guida alla raccolta differenziata - carta e cartone - .



da rifiutilab
luglio 2004

01/04/2003-INTERVISTA A GUIDO VIALE (strumenti pratici e approcci
metodologici per lo sviluppo del sistema di gestione dei rifiuti

IL MANUALE OPERATIVO PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA)

Rifiutilab incontra il dott. Guido Viale, economista ed esperto di
sostenibilità ambientale che ha fra l'altro lavorato sui problemi inerenti
la gestione dei rifiuti con il Ministero dell'ambiente, ENEA, ANPA, Comieco,
Comune di Torino, ASMA Milano, Italia Lavoro, ha sviluppato progetti
didattici e formativi. Ha da poco curato la "Guida alla Raccolta
Differenziata - Carta e Cartone", pubblicato nel dicembre 2002 nella collana
Ambiente e Sicurezza del Il Sole 24 Ore e promossa da Comieco

Prima di tutto parliamo della Tua ultima pubblicazione "La Guida alla
raccolta differenziata - Carta e Cartone" promossa da Comieco.Cosa
rappresenta questa Guida ?
La Guida rappresenta un manuale operativo per gli addetti ai lavori che
operano nel settore della raccolta rifiuti. Non solo carta e cartone,
dunque, anche se essendo stata fatta insieme a Comieco (Consorzio Nazionale
per il Recuoero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica), l'attenzione
per le problematiche connesse alla raccolta degli scarti e degli imballaggi
cellulosici è prevalente. Ma gli stessi schemi e procedimenti proposti dalla
guida sono applicabili a tutte le altre frazioni, compresa quella organica e
quella del rifiuto indifferenziato.

A chi è rivolta ?
Quando dico operatori intendo tutti i soggetti coinvolti, responsabili
politici e amministrativi del settore nelle amministrazioni comunali,
provinciali e regionali, responsabili dei consorzi e delle aziende pubbliche
e private che operano nel settore, comprese - e con particolare riguardo per
loro - le cooperative sociali, ma anche educatori, insegnanti, giornalisti,
addetti alla comunicazione, dal momento che la gestione dei rifiuti è un
processo integrato, in cui gli aspetti meramente tecnici non sono mai
separati dal loro risvolto sociale, che è dato dalla partecipazione dei
diversi attori, che devono essere coinvolti mettendo a loro disposizione un'
informazione adeguata: innanzitutto su che cosa si può e che cosa non si può
fare.

La Guida, interessantissima e fondamentale per chi lavora in questo settore,
sembra dimostrare alcuni principi fondamentali per il successo, che
definirei "culturali":
approccio alla complessità - il settore dei rifiuti ha necessità di
utilizzare strumenti di organizzazione aziendale, di gestione del personale
avanzati (cultura della qualità e dell'organizzazione)
strumenti di progettazione tecnica dei servizi (cultura tecnica)insomma la
famosa "industrializzazione" e "ingegnerizzazione" del settore
necessità di approcci multi disciplinari (cultura della specificità e della
trasversalità)
La Guida è infatti un testo collegiale

