sviluppo sostenibile definizione , principi, indicatori



Sviluppo sostenibile e ambiente
Approfondimenti sulla sostenibilità locale e sugli effetti ambientali

DA MIW.IT
settembre 2004

DEFINIZIONE

Il nostro modo di vivere, di consumare, di comportarsi, decide la velocità
del degrado entropico (misura dello stato del disordine di un sistema), la
velocità con cui viene dissipata l'energia utile e il periodo di
sopravvivenza della specie umana. Si arriva così al concetto di
sostenibilità, intesa come l'insieme di relazioni tra le attività umane la
loro dinamica e la biosfera, con le sue dinamiche, generalmente più lente.
Queste relazioni devono essere tali di permettere alla vita umana di
continuare, agli individui di soddisfare i loro bisogni e alle diverse
culture umane di svilupparsi, ma in modo tale che le variazioni apportate
alla natura dalle attività umane stiano entro certi limiti così da non da
non distruggere il contesto biofisico globale. Se riusciremo ad arrivare a
un'economia da equilibrio sostenibile come indicato da Herman Daly, le
future generazioni potranno avere almeno le stesse opportunità che la nostra
generazione ha avuto: è un rapporto tra economia ed ecologia, in gran parte
ancora da costruire, che passa dalla strada dell'equilibrio sostenibile.
Giorgio Nebbia conclude il suo saggio ("Lo sviluppo sostenibile", Edizioni
Cultura della Pace, Firenze 1991) con un'importante osservazione: "Occorre
avviare un grande movimento di liberazione per sconfiggere le ingiustizie
fra gli esseri umani e con la natura, una nuova protesta per la
sopravvivenza capace di farci passare dalla ideologia della crescita a
quella dello sviluppo. Nessuno ci salverà se non le nostre mani, il nostro
senso di responsabilità verso le generazioni future, verso il "prossimo del
futuro" di cui non conosceremo mai il volto, ma cui la vita, la cui felicità
dipendono da quello che noi faremo o non faremo domani e nei decenni futuri.
La costruzione di uno sviluppo sostenibile e la pace si conquistano soltanto
con la giustizia nell'uso dei beni della Terra, unica nostra casa comune
nello spazio, con 'una giustizia planetaria per un uomo planetario',(da
Ernesto Balducci). Senza giustizia nell'uso dei beni comuni della casa
comune, del pianeta Terra, non ci sarà mai pace".
Fonti: pp 39-41 del testo "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo
Tiezzi, Nadia Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999

Sviluppo sostenibile e ambiente
Approfondimenti sulla sostenibilità locale e sugli effetti ambientali

PRINCIPI

Le nuove teorie dello sviluppo sostenibile e dell'ecological economics* ci
pongono davanti all'idea di un'economia non più basata su due parametri, il
lavoro e il capitale, ma su un'economia ecologica che riconosce l'esistenza
di tre parametri, il lavoro, il 'capitale naturale' e il 'capitale prodotto
dall'uomo'. Intendendo per 'capitale naturale' l'insieme dei sistemi
naturali (mari, fiumi, laghi, foreste, flora, fauna, territorio), ma anche i
prodotti agricoli, i prodotti della pesca, della caccia e della raccolta e
il patrimonio artistico-culturale presente nel territorio, si vede come sia
fondamentale oggi investire in questa direzione. Herman Daly scrive: "Per la
gestione delle risorse ci sono due ovvi principi di sviluppo sostenibile. Il
primo è che la velocità del prelievo dovrebbe essere pari alla velocità di
rigenerazione (rendimento sostenibile). Il secondo, che la velocità di
produzione dei rifiuti dovrebbe essere uguale alle capacità naturali di
assorbimento da parte degli ecosistemi in cui i rifiuti vengono emessi. Le
capacità di rigenerazione e di assorbimento debbono essere trattate come
capitale naturale, e il fallimento nel mantenere queste capacità deve essere
considerato come consumo del capitale e perciò non sostenibile". Il tema
della complessità ecologica si può così leggere attraverso le seguenti
parole di Herman Daly: "Ci sono due modi di mantenere il capitale intatto.
La somma del capitale naturale e di quello prodotto dall'uomo può essere
tenuta ad un valore costante; oppure ciascuna componenente può essere tenuta
singolarmente costante. La prima strada è ragionevole qualora si pensi che i
due tipi di capitale siano sostituibili l'uno all'altro. In questa ottica è
completamente accettabile il saccheggio del capitale naturale fintantoché
viene prodotto dall'uomo un capitale di valore equivalente. Il secondo punto
di vista è ragionevole qualora si pensi che il capitale naturale e quello
prodotto dall'uomo siano complementari. Ambedue le parti devono quindi
essere mantenute intatte (separatamente o congiuntamente ma con proporzioni
fissate) perché la produzione dell'una dipende dalla disponibilità
dell'altra. La prima strada è detta della "sostenibiltà debole" la seconda è
quella della "sostenibilità forte". (...) Oggi stiamo vivendo la transizione
da un'economia da 'mondo vuoto' ad un'economia da 'mondo pieno': in questa
seconda fase l'unica strada possibile per la sostenibilità passa attraverso
l'investimento nella risorsa più scarsa, nel fattore limitante. Sviluppo
sostenibile significa quindi investire nel capitale naturale e nella ricerca
scientifica sui cicli biogeochimici globali che sono la base della
sostenibilità della biosfera".
*Definizione del Prof. Rober Costanza, presidente dell'International Society
for Ecological Economics (I.S.E.E): "l'economia ecologica è un tentativo di
superare le frontiere tradizionali per sviluppare una conoscenza integrata
dei legami tra sistemi ecologici ed economici. Un obiettivo chiave in questa
ricerca è quello di sviluppare modelli sostenibili di sviluppo economico,
distinti dalla crescita economica che non è sostenibile in un pianeta
finito. Un aspetto chiave nello sviluppare modelli sostenibili di sviluppo è
il ruolo dei vincoli: vincoli termodinamici, limiti biofisici, limiti di
risorse naturali, limiti all'assorbimento dell'inquinamento, limiti
demografici, vincoli imposti dalla 'carryng capacity'** del pianeta e,
soprattutto, limiti della nostra conoscenza rispetto a ciò che questi limiti
sono e come influenzano il sistema"
**Per 'Carryng Capacity', definita dai vincoli biofisici del pianeta,
s'intende la capacità di portare, di sostenere la popolazione e tutte le
altre forme viventi di cui l'uomo e la natura hanno bisogno di sopravvivere:
questa è la base della sostenibilità
Fonti: pp 43-44, *pp 37, ** pp25 del testo "Che cos'è lo sviluppo
sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia Marchettini - Donzelli Editore, Roma,
1999

