"La nonviolenza non ha sconfitto Hitler..."



Luoghi comuni: "La nonviolenza non ha sconfitto Hitler e non sconfiggera' l'Impero della
globalizzazione neoliberista".

La mia risposta: Fu un popolo disarmato, il popolo dell'India, a sconfiggere la
forza di occupazione britannica. Fu la pratica nonviolenta a rovesciare
strutture razziste e ingiuste come quelle sfidate da Gandhi e King.
Ma persino di fronte a questi clamorosi successi, e all'infinita' di altri
che potrei citare, mi si dice: "Si', ha funzionato perche' gli Inglesi non
erano i nazisti, perche' i razzisti degli stati del Sud degli Usa non erano
nazisti. Se lo fossero stati...".
In primo luogo, non abbiamo modo di sapere se un'opposizione nonviolenta di
massa avrebbe o no sconfitto Hitler, per il semplice motivo che essa non e'
stata tentata.
Ma all'interno dell'Europa occupati dai nazisti abbiamo dei ben documentati
casi di successi nonviolenti.
Citero' ad esempio la Danimarca, dove la resistenza nonviolenta fu guidata
dal re in persona: egli comincio' con il dichiarare che se gli ebrei danesi
fossero stati forzati ad indossare la "stella di Davide" lui sarebbe stato
il primo a portarla. E quando i nazisti si mossero per arrestare e deportare
gli ebrei danesi, autorita' e popolazione del paese riuscirono a trasferirli
sani e salvi in Svezia nel giro di sole 48 ore.
In Bulgaria, la gente sedette sui binari dei treni e impedi' che essi
partissero con gli ebrei a bordo verso i campi di sterminio.
In Italia, si', proprio da noi, dei treni subirono misteriosi ritardi e
furono indirizzati sui binari "sbagliati", di modo che non arrivarono mai ai
campi.
In Norvegia, la protesta degli insegnanti fu in grado di contrastare la
nazificazione e potrei continuare.
L'altra parte della risposta concerne un mito, e cioe' che tutte le
nefandezze del nazismo siano senza paragoni. Sfortunatamente non e' cosi'.
La brutale dominazione belga del Congo ha ucciso svariati milioni di
africani. E c'era ben poco di "gentile" nella dominazione britannica
dell'India o in quello che la comunita' di colore statunitense dovette
soffrire.
L'ultima cosa che voglio mettere nella mia replica e' una verita': non tutte
le lotte si vincono. Non le vincono tutte ne' i pacifisti, ne' i terroristi,
ne' gli eserciti, ne' le corporazioni economiche.
La nonviolenza non vince sempre: e questa non e' una ragione per
abbandonarla, non piu' di quanto lo sia per i militaristi abbandonare le
armi ove esse falliscano.
La differenza e' che la nonviolenza non desidera la cancellazione e la morte
e la distruzione dei suoi avversari, ma un cambiamento radicale dell'intera
situazione. Una differenza non da poco.


Riflessioni a cura di Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it)


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Fonte: La nonviolenza è in cammino
Dalla stessa fonte proviene l'opuscolo MOMENTI E METODI DELL'AZIONE NONVIOLENTA
Si ringrazia Peppe Sini per il prezioso lavoro di documentazione, riflessione ed informazione realizzato con la rivista telematica "La nonviolenza è in cammino".

Per altre informazioni: Centro di ricerca per la pace di Viterbo
Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it