Agenzia e intervista all'economista Nino Galloni



NINO GALLONI: EVIDENTE LA CRISI DEL SISTEMA EUROPEO - AgenParl, 21 giugno 
2005
http://www.agenparl.com/news.asp?id=9512

ROMA, 21 giugno 2005 - AgenParl - L’economista Nino Galloni ha dichiarato 
all’AgenParl: “La crisi del sistema europeo è evidente, la moneta staccata 
dalla situazione economica - come se l’euro fosse attaccato all’oro e 
convertibile in esso - non ha più senso. Non ne aveva neanche prima, ma 
prima i banchieri la potevano far da padroni perchè garantivano il 
risparmio e, a detta loro, gli equilibri finanziari. Mi pare che, dentro 
il centrosinistra, solo Prodi abbia detto qualcosa di ragionevole in 
un’intervista fatta al Tg a Bologna domenica scorsa: vi ho letto un po' di 
disponibiltà a discutere con l’obiettivo di difendere l’euro e l’Europa. 
Ecco, se il dibattito sulla moneta non è più proibito, si può salvare 
l’euro, ma la politica economica (europea, nazionale, regionale, locale) 
ritorni sotto il controllo della politica come espressione della gente. 
Certo ci sono vincoli di natura economica e finanziaria, ma una cosa sono 
i vincoli - da rispettare - e un’altra cosa sono gli obiettivi la cui 
individuazione spetta alla politica”.


L'economista Nino Galloni spiega come affrontare la crisi e battere la 
valuta europea
Una nuova moneta "calabrese"
Come valorizzare le risorse e le aziende presenti sul territorio
http://tinyurl.com/7h68e

