sua, mentre è provato che il Ruanda esporta cassitérite cinque volte di più di quanto ne produca (un eccedente totale di 1.800 quintali nel 2004). L'istituzionalizzazione della frode alle frontiere con il Ruanda costituisce una mancanza di guadagno per l'economia congolese. Il governo di Kinshasa, infatti, non registra le esportazioni di cassiterite e non riscuote, dunque, nessuna entrata fiscale da questo commercio. E' il Ruanda, via principale delle esportazioni di cassiterite, che ne raccoglie i benefici. Così, la stabilizzazione del Ruanda si fa a spese della pace, della sicurezza e delle casse pubbliche della RDC. Il Ruanda è occupato semplicemente a svuotare l'est del Congo sotto il naso delle autorità congolesi e della Comunità internazionale che il Rcd-Goma si incarica di distrarre. Nel 1996, il 61% del prodotto interno lordo (Pib) ruandese proveniva dal diamante, dal coltan (colombo-tantalite) e dall'oro congolese, a cui si aggiungono legno, avorio e caffè.

In luglio Amnesty International ha pubblicato un rapporto: "Repubblica democratica del Congo: armare l'est", dove si afferma che grandi quantità di armi e di munizioni sono trasportate dai Balcani e dall'Europa dell'est verso la regione dei Grandi Laghi, malgrado l'embargo decretato dall'Onu. L'organizzazione dei diritti dell'uomo dichiara che "dei commercianti di armi che hanno stretti legami coi governi dei tre paesi: Ruanda, Uganda e Repubblica Democratica del Congo, approvvigionano delle milizie e altri gruppi armati nell'est della RDC".

Amnesty mette in causa dei "venditori di armi, intermediari e imprese di trasporto di numerosi paesi, particolarmente l'Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, il Repubblica ceca, Israele, la Russia, la Serbia, l'Africa meridionale, il Regno Unito e gli Stati Uniti", scoprendo che tre delle compagnie implicate in queste consegne di armi operano dal Regno Unito: African Internazional Airways, Intavia Ltd e Platinum Air Cargo. Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di rinnovare e rinforzare l'embargo sulle esportazioni di armi verso la RDC ed di applicare delle severe sanzioni ad ogni Stato che esporta armi ai gruppi armati e alle milizie in RDC.

In un'intervista sulla situazione dell'est della RDC, il belga Filip Reyntjens, professore di politica e di diritto africano, ha affermato che è sotto la pressione della comunità internazionale che il Ruanda, nel 2002, ha ritirato le sue truppe dall'est del Congo. Ma ciò non significa che questo paese non controlli più questa regione, la sola differenza è che le cose si fanno ora in modo più o meno sottile, attraverso il Rcd-Goma, per esempio, il movimento ribelle congolese che fa attualmente parte del governo di transizione di Kinshasa e che non è niente altro che la cassa di risonanza degli interessi di Kigali.

Ma anche attraverso ciò che il rapporto dell'Onu chiama le "reti di élite", che hanno organizzato un'economia di saccheggio nella regione dei Grandi Laghi con tentacoli a livello internazionale. "Ciò che manca forse, anche a livello internazionale, è la volontà politica di mettere in atto delle vere strategie di controllo di quel mercato che si vuole assolutamente libero per vincere ogni forma di concorrenza" commenta la " Rete per la pace in Congo" che continua a monitorare gli avvenimenti in Congo. [AT]

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Articolo originale al link
<http://unimondo.oneworld.net/article/view/117663/1/>http://unimondo.oneworld.net/article/view/117663/1/

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