arriva la casa mangia smog



da affariitaliani
Giovedì 27.10.05 - 15:59

Ambiente/ Arriva la casa mangia smog, ma il Pm 10 resta una minaccia

Ricoprire i palazzi cittadini con materiali che abbattono l’inquinamento
atmosferico, utilizzando le tecniche già impiegate in passato per mantenere
pulite le facciate degli edifici: è la sfida lanciata dal progetto Picada
(Photo-catalytic Innovative Coverings Applications for De-pollution
Assessment), una sperimentazione dell’Unione Europea per introdurre nelle
aree urbane soluzioni mangiasmog.
L’iniziativa si concluderà il 31 dicembre 2005, dopo aver testato per tre
anni l’efficacia dei cosiddetti prodotti fotocatalitici, sostanze che
riescono a modificare la velocità di una reazione chimica, attraverso l’azione
dell’energia luminosa. La fotocatalisi è un fenomeno che favorisce i
processi di ossidazione già spontaneamente presenti in natura e accelera la
decomposizione di vari inquinanti organici e inorganici, limitandone
l'accumulo.
Il processo favorisce la formazione di reagenti che decompongono alcune
sostanze nocive, tra cui vi è il benzene, rilasciate nell'atmosfera.
Il professor Luciano Morselli, direttore scientifico della nona edizione di
Ecomondo - la manifestazione dedicata alla sostenibità ambientale, al
recupero dei rifiuti e alla  qualità dell’aria, in corso a Rimini fino al
29 ottobre -, invita però alla prudenza: ”Si tratta di soluzioni
interessanti, ma siamo solo all’inizio. Bisogna verificare l’efficienza e l’impatto
ambientale di queste misure, accertandosi che queste sostanze risultino
sicure durante tutto il processo, non solo durante la fase di ossidazione” 

Le applicazioni della fotocatalisi sono state sviluppate negli anni ’90 su
vetro, ceramica, cementi e altri materiali - per mantenere pulite le
facciate degli edifici. Tra i fotocatalizzatori più utilizzati vi è il
diossido di titanio (TIO2), un semiconduttore non tossico e molto reattivo
che  assorbe le sostanze inquinanti e attiva processi che non comportano il
consumo di Ti02 sulla superficie del palazzo. Si riducono così le spese di
manutenzione degli edifici e degli arredi urbani trattati con tale composto
chimico.

Ma il professor Morselli, che insegna Chimica dell’Ambiente e dei Beni
Culturali all’'Università di Bologna e di Rimini, precisa che per
combattere l’inquinamento dobbiamo prima di tutto conoscere meglio il
fenomeno. Gli strumenti più sensibili riescono a rilevare polveri di
dimensioni inferiori ai 2,5 micron, equivalenti a 2,5 millesimi di
millimetro “le nuove tecnologie consentono di monitorare meglio gli
inquinanti e riconoscere anche le particelle più piccole del Pm 10 (il
cosiddetto materiale particolato, di diametro inferiore ai 10 micron
n.d.r). Oggi siamo in grado di definire meglio la composizione del
particolato e di valutare l’incidenza dei singoli inquinanti. Finora si
sono fatte valutazioni d’insieme meno precise e limitate ad alcune
 sostanze”.Inoltre grazie ai nuovi sensori al silicio, aggiunge il docente
“è possibile costruire centraline molto più piccole e più facili da
dislocare sul territorio”.

La battaglia contro lo smog è ancora lunga, si tratta infatti di agire su
processi di non breve periodo. Non aspettiamoci quindi miracoli per quest’anno,
solo un inverno piovoso può risparmiarci un’altra stagione di emergenza
smog. “Il primo passo, dichiara Morselli, è quello di creare occasioni di
incontro e di discussione tra esperti, cittadini, imprenditori,
amministratori locali ed esponenti politici nazionali, per conoscere le
soluzioni possibili e, a partire da esse, individuare le strategie
praticabili”.

