trattati come ( e con ) polli alla diossina




Trattati
come polli


Nella scorsa settimana o forse negli scorsi mesi è stata ritrovata nelle
uova prodotte in diversi impianti tedeschi in misura molto forte. Così sono
stati chiusi 4.700 impianti di produzione di uova e polli nonché porcilaie,
temendo un possibile contagio tra le due filiere agroindustriali...

 La diossina non esisteva in natura, avendo origine dalla combustione di
spazzatura e di residui industriali chimici. Ora esiste. Oltre tutto è
difficile liberarsene perché l'acqua non la elimina, mentre si fissa nei
grassi di origine animale.
Nella scorsa settimana o forse negli scorsi mesi è stata ritrovata nelle
uova prodotte in diversi impianti tedeschi in misura molto forte. Così sono
stati chiusi 4.700 impianti di produzione di uova e polli nonché porcilaie,
temendo un possibile contagio tra le due filiere agroindustriali.
La preoccupazione è nata dal riscontro di livelli 77-78 volte più alti di
quelli ammessi, con picchi di 12 e anche 16 picogrammi - e come tutti sanno
un picogrammo è su per giù un miliardesimo di milligrammo - trovati in un
uovo, quando i dietologi assicurano che basterebbe mangiare «qualche
dozzina» di uova alla diossina per avere gravi conseguenze. Stupidità e
ignoranza sono sempre in gara, in vicende di pubblico allarme.
Quello che sembra accertato è che una società tedesca produttrice di grassi
di origine animale per mangimi (una società importante, Harles und Jentzsche
che aveva rilevato gli impianti nientemeno che della grandissima Henkel)
aveva creduto possibile e opportuno mischiarli con residui di produzione di
agrodiesel, cioè carburante agricolo sostitutivo del gasolio. Non si tratta
forse di un prodotto anch'esso naturale? Chi potrebbe negarlo? E allora che
male c'è se lo si mischia un po' con altri prodotti naturali per aumentarne
il potere nutritivo? Tanto più che, come è noto anche in Germania, per i
polli tutto fa brodo, mentre disperdere i residui della lavorazione dello
pseudo diesel non si può: non siamo mica a Napoli, perbacco!

Stupidità e ignoranza; e insieme presunzione e avidità. La presunzione è
quella di stravolgere le regole naturali, nutrendo gli animali in lunghe
catene di montaggio, in sale di tortura, con i residui e le carcasse di
altri animali, troppo simili e troppo estranei, per non sprecare neanche una
stilla, neanche un picogrammo di buon grasso animale, rimodellando,
accelerando i cicli vitali distorcendo, moltiplicando le malattie, in
un'invenzione ambiziosa e senza fine; e finendo per contaminare carne e
latte, suolo e acqua. L'avidità è quella che persegue per guadagno chi ha
inventato questo modello, sempre più spinto e fa le leggi a tale proposito e
abbassa i limiti delle tolleranze. E poi sposta i grassi e i mangimi
prodotti, in giro per il mondo, al punto che saranno i coreani, dall'altra
parte del globo rispetto allo Schlewig-Holstein di partenza, a dire may day
may day. Il racconto delle peripezie affrontate dalle partite di uova alla
diossina e dai blocchi di grassi da mangime immessi nelle filiere produttive
esaltano opportunamente l'industria tedesca e la mobilità dei capitali. E
poi consentono anche il pentimento: non lo faremo più, dicono pollivendoli e
macellai, diossinologi e macinatori di mangimi. Ma lo faranno ancora; e
diranno che è l'unico modo per combattere la fame in Africa e nel mondo.

Diossina über alles Anche l'Italia trema

Fonte: Giorgio Salvetti - il manifesto

Domenica 09 Gennaio 2011 09:19 -

ALLARME DIOSSINA L'Europa teme l'invasione delle uova alla diossina
provenienti dalla
Germania. A rischio anche latte e carne. Chiusi 5000 allevamenti. Russia e
Corea diffidano dei
cibi Ue. Allarme in Gran Bretagna e Olanda. Una partita di uova tedesche
importate anche in
Italia, ma non sarebbero contaminate. La società che ha venduto mangime
tossico sapeva
tutto da mesi

