cos'è cosa serve la contabilità ambientale



da ambiente italia.it
luglio 2004

A che cosa serve una contabilità ambientale?

Come in natura, anche in politica struttura e funzione sono correlate.
Quindi per cercare di spiegare che cos'è la contabilità ambientale, e
soprattutto ciò che essa può diventare, è bene partire dall'interrogativo
più semplice: a che cosa serve? La contabilità ambientale serve per misurare
la consistenza delle risorse naturali, i loro flussi e cambiamenti, gli
effetti delle azioni umane sull'ambiente, in una parola la sostenibilità
dello sviluppo nel tempo e nello spazio della vita.

Oggi siamo certamente in grado di contabilizzare la dismisura della nostra
società. Abbiamo una sofisticata contabilità della ricchezza, dei consumi,
dei flussi di denaro. Conosciamo in tempo reale gli spostamenti centesimali
del valore di un titolo azionario. Conosciamo lo stato e la variazione
percentuale mensile dei redditi, del carico fiscale, dei prezzi degli
immobili. Città per città e quartiere per quartiere. Ma c'è da qualche parte
un'altra contabilità dove siano riportati anche i danni che quella dismisura
comporta? La contabilità del tempo perduto nelle code del traffico, quella
della mortalità aggiuntiva per troppi inquinanti, quella dell'insonnia
causata dallo stress o dal rumore? Quella della bellezza rubata ai paesaggi
naturali?
Dove viene iscritta, come viene calcolata e dov'è registrata la perdita
economica prodotta da una calamità? E la perdita del patrimonio forestale,
con le conseguenze che determina sui suoli, sul clima, sulle acque, sulla
fauna, sugli uomini?
Dove viene registrato il costo in termini economici e ambientali della
cementificazione del territorio, quello degli intasamenti nel traffico, la
perdita di valore e fruibilità di un abitare senza verde?
Il PIL aumenta se una calamità sconvolge la vita di un territorio e lo stato
interviene con ingenti risorse per riparare i danni. In Nigeria il PIL ha
registrato un aumento spettacolare nell'anno in cui sono state tagliate e
vendute grandi aree di foreste. Il bilancio di un Comune segna un aumento di
entrate se si realizza l'urbanizzazione del suo territorio agricolo. Sull'
uso, l'abuso e la valutazione acritica del significato di indicatori
economici come il PIL esiste ormai una abbondante letteratura.
(.)
Reddito e benessere di una nazione non coincidono. La ricchezza non è un
male. Anzi è un bene, soprattutto per chi ne è forzatamente privo. Ma, come
si dice, "non è tutto". Il PIL può crescere mentre diminuisce la durata
media della vita di un popolo, mentre scendono indicatori ambientali che non
sono certo meno importanti, per la qualità del vivere, di quelli che vengono
pressoché unanimemente valorizzati.

La contabilità ambientale serve a saperne di più per decidere meglio. Serve
a insegnare all'economia che, nel medio e lungo periodo, può avere valore
anche ciò che nel presente non ha prezzo. Serve a misurare - e non solo a
intuire emotivamente - lo spessore assoluto e relativo delle diverse
problematiche ambientali. Serve a mettere nei conti quelle che gli
economisti, sia a dimensione d'impresa che di territorio, chiamano le
"esternalità" (parola che in sé la dice lunga, perché "esternalità" sono
tutti gli effetti che non siamo soliti prevedere e calcolare, tutto ciò che
è stato lasciato fuori). In verità - come è stato scritto - la velocità e la
facilità di spostamento hanno portato a percepire la natura sempre meno come
ambiente, e sempre più come spazio da superare. L'ambiente quindi si è
allontanato dal mondo percettivo degli uomini, e questo ci fa comunemente
sottovalutare gli effetti delle nostre azioni su di esso.
È ormai universalmente affermata la necessità di ovviare all'ignoranza dei
costi ambientali occulti, all'incapacità di misurare i valori d'uso, all'
inidoneità a computare variabili di lungo e lunghissimo periodo, come l'
esaurimento di risorse naturali finite. I comuni criteri di calcolo e
valutazione economica e finanziaria, a partire dai prezzi, per arrivare ai
bilanci pubblici o di una impresa, non sono in grado di farlo. Il tema
dunque è posto, e ha una fondatezza evidente.
(.)

