porti chiacchiere e conti molto campati in aria



 


 dal secoloxix.it
venerdi 19 ottobre 2010 
 Va bene rilanciare i portipoi però ci vuole la merce
traffici e infrastrutture

Leggo in questi giorni sul vostro giornale molti articoli che parlano di investimenti portuali e società miste tra pubblico e privato per rilanciare i porti.
È interessante e curioso allo stesso tempo vedere come tante persone, che sostanzialmente non si occupano di logistica e delle problematiche ad essa relative, organizzino convegni e propongano iniziative imprenditoriali con investimenti faraonici, senza avere la più pallida idea della situazione attuale dei traffici.
Queste persone si dimenticano che chi fa la fortuna o la sopravvivenza (in questo periodo più quest'ultima) dei terminal e delle tanto spesso citate "piattaforme logistiche" sono le navi e le navi al momento non hanno neanche lontanamente la quantità di merce in grado di supportare questa crescita. Ricordiamoci che al momento l'11,6 % della flotta contenitori mondiale è in disarmo e che lentamente si sta cercando di recuperare quanto perso negli ultimi 2 anni. Sostenere oggi che si possano portare nel porto di Trieste 5 milioni di teus, o in quello di Genova 10 milioni di teus, dà più l'impressione di uno scoop giornalistico o di una sparata elettorale.
Molto più corretto e veritiero sarebbe cercare di sostenere questa industria, potenziare le infrastrutture, eliminare l'eccesso di burocrazia che regna nei moli italiani, che sfiducia gli investitori del settore e che li allontana dall'Italia. Quando parlo di infrastrutture non parlo del "bruco" o di una gru in grado di sbarcare più o meno rapidamente la merce, ma parlo della incapacità di decongestionare le vie autostradali, dell'incapacità di creare nuove arterie (chissà quando si concluderanno i lavori per la Gronda e il Terzo valico..!) e soprattutto dell'incapacità di mettere su ferro quello che viaggia su gomma.
Quando sento banchieri, istituzioni, politici fare questi progetti mi domando se questa gente realizza che prima di pensare così in grande sarebbe opportuno operare degli incentivi a favore delle aziende. Parlo in particolare di una politica del credito bancario più flessibile verso le piccole aziende, parlo della riduzione del costo del lavoro e della riduzione delle tasse per aziende che desiderano investire e creare occupazione.
Bene ha detto qualche tempo fa il presidente del porto di Genova, Luigi Merlo, prevedendo tempi bui per i terminal hub (di trasbordo) nel Mediterraneo. Quando tra breve sarà pronto il nuovo terminal contenitori in Tunisia, dove il costo del lavoro è di circa 5 volte inferiore al nostro, dove le tasse per gli approdi sono 100 volte inferiori alle nostre (ricordiamoci che oggi una nave di 10 mila teus paga una tassa di ancoraggio di circa 190 mila euro indipendentemente dal numero di movimentazioni che compie) le tariffe di imbarco e sbarco che verranno applicate ed in generale tutti i costi aggiuntivi saranno talmente competitivi da mettere in ginocchio i nostri Terminal.
L' unica speranza è quindi quella di aumentare le nostre esportazioni ed importazioni, incrementare la posizione di leadership dell'Italia nel Mediterraneo, ma per fare ciò, come ho detto prima, occorrono innanzitutto una serie di iniziative da parte di quelle stesse persone che si riempiono la bocca parlando di investimenti portuali.

augusto cosulich è amministratore delegato della Fratelli Cosulich e della Coscon Italy.