la recessione è globale



Joseph Halevi: "La recessione è globale"
Domenica 15 Aprile 2012 
  
 
"La recessione è globale"
Cinzia Gubbini intervista Joseph Halevi

Mercati a picco, lo spread italiano volta a 400 punti. Che cosa è accaduto? Non eravamo in una botte di ferro dopo le politiche di Monti? Lo chiediamo al'esperto del manifesto, Joseph Halevi. Via Skype.


cinziagubbini: Ciao Joseph, lo spread oggi vola di nuovo. Quota 400. Ma non era tutto apposto dopo le riforme di Monti? (ce la raccontano così...)

joseph halevi: Veramente Monti c'entra poco, mentre Draghi c'entra moltissimo. Gli spread sono calati quando Draghi ha deciso di aprire i rubinetti della liquidità, ora anche questa droga si sta esaurendo.

cinziagubbini: Dunque il nostro paese più forte, più credibile, non ha alcun tipo di influenza sull'andamento dei mercati?
 
joseph halevi: Non é più forte, questa é una finzione mandata avanti dai politici e dai loro governanti tecnici. Non ha influenza, punto e basta.

cinziagubbini: Quindi lo spread si sta rialzando perché di nuovo c'è crisi di liquidità?

joseph halevi: Non penso che sia per questo. E' che le aspettative recessive stanno investendo tutta l'Europa malata e lambiscono la Germania, si cumulano con il fatto che la Cina non tira come dovrebbe sebbene questa era una chimera sin dall'inizio.

cinziagubbini: Dunque, una volta tanto, i mercati rispondono a una reale difficoltà economica?

joseph halevi: Da un po' di tempo i mercati hanno ragione, direi da circa un anno. Vi sono due aspetti: andamenti quotidiani in cui i mercati finanziari e le società hedge cercano di lucrare, poi vi sono le loro valutazioni, diciamo strutturali e il quadro é molto più realistico.

cinziagubbini: Quindi quella di oggi è una "botta" di realismo?

joseph halevi: Sì perché sia dagli Usa che dalla Cina le notizie non sono buone, per la Cina il quadro é più complesso in quanto é la Cina che mostra che il sistema capitalistico si sta mordendo la coda in modo cannibalesco.

cinziagubbini: Infatti la principale imputata del ribasso dei mercati di oggi è proprio la Cina. Ma perché?

joseph halevi: Dunque sia perché le esportazioni cinesi sono diminuite su base mensile, soprattutto verso l'Europa, sia perché le importazioni effettuato dalla Cina hanno subito un rallentamento. Nel primo caso il messaggio é: la domanda non tira quindi la dinamica dell'export cinese rallenta e ciò ridurrà la crescita cinese la quale ridurrà le importazioni della Cina  dal resto del mondo, acuendo la carenza di domanda globale.

cinziagubbini: Già adesso, da quello che dici, le importanzioni della Cina sono rallentate...

joseph halevi: Inoltre i mercati finanziari, soprattutto quelli di Londra, New York, Chicago futures e Nikkei (Tokyo) si reggono sulla bolla cinese che é enorme. Fino ad oggi i cinesi hanno finanziato la bolla ma se la loro crescita diminuisce questo sarà più difficile.

cinziagubbini: Visto che la stiamo vivendo in diretta, ci spieghi esattamente cos'e' la bolla cinese?

joseph halevi: Una enorme bolla speculativa: in Cina ci sono città nuove di zecca completamente vuote, città con più aeroporti e con collegamenti ad alta velocità che aumentano la capacità già di per se eccedentaria degli aeroporti. Il tutto veine finaziato con erogazione di denaro da parte della banca centrale verso il sistema bancario. La bolla é stata ampliata a dismisura con la politica anticiclica varata nel novembre del 2008 per sfuggire dalla recessione meondiale. Ci sono riusciti rimanendo bolla-dipendenti ed hanno tirato sé il Brasile, l'Australia, l'Argentina e una grande fetta degli Usa, nonché l'industria tedesce e dei paesi nordici dell'Europa.

cinziagubbini: Nooo, aspetta e che significa? Ce lo devi spiegare meglio: il problema è che tutto viene finanziato dalla banca centrale cinese ma la produzione non tiene testa all'espansione del paese? E che c'entrano con questo il Brasile e gli Stati uniti?

