energia: la politica dell'enel



La politica dell’Enel
Inviato da redazione il Mer, 09/12/2009 - 10:54 
 
Massimo Serafini (Comitato scientifico Terra)
I
N FONDO. L'Enel ha stabilito quali saranno i siti per le centrali nucleari in Italia proprio mentre a Copenaghen si cerca di raggiungere un accordo mondiale per la lotta ai cambiamenti climatici.
Dunque l’Enel ha già deciso i siti dove si materializzerà l’angoscioso ritorno al nucleare di questo Paese. Lo ha dichiarato il presidente dell’Enel Conti, aggiungendo, con arroganza, che si guarda bene dal comunicarli. Stupisce che nessuno, nemmeno nell’opposizione, si sorprenda e gridi allo scandalo di fronte a questa evidente dimostrazione che la politica energetica italiana non viene decisa né dal governo, né dal Parlamento, né dalle Regioni, ma nei consigli di amministrazione delle imprese energetiche, Enel ed Eni in testa. Stupisce anche che le dichiarazioni del presidente dell’Enel siano state fatte proprio nei giorni del vertice sul clima di Copenaghen.
 
Questa coincidenza dovrebbe colpire soprattutto le opposizioni, che invece tacciono. E' noto, infatti, che al centro di un eventuale e auspicato accordo sul clima vi sono proprio le scelte energetiche necessarie per realizzare una riduzione dei gas serra, dato che una parte consistente di questi è prodotta dalla combustione di petrolio, carbone e metano per produrre elettricità e far circolare le automobili. Ma a ben pensarci non è una coincidenza casuale, nel senso che il presidente dell’Enel, con le sue dichiarazioni, forse voleva solo ricordare alla delegazione italiana il mandato per cui è a Copenaghen: boicottare qualsiasi accordo vincolante e tentare di inserire il nucleare fra le fonti utili alla lotta ai cambiamenti climatici.
 
Queste posizioni fanno del nostro Paese la palla al piede dell’Europa che, come è noto, si presenta a Copenaghen forte delle sue decisioni unilaterali con cui impegna gli Stati membri, Italia inclusa, a ridurre entro il 2020 i gas serra del 20%. E, soprattutto, gli chiede di realizzare questo obiettivo aumentando l’efficienza energetica del 20% e sviluppando le rinnovabili di un altro 20%. Non risulta che vi siano direttive in cui si chiede di ricorrere al nucleare, che solo l’Italia vuole realizzare. Il 12 dicembre da oltre cento piazze italiane “in marcia per il clima”, la sigla che riunisce ben 57 fra associazioni, sindacati, espressioni del volontariato, dei consumatori e del mondo agricolo, a cui aderisce anche Terra, manifesterà contro questa politica suicida, chiedendo invece che il vertice si chiuda con un accordo che vincoli il mondo a lottare contro il riscaldamento globale. L’auspicio è che il popolo del No B Day sia in queste piazze, a chiedere che Berlusconi si dimetta. Anche perché è climalterante.