trasformiamo l'incubo climatico in un sogno ecologista



 
 
 
da greenport.it
10/07/2009

Trasformiamo l´incubo climatico in un sogno ecologista: il G8 verso la scienza della sostenibilità di Gianfranco Bologna

di Gianfranco Bologna
 
ROMA. A fine giugno, qualche settimana prima del G8, è stato reso noto il rapporto di sintesi della grande conferenza sul clima tenutasi a Copenaghen il 10-12 marzo scorso, di cui ci siamo già occupati su queste pagine. Si tratta della conferenza “Climate change: global risks. Challenges and decisions” (vedasi il sito della conferenza stessa www.climatecongress.ku.dk ).
Questa conferenza voluta dall’International Alliance of Research Universities con la collaborazione degli scienziati dell’importante ed autorevolissima Earth System Science Partnership (vedasi www.essp.org), ha costituto uno straordinario e fondamentale aggiornamento scientifico sul tema, anche rispetto al quarto ed ultimo rapporto dell’Intergovernmamental Panel on Climate Change prodotto nel 2007.

Al congresso hanno partecipato oltre 2.500 studiosi di 80 paesi e, non a caso, è stato realizzato presso l’Università di Copenaghen, città nella quale, tra pochi mesi, a dicembre avrà luogo la 15° Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici che dovrebbe approvare il nuovo Trattato internazionale sul clima e quindi sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Il Congresso si è concluso con l’approvazione di sei punti molto chiari, dall’evidenziazione scientifica dell’accelerazione dei trend del cambiamento climatico sin qui registrati e dagli effetti sociali che potrebbero seguire (e da questo punto di vista il rapporto di sintesi è straordinariamente significativo), fino ad un punto veramente centrale che sottolinea come l’inazione sia, oggi, proprio senza scusa. Non si può certo restare fermi a guardare quello che avviene ma è invece indispensabile agire e far in modo che la 15° COP di Copenaghen sia un vero successo perché ciò sarebbe un successo reale per tutti gli abitanti del pianeta.

I vertici del G8 e del cosidetto Mef (Major economies forum) de l’Aquila offrono ai leader mondiali l’occasione per concordare iniziative comuni che cerchino di risolvere le crisi che stiamo affrontando: la crisi climatica ed ambientale, quella economica e quella della povertà, tutte tra loro strettamente collegate. E’ fondamentale e necessario trovare soluzioni a queste crisi ora e un forte impegno sui cambiamenti climatici costituisce un contributo fondamentale sia alla protezione di centinaia di milioni di persone, e tra loro i più poveri del pianeta, tutelandoli dagli effetti devastanti di cicloni, siccità e inondazioni, sia alla creazione di nuovi posti di lavoro ‘verdi’ e ad investimenti sostenibili che rappresentano la vera via d’uscita dalla crisi economica.

In particolare i Paesi del G8 devono sentire la propria responsabilità e mostrare capacità di leadership. A tale scopo il comunicato finale del vertice deve chiarire che i paesi più ricchi sono pronti a procedere con le necessarie riduzioni delle emissioni nel medio e lungo termine e a sostenere, con nuovi finanziamenti, i processi di adattamento ai cambiamenti climatici e l’avvio di un modello di sviluppo a bassa/nulla emissione di carbonio per i Paesi in via di sviluppo.

Alcuni elementi del nuovo Trattato sono veramente imprescindibili e bene farebbe il G8 a farli propri. Tra questi:

1. che ci sia un chiaro impegno a mantenere l’incremento delle temperature al di sotto di 2°C rispetto all’epoca pre industriale, procedendo contestualmente verso un futuro a bassa emissione di carbonio. Ciò significa in pratica che è necessario che il picco e il declino delle emissioni globali abbia luogo tra il 2013 ed il 2017, proprio nel periodo che dovrebbe essere coperto dal Trattato di Copenaghen;

2. che ci sia un impegno entro il 2050 per ridurre le emissioni di almeno l’80% rispetto ai livelli del 1990 (per quanto riguarda i paesi industrializzati tale impegno dovrebbe essere del 95%) e di almeno il 40% entro il 2020;

3. che siano fissati obiettivi di riduzione delle emissioni di medio e lungo termine mirati a consentire alla temperatura della superficie terrestre di restare ben al di sotto di un incremento di 2°C rispetto al periodo pre-industriale;

4. che si espliciti l’impegno a trasformare le economie dei paesi del G8 al più basso consumo di carbonio. Tutti i Paesi del G8 dovrebbero stilare entro questo dicembre un vero e proprio “Zero Carbon Action Plan” con obiettivi ambiziosi di medio e lungo termine per una reale de-carbonizzazione delle proprie economie, arrivando a ridurre, come già ricordato sopra, le emissioni di almeno il 95% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990. È fondamentale che gli obiettivi di lungo termine abbiano sempre il 1990 come anno di riferimento, per assicurare la possibilità di comparare gli sforzi dei Paesi;

5. che si espliciti l’impegno a finanziare i processi di adattamento al cambiamento climatico in base alle necessità dei paesi meno sviluppati. Questi paesi non sono responsabili storicamente delle emissioni ed i paesi del G8 hanno la forte responsabilità morale di aiutarli a migliorare le loro capacità di resistenza e resilienza e nel creare meccanismi di tipo assicurativo per coprire i costi delle catastrofi legate al cambiamenti climatico. I leader del G8 dovrebbero impegnarsi con un finanziamento di almeno 2 miliardi di dollari già da quest’anno per i Piani di Adattamento (NAPAs) già completati dai Paesi meno sviluppati nell’ambito della Convenzione sul Clima (UNFCCC). I Paesi meno sviluppati hanno portato a termine i NAPAs mostrando buona volontà e, nonostante gli impegni, i finanziamenti non sono ancora arrivati;

6. che si espliciti l’impegno a progettare i cosidetti NAMAs (Nationally Appropriate Mitigation Actions) completamente finanziati dai paesi industrializzati. Questi NAMAs “piloti” dovranno essere parte di un approccio che sostiene e costruisce la capacità dei Paesi in via di sviluppo di dotarsi di “Low Carbon Action Plans” per un futuro a basso consumo di carbonio che permetta di restare ampiamente al di sotto di 2°C ;

7. che si espliciti il consenso rispetto alla necessità di accelerare lo sviluppo, il trasferimento e la diffusione di tecnologie pulite mobilitando risorse nell’ambito dei cosidetti Technology Action Programs (TAPs). I leader nell’ambito del MEF dovrebbero assicurarsi questo risultato e concentrare i primi sforzi sulle tecnologie importanti per i Paesi in via di sviluppo, ad esempio sull’energia solare, le reti elettriche intelligenti, edifici efficienti da un punto di vista energetico, sistemi di monitoraggio della deforestazione, efficienti stazioni di allerta dei fenomeni meteorologici. Inoltre i finanziamenti per lo sviluppo e la ricerca dovrebbero essere raddoppiati entro il 2012 e quadruplicati entro il 2020;

8. che si identifichino le caratteristiche di una struttura finanziaria efficace per il cambiamento climatico che consenta di fornire un appoggio anche ai paesi in via di sviluppo per le azioni contro la deforestazione e l’avvio di percorsi virtuosi senza carbonio.
Riusciranno i leader del G8 e del MEF ad avere coraggio e leadership per mettere sulla strada giusta il negoziato per Copenaghen ?