puericultori di alberelli selvatici



da greenreport.it
14/05/2008Vivere con cura di M.Correggia

 Puericultrici di alberelli selvatici

ROMA. Elzéard Bouffier, protagonista del bellissimo L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono (editrice Salani), seminando da solo centinaia di migliaia di semi di quercia e betulle su terre collettive o abbandonate riuscì in alcuni decenni di impegno a ridar vita a un’area arida e dimenticata da tutti, in Francia. È il principio del guerrilla gardening di oggi: i suoi adepti seminano e piantano alberi e pianticelle in ogni spazio vuoto e abbandonato, soprattutto in città, e soprattutto se degradato o - ancor più – minacciato dalla speculazione.

Ancor meglio è puntare su alberi da frutto. Possiamo sognare di far diventare l’Italia un frutteto selvatico, dove le terre incolte o a rischio cementificazione e perfino i parchi urbani tornano a essere nutrici, ad alimentare alberi rustici, che hanno bisogno di poca acqua e poche cure e che in cambio di rispetto potrebbero regalare cibo ai passanti. Anche se siamo dei senzaterra senza competenza, possiamo aiutare questa svolta che sarebbe epocale: il ritorno del selvatico produttivo. Purché riusciamo a venire in possesso di nòccioli o semi di frutti selvatici o di varietà antiche, in particolare di albicocche, prugne, nespole germaniche, ciliegie, mele ecc. Il modo migliore per venirne in possesso è procurarseli e mangiarli. Li possiamo trovare in campagna oppure in occasione di qualche fiera, o da amici che hanno terra e passione.

Poi mettiamo da parte i nòccioli spolpati o i semi ben puliti. Li semineremo in vasetti, li innaffieremo per lasciare la terra umida ma non zuppa, e se dopo molti mesi spunteranno piantine andremo a regalarle a chi ha terra o sa di spazi disponibili (i nostri vasi sul balcone posso ospitare solo piccole piante). Dovranno essere persone in grado di gestire alberelli, i quali in genere vanno innestati (ma non tutti). Faremo insomma da puericultrici! Mentre riprodurre alberi con l’innesto, la talea, la propaggine, la margotta è un’arte difficile, seminare nòccioli non è difficile, è solo un azzardo: pazienza se sul totale ne nasceranno pochi, e se poi dovremo darli in affido.

Ad esempio gli albicocchi. L´albicocco ha fiori autofertili, quindi i semi hanno buone probabilità di dare piante molto simili alla madre. Ecco il sistema di Paolo, della rete autogestita di salvatori di semi http://amicidellorto.splinder.com: “Spacco il guscio stringendolo lentamente in una morsa finché non sento che si è crepato, poi prendo la mandorla interna e la semino in un vasetto sotto pochi centimetri, con terriccio da fiori. Si può seminare anche dopo la raccolta: a ottobre si ha già una piantina di 20 cm”. Altri riferimenti sui siti specializzati in tutela di antiche varietà: Civiltà contadina (www.biodiversita.info) e Archeologia arborea (www.archeologiaarborea.org) che avendo un bellissimo parco di alberi antichi dalle parti di Perugia ci permette anche di diventare adottanti a distanza di questa o quella varietà.