TUTTOSCUOLA NEWS n. 62



Notizie, commenti e indiscrezioni sul mondo della scuola.
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N. 62, 29 luglio 2002


SOMMARIO

1. Al via la sperimentazione della riforma per decreto
2. Orario flessibile, una scelta dei genitori
3. Ma la sperimentazione non si improvvisa
4. L'avvio immediato della  riforma:  il  piano  in  tre  mosse  della
maggioranza
5. Il blitz di mezza estate: un ordine del giorno che  vale  come  una
legge
6. Il parere del CNPI: la prova del fuoco
7. Il maestro quasi unico
8. La scuola dell'infanzia cambia look



1. Al via la sperimentazione della riforma per decreto

Colpo di scena in vista per  la  riforma  della  scuola.  Il  ministro
Moratti si preparerebbe a emanare nei prossimi giorni dei decreti  con
i quali si autorizza la sperimentazione  di  nuovi  ordinamenti  nella
scuola materna ed elementare gia' a partire dal prossimo settembre.
Tramontata ormai la possibilita' di vedere approvato anche solo da  un
ramo del Parlamento il testo del disegno di legge delega  prima  della
chiusura    estiva,   la   Moratti  passa  al  contrattacco  premendo
l'acceleratore sulla via della sperimentazione.
In base a quanto risulta a Tuttoscuola, sarebbero almeno due i decreti
ministeriali, in fase di avanzata elaborazione, che  regolamentano  la
sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e  di  nuovi  obiettivi
dei percorsi di  studio  predisposti  in  questi  mesi  dal  ministero
dell'istruzione con la consulenza del prof. Bertagna. Fonti autorevoli
del    ministero    affermano   di   ìnon  poter  confermareî  questa
indiscrezione. Ma  neppure  la  smentiscono,  condizionando  tutte  le
prossime iniziative a un via libera della maggioranza.
I due decreti su scuola dell'infanzia e scuola  elementare  dovrebbero
essere sottoposti d'urgenza al parere del  Consiglio  nazionale  della
pubblica istruzione (CNPI) per essere  operativi  in  vista  dell'anno
scolastico 2002/2003. Una corsa contro il tempo.
Come   cambierebbe  (sperimentalmente)  la  scuola  primaria  gia'  da
settembre? I ìnuoviî programmi Bertagna si ispirano  ad  alcuni  degli
aspetti piu' innovativi del disegno  di  legge  governativo:  anticipo
dell'eta' di iscrizione (il limite per compiere i 3  o  i  6  anni  e'
stato   fissato  al  28  febbraio  2003),  introduzione  nella  scuola
elementare della figura del maestro ìprevalenteî (con  funzioni  anche
di coordinatore  e  tutor),  forte  personalizzazione  dei  curricoli:
l'orario individuale degli allievi dell'elementare potra'  variare  da
un minimo di 891 ore annuali fino a 1300.


2. Orario flessibile, una scelta dei genitori

Si apre insomma la strada alla flessibilita' dell'orario  di  lezione.
La scelta tra le diverse  opzioni  derivera'  dall'interazione  tra  i
genitori, l'alunno e il docente tutor.
Le proposte allo studio infatti sembrano del tutto  nuove,  non  tanto
per la durata minima o massima prevista dell'orario delle scuole  (non
molto diversa da quella attuale), quanto per la facolta' rimessa  alle
famiglie di scegliere il tempo-scuola desiderato.
Sembra di capire che a determinare i tipi di orario saranno  dunque  i
genitori e non la scuola. Oggi capita  esattamente  il  contrario:  la
scuola, attraverso gli organi collegiali di istituto, decide la durata
degli orari di funzionamento settimanale, a  cui  le  famiglie  devono
adeguarsi.
Attualmente alle famiglie e'  consentita  solamente  la  scelta  nella
scuola elementare tra tempo pieno e  tempo  normale  (ovviamente  dove
entrambe le formule organizzative sono presenti).
L'elemento dirompente del progetto complessivo sembra  essere  proprio
lo spostamento del baricentro del servizio formativo dall'offerta  (le
scuole) alla domanda (gli alunni e le famiglie): la scuola, attraverso
la figura del maestro prevalente - che svolge compiti di  coordinatore
(degli altri docenti) e di orientamento (come tutor dell'alunno) -  si
preoccupa di disegnare il ìvestito su misuraî per il bambino. E lo  fa
con la collaborazione e in base alle scelte dei genitori.
Un progetto di indubbio fascino, che rappresenterebbe una  rivoluzione
copernicana per il sistema formativo italiano. Proprio per questo,  e'
ragionevole ritenere che richieda modalita' complesse di attuazione  e
tempi lunghi. E opportuna sembra a riguardo la decisione di testare il
progetto con delle sperimentazioni. L'interrogativo e' invece sul come
questa sperimentazione possa essere avviata  a  distanza  di  un  mese
(agosto) dall'inizio dell'anno scolastico.