I punti qualificanti del lavoro che abbiamo svolto in équipe insieme allo
staff tecnico della società Qualitek sono a mio avviso quattro.
L'insistenza sul ruolo determinante che ha la conoscenza minuziosa del
territorio, che deve essere analizzato attraverso una griglia a maglie
strette che permetta di identificare, e di seguire nel tempo, ogni singola
utenza o gruppo omogeneo di utenze (come possono essere gli inquilini di uno
stesso condominio). Questo è un punto per me fondamentale: non solo serve a
organizzare meglio - cioè a "personalizzare" la raccolta, aumentandone l'
efficacia e facendone diminuire i costi; ma è a sua volta fonte di una
conoscenza della composizione sociale di una comunità che nessun altro
strumento di analisi sociologica o economica ti può dare. I rifiuti infatti
ti forniscono un'immagine "oggettiva" e in presa diretta di che cosa fa e
come vive la gente. E non solo la gente, ma anche le piccole imprese di cui
si fatica sempre molto a capire la consistenza (c'è il problema del
sommerso) e l'andamento. Per esempio, dalla raccolta della carta e degli
imballaggi si possono avere oggi un quadro dell'andamento congiunturale di
molti settori della PMI molto più precise che dalle indagini periodiche
degli istituti che seguono la congiuntura. Questo sapere, prima o dopo,
dovrà essere valorizzato meglio di come si faccia adesso;
La trasposizione di queste informazioni su una cartografia digitale
georeferenziata (GIS) che permette di seguirne in tempo reale l'evoluzione
nel tempo, di alimentare direttamente l'aggiornamento del quadro di
riferimento con i dati ricavati dalle raccolte e, soprattutto, di collegare
strettamente gli strumenti informatici di gestione della raccolta e delle
risorse aziendali con l'evoluzione del territorio e dei comportamenti
rilevati in seno alle comunità in cui si opera;
Un'attenzione particolare per la dimensione organizzativa delle imprese che
operano in questo campo e, in particolare, per le cooperative sociali. La
raccolta differenziata - a differenza di quella tradizionale del tal quale -
è un'attività mirata sull'utente (preferisco continuare a chiamarlo così,
invece che cliente, come è di moda fare adesso: teniamo conto che gli utenti
della raccolta rifiuti, come quelli di molti altri servizi non possono
scegliere da chi farsi servire, se non in modo indiretto, influenzando le
scelte della loro amministrazione). In questo contesto la personalizzazione
del servizio, che vuol dire conoscenza minuta del territorio, ma anche e
soprattutto flessibilità, disponibilità e valorizzazione quegli elementi di
conoscenza che si possono ricavare dall'esperienza, cioè dai giri che gli
operatori fanno ogni giorno per le strade, è un fattore vincente e le
cooperative sociali hanno in genere dimostrato di essere più attrezzate di
altri per far fronte a questa esigenza;
Il quarto elemento è la consapevolezza che l'ammodernamento del servizio,
quello che voi chiamante la sua industrializzazione, non può essere svolta
con le modalità tipiche di una gestione meramente aziendale, fondata sulla
disciplina del lavoro, né con quelle specifiche di un rapporto contrattuale,
come quello che interviene tra cliente e fornitore. Occorre instaurare un
rapporto negoziale con tutti gli attori coinvolti - quelli che le più
recenti teorie dell'impresa chiamano stakeholder - che non è finalizzato
solo o prioritariamente ad uno scambio (do ut des), ma che mira a promuovere
e a definire una convergenza di intenti.

Nella raccolta differenziata il problema è chiaro, anche se va ridefinito
ogni volta: non si può fare RD senza partecipazione attiva degli utenti,
senza un impegno dell'impresa che raccoglie e dell'amministrazione che la
governa, ma neanche senza il coinvolgimento del sistema industriale che deve
utilizzare i materiali da riciclare (da questo punto di vista il ruolo dei
consorzi e di CONAI) è essenziale. Ma questo modello gestionale non vale
solo per la gestione dei rifiuti: in qualche modo anticipa e definisce
quello che dovrà accade in molti altri settori: dal trasporto alla sanità,
dalla formazione all'informazione, ecc.. Cioè in tutti quei settori che sono
il fulcro di quell'economia dei servizi che domina la cosiddetta società
post-industriale.

Il percorso sviluppato dal sistema italiano negli ultimi 10 anni è scandito
dalla tua puntuale anticipazione
Anno 1994 - Un mondo Usa e Getta - La Civiltà dei Rifiuti La individuazione
della problematica
Anno 1999 - Governare i Rifiuti - Difesa dell'Ambiente, creazione d'impresa,
qualificazione del lavoro, sviluppo sostenibile, cultura materiale e
identità sociale dal mondo dei rifiuti La visione del futuro - come deve
essere il sistema
Anno 2002 - Carta e Cartone Guida alla Raccolta Differenziata Gli strumenti
per l'attuazione
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Non penso tanto a un'anticipazione quanto a un'attenzione per segnali che
erano già nell'aria e che andavano raccolti. Ho cominciato ad occuparmi di
raccolta differenziata a metà degli anni '80. Allora tutti mi prendevano per
matto ed oggi, anche se non possiamo assolutamente dirci contenti dei
risultati, possiamo comunque verificare quanta strada è stata percorsa.
Nessuno dubita più che si debba fare - anche se molte amministrazioni
continuano a non farla, o a fare mere azioni di facciata, inutili e
costose.Quello che si può constatare - ma lo si constata solo a partire dai
posti in cui la RD si fa effettivamente - è la quantità di implicazioni di
questa attività e soprattutto la quantità di indicazioni che fornisce per la
riorganizzazione del sistema produttivo in vista di una maggiore
sostenibilità. Non solo il riciclo dei materiali, che è la cosa più ovvia,
ma elementi come il ruolo della negoziazione sociale, l'importanza di una
riorganizzazione del lavoro che valorizzi i rapporti front-line, la
versatilità degli strumenti informatici (pensiamo all'uso della cartografia
GIS), la standardizzazione e la certificazione dei materiali per facilitare
i processi di smontaggio e recupero. Ecc.

