impronta ecologica come misura della sostenibilità



da netmanager.it
martedi 19 ottobre 2004

L'impronta ecologica come misura della sostenibilità
Bisogna imparare a misurare le risorse alle quali attribuiamo valore

L´idea dell´impronta ecologica nasce nel 1990 dagli studi di Mathis
Wackernagel e di William Rees. Wackernagel, uno dei massimi esperti di
sviluppo sostenibile, ha continuato nel corso degli anni ad aggiornare l'
indicatore.
Il metodo di Wackernagel è utile per calcolare l´area di terra e di mare
necessaria ad ognuno di noi per sostenere i suoi consumi di materie prime,
di energia e per assorbire i rifiuti. In pratica viene messo in relazione lo
stile di vita di una persona (o popolazione) e la quantità di terra
necessaria per sostenerla. Infatti l'impronta ecologica è espressa in ettari
pro capite.
Per effettuare la misura occorre stimare le risorse che consumiamo ed i
rifiuti prodotti, quindi si considerano le seguenti componenti: la
superficie di terra coltivata necessaria per produrre gli alimenti, l'area
di pascolo necessaria per produrre i prodotti animali, la superficie di
foreste necessaria per produrre legname e carta, la superficie marina
necessaria per produrre pesci e "frutti" di mare, la superficie di terra
necessaria per ospitare infrastrutture edilizie e la superficie forestale
necessaria per assorbire le emissioni di anidride carbonica risultanti dal
consumo energetico dell'individuo stesso.
L'impronta ecologica è quindi un indicatore aggregato che misurando la
pressione umana sui sistemi naturali può essere messo a confronto con la
produttività procapite di un certo territorio o biocapacità produttiva.
Questo significa che se l'impronta è maggiore della biocapacità, vuol dire
che la popolazione esaminata preleva risorse oltre il suo territorio ovvero
che c'è un consumo non sostenibile.
Nel libro "Living Planet Index" presentato dal WWF sullo stato del pianeta
sono riportati i dati relativi all'impronta ecologica dei diversi continenti
e nazioni. Riportiamo un estratto dei dati presenti sul libro (espressi in
ettari globali procapite).
Nazione - impronta ecologica//biocapacità
Europa occidentale 4.97//2.13
Austria 4.73// 2.78
Belgio/Lussemburgo 6.72// 1.13
Danimarca 6.58// 3.24
Finlandia 8.42//8.61
Francia 5.26// 2.88
Germania 4.71// 1.74
Grecia 5.09//2.34
Irlanda 5.33 // 6.14
Italia 3.84 //1.18
Olanda 4.81// 0.79
Norvegia 7.92 // 5.94
Portogallo 4.47 //1.60
Spagna 4.66 //1.79
Svezia 6.73 // 7.34
Svizzera 4.12 // 1.82
Regno Unito 5.35 // 1.64
Europa dell'Est e centrale 3.68 //3, 00
Albania 0.96 //0.75
Belarus 3.27 // 2.57
Bosnia Herzegovina 1.05 // 1.11
Bulgaria 2.36 // 1.84
Croazia 2.69 // 2.13
Repubblica Ceca. 4.82 // 2.32
Estonia 4.94 // 4.15
Ungheria 3.08 // 1.75
Latvia 3.43 // 4.56
Lithuania 3.07 // 3.02
Macedonia 3.26 // 1.46
Moldova, Rep. 1.38 // 0.82
Polonia 3.70 // 1.63
Romania 2.52 // 1.37
Federazione Russa 4.49 // 1.37
Slovacchia 3.44 // 2.35
Slovenia 3.58 // 2.24
Ucraina 3.37 // 1.47
Repubblica fed. Yugoslavia 2.14 // 1.21
Altri:
Africa 1,36//0,36
Terra 2,28//0,53
Israele 4,44//0.57
Kuwait 7,75//0,40
Emirati arabi 10,13//1,26
Yemen 0,71//0,52
Tunisia 1,69//1,00
Rwanda 1,06//0,92
Nuova zelanda 8,88//22,95
Pakistan 0,64//0,39
Papua 1,42//14
Brasile 2,38//6,03
Uruguay 3,79//4,57
America latina 2,17//4,02
America del nord 9,61//6,15
Canada 8,84//14,24
Stati uniti 9,7//5,27

Dai dati sopra riportati si vede come in Italia l'impronta procapite sia di
3,84 mentre la biocapacità è di 1,18 ettari con un deficit di 2,66 ettari:
ciò vuol dire che gli italiani per soddisfare i propri bisogni senza pesare
sul resto della terra avrebbero bisogno di ancora 2,66 volte la biocapacità
dell'Italia.
In Europa le uniche nazioni che non "pesano" sul resto del mondo sono l'
Irlanda, la Svezia, la Finlandia, la Bosnia Herzegovina, Latvia.
La Nuova Zelanda ed il Canada pur avendo un'impronta ecologica alta (circa
8,8) hanno una biocapacità elevatissima (rispettivamente 22,95 e 14,24),
dovuta a fattori ambientali molto favorevoli (un ettaro di terra in Nuova
Zelanda ha una produttività notevole rispetto ad un ettaro in Giordania):
In realtà le pubbliche amministrazioni utilizzano il "Dashboard of
sustainability" un sistema eleaborato dal centro di ricerche della
commissione europea e che consente di tradurre enormi quantità di dati
relativi all'andamento sociale, economico e ambientale - ovvero i tre domini
che determinano la qualità dello sviluppo di un paese - in una
rappresentazione grafica di immediata percezionesull'andamento della
sostenibilità.
Il cruscotto consente di comunicare facilmente le performance di un Paese
nel campo della sostenibilità ambientale perché utilizza delle scale di
colori per misurare la distanza da un obiettivo.
Il Dashboard of Sustainability è un software libero scaricabile da Internet
http://esl.jrc.it/dc/index_It.htm

a cura della Redazione