3. Ma la sperimentazione non si improvvisa

Proviamo a  immaginare  le  condizioni  di  fattibilita',  i  passaggi
necessari per mettere in atto una sperimentazione organica. Di  norma,
sono necessarie almeno due fasi.
Fase   di  preparazione  (1-2  mesi):  innanzitutto  l'Amministrazione
scolastica provinciale e regionale valuta  la  portata  dei  progetti,
espone i  limiti  di  spesa  per  eventuali  assunzioni  e  misure  di
accompagnamento, dandone informazione alle istituzioni scolastiche.
Il progetto sperimentale viene portato a conoscenza  degli  insegnanti
che lo esaminano, ne valutano la fattibilita' e gli effetti,  per  poi
deliberare in collegio docenti l'adesione di massima.
Immediatamente dopo, va data  adeguata  informazione  dell'ipotesi  di
sperimentazione    alle   famiglie,   utilizzando  i  diversi  canali
informativi previsti (assemblee e depliant informativi, ecc.).
Il consiglio di istituto  delibera  l'adesione  alla  sperimentazione,
avviandone l'organizzazione di attuazione.
Fase di organizzazione (1-2 mesi): il  collegio  docenti,  sulla  base
della delibera del consiglio di  istituto  e  dei  criteri  da  questi
eventualmente definiti, predispone la programmazione didattica per  le
classi che aderiscono al progetto sperimentale, e delibera  iniziative
di formazione professionale e di preparazione degli insegnanti.
Contestualmente i genitori esprimono individualmente  le  opzioni  del
tempo-scuola di gradimento.
Sono trascorsi, in condizioni normali, come  minimo  due-tre  mesi,  e
solo    allora   si  puo'  passare  alla  fase  di  attuazione  della
sperimentazione. Senza considerare  il  necessario  coinvolgimento  di
altri soggetti istituzionali, a cominciare dai Comuni, che ad  esempio
riguardo agli anticipi hanno gia' espresso forti riserve.
Ma in questo caso la volonta' potrebbe  essere  quella  di  partire  a
tutti i costi da settembre. Con decisione, ma non senza temerarieta'.


4. L'avvio immediato della  riforma:  il  piano  in  tre  mosse  della
maggioranza

La riforma e' bloccata?  E  allora,  avanti  con  la  sperimentazione.
Sembra quindi questa la nuova strategia avviata dal ministro Moratti a
seguito    delle    ulteriori   complicazioni  intervenute  nell'iter
parlamentare della riforma, la cui approvazione da  parte  del  Senato
non avverra', nella migliore delle ipotesi, prima della fine del  mese
di settembre. La legge dovra' poi passare all'esame della Camera, dove
non avra' vita facile.
Vediamo allora qual e' il piano messo a punto  dalla  maggioranza  per
rispondere a chi accusava il Governo  di  stallo  totale  in  tema  di
scuola. Le manovre sono iniziate in  sordina  nei  giorni  scorsi  con
l'approvazione   in  commissione  Istruzione,  mercoledi'  24  luglio,
dell'emendamento Asciutti, in base al  quale  l'iscrizione  anticipata
puo'    avvenire  ìsecondo  criteri  di  gradualita'  e  in  forma  di
sperimentazioneî.
Subito dopo la maggioranza  presenta  in  commissione  Istruzione  del
Senato riunita in sede referente un ordine del giorno con il quale  si
invita il Governo a  promuovere  gia'  dal  prossimo  anno  scolastico
iniziative sperimentali sui principali punti della  riforma  delineata
nel    disegno    di    legge    delega    (
http://www.tuttoscuola.com/ts_news_62-1.doc ).
E' il segnale per la Moratti di  via  libera  della  maggioranza  alla
sperimentazione, che verrebbe messa in atto in gran fretta con decreti
riguardanti    il   funzionamento  delle  prime  classi  della  scuola
dell'infanzia ed elementare.
Il puzzle della sperimentazione della riforma Moratti si riempie cosi'
di un altro tassello. Il versante dell'istruzione secondaria  e  della
formazione professionale  e'  gia'  coperto  dalle  intese  con  sette
regioni  (alle  quali  si  aggiungera'  anche  il  Veneto,  come  gia'
anticipato da Tuttoscuola 15 giorni fa). Ecco  ora  profilarsi  quello
della scuola di base.


