la merce questa sconosciuta



La merce questa sconosciuta
Intervista a Giorgio Nebbia

 Stefania Pascucci

Cosa compriamo? Conosciamo veramente la merce che portiamo dentro le nostre
case? Su questo argomento il professor Giorgio Nebbia, docente universitario
di merceologia, ha scritto un libro intitolato "Il sogno della merce"
(edizioni Zephiro-Liocorno). Non il solito libro per addetti ai lavori, ma
una lettura aperta a tutti, in cui il lettore riesce a trovare finalmente
risposta ai quesiti sui nuovi prodotti artificiali. Su questo tema lo
abbiamo intervistato.

Professore, che cosa è la merce?
E' il vettore di tutta l'economia. Il Pil (prodotto interno lordo) cammina
su delle cose. Il Paese sta aumentando il suo Pil perché sta seduto su una
scatola di ferro, perché consuma benzina, consuma le gomme, l'asfalto della
strada. La ricchezza di un Paese cammina sulle patate, sul ferro. La
centralità delle cose materiali è fondamentale per capire l'economia. Le
guerre si fanno per le materie prime. Allora, il discorso da fare è questo:
riappropriamoci delle cose materiali, nel momento in cui andiamo nel negozio
e dobbiamo fare delle scelte.

Che ruolo ha l'università nello studio delle merci?
La merceologia, che si insegnava per tre anni nei corsi di laurea di
economia, oggi è ridotta ad un anno. In molte facoltà non si insegna più. È
senza dubbio in declino, perché è una materia sovversiva. Con il suo
insegnamento instilla dubbi sulla bontà delle merci che vengono fabbricate.
Insomma, informa troppo e non c'è nessun interesse nel diffondere la
conoscenza degli oggetti materiali, dei processi di produzione e di
trasformazione delle merci. Le edicole sono piene di enciclopedie di tutti i
generi: del mobile, dell'astrologia, del fitness ecc. Chi ha mai visto un
dizionario di merceologia? Chi ha mai visto un'enciclopedia merceologica a
puntate? Il nocciolo è: la merce 'parla' ma non siamo messi in grado di
capire cosa dice. Riappropriamoci dell'informazione e chiediamo che sia
rispettato il nostro diritto ad essere informati.

Parliamo della manipolazione transgenica. Cosa vuol dire mangiare un
pomodoro transgenico?
Significa che questo tipo di pomodoro è nato come risposta a delle
considerazioni puramente economiche. I pomodori hanno durata limitata, si
decompongono. E' possibile modificare questo patrimonio genetico in maniera
da renderlo più resistente all'attacco dei parassiti, perché duri più a
lungo, non vada in putrefazione. Sono stati investiti moltissimi soldi per
la modificazione genetica.

Quest'ultima influisce sulla salute dei consumatori?
E' difficile dare una risposta. Occorrono dei tempi molto lunghi. Anche per
scoprire che la radioattività è nociva alla salute dell'uomo ci sono voluti
molti anni. In mancanza di una risposta certa quello che deve prevalere è il
diritto alla conoscenza. I consumatori devono essere difesi; devono sapere
se ciò che stanno mangiando è mutato geneticamente oppure no. L'unica difesa
che possiamo attuare è pretendere l'etichettatura di queste merci.

Nel suo libro parla di impatto ambientale e di un sogno: la nascita di un
mondo solare...
Ogni volta che si producono delle merci si interviene sull'ambiente. Ogni
volta che si fabbrica il ferro, e si deve trasformare, si formano delle
scorie che vanno a finire nell'atmosfera. Ogni volta che si produce il grano
il terreno deve essere arato, concimato, modificato. In cambio del grano si
lascia la terra impoverita. Il primo punto è: possiamo ridurre questo
impatto? Certamente. Razionalizzando i cicli produttivi, partendo dai
rottami, anziché dal minerale, per ottenere ferro; impiegando meno concimi
nelle produzioni agricole, scegliendo i terreni che richiedono meno acqua.
Questa è una delle strade della merce sognata, l'altra è quella di un uso
più razionale dei consumi di energia. Attualmente le fonti di energia sono
soltanto i combustibili fossili e una piccola frazione di energia nucleare.
I combustibili inquinano le nostre citt à. Comportano delle modificazioni
climatiche: l'effetto serra ne è una conseguenza.

Sarebbe possibile rovesciare la situazione?
Sì, con la più grande fonte di energia: il sole. Per metterla al servizio
delle merci occorrerà però superare molte barriere.

Giorgio Nebbia, "Il sogno della merce. Guida alle scelte dei consumatori",
Zephiro-Liocorno Editori, pagg. 180. In vendita a lire 10 mila nei
supermercati ed ipermercati Coop