Ecomondo mette  a confronto scienziati, imprenditori e cittadini per
affrontare i principali problemi ecologici in una prospettiva di sviluppo
sostenibile, attenta a coniugare ambiente e economia. I numeri dell’edizione
confermano il successo di questa formula: oltre 44mila visitatori e, tra
questi, 6mila hanno partecipato ai convegni e agli eventi offerti dal
programma, 75.000  mq di esposizione con 860 aziende.

Vista così, sembra la fiera dei balocchi degli ambientalisti. In realtà, il
tentativo degli organizzatori della manifestazione è quello di tenere i
piedi per terra, senza alimentare l’illusione che le soluzioni magiche
siano dietro l’angolo. “Quando si parla di inquinamento serve più cautela -
dichiara ad Affari  Luciano Morselli -. A volte sui giornali compaiono
valutazioni poco rigorose dal punto di vista scientifico. Bisogna
sperimentare di più le soluzioni e verificarne l’impatto ambientale, prima
di metterle sul mercato”.

Bisogna evitare cioè di risolvere un problema creandone altri. E’ il caso
della benzina verde, oggetto di numerose battaglie degli ambientalisti che
ne chiedevano l’introduzione, ma che presenta l’inconveniente di produrre
grandi quantitativi di benzene, un idrocarburo aromatico estremamente
volatile e cancerogeno, non meno pericoloso del piombo e di altri
inquinanti presenti nella benzina super.

Secondo Morselli, estendere l’utilizzo del metano per le automobili,
impiegare l’olio di girasole come combustibile per i motoscafi e introdurre
sostanze ecoattive nell’arredo urbano sono ormai opportunità concrete per
combattere l’inquinamento. Tuttavia esse non incidono sulla sostanza del
problema, aggiunge il direttore scientifico di Ecomondo, se non si riescono
a definire piani di mobilità sostenibile, scoraggiando l’uso del mezzo
privato e offrendo valide alternative ad esso.

Anche sui cambiamenti climatici serve più prudenza, prosegue il docente:
“Lo studio del clima e le rilevazioni del buco dell’ozono sono troppo
recenti per consentire previsioni attendibili. Si rischia di giungere a
conclusioni affrettate, vedendo ovunque il rischio tifoni”.  E per il 2006,
in vista del decennale di Ecomondo, Morselli si augura che cresca la
cultura  ambientale sia nelle imprese che nei singoli e che si arrivi a
definire “una normativa più semplice da applicare e più semplice da
comprendere e quindi rispettare”.
E’ il caso delle disposizione sui rifiuti, un problema che Luciano Morselli
ha studiato a lungo. Il professore è infatti  presidente del corso di
laurea in Tecnologie Chimiche per l’Ambiente e per la Gestione dei Rifiuti
e direttore del master in Tecnologie e Controllo Ambientale nel Ciclo dei
Rifiuti.
“Siamo sulla buona strada, spiega Morselli: oggi il 50% dei rifiuti finisce
in discarica, dieci anni fa, la percentuale era molto più alta. Serve un
sistema integrato per la gestione dei rifiuti che utilizzi, senza
preclusioni, tutte le tecnologie e tutte le soluzioni  disponibili: il
riciclo, la raccolta differenziata, ma anche la termovalorizzazione”, un’ipotesi
che però scatena le proteste dei cittadini, fermamente contrarie ai
cosiddetti inceneritori.

Tra le soluzioni praticabili, l’esperto indica anche, “ma solo come ultima
opzione ”, la discarica controllata. Questa soluzione,  infatti,  “è oggi
più affidabile perché i controlli sono migliorati”. Ma, secondo il docente,
dall’emergenza rifiuti si esce solo con una gestione complessiva del
fenomeno e con una strategia che agisca su diversi fronti.
Il direttore scientifico di Ecomondo, è cautamente ottimista sulla
possibilità di affrontare con successo i problemi ambientali che abbiamo di
fronte, a condizione che si proceda con prudenza ma con la necessaria
risolutezza. Impresa non certo facile: spesso, in materia ambientale, il
confronto, avviene tra chi disegna scenari apocalittici e chi non è
disposto a cambiare nulla del proprio stile di vita, per pigrizia o per
rendiconto personale.