5. Il blitz di mezza estate: un ordine del giorno che  vale  come  una
legge

Dopo aver  puntato  nei  mesi  scorsi  a  fare  bottino  pieno,  cioe'
all'approvazione parlamentare  dell'intero  progetto  di  riforma,  il
ministro Moratti ripiega in extremis sulla sperimentazione:  un  blitz
di mezza estate per uscire dalla gabbia nella quale la stringevano  la
lentezza dell'iter parlamentare della sua riforma e la difficolta'  di
far    quadrare   i   conti  dell'istruzione,  tenuta  sotto  stretta
osservazione da Tremonti.
Una decisione che non passa inosservata sul  piano  politico  come  su
quello organizzativo.
Sul primo fronte, essendo improbabili significativi  passi  avanti  al
Senato   prima  della  chiusura  estiva,  vorrebbe  dire  avviare  una
sperimentazione di grande portata sulla base di un semplice ordine del
giorno (un atto privo di forza giuridica) presentato dalla maggioranza
in commissione Istruzione. C'e' da registrare che ancora una volta  il
Parlamento non e' capace di trovare  un'intesa  su  un  tema  come  la
scuola, che dovrebbe essere ìbipartisanî per definizione.


6. Il parere del CNPI: la prova del fuoco

Se i decreti  saranno  varati,  il  ministro  Moratti  li  sottoporra'
preventivamente al CNPI. Dopo la bocciatura ad aprile del  disegno  di
legge delega da parte  dall'organo  di  rappresentanza  che  lo  aveva
ricevuto a giochi ormai fatti, questa volta la Moratti sembra  infatti
volersi premunire.
Ed essendo il CNPI espressione della scuola reale la sua analisi  puo'
concorrere a consolidare i contenuti della decisione. Certo,  i  tempi
ristretti a disposizione giocano contro un esame approfondito.
Passando    alle   considerazioni  sul  piano  organizzativo,  bisogna
innanzitutto distinguere se a settembre la sperimentazione partira' in
poche scuole  laboratorio,  o  se  si  mira  a  renderla  diffusa  sul
territorio da subito. Nel primo  caso,  tutta  quest'operazione  cosi'
affrettata rischierebbe di assumere  il  sapore  di  un  tentativo  di
salvare la faccia al Governo per il mancato avverarsi di  quanto  piu'
volte annunciato: l'avvio di un nuovo modello gia' dal  prossimo  anno
scolastico. Nel secondo caso ci sarebbe da preoccuparsi seriamente per
il caos che si potrebbe generare tra poche settimane, a  cominciare  ñ
se verra' confermata la partenza da  subito  degli  anticipi  ñ  dalla
riapertura delle iscrizioni in pieno agosto.
Resta il fatto che se la scelta di  lanciare  iniziative  sperimentali
fosse stata fatta qualche mese fa (almeno entro aprile o maggio),  ora
l'attuazione sarebbe meno affannosa. Con i genitori sotto l'ombrellone
e le segreterie delle scuole chiuse,  sara'  piena  emergenza.  E  una
sperimentazione del genere non si improvvisa. Cosi' rischia di nascere
priva di spinta propulsiva.