In Italia la prima legge per una contabilità ambientale pubblica

Proprio dall'Italia può venire un contributo fattivo e originale all'impegno
assunto dalla comunità internazionale, fin dalla Conferenza di Rio del 1992,
di sviluppare e applicare il più presto possibile tecniche e pratiche di
contabilità ambientale. È in Italia che per questo obiettivo sono impegnati
non solo importanti Istituti e Organi dello Stato come il Cnel, l'ISTAT e l'
Anpa, ma anche il Governo e il Parlamento in modo diretto.
(.)
È noto che, fin dal 1986, nel nostro paese la legge istitutiva del ministero
dell'Ambiente prevedeva la "Relazione annuale sullo stato dell'ambiente", la
quale fornisce una messe ricchissima di dati e conoscenze. Anche questa
tuttavia non prevede alcuna interferenza diretta all'interno delle procedure
per la formalizzazione delle decisioni. Non è richiamata, per esempio, all'
interno del processo di elaborazione e discussione del Documento di
Programmazione Economico-finanziaria.
Perciò il Parlamento si è posto formalmente l'obiettivo di costruire invece
un sistema informativo riferito all'insieme dei problemi della
sostenibilità, che diventi anche ineludibile supporto alla decisione
politica in quanto tecnica e procedura obbligatoria dei bilanci pubblici. Un
sistema che si inserisca più autorevolmente nel processo decisionale
politico, aprendo uno spazio per la contabilità ambientale all'interno delle
procedure formali per l'approvazione dei bilanci da parte delle assemblee
elettive.
(.)

Caratteristiche e novità del sistema proposto dal Senato

Nella sostanza, la legge su cui si sta misurando il Parlamento raccoglie
esperienze e scelte già compiute, e d'altro canto propone assolute novità.
Il punto di partenza sono le elaborazioni sviluppate in sede ISTAT per ciò
che attiene la strumentazione tecnica (moduli statistici, conti e indicatori
ambientali). Ulteriori punti di riferimento sono gli Orientamenti della
Commissione Europea in materia di indicatori e contabilità verde nazionale,
del 21 dicembre 1994, nonché la Risoluzione del Parlamento europeo del 1995,
che indicano la scelta politica fondamentale: quella di rinunciare
esplicitamente alla ricerca di un "PIL verde" per organizzare invece un
sistema di bilanci satellite, paralleli ai bilanci finanziari e non
sostitutivi di essi.

Le novità che il disegno di legge mette in campo sono molte. La prima, e più
importante, è la decisione di applicare ordinariamente e obbligatoriamente
una forma di contabilità ambientale ai bilanci dello Stato, delle Regioni,
delle Province e dei Comuni italiani. Una scelta che non è stata ancora
compiuta in nessun paese del mondo.
La seconda è conseguenza (e pre-condizione) della prima: lo sviluppo
scientifico e operativo dei conti, dei moduli e delle tecniche di
contabilità ambientale per renderli utilizzabili entro pochissimi anni (il
2004) da parte del sistema politico e istituzionale. Viene promosso quindi
lo sviluppo tecnico e scientifico di tutte le azioni in corso, rovesciando
però l'approccio di laboratorio fin qui prevalente. O meglio, innestando nel
lavoro degli esperti e delle agenzie dedicate il punto di vista della
politica, cioè quello di chi deve utilizzare il sistema e di chi rappresenta
l'interesse generale e il diritto all'ambiente.
Questo "chi" sono le assemblee elettive, quindi le istituzioni più
significative attraverso le quali in Italia si articola la rappresentanza
politica: lo Stato, il Parlamento, i 20 consigli delle Regioni, le 103
Province, gli oltre 8.000 Comuni.

La via italiana a un sistema di contabilità pare così tracciata. Tracciata
piuttosto che definita in ogni dettaglio: il testo in discussione è quello
di una legge quadro che prevede decreti delegati al governo e dunque
ulteriore elaborazione e ulteriore decisione. Quello che si apre è
soprattutto uno spazio nuovo di progettazione e di ricerca. L'indirizzo di
fondo però è molto netto: non basterà avere un sistema informativo su basi
statistiche o basi reali. Questo andrà costruito rapidamente, sviluppando ed
arricchendo le azioni già poste in essere, in primo luogo in sede ISTAT, che
vengono così incoraggiate e valorizzate ben oltre gli addetti ai lavori.
Poi, e senza far passare troppo tempo, occorrerà fare un'operazione di
selezione per fornire ai responsabili delle istituzioni qualcosa di più
semplice e di più impegnativo: degli schemi di bilancio ambientale da poter
confrontare coi bilanci finanziari e con le proprie discrezionalità di
decisione. La legge organizza questo spazio di progettazione e di ricerca
attraverso una fase di sperimentazione, il lavoro di una commissione
specifica e una serie cadenzata di atti normativi delegati.