riflessione sull'ilva.



RIFLESSIONI SULL'ILVA.
di andrea agostini
 
Vorrei premettere alcune cose: innanzitutto queste mie riflessioni sono un work in progress sulla questione ilva e sono mie personali non intendo rappresentare con questo mio scritto il pensiero nazionale e locale della associazione di cui sono un dirigente locale che sostanzialmente condivido. Infine non intendo per ora entrare nel merito del Decreto messo a punto dal Consiglio dei ministri perchè non solo non ne ho il testo definitivo, ma anche perchè trattandosi di questioni giuridiche e costituzionali lascio a persone più qualificate di me il giudizio e le eventuali azioni conseguenti.
 
Vorrei partire dal constattare che non e' mai successo che come nel caso Ilva si scontrino con grandissimo rilievo due diritti ambedue costituzionalmente sanciti : quello al lavoro e quello alla salute. Mi rendo conto anche che trovare una soluzione a questa dicotomia è molto difficile.
Pero' cercherei di partire da alcuni dati: secondo le stime del sindacato una operazione complessiva di ristrutturazione e ambientalizzazione della fabbrica di Taranto costerebbe una cifra non inferiore ai 3.000 milioni di euro. Sempre dalle stesse fonti apparirebbe che il gruppo Riva abbia una disponibilità finanziaria tra liquidità ed accesso al credito di circa 1000 milioni di euro. Non entrando nel merito della valutazione delle politiche industriali, finanziarie e dei numerosi reati imputati al gruppo, appare evidente che una possibile risoluzione ottimale non è raggiungibile senza un investimento molto oneroso ( 2000 milioni di euro ) da parte di terzi ( diciamo lo stato ) , finanziamenti che in questo quadro giuridico sarebbero anche certamente vietati dall'Unione Europea che vieta sovvenzioni di questo tipo.
Inoltre e' altrettanto chiaro che in caso di efficentizzazione della azienda ci troveremo di fronte a un abbattimento occupazionale nell'ordine del 30% degli addetti attuali che si troverebbero non più in organico in una azienda altamente automatizzata.
Dico questo perchè questo è cio' che avverra' a Genova. Quando tra due anni scadranno i contratti di solidarieta', grazie agli interventi impiantistici fatti, ci saranno 500 lavoratori che non troveranno più posto nella pianta organica della fabbrica. E anche qui siamo intorno al 30% della forza lavoro attualmente impiegata.
Quindi se tutto andasse bene , se Riva investisse tutti i soldi che ha, lo stato ne aggiungesse una cifra pari al doppio ci troveremmo difronte a un abbattimento all'incirca pari al 30% della occupazione.
Infine porrei un altro problema. Ritengo che la produzione di semilavorati e di laminati piani di base sia una produzione che , seguendo le regole, non ha più nessuna speranza di sopravvivere in Europa, troppo poco il valore aggiunto, troppo alto il costo di produzione rispetto ai concorrenti cinesi e coreani che certamente non intendono adeguarsi alle leggi europee in campo lavorativo e ambientale ( ne l'Europa glielo chiede ). Ci troveremmo quindi davanti ad un enorme investimento che porterebbe a una fortissima contrazione occupazionale e che produrrebbe un prodotto fuori mercato. In sostanza soldi buttati via.
Appare evidente a me, ma ne sto riflettendo che senza un piano industriale nazionale del comparto della siderurgia ( che il governo non ha prodotto e non ha intenzione di produrre ) molti impianti siderurgici italiani saranno chiusi in forte passivo ( penso alla Ferriera di Servola, alla accierie di Piombino e ad altri siti ). Senza una attenta regia che sposti investimenti e occupazione su prodotti ad alta remunerazione ( e' il caso dell'Arinox di Sestri levante per restare in casa nostra che produce profitti e occupazione in aumento nel rispetto delle norme lavorative ed ambientali ) il nostro sistema siderurgico è destinato almeno per una larga parte a sparire vittima del mercato, della delocalizzazione, come del resto sta già avvenendo in francia ed inghilterra. In piu' essendo molti proprietari esteri e/o poco solvibili il rischio di trovarci con buchi neri ambientali sparsi su tutto il territorio italiano è più che una provabilita'.
Non mi pare pero' che questo governo e le forze che si stanno candidando a governare l'Italia dopo la prossima tornata elettorale abbiano nei loro programmi ne un piano sulla siderurgia, ne uno sull'energia, ne uno sul recupero dei territorio. Non parlo ovviamente delle varie e colorate affermazioni spot-demagogiche , ma di piani fatti da esperti del settore con il sostegno di risorse economiche certe. Non mi pare per intenderci che nessuno dei candidati pensi a titolo di esempio di non acquistare più aerei da caccia di ultima generazione per destinare le risorse alla scuola, all'occupazione, alla difesa del territorio. Credo invece che solo partendo da un governo attento alla cosa pubblica, alle sue risorse e alla definizione di chiare priorità nelle scelte in piena trasparenza e condivisione si potrà portare il nostro paese - e non solo - fuori dalle secche e dal governo da parte delle lobbies come è stato negli ultimi decenni.
 
Andrea Agostini