il mercato globale del petrolio - che cosa stabilisce il prezzo?



 
da egazete.it
giovedi 27 ottobre 2005
 
 
Il mercato globale del petrolio – Che cosa stabilisce il prezzo del petrolio?
ottobre 2005
Charles Whall, analista settore petrolifero e gas
Newton (Gruppo Mellon)

Se da una parte non sorprende che le notizie sul mercato del petrolio riempiano le prime
pagine dei giornali chiaramente a causa dell’aumento dei prezzi, per molti analisti l’attuale
prezzo del greggio resta in un certo senso un mistero. Parimenti, pochi sono in grado di
spiegare il motivo per cui la morte da tempo prevista di Re Fahd in Arabia Saudita ha fatto più
scalpore sui mercati della disastrosa perdita di una parte consistente delle infrastrutture
petrolifere del Golfo del Messico in seguito ai due terribili uragani. In questo articolo
cerchiamo di capire perché i 20 dollari USA al barile degli anni '80 e '90 si sono trasformati
oggi in 65 dollari al barile, e quali sono le prospettive per il prezzo del petrolio…

Diminuisce l’offerta
Quando il petrolio costava 20 dollari al barile l’offerta, facilmente accessibile, era abbondante. Dato
che il consumo superava il ritmo delle scoperte di nuovi giacimenti sin dall’inizio degli anni ’80, come
illustrato nel grafico seguente, i 20 dollari al barile erano destinati inevitabilmente ad aumentare.
Tuttavia, al mercato bastava che le compagnie petrolifere dichiarassero di essere in grado di
rimpiazzare le riserve annualmente. Le riserve di petrolio potevano essere mantenute su livelli
adeguati dato che la tecnologia consentiva un più ampio sfruttamento dei giacimenti esistenti e un
accesso migliore a riserve prima non commerciali. Sfortunatamente la tecnologia non è stata in grado
di migliorare in misura rilevante i risultati in termini di esplorazione, per cui il settore ha continuato a
vivere di rendita con lo sfruttamento dei vecchi giacimenti prevalentemente scoperti negli anni ’50 e
’60.
La domanda aumenta con la globalizzazione economica
Con l’esaurimento di questi grandi giacimenti, il prezzo del petrolio era destinato a salire. Inizialmente,
con i tragici eventi dell’11 settembre, il ritmo di questo aumento da 20 a 60 dollari al barile è stato
contenuto, ma poi è accelerato con la ripresa sincronizzata dell’economia globale nel corso del 2004.
Il motore di questo cambiamento è stata la globalizzazione dell’economia mondiale. Esternalizzando
la produzione e i servizi nei paesi in via di sviluppo, il mondo sviluppato ha creato inavvertitamente un
nuovo fenomeno di domanda.
Rapporto tra scoperte e produzione nel corso del tempo
Fonte: Dr Colin Campbell, ASPO sulla base del lavoro pubblicato da Exxon
In effetti, l’aumento dei prezzi dell’energia è stato uno degli esiti sottovalutati della globalizzazione. Il
costo unitario del lavoro può essere basso nei nuovi centri produttivi in Cina, India e Sud Est asiatico,
ma questi paesi sono generalmente lontani dai centri della domanda e spesso mancano di materie
prime ed energia. Inoltre, l’efficienza energetica dell’industria in queste regioni è generalmente
scarsa. Pertanto, si usa più energia per portare la materia prima verso il luogo di produzione, e anche
il processo produttivo richiede un livello elevato di carburante, prima che il prodotto finito debba infine
essere trasportato verso il mercato finale. Oltre a creare inefficienze a livello energetico lungo la
catena produttiva, la globalizzazione porta nuova ricchezza a vaste popolazioni bombardate dai mezzi
di comunicazione di massa, gonfiando le aspirazioni e i bisogni di persone che attualmente utilizzano
pro capite un livello di energia 20 volte inferiore a quello dei loro mercati finali.
Aumenta la dipendenza dall’OPEC
Forse il mondo non sta esaurendo il petrolio a sua disposizione, ma con il 75% delle riserve mondiali
concentrate nei paesi dell’OPEC, certamente quello che resta è sempre più sotto il controllo di questa
organizzazione. A breve, la forte domanda associata all’incapacità da parte dei produttori che non
fanno parte dell'OPEC di raggiungere gli obiettivi di crescita prestabiliti, ha fatto ridurre la capacità
produttiva in eccesso dell’OPEC. La situazione è aggravata dall’inasprimento delle specifiche di
prodotto sui mercati principali in un momento in cui le compagnie petrolifere integrate stanno dando
