chimica nel piatto: attenti alle lattine



da ilsalvagente.it
dicembre 2009
 
Dalla lattina nel piatto, l'impotenza può arrivare dal Bisfenolo
Effetti nocivi anche per i bambini, ma le autorità europee sottovalutano i pericoli.
Barbara Liverzani
I pericoli legati alla chimica nel cibo non risparmiano nessuno. Una ricerca pubblicata on line sulla rivista "Human reproduction" lega l'impotenza maschile all'esposizione al bisfenolo A. E proprio a questa sostanza il settimanale il Salvagente ha dedicato un approfondimento nel numero in edicola il prossimo giovedì. Il legame tra il bisfenolo A e le disfunzioni sessuali maschili è sostenuto da uno studio della fondazione Kaiser Permanente di Oakland (California), che ha indagato per la prima volta gli effetti diretti della sostanza sull’apparato riproduttivo maschile umano, arrivando alla conclusione che un’alta esposizione al Bpa aumenta i rischi di disfunzione erettile.

La ricerca ha coinvolto gli operai dell'industria chimica
L’indagine è stata condotta su 230 operai cinesi impiegati nel settore della plastica a Shanghai e su un campione di controllo di 404 concittadini lavoratori di altri settori. La ricerca ha mostrato che i dipendenti delle fabbriche di Bpa sono quattro volte più soggetti a disfunzione erettile e calo del desiderio sessuale e sette volte più portati ad avere difficoltà di eiaculazione rispetto agli altri.
Va sottolineato che i livelli di esposizione dei lavoratori cinesi delle fabbriche di Bpa sono 50 volte superiori a quelli medi cui è esposta la popolazione di Shanghai.Precedenti ricerche avevano già associato, soprattutto in cavie, l’esposizione al Bpa a un aumento dei rischi di tumori della prostata e del seno, diabete, malattie cardiache, problemi al feto e sterilità. Il nuovo studio aggiunge un altro tassello alle informazioni sui rischi della sostanza. “Sono necessarie altre indagini che esaminino gli effetti sull’essere umano e aiutino a stabilire strategie di prevenzione e politiche regolatorie”, ha detto De-Kun Li, coordinatore della ricerca ed epidemiologo presso la Kaiser Permanente secondo cui, però, la disfunzione erettile, più di altre malattie difficili da studiare, è un indicatore molto sensibile di un’esposizione non sicura.
La reazione dell’industria chimica americana non si è fatta attendere. “Questo studio sugli operai della plastica fornisce nuove interessanti informazioni, ma la sua rilevanza per la media dei consumatori, che usano prodotti contenenti minime percentuali di Bpa, è limitata”, ha detto Steven Hentges dell’American Chemistry Council.

Bisfenolo A, pericolo in lattina
Si parla di bisfenolo A e si pensa ai biberon e all’esposizione dei bambini a questa sostanza chimica pericolosa, dimostrata essere un interferente endocrino. Vero, ma non sono solo i più piccoli a essere esposti in larga misura a questo pericolo. Il bisfenolo, utilizzato per produrre i contenitori in policarbonato per alimenti e le resine con cui sono rivestite le lattine, è praticamente “ovunque” nella nostra cucina e in grado di contaminare cibi e bevande che consumiamo quotidianamente.
Vecchie paure
L’allarme sui rischi del Bpa era scattato la prima volta nel 2008. Prima il  National Institute of Health (Nih) aveva dimostrato i preoccupanti effetti nocivi della sostanza, anche a dosi contenute, sullo sviluppo delle ghiandole prostatiche e mammarie dei roditori. Poi uno studio indipendente, condotto da un insieme di organizzazioni sanitarie e ambientali statunitensi e canadesi, aveva verificato il rilascio di Bpa nel latte (fino a 8 parti per miliardo) da parte dei biberon, specie se riscaldati.
È da allora che questa sostanza ha destato l’attenzione delle Agenzie per la sicurezza alimentare americane ed europee. Con esiti parzialmente differenti. Il Canada inizialmente  ha  bandito la sostanza dagli oggetti destinati all’infanzia e poi, quest’anno, ne ha vietato l’impiego in tutti i contenitori per alimenti. La Food and Drug Administration (Fda) e l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea (Efsa) si sono attestate, invece, su una linea più blanda: pur accettando la pericolosità della sostanza, entrambe hanno rilevato che i livelli di esposizione al bisfenolo non sono tali da preoccupare e hanno fissato la dose giornaliera tollerabile a 50 microgrammi per kg di peso corporeo.

Nuovo capitolo
Eppure il capitolo bisfenolo è tutt’altro che chiuso. Ad aprire un nuovo fronte anti-Bpa è stata, tra l’altro, una recentissima ricerca condotta da Consumer Reports, il mensile dell’Unione consumatori statunitense. La rivista ha sottoposto a test 19 alimenti in scatola (zuppe, tonno, verdure, mais, salsa di pomodoro) di alcune delle principali marche presenti sul mercato americano: Nestlé, Progresso, Campbell’s, Chef Boyardes e Del Monte.

L’analisi, realizzata su tre esemplari di ciascun tipo di prodotto, era tesa a verificare i livelli di migrazione del Bpa dalla lattina al suo contenuto.I risultati sono rilevanti in quanto dimostrano l’estensione della potenziale esposizione al bisfenolo A. Secondo quanto rilevato dalla rivista americana, solo mangiando una porzione di zuppa di verdura in scatola si potrebbe ingerire circa il doppio di quella che attualmente l’Fda considera la tipica esposizione giornaliera media.

Peggio di tutti le verdure in scatola
Il più alto livello di bisfenolo è stato trovato nella zuppa vegetale Progresso (da 67 a 134 parti per miliardo, ppb) e nei fagiolini tagliati freschi in scatola Del Monte i cui livelli di Bpa rinvenuti vanno da 35,9 a 191 ppb. Decisamente troppo per gli esperti scientifici dell’associazione che raccomandano addirittura un’esposizione giornaliera di 0,0024 microgrammi per kg di peso corporeo.
Questo studio, insieme a quelli recenti che hanno collegato il bisfenolo A ad anomalie riproduttive, a un elevato rischio di cancro alla prostata, al seno, al diabete e alle malattie cardiache, non hanno lasciato indifferente l’Fda che a giorni dovrebbe ripronunciarsi sull’argomento fissando i nuovi livelli massimi di esposizione al Bpa. E, proprio in questi giorni, un senatore statunitense, Charles Schumer, ha proposto una legge per bandire in tutta la nazione (gli Stati del Minnesota e della California lo hanno già fatto) l’additivo “incriminato” nei contenitori destinati ai bambini sotto i tre anni.

L'Efsa non si preoccupa
In Europa sono soprattutto i francesi ad alzare la voce e a tenere alta la soglia d’attenzione sul bisfenolo A. Un gruppo di esperti e scienziati che si è dato il nome di Antidote Europe ha lanciato una massiccia campagna di informazione sulla sostanza e una raccolta di firme a livello europeo, e ha scritto una lettera al presidente del Parlamento europeo nella quale si chiede di intervenire per bloccare l’utilizzo del Bpa nella produzione di contenitori per alimenti e in particolare nei biberon. L’associazione ambientalista Réseau Environnement Santé, invece, ha fatto pressioni, con successo, sull’Agenzia  francese per la sicurezza sanitaria degli alimenti. A ottobre l’Afssa ha riaperto il dossier bisfenolo dando incarico a un gruppo di lavoro di esaminare i nuovi studi scientifici e valutare se ci sono gli elementi per una rivalutazione della posizione dell’Agenzia. Da l’Efsa, invece, non arriva nessun segnale.