Equo Impiego Pubblico a Rotazione





Petizione al Parlamento Italiano 

per una evoluzione della comune concezione di Pubblico Impiego 

in virtù dell'art. 50 della Costituzione 

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On.le Presidente
del Senato della Repubblica,

On.le Presidente
della Camera dei Deputati,


premesso che: 

oggi il pubblico impiego viene affidato a persone scelte tramite particolari procedure che intendono selezionare i più idonei, tra i tanti che vorrebbero svolgerlo, e che una volta selezionate le persone ritenute più idonee, è uso assegnare ad esse l'incarico in questione per l'intera durata della loro vita; 

considerato che: 

i ruoli disponibili nel pubblico impiego sono di numero ben inferiore rispetto a quello, non solo degli aspiranti, ma, cosa molto più importante, anche di coloro che sono ampiamente idonei e dotati dei requisiti richiesti; 

la maggior parte delle persone idonee sono dimenticate dalle tecniche di selezione del personale oggi in uso, le quali mirano secondo un’antiquata convinzione a determinare un ipotetico ed inesistente vincitore lì dove è invece possibile determinare soltanto una rigogliosa rosa di persone abili ed aventi i giusti requisiti; 

per i motivi dei due punti precedenti ciò che si assegna a quei pochi prescelti, in pratica, non è tanto un lavoro, bensì un vero e proprio privilegio in particolare rispetto agli altri che son rimasti ingiustamente esclusi e più in generale rispetto al resto della società; 

tale privilegio è di origine del tutto ingiustificata, poichè, se riconosciamo la società, nella sua interezza, essere depositaria del diritto di usufruire dei pubblici beni e servizi, allo stesso modo dobbiamo riconoscerle, egualmente nella sua interezza, il diritto di equa partecipazione alla creazione, amministrazione e svolgimento di tali beni e servizi; 

il Pubblico Impiego non può essere di proprietà esclusiva di alcuno (come invece di fatto avviene con l'attuale sua assegnazione a vita ad un individuo) proprio per sua stessa origine e definizione di "Pubblico"; 


considerato ancora che: 

la Costituzione afferma a chiare lettere, nel suo art. 3, che "... E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese ..." 

mettendo finalmente, realmente in atto tale partecipazione di tutti i lavoratori idonei all'organizzazione culturale, economica, politica e sociale del Paese si otterrebbero vari benefici concreti, quali, ad esempio, un miglioramento della funzionalità complessiva del sistema, una più equa distribuzione della ricchezza, un manifesto senso di giustizia realizzata ed uno spirito di istintiva e fraterna collaborazione che si diffonderebbero sùbito all'interno della società; 

permettendo una libera ed effettiva partecipazione dei Cittadini alle attività dello Stato quest'ultimo non sarebbe più del tutto separato dai primi, così com'è oggi, con tutte le iniquità, incomprensioni, e conflitti che ne conseguono e che ci affliggono continuamente; 

il Pubblico Impiego, una volta divenuto Equo, non sarebbe più soltanto una semplice occupazione e fonte di reddito per i cittadini, ma acquisterebbe giusta dignità divenendo soprattutto scuola in cui apprendere e praticare i modi del vivere civile, realizzando così appieno le sue potenzialità di mezzo privilegiato di organizzazione statale; 


il sottoscritto cittadino 

invita 

le Camere a rendere effettivo l'appellativo di "pubblico" nel sistema del Pubblico Impiego, abolendo l'iniquo privilegio del ruolo pubblico assegnato a vita alla persona, in favore di una equa e razionale ripartizione delle pubbliche mansioni tra tutti coloro che desiderassero svolgerle e dimostrassero di possederne i requisiti necessari; 


chiede espressamente 

che nessuno venga più assunto a vita nel settore Pubblico del nostro Paese; 

che si studi ed applichi una formula adeguata (umana ma efficace) al fine di liberare il settore Pubblico, nella sua interezza, dal vergognoso giogo cui lo costringono ancora, consapevoli od inconsapevoli che ne siano, gli attuali pubblici dipendenti a vita; 

che venga presto istituita una apposita Commissione, od altro Ente Governativo, preposta ad effettuare il conteggio delle ore di lavoro necessarie al buon andamento della nazione, determinare il numero delle persone disponibili ed idonee a compierle, e distribuire poi equamente le prime tra le seconde, attuando nel tempo una intelligente rotazione; 


al contempo auspica 

un rinnovamento dell'intero nostro sistema sociale improntato, similarmente, alla partecipazione piuttosto che all'esclusione e, per questo, ad una maggiore concordia e funzionalità, fino a giungere al traguardo oltre il quale ognuno potrà disporre di un lavoro minimo garantito e, di conseguenza, di un reddito e di un potere civico certi. 


Riconoscente per l'attenzione, ringrazia, 



Nome e cognome
(in stampatello)  Indirizzo
 
____________________  ____________________  
Firma
 Data
 
____________________  ____________________  





Prima edizione il 06/02/1999 - Versione 2.4
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Art. 50 della Costituzione: Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità. 

Dal Glossario del Senato: "Tra le comunicazioni che il Presidente dà in apertura di seduta è anche il sunto delle petizioni che i cittadini hanno indirizzato al Senato per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità. Le petizioni sono esaminate dalla Commissione competente per materia e il loro esito viene comunicato al presentatore." 

Stampate, firmate, ed inviate personalmente ad entrambe le Camere la petizione, indirizzando a: 

On.le Presidente
del Senato della Repubblica
Palazzo Madama
Piazza Madama, 2
00186 Roma
 
On.le Presidente
della Camera dei Deputati
Palazzo Montecitorio
Piazza del Parlamento 24
00186 Roma

Attenzione: allo scopo di accertare l'autenticità della firma del sottoscrittore, ai sensi del decimo comma dell'articolo 2 della legge 16 giugno 1998, n. 191, si alleghi alla petizione una copia fotostatica, anche non autenticata, di un proprio documento di identità. 



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Rinviamo alla Vostra coscienza, ed al sito
del Dipartimento del Laboratorio Eudemonia
per una Armonica Rotazione Sociale, 
per approfondire la questione in oggetto.


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