meno importanza alle attività di raffinazione. Ciò ha limitato in misura rilevante la flessibilità del
sistema di raffinazione globale nell’adattarsi alla capacità produttiva inutilizzata dell’OPEC
(generalmente greggio di minore qualità). I paesi OPEC si stanno affannando per promuovere nuovi
progetti, ma la capacità di reagire è compromessa in misura notevole da un mercato dei servizi per la
realizzazione di impianti e lo sviluppo di giacimenti in contrazione, nonché dalle inefficienze di grandi
compagnie petrolifere nazionali burocratizzate.
Al contempo, l'OPEC è stata sorpresa dalla mancanza di elasticità della domanda a fronte
dell'incremento del prezzo del petrolio. Chiaramente è aumentata la sicurezza dell’OPEC nella
gestione dei ribassi del prezzo del petrolio, così come sono aument ate le ambizioni a più lungo
termine relativamente al prezzo del petrolio.
In effetti, sembra che la strategia attuale dell’OPEC punti ad evitare la distruzione della domanda a
lungo termine utilizzando la retorica per contrastare l’impennata dei prezzi. Ciononostante,
l'organizzazione è sempre più a suo agio con un livello di prezzo oltre i 50 dollari al barile.
Un altro eloquente esempio di questo atteggiamento è stata la dichiarazione rilasciata questa
settimana dal ministro del petrolio saudita, Ali al-Naimi, che ha annunciato sfrontatamente che il regno
arabo è nella posizione di aumentare le riserve del 75%, nonostante sia palese il contrario.
Katrina e Rita potrebbero indicare un nuovo corso
Resta aperta la questione per cui il mercato del petrolio non ha reagito con maggior vigore al potere
distruttivo degli uragani Katrina e Rita e, di conseguenza, ci si chiede quale sarà il futuro del prezzo
del petrolio? Un aspetto importante da considerare sono le conseguenze terribili degli uragani Katrina
e Rita che hanno confermato la vulnerabilità delle infrastrutture energetiche statunitensi e
probabilmente rappresenteranno lo spartiacque per l'utilizzo fisiologico dell’energia negli Stati Uniti.
Infine, le carenze effettive di carburante e la rottura quotidiana degli impianti di cui spesso si perde il
controllo stanno facendo intendere agli americani che le forniture di energia non si possono dare per
scontate e di conseguenza è necessario cambiare atteggiamento. Questo cambiamento
comportamentale si sta infine verificando. Basti pensare ai segnali per cui l’utilizzo del trasporto
pubblico negli Stati Uniti sta superando i livelli del passato.
La questione chiave è se il contenimento della domanda sia maggiore dell'interruzione dell’offerta, ma
naturalmente il mercato sta ancora cercando di quantificare questo aspetto. In questo contesto
prevediamo che il prezzo del petrolio si consoliderà intorno all'attuale livello di 60/65 dollari USA al
barile finché non troveremo delle risposte. Tuttavia, la volatilità persisterà e se quest’inverno sarà
particolarmente freddo in Nord America oppure sulla scorta di un ulteriore calo dell’offerta,
prevediamo un incremento a 75 dollari al barile. Aspetto ancor più rilevante, non c’è più la capacità di
ritornare a un'energia "a buon mercato" inferiore ai 45 dollari al barile, dato che le nazioni cercano di
garantirsi energia attraverso riserve strategiche e l’OPEC continua a gestire le scorte incrementali.
Aumentano anche i prezzi del gas naturale
L’ultima tessera del puzzle è la globalizzazione del mercato del gas naturale. Se da una parte il
passaggio a carburanti più convenienti ha moderato le precedenti impennate del prezzo del petrolio,
l’esaurimento delle riserve di gas in Nord America e l’inasprimento delle specifiche ambientali hanno
accantonato queste alternative a buon mercato negli Stati Uniti. Ciò è anche servito a spingere il
mercato globale del gas naturale attraverso il gas naturale liquefatto (GNL). Con la crescita di questo
mercato che diventa l’offerta incrementale per i mercati statunitensi e di alcuni paesi europei, la
relazione tra i prezzi del petrolio e del gas naturale continuerà a convergere, dato che gran parte delle
scorte di gas naturale a livello mondiale si trovano in Russia e negli stati dell'OPEC. É un errore
pensare che non ci sia un’OPEC per il gas naturale; gli operatori sono gli stessi e hanno motivo di
evitare che il GNL competa direttamente con il petrolio o con il gas naturale convenzionale. Ciò
significa che anche i prezzi del gas naturale resteranno alti.