Il ministro Fazio ammette: «èstata importata una limitata quantitàdi uova
tedesche», ma non
sarebbero a rischio
Niente panico. L'Italia ha importato solo una limitata quantitàdi uova dalla
Germania ma
«grazie all'etichettatura èpossibile rintracciarle». Le parole rassicuranti
del ministro della
salute Ferruccio Fazio in realtàdimostrano che nessuno in Europa ètotalmente
immune dal
rischio di trovarsi cibi intossicati nel piatto. Il disastro della diossina
finita nei mangimi per
responsabilitàdell'industria tedesca Harles und Jentsch fa tremare il
continente.
Le autoritàtedesche hanno chiuso 4.700 allevamenti dopo aver scoperto, con
mesi di ritardo,
che i livelli di diossina nei grassi animali erano 78 volte sopra la norma.
Anche ieri nuovi test
hanno confermato la contaminazione in allevamenti del nord. Quasi tutto il
paese ècontagiato.

Uova contaminate sono giunte in Olanda e in Inghilterra dove i supermercati
volontariamente
stanno ritirando i prodotti sospetti. La Corea del sud ha chiuso le
importazioni di carne di
maiale tedesca e la Russia ha chiesto rassicurazione su carni e polli
provenienti dall'Ue. A
rischio infatti non sono solo le uova, ma tutti gli alimenti di origini
animale.
In Italia non èil caso di fare allarmismo, ma l'allarme èaltissimo. «Le
partite di uova che sono
giunte dalla Germania non provengono da allevamenti sospettati», si
èaffrettato a far sapere
Silvio Borrello, direttore generale per la sicurezza degli alimenti del
Ministero della Salute.

Come dire che l'ammissione del ministro Fazio non deve spaventare. Ma il
rischio maggiore
per le tavole degli italiani non viene tanto dalle uova, quanto piuttosto
dai derivati del latte,
come formaggi e latte in polvere, e dalle carni suine. Sono questi infatti i
prodotti che non
richiedono l'indicazione di provenienza sulle etichette e sono quelli
piùimportati. Coldiretti
chiede che non venga persa quest'occasione per estendere l'etichettatura per
tutelare tutti i
prodotti alimentari made in Italy. La Germania èil primo fornitore di latte
dell'Italia con 41
milioni di quintali all'anno. 220 milioni di chili di carne e 3,7 milioni di
chili di maiali da macellare
sono state importate nei primi 9 mesi del 2010.
Per questi prodotti il ministero della Salute punta su un doppio controllo:
all'origine da parte
delle aziende produttrici, e alla fonte tramite verifiche a campione
effettuate da Regioni e Nas.

Il 12 gennaio si terràuna riunione a Bruxelles e il giorno dopo èprevisto un
vertice a Roma. Al
momento, dicono al ministero, «Siamo sereni».
Non tutti peròsi sentono tranquilli. I consumatori del Codacons ad esempio
chiedono di
fermare le importazioni tedesche. Una richiesta di prudenza rilanciata ieri
anche da Ignazio
Marino (Pd) che chiede di «sospendere temporaneamente la vendita di uova,
carne e latte
provenienti dalle zone nelle quali le autoritàtedesche sono intervenute con
norme restrittive».

Si tratta peròdi un provvedimento difficile da mettere in pratica nel
mercato comune Ue che
non ammette messe al bando di prodotti di paesi membri. E' vero che dopo la
«mucca pazza»
l'Ue ha attivato un piùefficiente sistema di allerta e controllo. Ed èvero
anche che il sistema
alimentare italiano èpiùrigoroso rispetto a quelli del nord Europa. Resta il
fatto peròche
l'industria Harles und Jentsch ha potuto produrre insieme olii industriali e
olii per mangimi. Giàa marzo era in possesso di test sulla contaminazione ma
ha fatto finta di non sapere e le
auotiritàl'hanno scoperto solo a dicembre. Ora la societàèsospettata di
frode. Ha venduto olii
industriali spacciandoli per grassi per mangimi perché costano il doppio.
Non è lontano il caso analogo dei polli alla diossina del Belgio. E simili
allarmi sono ormai
endemici nel sistema di produzione industriale del cibo. Il punto più debole
come sempre sono i
mangimi dove è più facile aggirare il controllo e il diritto di scelta dei
consumatori.