come funzionano gli impianti di riciclaggio



da ulisse.it
11 aprile 2004

Il funzionamento degli impianti di riciclaggio

DomandaCome è possibile risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti
in Italia? Come funzionano gli impianti di riciclaggio?

RispostaProvo a formulare una risposta necessariamente sintetica (mi scuso
per affrontare il problema a livello generale ma - a richiesta - si possono
discutere/considerare i diversi aspetti).
Sul primo quesito, come è possibile risolvere il problema dello smaltimento
rifiuti in Italia? - la risposta principale è che occorre ridurre al minimo
la necessità di smaltire rifiuti (per legge il termine smaltimento significa
l'immissione controllata - entro determinati limiti fissati dalle norme -
dei rifiuti o delle sostanze derivanti dal loro trattamento, nell'ambiente
(acqua, suolo, sottosuolo, aria).
Per cui occorre parlare non di risolvere il problema dello smaltimento dei
rifiuti ma di risolvere il problema dei rifiuti.

La soluzione - sembra
banale ma non lo è - sta nel non produrre rifiuti ovvero di fare in modo che
le merci alla fine della loro vita possano essere reimesse in un ciclo a
nullo o basso impatto ambientale, occorre evitare l'esistenza di
materiali/merci che per le loro caratteristiche e/o per la loro forma, non
siano in alcun modo riciclabili, recuperabili, reimpiegabili. Sempre
sinteticamente potremmo articolare questa soluzione come segue:

1. realizzazione di merci in cui venga considerata anche la loro "fine"
quindi: modifica dei cicli produttivi e delle merci stesse attraverso
l'eliminazione (sostituzione) di materiali non riciclabili o ad alto impatto
ambientale, semplificazione delle merci, riduzione in peso dei materiali
attuando in una parola una politica finalizzata alla riduzione e alla
prevenzione dei rifiuti.

2. Spostamento dell'onere della gestione delle merci a fine vita sui
produttori di merci anzichè sugli enti pubblici, ciò favorirebbe molto il
raggiungimento degli obiettivi di cui al punto

1. In altri termini significa
introdurre sistemi di ripresa (da parte dei produttori, singoli o associati)
delle proprie merci a fine vita al fine del reimpiego/riciclaggio; anche
sistemi per cui anzichè la cessione di una merce viene venduto un servizio
favoriscono tale obiettivo (per esempio vendere un servizio di fotocopiatura
anzichè una fotocopiatrice, così l'utilizzatore paga le fotocopie mentre la
macchina rimane del fornitore che si occupa sia della manutenzione,
dell'aggiornamento tecnologico e ritira la macchina a fine vita - il
produttore è quello che conosce meglio di tutti le possibilità di
disassemblaggio per il reimpiego e il riciclo di tutto o parte del proprio
prodotto).

3. Introduzione di sistemi efficaci di raccolta differenziata in particolare
per i rifiuti domestici, finalizzati al recupero/riciclaggio dei materiali
(è importante notare che l'incenerimento anche con recupero energetico è di
fatto una forma di smaltimento).
Attualmente siamo in una fase transitoria e occorre decidere da che parte
andare. Sono state introdotte normative e pratiche che hanno reso possibile
un incremento della raccolta differenziata (sia con scelte locali che legate
alle norme come la responsabilità condivisa per gli imballaggi, ovvero
l'onere distribuito tra produttori e enti pubblici) ma che è ancora carente
sotto il profilo della prevenzione/riduzione.

La normativa europea va in
questa direzione: per esempio con la direttiva sulle auto da demolire (in
fase di attuazione in Italia) e con quella sulle apparecchiature elettriche
ed elettroniche (ancora da recepire) si chiede al produttore di produrre
merci con elevata potenzialità di riciclaggio, bassi contenuti di sostanze
pericolose, e chiedendo allo stesso produttore di farsi carico della
raccolta differenziata (tramite il sistema della distribuzione). Se si va in
quest'ultima direzione - come richiede l'Unione Europea - unitamente alla
estensione e miglioramente della raccolta differenziata si possono ottenere
due risultati:

a) riduzione della quantità (e della pericolosità) dei rifiuti;
b) elevati livelli di raccolta differenziata ovvero ridotti fabbisogni di
smaltimento.

Se alla riduzione si collega una raccolta differenziata al 70 % (obiettivo
raggiungibile e già raggiunto in molte realtà) è possibile trattare i
rifiuti restanti con sistemi di trattamento (cosiddetti MBT - meccanici e
biologici) in grado di rendere riutilizzabili ulteriori materiali e di
ridurre a circa il 10 % la quantità da inviare a smaltimento e in
particolare in discarica. Basta mettersi di buzzo buono.

Sul secondo quesito: come funzionano gli impianti di riciclaggio? - la
risposta può essere, dipende dal materiale e dal processo. Molto
sinteticamente possiamo distinguere i principali materiali presenti come
rifiuti, ai fini del loro riciclaggio, come segue:

a) rifiuti organici (alimenti ecc.): dalla raccolta differenziata vengono
inviati in impianti di compostaggio dove i rifiuti vengono sottoposti a
processi di degradazione (con aria e a temperatura controllata) in modo tale
che i microorganismi presenti in natura fanno diventare il rifiuto un
ammendante (cioè un prodotto che aiuta la fertilità di un terreno, sia esso
agricolo, di serra ecc.);

b) alcune frazioni secche (metalli, vetro, carta) possono essere inviate con
semplici pretrattamenti per eliminare impurità e per ridurli di volume alle
corrispondenti filiere produttive, in sostituzione di materiali vergini,
ovvero in fonderie, vetrerie, cartiere;

c) altre frazioni secche (per esempio le plastiche) vanno sottoposte a
pretrattamenti di selezione delle diverse matrici oppure a
depolimerizzazione (cosiddetto riciclaggio chimico) per l'invio - in
relazione alle caratteristiche del materiale trattato - a filiere anche
diverse rispetto a quelle originarie. Per esempio dal PET (la plastica delle
bottiglie di acqua minerale) possono trarre delle fibre ottiche o delle
fibre tessili per abbigliamento; dalle moquette possono trarre delle fibre
di poliammide (per tessuti da abbigliamento e non) ecc. Le materie plastiche
(ma anche prodotti analoghi come le gomme) sono più sensibili alla presenza
di impurezza (e la raccolta e il trattamento sono maggiormente costosi) per
cui occorre fare maggiore attenzione al ciclo per il loro riciclaggio.
In tutti i casi è fondamentale che il sistema di raccolta sia finalizzato a
raccogliere matrici che non siano contaminate, per questo sia sotto il
profilo quantitativo che qualitativo per le utenze domestiche sono migliori
(e meno costosi) sistemi di raccolta porta a porta, mentre per le utenze
commerciali e le attività economiche in genere occorre realizzare sistemi ad
hoc in relazione ai diversi settori economici.
Pur non essendo stato certamente esaustivo, spero di aver fornito un
inquadramento del problema utile per ulteriori approfondimenti.
A cura diMarco Caldiroli
Centro per la Salute Giulio A. Maccacaro
Varese