quattro domande sul parco degli erzelli ( non avrei saputo fare meglio n.d.r.) e una postilla mia.....



dal secoloxix di sabato 11 febbraio 2012
 
QUATTRO DOMANDE SUL PARCO DEGLI ERZELLI
UMBERTO LA ROCCA
1 Parco scientifico-tecnologico sulla collina degli Erzelli può essere una manna per Genova. Può essere uno strumento per far crescere la ricerca avanzata nella nostra città, per trattenere imprese che andrebbero altrove e per at-trarne di nuove, per riqualificare una parte del ponente cittadino. Lo abbiamo detto chiaro in passato, prendendoci la briga di criticare chi traccheggiava per interessi di bottega, e ne siamo ancora convinti. Sarebbe quindi positivo se i fondi pubblici destinati a Ericsson e Siemens venissero davvero sbloccati e il progetto potesse andare avanti. Ma ci sono alcune domande fondamentali alle quali il ministero della Ricerca, la Regione Liguria e l'Università devono rispondere con trasparenza e in modo convincente. Domande che non possono essere aggirate proprio da chi vuole vedere nascere Erzelli e vuole anche vederlo crescere bene.
Primo: i soldi destinati alle due aziende private devono, così è stato detto, finanziare la ricerca che esse svilupperanno assieme all'università genovese; esiste un piano scientifico dettagliato, analogo a quelli attorno ai quali sono stati costruiti per esempio il Politecnico di Torino e il Parco di Milano, che definisca i campi nei quali questa ricerca verrà condotta, i progetti che verranno sviluppati, il timing e le sinergie tra pubblico e privato che sono la vera ricchezza del progetto Erzelli?
Secondo: è previsto che i fondi siano erogati dal momento in cui il progetto di ricerca congiunta potrà partire concretamente, cioè quando l'università sarà davvero a Erzelli, e non prima?
Terzo: è previsto un board tecnico-scientifico del parco, un organismo nel quale siano presenti oltre a Ght e ai gruppi privati anche l'università e personalità indipendenti che abbiano sufficiente esperienza internazionale per condurre a buon fine l'operazione?
Quarto: esiste un documento strategico che valuti le possibilità concrete di attirare ad Erzelli altre imprese che sviluppino nel parco attività di ricerca e che identifichi quali settori industriali vale la pena di aggredire?
SEGUE »15
IL COMMENTO
QUATTRO DOMANDE SUL PARCO DEGLI ERZELLI
dalla prima pagina
Qui non si tratta di sapere se gli studi dei professori universitari debbano essere un po' più ariosi oppure no, ma di porre questioni che riguardano il successo stesso del parco. Ignorarle o cercare di aggirarle significherebbe trasformare quello che è un progetto ambizioso e
affascinante in un insediamento dove convivono la facoltà di ingegneria, alcune aziende foraggiate con i nostri soldi (e a quel punto non si spiegherebbe più perché), un certo numero di abitazioni private, qualche esercizio commerciale, una caserma dei carabinieri e così via. Una accanto all'altra    e
ognuna per conto suo. Un nuovo quartiere di Genova con un insediamento industriale significativo. Mattone, in-
CLAUSOLA Il buon affare di pochi sia un affare pertutta la città
somma. Ben costruito magari, ma mattone.
Finora con Erzelli hanno fatto buoni affari Aldo Spinelli, che ha venduto bene le aree che possedeva; Carlo Castellano che, grazie a un provvidenziale cambio di destinazione d'uso dell'area sulla quale sorge il vecchio stabilimento di Esaote, potrà cederlo con soddisfazione; le Coop, che probabilmente lo acquisteranno e in quell'area potranno aprire il supermercato che volevano a Sestri; e buoni affari faranno anche Ericsson, Siemens e Ght.
Per carità, tutto bene. A una sola condizione: che faccia un buon affare anche Genova.
UMBERTO LA ROCCA
mia postilla
 
ma è mai possibile che in tanti anni rappresentanti istituzionali di governo, regione, provincia, comune, non si siano mai posto questo problema e così pure i responsabili tecnici. Deve venire un ministro tecnico, un giornalista, e un ambientalista a dirci che è solo fumo, che non c'è arrosto?
E le notevolissime risorse umane, e le varianti al piani territoriali, e e soldi spesi e quelli impegnati pubblicamente ( e ovviamente non utilizzabili per altre destinazioni )?
Quando io per primo e poi molto più autorevolmente Renzo Piano abbiamo criticato il progetto non è che a qualcuno è venuto un dubbio?
Speriamo che almeno la magistratura chieda i conti di questo sperpero e di questo disastro ambientale in atto.
 
andrea agostini