A che punto del percorso siamo e quali maggiori ostacoli dobbiamo ancora
affrontare ?
Complessivamente non siamo molto avanti rispetto a ciò che conoscenza del
territorio e tecnologia consentirebbero. I fronti delicati sono soprattutto
due: il primo è costituito dalla rigidità delle imprese, sia pubbliche che
private, che presidiano il settore e che incontrano enormi difficoltà ad
adeguare la loro organizzazione del lavoro alle nuove esigenze. C'è in tutti
la convinzione che maggiore flessibilità significhi salari più bassi, orari
più lunghi, maggiore precarietà. Alcune aziende - soprattutto pubbliche -
rifiutano e resistono contro questa prospettive, altre non fanno che
lavorare in questa direzione. Sfugge alle une e alle altre che la
flessibilità non si ottiene solo - anzi si ottiene molto poco - a spese del
lavoro, mente efficacia ed efficienza si ottengono molto di più con
tecnologie e conoscenze adeguate, ma soprattutto valorizzando la quantità e
la qualità di informazioni di cui gli operatori del settore sono i naturali
vettori.Il secondo è quello della prevenzione, punto primo della normativa
europea e italiana in materia (ridurre la quantità e la pericolosità dei
rifiuti) ma su cui si è fatto molto poco. Il perché è ovvio: non è un
compito che possa essere svolto - se non in misura marginale - dalle imprese
di igiene urbana o dalle amministrazioni locali, anche se queste possono
essere il tramite per fornire al sistema produttivo gli input indispensabili
per modificare nel senso della sostenibilità i loro prodotti. Ma per far
questo occorre passare attraverso la mediazione del sistema distributivo,
cioè coinvolgerlo in un processo di analisi e di messa a punto di proposte
per la riduzione e il recupero dei materiali e dei prodotti messi in
circolazione. E per coinvolgerlo ci vuole bastone e carota: incentivi e
servizi da un lato, ma anche penalizzazioni e divieti dall'altro. E questo
chiama in causa la politica.

Può quindi il mondo internet, come spazio di condivisione delle conoscenze
contribuire allo sviluppo del settore ?
Ormai tutto passa attraverso internet, se non in modo esclusivo, comunque in
quanto circuito parallelo a quello degli altri strumenti di comunicazione.
Quello che troppo pochi hanno finora scoperto è la quantità di informazioni
e di conoscenza che si può ricavare dall'analisi dei rifiuti e dell'attività
di chi raccoglie e ricicla rifiuti. Su questo tema varrebbe la pena aprire
una riflessione interdisciplinare.

Il settore della gestione dei rifiuti è lo specchio della società nella
quale viviamo e come tale è un indice importante del suo sviluppo non solo
tecnologico, ma anche morale e sociale e, dunque, del rapporto che può
crearsi fra cittadini e istituzioni. E' questo rapporto, secondo te, uno dei
fattori di rallentamento dello sviluppo?
Non direi di rallentamento. Evidentemente cambiare le forme di gestione dei
rifiuti (prevenzione compresa) è un'attività che si trascina dietro molte
altre cose, alcune delle quali toccano nervi scoperti non solo del sistema
politico, ma anche e soprattutto di quello industriale. Questo evidentemente
rende esplicito il fatto che la promozione di una nuova organizzazione di
gestione dei rifiuti non può essere affidata solo agli addetti ai lavori. E
questo, sia i politici che il mondo confindustriale non l'hanno ancora
capito.

Secondo Te quali tra gli strumenti ipotizzati per la "Prevenzione e
Riduzione" , responsabilità condivisa, accordi volontari, requisiti
normativi, programmi di comunicazione e tassazione ambientale, sono tuttora
non intrapresi o carenti in Italia e vanno quindi incentivati ?
In Italia tutti questi strumenti sono utilizzati pochissimo, se si eccettua
il principio di responsabilità condivisa che è giocoforza utilizzare -
quanto bene è difficile a dirsi - se si vuole fare la RD. Il guaio di questo
dato sta nel fatto che per funzionare tutto quanto attiene a processi
negoziali (quindi, responsabilità condivisa, accordi volontari, tassazione,
ecc) ha bisogno di una massa critica, al di sotto della quale diventa mero
episodio su cui si appuntano le fobie e le paranoie di tutti, che è la
premessa maggiore per farlo abortire. In altre parole, se si aprissero veri
processi negoziali tutte le volte che c'è da fare una VIA - per esempio,
anche per un inceneritore - la cosa sembrerebbe ordinaria amministrazione,
si formerebbero meno comitati o, per lo meno, si formerebbero comitati solo
per affrontare il merito della questione, e non per dare sfogo ad un bisogno
di protagonismo represso che alimenta gran parte di questi processi. Lo
stesso vale per la tassazione ambientale: o si lavora per trasferire
seriamente una quota consistente di imposizione fiscale dal lavoro alle
risorse naturali, come si sta facendo in altri paesi, oppure una tassa una
tantum, per di più periodicamente azzerata, come è avvenuto in Italia con la
Carbon tax, avrà solo effetti controproducenti.rifiuti, dell'acqua,
dell'energia"