7. Il maestro quasi unico

Per un secolo in  Italia  la  differenza  strutturale  tra  la  scuola
elementare e gli altri ordini di scuola l'ha fatta l'insegnante unico.
Agli inizi degli anni '70 l'esperienza di tempo pieno ha rotto  questo
tabu' e ha portato al raddoppio degli insegnanti di classe.
A meta' degli anni '80,  in  vista  della  riforma  degli  ordinamenti
dell'elementare,   l'allora  ministro  Falcucci  propose  di  inserire
maestri specialisti  a  sostegno  del  maestro  di  classe,  in  forma
satellitare.
L'idea non passo' e si previde invece  con  la  riforma  del  1990  di
costituire    un   team  di  tre  docenti  per  classe  con  orario  e
responsabilita' paritarie.
Nelle prime due classi dell'elementare, tenendo  conto  proprio  delle
proposte Falcucci, si dispose  tuttavia  che  di  norma  vi  fosse  un
insegnante con orario prevalente rispetto agli  altri  due  del  team.
Doveva essere la regola e invece  divento'  l'eccezione,  perche'  gli
insegnanti preferirono in molti casi, anche dietro  spinte  sindacali,
rinunciare al prevalente e confermare  anche  nelle  prime  classi  il
docente paritario.
A situazione che sembrava consolidata, il  prof.  Bertagna  lo  scorso
autunno,   in  vista  degli  Stati  generali,  ripropose  l'insegnante
prevalente,    molto   prevalente,  quasi  unico.  Che  ora  verrebbe
sperimentato.
In prima classe dovrebbe coprire 20-21 ore  delle  27  (minime)  o  30
(massime) settimanalmente previste. In 2.a e 3.a classe avrebbe  16-18
ore. Gli altri docenti, con un ruolo da specialisti,  coprirebbero  le
restanti ore e altre eventuali legate ai laboratori.
Il maestro prevalente avrebbe la diretta responsabilita' della  classe
(come era una volta per il  maestro  unico);  a  lui  dovrebbero  fare
riferimento esclusivo i genitori degli alunni.
Si tratterebbe dunque di  una  riforma  non  attesa  che  andrebbe  ad
annullare oltre un decennio di scuola  dei  moduli.  Quante  scuole  e
quanti insegnanti avranno voglia di sperimentarlo?


8. La scuola dell'infanzia cambia look

Da indiscrezioni della stampa nazionale emergono interessanti  novita'
anche sulla scuola dell'infanzia, e non solo per  la  questione  della
flessibilita' di orario con diritto di scelta delle famiglie.
Una  delle  novita'  piu'  significative  viene  dalla  previsione  di
abbassare, nelle sezioni  dei  bambini  piu'  piccoli,  il  numero  di
bambini per docente che attualmente e' di 12,8 e anche  il  numero  di
bambini per sezione, che attualmente e' di 23,4.
Per le sezioni dei  piu'  piccoli,  che  dovrebbero  comprendere,  per
effetto degli anticipi, anche bambini di due anni e mezzo  di  eta'  a
settembre, si prevede un rapporto di un insegnante ogni 8-10 bambini e
un numero medio di bambini per sezione tra i 16 e i 20.
Se si considera che le sezioni  dei  bambini  piccoli,  interessati  a
questo abbassamento dei rapporti, sono in tutta Italia circa 13  mila,
che accolgono attualmente circa 304 mila bambini,  per  rispettare  il
nuovo rapporto bambini/sezione  dovrebbero  essere  istituite  tra  le
2.200 e le 6.000 nuove sezioni, con conseguente  assunzione  di  nuovi
insegnanti di sezione (senza contare gli eventuali di sostegno) per un
totale oscillante tra le 4.400 e le 12.000 unita' (per una spesa annua
compresa tra i 114 e i 310 milioni di euro).
Questi insegnanti, come i loro 26 mila colleghi gia' in servizio nelle
sezioni   dei  piccoli,  dovrebbero  essere  adeguatamente  formati  e
preparati con adeguata nuova competenza professionale.
Risorse per queste nuove assunzioni e per la formazione  professionale
dei docenti per i piu' piccoli non ne sono  previste  nel  disegno  di
legge di riforma; anzi, la commissione bilancio del Senato ha previsto
che    si  debba  fare  con  i  fondi  gia'  stanziati,  e  gravemente
insufficienti, per gli anticipi nella elementare.
La credibilita' di questa riforma della scuola dell'infanzia,  oggetto
degli studi ministeriali e pronta all'avvio sperimentale, passa  anche
e soprattutto da un significativo stanziamento di nuove risorse.


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