INDICATORI DI ANALISI

I concetti di 'solar transformity' e 'solar emergy' sono la base per una
metodologia di analisi sistemica volta a determinare le migliori alternative
nell'uso delle risorse, l'impatto ambientale e le politiche a livello
nazionale e internazionale per un'equilibrio più razionale tra società umane
e natura. Nel seguito del testo il termine inglese 'emergy' verrà tradotto
con 'emergia', mentre il termine 'transformity' verrà lasciato in inglese.
(...). Per confrontare i vari tipi di energia secondo un comune
denominatore, si usa la 'solar transformity' (o transformity), cioè la
quantità di energia solare che è, direttamente o indirettamente necessaria
per ottenere un 'joule' (unità di energia solare) del prodotto in questione.
Si definisce poi la 'emergia solare' (emergia), che è la quantità di energia
solare che è necessaria (direttamente o indirettamente) per ottenere un
prodotto o un flusso di energia in un dato processo; la sua unità di misura
è il 'solar emergy joule' (sej). La 'transformity' è quindi l'emergia di un
prodotto divisa per il suo contenuto energetico. L'unità di misura della
'transformity' è il sej/J, anche se tavolta, per certi tipi di prodotto o di
flusso, si usa una 'transformity' misurata in 'solar emergy joule' per
grammo, per la più facile reperibilità dei dati. Più grande quindi risulta
essere il flusso 'emergetico' complessivo necessario a supportare un certo
processo, maggiore è la quantità di energia solare che questa consuma,
ovvero maggiore è il costo ambientale presente e passato necessario a
mantenerlo. Questo significa che un alto flusso di 'emergia' può essere
indizio di un alto livello organizzativo di un sistema e/o di una non
efficiente utilizzazione delle risorse disponibili. (...) Per realizzare
un'analisi emergetica diventa necessario raccogliere la maggior quantità
possibile di notizie sul funzionamento del sistema in esame, in modo da
poter tradurre il sistema stesso in un diagramma per identificare i confini
del sistema, i principali input, i componenti, i processi, i prodotti. (...)
Sommando tutti gli input emergetici indipendenti si può , quindi, calcolare
(in sej) l'emergia totale per supportare un certo processo. Dividendo poi il
risultato ottenuto per ciascun outpout (in joule o in grammo) si ottiene la
'transformity' dei vari prodotti. (...). I risultati di un'analisi
emergetica mostrano con più evidenza il loro potenziale se il sistema
(sistema produttivo, comune, provincia, nazione, regione, ecc.) sotto studio
è confrontato con altri sistemi dello stesso tipo. E' così possibile
valutare lo sviluppo tecnologico, l'uso delle risorse (impatto ambientale),
la sostenibiltà nel lungo periodo e l'equilibrio degli scambi commerciali
con altri paesi. Per condurre una simile valutazione è utile il calcolo di
alcuni indici derivanti dai flussi di 'emergia'.
Per i grafici e approfondimenti sugli indicatori di sostenibilità
ambientale: "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia
Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999
Fonti: pp 86-90 del testo sopraindicato Fonti: pp 43-44, *pp 37, ** pp25 del
testo "Che cos'è lo sviluppo sostenibile?", di Enzo Tiezzi, Nadia
Marchettini - Donzelli Editore, Roma, 1999