joseph halevi: La banca centrale cinese ha una politica di denaro facile, diciamo à la Draghi ma moltiplicato per tantissime volte. La produzione sopravanza la domanda del paese e dipende in effetti dalle esporatzioni che determinano anche una grossa fetta degli investimenti interni. Australia, Brasile, Argentina, Usa soprattutto gli Stati che vanno dal midwest ad ovest, esportano materie prime in quantità crescenti. Considera che la Cina produce oltre 700 milioni di tonnellate di acciaio e olltre 1,2 miliardi di tonnellate di cemento, oltre seicento milioni di cellulari ecc. Ecco da dove viene la domanda di materie prime che sono un elemento centrale nella formazione dei prodotti finanziari derivati.

joseph halevi: Il fatto nuovo dal 2006 in poi é la crescente integrazione del midwest e del west Usa nel ciclo cinese.

joseph halevi: Queste cose sono poco capite in paesi come Italia e Francia mentre lo sono di più in Germania ed assolutamente in Gran Bretagna

cinziagubbini: Però adesso anche la Cina esporta di meno, perché la domanda ovunque diminuisce...e quindi diminuisce anche la loro domanda di materie prime

cinziagubbini: e quindi tutto si blocca, giusto?

joseph halevi: Più o meno é così. Ma bisogna cogliere l'assurdità di questo processo. Infatti se la Cina esporta con gran successo, come é avvenuto fino al 2008, contribuisce ai cosiddetti squilibri nelle bilance dei pagamenti tra le varie zone del mondo. Finalmente oggi c'è un consenso tra gli economisti, perfino quelli delle banche, che tali squilibri sono stati fattori importanti nell'esplosione e propagazione della crisi. Se però la Cina non esporta quanto prima le cose si fermano.

cinziagubbini: Perché se esporta contribuisce agli squilibri? Se esporta vuol dire che c'è domanda...no?

joseph halevi: Se esporta senza accumulare eccedenze hai ragione tu. Ma se esporta come come la Cina sta facendo assieme alla Germania ed altri pochi paesi, accumulando eccedenze allora crea i suddetti squilibri oltre che ad indebolire la domanda interna dei paesi verso i quali registra le eccedenze maggiori.

cinziagubbini: Scusa la mancanza di basi, ma che vuol dire accumulare eccedenze?

joseph halevi: Vendi più di quanto compri.

cinziagubbini: Ok, e la situazione degli Usa?

joseph halevi: Con la Cina dentro gli Usa devono essere valutati per parti. Una componente riparte male e debolmente ed é la componente che ora sembra dominare. In genere questa situazione si riferisce agli stati della costa atlantica e di vecchia indutrializzazione nonché la California. Invece vi sono stati che alimentano la crescita cinese e dipendono da essa: sono quelli che producono materie prime e derrate alimentari. Essi si tirano dietro anche zone di stati industriali che producono i macchinari agricoli e quelli per l'estrazione e delle materie prime. Sugli Usa grava anche il fatto che le finanze di una gran parte degli Stati sono in uno stato catastrofico e non usufruiscono dell'appoggio della federal reserve come  invece accade per il governo federale.

cinzia gubbini: Le cose di cui ci parli si riferiscono a questioni strutturali. Per risolverle non basta "solo" decidere nuove regole per i mercati finanziari, come la Tobin Tax. Di fronte a questa ondata recessiva che investe Cina e Stati Uniti, cosa dovrebbe fare, secondo te, l'Unione europea?
 
joseph halevi: Il cuore della recessione é in Europa, é l'Europa dell'euro che la genera con le sue demenziali politiche fiscali. Quindi l'Europa genera il male, non lo subisce. Ora però dato che l'Europa é in crisi paesi come la Germania e quelli del nord e, stupidamente, anche l'Italia (Marcegaglia) pensano che le esportazioni verso la Cina e gli Usa (vedi la Germania il cui export aumenta specialmente verso la Cinausa) possano più che controbilanciare la crisi della domanda europea. Se Cinausa rallenta, questa scommessa, già rischiosa, viene persa.