i passi falsi del condono edilizio



dal corriere.it
lunedi 27 dicembre 2004

Conti incerti, demolizioni fantasma

I PASSI FALSI DEL CONDONO

di GIAN ANTONIO STELLA

A Isola Capo Rizzuto, dove perfino molte cappelle del cimitero sono abusive
e le forze dell'ordine hanno appena sequestrato (sulla carta) 250 nuove case
fuorilegge tirate su nel 2004 nella scia del condono, qualcosa è stato
demolito: la capanna del Bambin Gesù del presepio vivente. Buttata giù da
chi voleva dire: qui gli abbattimenti li decidiamo noi. Tanto è vero che le
gare per appaltare le 800 demolizioni già decise prima vanno a vuoto da
anni. Per carità, il centro calabrese è forse un caso limite. Fatto sta che,
se gli altri due condoni avevano visto diluviare 5.000 domande (nove su
dieci ammuffite nei cassetti), stavolta le richieste non arrivano a 160. Su
almeno 2.000 case abusive costruite dal '94, più migliaia di violazioni
varie. Auguri.
Dice ottimista il sottosegretario Giuseppe Vegas che la prima rata del
condono «ha prodotto incassi per 962 milioni di euro». E che di questo passo
l'obiettivo dei 3,1 miliardi, che dovrebbero per metà coprire i tagli alle
tasse, sarà addirittura superato. Dicono le opposizioni che non si tratta di
numeri ma di auspici, che i dati in arrivo da tutto il Paese sono
sconfortanti e che la prova del fallimento sta proprio nella scelta del
governo d'impugnare, dopo quelle di Emilia Romagna e Toscana, non solo le
leggi di Campania, Marche, Umbria ma anche di Veneto e Lombardia che certo
«rosse» non sono e che (come la Liguria) han cercato di contenere gli
effetti perversi della legge sul loro territorio. Una scelta che per il
lucano Erminio Restaino, coordinatore di tutti gli assessori regionali
all'ambiente, «vuol dire una cosa sola: al Tesoro cercano una scusa per fare
un'altra proroga». Si vedrà.
Il braccio di ferro sul condono, col governo che contesta ad esempio
all'Emilia del diessino Errani di essersi messa di traverso fissando un
tetto condonabile dieci volte più basso dei parametri massimi statali (300
contro 3.000 metri cubi, ma addirittura 150 nei centri storici), è in realtà
solo uno degli scontri tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome che
inondano la Corte Costituzionale. La quale, dopo aver dato ragione all'una o
agli altri sui casinò, la vivisezione o l'assegno ai secondogeniti, si trova
alle prese con centinaia e centinaia di ricorsi sui conflitti di competenza
che, a metterli in fila titolo dopo titolo, occupano complessivamente 97
pagine. Cosa possa voler dire, per la buona salute della Suprema Corte, è
facile immaginare.
Ciò che appare scontato è che i conflitti, via via che il processo
federalista andrà avanti, sono destinati ad aumentare. E ad assumere un peso
sempre più politico in grado di condizionare l'agenda dei partiti, i lavori
parlamentari (come nel caso dell'abolizione del blocco del turnover nelle
assunzioni), le strategie finanziarie del governo e quelle degli enti
locali. Dopo di che, al di là delle questioni di principio sulle competenze,
resterà comunque il tema di cui dicevamo: se è vero, come riconosceva solo
due anni fa Sandro Bondi, che il condono è un atto forse (forse) obbligato
ma «profondamente immorale, destinato a premiare i comportamenti illegali e
a scoraggiare quelli virtuosi», può lo Stato passare all'incasso senza allo
stesso tempo far rispettare la legge in quel pezzo di Paese dove una casa
fuorilegge ha lo 0,97% di probabilità di essere abbattuta anche dopo una
sentenza esecutiva? Quanto ai soldi, scrive il Sole-24 Ore , su dati
Legambiente, che solo in Sicilia sono state costruite in dieci anni 70.047
case abusive. Dalle quali dovrebbero arrivare ai Comuni, col condono, 770
milioni di euro contro spese in oneri d'urbanizzazione per un miliardo e 681
mila euro. La metà di quanto (se va bene) sarà incassato in tutta Italia. Se
è così, proprio un affare.