il diritto all'edificazione non è connaturato alla proprieta' dei suoli



da Eddyburg
 
Un convegno da ricordare!
Data di pubblicazione: 10.05.2007

Autore: Lironi, Sergio

Autorevoli esponenti dell’INU criticano l’applicazione padovana della perequazione e convengono sul fatto che “il diritto all’edificazione non è connaturato alla proprietà dei suoli”. Da Ecopolis, vewsletter di Legambiente di Padova, 10 maggio 2007

Nelle intenzioni dell’Amministrazione vi era probabilmente la volontà, dopo le recenti polemiche, di utilizzare il convegno quale autorevole tribuna a difesa ed a giustificazione delle scelte operate con l’ultima Variante urbanistica, che – attraverso meccanismi perequativi – ha notevolmente aumentato le potenzialità edificatorie del Piano Regolatore Generale, compromettendo gravemente le previsioni di un organico sistema del verde urbano suggerite dal piano Piccinato degli anni Cinquanta e dai più recenti studi di Giovanni Abrami e Roberto Gambino. Se queste erano le intenzioni, non vi è dubbio che le relazioni ed il dibattito che hanno caratterizzato il convegno hanno fornito argomentazioni ed indicazioni del tutto opposte.

In primo luogo tutti i relatori hanno convenuto sul fatto che il diritto all’edificazione non è connaturato alla proprietà dei suoli bensì deriva da una concessione pubblica. Il che smentisce la tesi secondo cui la nuova edificazione connessa alla Variante di PRG approvata a Padova sarebbe stata una soluzione obbligata, imposta dalla prossima scadenza dei vincoli urbanistici posti a tutela del verde: una tesi adombrata da molti interventi pubblici dei nostri amministratori, non ultima la risposta fornita dal Sindaco in Consiglio Comunale ad una interrogazione della consigliera Giuliana Beltrame ( «… in Italia per la Costituzione al diritto di proprietà delle aree corrisponde anche un diritto ad edificarle» ed ancora «… l’ipotesi di cui stiamo parlando sarebbe un’ipotesi che contraddice alcuni principi fondamentali e cioè il diritto a costruire nelle aree di proprietà, diritto che possiamo regolamentare ma non proibire» - dal resoconto stenografico dell’intervento).

In secondo luogo – come ben hanno illustrato soprattutto le eccellenti relazioni di Andreas Kipar e di Carlo Alberto Barbieri – la perequazione non può essere considerata il fine della pianificazione urbanistica, bensì un semplice strumento: uno tra i possibili strumenti, da applicarsi al sistema insediativo e non a tutto il territorio, per l’attuazione di un chiaro e condiviso progetto di città pubblica e di infrastrutture ecologiche. Gli esempi più significativi citati dalle relazioni (il parco Nord di Milano, la cintura verde di Francoforte, il Thyssenkrupp Quartier di Essen, i sistemi del verde di Ravenna, Jesi, Vercelli, …) vanno tutti in questa direzione. Prioritario è sempre il disegno urbano, ed in particolare il disegno della rete ecologica a scala urbana e territoriale, ed è in funzione di questo disegno che – situazione per situazione – può tornare utile un accordo perequativo con i privati. Un accordo che in generale prevede la salvaguardia integrale degli spazi a più elevata valenza ambientale ed il trasferimento dei “diritti edificatori” concessi in altro ambito urbano (preferibilmente in aree dismesse, ove effettuare interventi di recupero edilizio ed urbanistico). Non solo. Secondo Barbieri sarebbe altresì opportuno stabilire, con una apposita riforma legislativa, che – per analogia con i limiti posti ai vincoli espropriativi dalle sentenze della Corte Costituzionale – anche i diritti edificatori concessi ai privati, essendo funzionali alla costruzione della “città pubblica”, avessero un preciso termine temporale, prevedendone la decadenza in caso di inerzia del proprietario.

E’ questa una visione decisamente antitetica rispetto a quella sin qui sostenuta dai nostri amministratori (con singolare unanimità di voti in Consiglio Comunale, fatta eccezione per i consiglieri di Rifondazione e dei Verdi), che con l’ultima Variante hanno semplicemente trasformato oltre 4.700.000 mq di aree già destinate a verde pubblico in aree di perequazione urbanistica, delegando ai privati la progettazione dei nuovi insediamenti, senza prevedere alcun meccanismo di trasferimento e delocalizzazione delle volumetrie (dalle aree più sensibili, dal punto di vista ambientale ed ai fini di un disegno strategico di trasformazione urbana, ad aree di recupero e riqualificazione urbana) e consentendone la frammentazione in lotti di superficie eccessivamente limitata (20.000 mq). E’ vero che i privati per utilizzare la nuova edificabilità loro concessa debbono cedere al Comune una consistente quota delle aree di proprietà, ma il risultato complessivo – come stiamo verificando in questi giorni – è uno spezzatino di aree verdi, forse quantitativamente significativo per le statistiche sugli standard, ma quasi sempre del tutto insignificante da un punto di vista qualitativo ed ecosistemico, oltre che ingestibile – per evidenti ragioni economiche – da parte del Comune. Un meccanismo di perequazione diffusa ed indiscriminata che – in virtù dei bassi indici edificatori – favorirà una ulteriore crescita a macchia d’olio della città e la realizzazione di villette e “residence nel parco”, ovvero di un’edilizia di lusso di elevato valore commerciale che è proprio quella di cui non si sente bisogno a Padova, dove l’unica reale emergenza abitativa è espressa dalle famiglie a basso reddito e dagli immigrati.

Ha affermato giustamente, a conclusione del suo intervento, Carlo Alberto Barbieri che la perequazione è un’arma a doppio taglio, destinata a generare il fallimento di ogni politica urbana se il Comune non si pone come soggetto attivo, come protagonista diretto della progettazione e della gestione delle trasformazioni urbane, non limitando la propria funzione a quella di certificatore delle iniziative private.

Nel chiedere che venga reso pubblico il testo dei diversi interventi, ci auguriamo che l’Amministrazione sappia far tesoro delle indicazioni emerse dal convegno non solo per la costruzione del nuovo PAT, ma anche per un’inversione di tendenza nella gestione quotidiana delle politiche urbanistiche.

L'antefatto in Perequazione a Padova, su Carta ed eddyburg