CROTONE - Nino Galloni è un economista di lungo corso. Già apprezzato 
direttore generale del ministero del Welfare, oggi riveste il ruolo di 
revisore dei conti presso l'Inpdap. Ha alle spalle una formazione 
culturale acquisita su testi di John Maynard Keynes, uno dei maggiori 
critici del capitalismo, che ha fatto delle sue teorie monetarie un punto 
di riferimento imprescindibile per chi voglia studiare la materia. Galloni 
da più tempo ha preso atto di "una crisi che ha pochi precedenti, 
aggravata dal persistere degli accordi di Bretton Woods", tuttavia boccia 
il referendum leghista per il ritorno alla lira, perché, dice, "il 
problema non è l'euro o la moneta padana, ma la sovranità monetaria". 
L'economista mostra di avere le idee abbastanza chiare su come affrontarla 
questa crisi e propone di battere nuova moneta. Ha in mente un progetto 
che intende sperimentare al Sud, in un angolo della Calabria che i greci 
scoprirono 2800 anni fa, e in cui cominciarono a far circolare i primi 
spiccioli, perché, ritiene, sia "un obbligo morale sostenere la crescita 
di questo territorio". A Crotone Galloni è venuto a illustrare la sua 
proposta, che in Calabria, prima che nel resto del paese, è sostenuta dal 
Comitato No Euro-Sovranità Monetaria coordinato da Ettore Affatati, il 
quale ha fissato un incontro con le associazioni di categoria e con le 
parti sociali della città di Pitagora. Una idea "che può creare nuova 
occupazione" senza spillare soldi allo Stato e che passa attraverso i 
Patti territoriali. "Un primo incontro operativo", quello dei giorni 
scorsi, "per individuare almeno 100 imprese sul territorio di Crotone e 
forse di più sulla provincia", afferma Nino Galloni. 
Per fare cosa? 
«Stiamo ragionando su un programma che se attuato può avere ripercussioni 
molto positive sull'economia locale». 
Di che si tratta? 
«Una nuova moneta. Una moneta complementare che chiameremo Kro. 
L'obiettivo di questo progetto consiste nello stimolare la valorizzazione 
delle risorse non occupate presenti sul territorio, finanziandone la 
mobilitazione attraverso la creazione di una moneta endogena e 
complementare rispetto a quella ufficiale (euro, ndr). Il coinvolgimento 
delle imprese è necessario perché se sono disposte ad accettare questa 
moneta si possono creare nuovi posti di lavoro. Quindi abbiamo bisogno di 
un certo numero di aziende per fare massa critica, ossia un numero che ci 
consente di cominciare. Dai dati forniti da queste imprese faremo poi una 
elaborazione di quanto debba crescere il loro fatturato per creare nuova 
occupazione». 
Le aziende cosa ne pensano? 
«A fronte di una maggiore occupazione senza che questa gravi sulla 
l’economia dell’impresa, ritengo ci sia la massima disponibilità al 
dialogo. Cercare di occupare i giovani che non possono trovare lavoro, 
regolarizzare chi lavora in nero, e cosi via, credo sia un risultato 
importante». 
Avete bisogno di interagire anche con le parti? 
«Questo è il primo passo da farsi e consisterà nella verifica 
dell’esistenza di un consenso comune alle Parti sociali e a quelle 
categoriali». 
Su cosa si basa questo programma? 
«Possiamo sintetizzarlo così: primo, le imprese locali emettono la moneta 
complementare che serve a saldare mensilmente i neo assunti per un 50 o 75 
percento di ciò che va in busta paga, e che le stesse l'accettano in 
pagamento dei loro prodotti e negli acquisti intermedi. Secondo, i 
lavoratori, ovvero i sindacati potranno accettare la formula di un 
pagamento misto, parte in euro, parte in Kro’. Terzo, le istituzioni 
pubbliche potranno accettare tale moneta per i pagamenti a livello locale, 
e infine i cittadini potranno accettare parte dei trasferimenti in Kro, 
per talune prestazioni sociali, sentite, ovviamente le associazioni dei 
consumatori". 
Chi utilizza questa moneta è limitato nelle scelte? 
«Si possono comprare i prodotti locali mentre con l’euro si possono 
comprare prodotti come la benzina, ossia quelli che non si possono pagare 
diversamente, poi, per il resto, possono scegliere di comprare prodotti 
locali da pagare in Kro’, oppure se comprare i prodotti della 
globalizzazione che si devono pagare con la moneta unica. Quindi, come 
vede, ad una crescita della produzione c’è una crescita dei consumi. E 
questo significa sviluppo dell’economia locale». 
Vi sarà comunque la doppia circolazione? 
«Certo, mica possiamo eliminare l'euro». 
La convenienza dove sta? 
«Nell'aumento di fatturato da parte delle imprese, che oltre un certo 
limite devono ovviamente mantenere questa occupazione aggiuntiva. In 
questo modo quindi abbiamo centrato l’obiettivo che è quello di creare 
nuovi posti di lavoro senza chiedere soldi allo Stato». 
Operativamente come bisogna procedere per realizzare questa intesa? 
«Le due condizioni essenziali per la realizzazione del programma sono, da 
un lato l'esistenza di disoccupati disponibili i quali abbiano 
caratteristiche professionali che coincidano con le esigenze delle 
imprese. Dall'altro si dovrà arrivare a un Patto territoriale vero e 
proprio con le parti in cui si sottoscrive la fiducia in questa moneta, 
poiché la moneta è fiducia, no! La moneta o è a corso forzoso come era la 
lira e com’è l'euro, oppure è a corso fiduciario come sarebbe questa». 
Una moneta convenzionale? 
«Si, però non è cambiaria, non è deposito. Diciamo che essa è moneta 
diretta e pura». 
Un po' sulla scorta di quella che era la moneta locale (Simec, ndr) del 
prof. Auriti? 
«Beh, certamente le idee del professor Auriti sono vicine a questa; io 
sono un keynesiano per cui conosco molto bene l’importanza del lavoro che 
ha svolto. Tuttavia va tenuto presente che la complementare sarà una 
moneta non convertibile di pari valore dell’euro». 
Quindi un po’ diverso rispetto al Simec? 
«Si, e questo significa, sul piano della moneta locale, che si possono 
seguire strade diverse. Noi stiamo pensando di praticare questo modello». 
Quale sarà la quotazione dal punto di vista del cambio? 
«C'è una parità facciale, di uno a uno. I centesimi corrisponderanno ai 
centesimi poiché potranno esserci dei pagamenti misti, in euro e questa 
nuova moneta. Quindi è importante che si possano sommare o sottrarre tra 
di loro a seconda dei casi». 
Scusi, perché pensare ad una moneta complementare e non ad esempio aderire 
alla proposta leghista di un referendum per tornare alla lira? 
«Perché il referendum della Lega, ovvero qualunque richiesta di ritorno 
alla lira, o di uscita dall’euro, sono tutte cose che non tengono conto 
della questione fondamentale, che non è euro, lira, moneta complementare 
piuttosto che moneta padana, perché va tutto bene e tutto male a seconda 
di chi emette questa moneta. Il problema oggi risiede nell’istituto delle 
Banche centrali che devono restituire la sovranità monetaria agli stati e 
ai popoli. Quello di cui ci siamo privati, tra la fine degli anni ’70 e 
gli inizi degli anni ’80, è appunto la sovranità monetaria. Noi ce ne 
siamo privati anche quando c’era la lira, quindi col ritorno alla vecchia 
moneta non si ha nessuna garanzia di miglioramento, anzi, in questo 
momento potrebbero esserci dei peggioramenti». 
E allora cosa fare? 
«Quello che bisogna cambiare a livello europeo, ed è l’unica possibilità 
di difendere l’euro, è di togliere il potere di gestire la moneta al mondo 
tecnocratico della Finanza e restituirla ai cittadini attraverso gli 
strumenti normativi previsti, ovviamente con il sostegno della classe 
politica. Il nostro obiettivo di lungo termine è quello di ritornare ad 
una sovranità monetaria popolare». 
Senta, come crede che questa nuova moneta sia accettata dai cittadini? 
«Avviene in sostanza quello che è avvenuto per alcune imprese soprattutto 
all’estero, ma anche in Italia: così come i commercianti accettano ad 
esempio i buoni pasto, accetteranno questa moneta complementare». 
Insomma, spendibile in un circuito preciso?
«Certo. La limitazione è territoriale». 
E' possibile estendere ad altre realtà questa sperimentazione? 
«Si, è possibile farlo dappertutto Adesso è capitato Crotone per via della 
disponibilità a parlarne del Consiglio comunale, poi c’è stata la riunione 
con la Confcommercio, Confapi, Nucleo industriale e le associazioni di 
categoria. Le parti sociali saranno coinvolte in questo programma. La 
prossima volta mi daranno l’elenco delle imprese con le loro 
caratteristiche, dopodichè farò questa stima di crescita del fatturato per 
ottenere un certo numero di posti di lavoro».