agrocombustibili. opportunità o rapina?



Da Aprileonline Quotidiano per la sinistra
15 gennaio 2008
 
Agro-combustibili: opportunità o rapina?
 Silvia Tolve,  14 gennaio 2008
 
Se n'è discusso presso il Centro di Cultura Ecologica di Roma, nell'ambito della manifestazione annuale "AltroMondo: diritti dei Popoli diritti della Terra"

Come può il prezzo del petrolio condizionare il prezzo degli alimenti? Probabilmente non tutti sanno che la terra può produrre energia, attraverso una gamma di prodotti da sempre destinati unicamente al mercato agricolo, che tuttavia negli ultimi anni hanno conosciuto un nuovo utilizzo "energetico". Il grano, ad esempio, oltre a produrre pasta e birra (tra le altre cose), dopo un lungo e dispendioso trattamento può produrre etanolo e biodiesel. Seguendo questa logica, ettari di terre che provvedevano al fabbisogno alimentare sono state trasformate in monoculture di grano, zucchero, soia e altri prodotti, destinati ora a "mettere in moto" le automobili di mezzo mondo.
Gli USA e il cosiddetto "gigante dell'agro-combustibile" Brasile, col 70% della produzione mondiale, sono i maggiori produttori di etanolo, e nuovi accordi col governo Lula permetteranno la deforestazione dell'Amazzonia. L'UE, invece, per far sì che entro il 2020, almeno il 10% dei veicoli consumino agro-carburanti, prevede di sacrificare il 18% dei propri terreni agricoli.
Naturalmente, i Paesi industrializzati non si sono fatti sfuggire l'occasione di finanziare la crescita di monoculture destinate all'agro-business nei diversi PVS, dall'Africa all'America Latina. Stiamo assistendo, dunque, ad una nuova forma di imperialismo volta a distruggere l'agricoltura locale (ricordiamo che nei Paesi in questione il settore primario è ancora la maggiore fonte di sostentamento), per arricchire le grandi multinazionali automobilistiche.
Numerosi i movimenti e le associazioni agricole che contestano la "giustificazione" ufficiale dei maggiori governi occidentali (il nostro compreso): l'utilizzo di agro-carburanti diminuisce l'inquinamento attraverso una minore emissione di CO2. Tuttavia, invece, guardando all'intero processo di produzione dei biocombustibili, non scaturisce alcun vantaggio per l'ambiente (come lo resta, in ogni caso, il naturale corso della biodiversità agricola).
Viene, quindi, molto più facile credere che il vero motivo della "corsa al grano" sia assicurarsi una nuova fonte di energia, ora che il prezzo degli idrocarburi è salito alle stelle, e in previsione della limitatezza dei combustibili fossili.
Tornando ora alla relazione iniziale tra petrolio e cibo, è elementare comprendere come il prezzo dei "frutti della terra" non dipenda più solo dalla domanda/offerta del mercato alimentare, ma anche, o meglio soprattutto, da quella del mercato energetico.
"In un mondo in cui la più grande emergenza resta la fame", ha affermato durante il dibattito la vice ministra agli Affari Esteri Patrizia Sentinelli, "è assurdo privare i Paesi a basso reddito delle proprie terre". "La terra serve per il cibo", ha proseguito Sentinelli, "e cooperare vuol dire sostenere l'agricoltura locale, non annientarla".