scolmo o non scolmo?



 

Scolmo o non scolmo?
 
In altre occasioni ci siamo espressi in maniera negativa sulla proposta dello scolmatore del Bisagno.
In primo luogo questa proposta tende a far credere alla popolazione che una ennesima super opera risolvera' in maniera definitiva un problema che purtroppo non è idraulico  e neanche urbanistico, ma scquisitamente politico.
La responsabilità prima dei guai nel nostro territorio e' tutta a carico degli amministratori e dei tecnici che si sono prestati che nei decenni hanno fatto le peggiori nefandezze ( e ancora le fanno ) in favore di speculazione fondiaria e immobiliare.
Aver permesso in un'area come il Fereggiano di costruire e di infilare in quelle case migliaia di persone e poi di aver fatto strade e poi muraglioni e poi asfaltature impermeabilizzanti e quanto altro di peggio e contrario da sempre a qualunque logica tecnica e culturale del territorio e' un reato almeno dal punto di vista culturale che dovrebbe costare se io non fossi un convinto pacifista la pena di morte. Sull'altare di quella pazzesca e divoratrice voglia di far quattrini sulla pelle delle persone si e' andati avanti distruggendo un territorio già fragile di per se a botte di permessi, varianti, violazioni di tutti i principi della buona cura del territorio. Non parliamo poi di controlli, di abbattimenti, di assunzione di responsabilita' e di denunce da parte delle amministrazioni, dei tecnici, delle agenzie di controllo.
Senza quella immensa opera di distruzione di un territorio, di una cultura dei diritti e dei doveri non saremmo qui a piangere i morti e vi dico, visto che quella cultura sta continuando a dominare, di morti inevitabilmente ce ne saranno molti altri.
In questo senso lo scolmatore va bene a tutti, è una grande opera mangia soldi, permette di fantasticare di una sicurezza che non ci sara' mai, permette nel frattempo di autorizzare tutto il posibile e di controllare e sanzionare un bel niente.
 
Per parlare pero' di scolmatore, perchè e' giusto comunque confrontarsi, c'è bisogno di alcuni passaggi ineludibili, passaggi che come al solito si stanno cercando di bajpassare con attente politiche di marketing.
 
Ora, l'onesta' intellettuale di molti, tecnici, amministratori e giornalisti li vincolerebbe prima di proporre soluzioni a chiarire PREVENTIVAMENTE , alcune cose:
1) i costi.
Il progetto a suo tempo presentato oltre che pieno di buchi tecnici e' anche basato su un conto economico risibile e comunque viene proposto con oscillazioni di decine di milioni di euro che non sono soldi di chi propone , ma soldi pubblici e la differenza di decine di milioni di euro per un'opera non sono bruscolini.
Oggi il costo di quell'opera è molto piu' alta per ragioni tecniche, per vincoli giuridici, per costi del lavoro.
 
2) Analisi del territorio.
Sotto terra nessuno sa quello che c'è , le carotature fatte a suo tempo sono comunque obsolete e comunque anche allora erano molto parziali e parlare di un'opera senza sapere di cosa si troverà negli scavi annulla qualsiasi credibilità tecnica ed economica degli enuncianti
 
Non esiste una analisi statica delle aree soprastanti al proposto tunnel, aree densissimamente abitate, piene di rivi sotterranei di cui non si conosce neanche il percorso. Aspettiamo che comincino i crolli o che qualche rivo sotteraneo sconosciuto allaghi tutto o ci siamo da fare per predisporre i necessari studi? Non pare proprio. Solo per citare un esempio. Il rio delle rovare che non scorre piu' nel suo alveo tombinato - causa ostruzioni e crolli - dove scorre? Dove va a finire quella massa d'acqua? Vogliamo scoprirlo a cantieri aperti?
 
3) I costi del progetto esecutivo.
Quanto costa predisporre tutto questo lavoro preliminare e quelle opere di mitigazione necessarie a salvaguardare l'incolumita' pubblica per il tempo necessario. E ne vale la pena in un rapporto di costi e benefici? Mi permetto di dubitarne e di ritenere i proponenti cosi' attenti al marketing piu' interessati ad altri aspetti che non quello che dovrebbe essere prevalente: l'interesse pubblico.
 
4)Infine i finanziamenti.
Non ci sono soldi? Nessun privato ci vuol mettere una lira? E allora arrivano i nostri, i bot comunali. Cioe' il comune si dovrebbe indebitare con le banche per centinaia di milioni di euro emettendo bot garantiti dalle sue proprietà immobiliari. Cioe' se va bene ok, se va male la scuola di mia figlia diventa un palazzo di residenze e le lezioni mia figlia o se le paga o se le fa in piazza tra un parcheggio di moto e uno di automobili. Si perchè se uno emette i bot poi deve anche guadagnare per restituire con gli interessi ai sottoscrittori. E dove li prende i soldi il comune? Ma ovviamente dalle tasse. Quindi vediamo: ci guadagnano le banche che garantiscono le emissioni, ci guadagnano i tecnici che progettano la grande opera, ci guadagnano le imprese che la costruiscono. I cittadini sono chiamati a pagare con le tasse un'opera che ci stanno già vendendo con intenso marketing ma che è tutta sulle nuvole.
 
E' una storia già vista, gia detta, gia recitata mille volte in italia. Ma noi dobbiamo continuare a crederci e a pagare?
 
Andrea Agostini
Presidente Circolo Nuova Ecologia Legambiente Genova
 
Nessuno sa dire - e visto i punti precedenti - e' fin troppo ovvio, quanto durerebbe il lavoro. In tutto questo tempo si pone un problema di interventi di mitigazione che non possono essere pensati solo in termini di protezione civile , vanno fatti degli interventi per garantire la sicurezza dei cittadini, almeno delle persone , non dico di case , negozi o imprese e.