acqua cosa ci danno da bere?



da ilsalvagente.it
aprile 2004

Minerali, ma cosa ci danno da bere?

"Non adatta all'infanzia". "Contiene arsenico o manganese sopra i limiti
considerati accettabili dall'Organizzazione mondiale della sanità". Se, come
sarebbe lecito aspettarsi, trovassimo in bell'evidenza una di queste frasi
sull'etichetta di un'acqua minerale, la metteremmo mai nel carrello della
spesa? La domanda è pleonastica, ce ne rendiamo conto. E se ne rendono ben
conto anche i produttori e i nostri legislatori che, non a caso, evitano con
cura qualunque indicazione di questo tipo. Eppure arsenico, manganese e
nitrati si trovano in abbondanza nelle bollicine in commercio nel nostro
paese, come ha scoperto Il Salvagente sottoponendo a un severo test ben 23
marchi diffusi in tutta Italia. Le nostre analisi, realizzate dal
Laboratorio chimico della Camera di commercio di Torino, hanno cercato, per
fortuna senza trovare concentrazioni preoccupanti, molti metalli sospetti
nelle minerali (oltre i tre citati, anche boro, cromo, nichel, rame,
selenio, cadmio antimonio, bario, mercurio e pirombo) e decine di solventi
clorurati. I contenuti di sostanze "indesiderabili" rintracciati, per usare
un eufemismo visto che si tratta di composti che alla lunga hanno effetti
devastanti sulla salute, danzano pericolosamente intorno ai limiti
normativi, rientrando nelle maglie di legge per qualche frazione
infinitesima di grammo o godendo della lentezza con la quale si è deciso di
contenerli all'interno di quanto viene considerato accettabile dagli enti
sanitari internazionali.

  Metalli e bollicine

E' la fotografia di quanto accade con l'arsenico, una sostanza che l'
Organizzazione mondiale della Sanità ha dichiarato cancerogena se assunta a
lungo termine nell'acqua potabile, tanto da consigliare un tetto massimo
inferiore a 0,01 milligrammi per litro. Un limite che risale al 1993 e che
ha impiegato ben 10 anni per essere introdotto sul mercato italiano. È
successo, per l'esattezza, lo scorso dicembre quando il ministro della
Salute Girolamo Sirchia ha firmato un complesso e discusso decreto che
aveva, tra l'altro, l'obiettivo di recepire la direttica europea 2003/40. E
che, alla fine dei conti, ha lasciato un altro anno di tempo alle aziende
per scendere dal limite attuale (0,05 mg/l) a quello consigliato dagli enti
sanitari internazionali (0,01 mg/l). Tutto perfettamente legale, dunque, per
lo meno fino al 31 dicembre 2004, anche con dosi di arsenico di 0,014, 0,016
e 0,026 milligrammi per litro come quelle trovate nel nostro test
rispettivamente nella Nepi, nell'Egeria e nella Cutolo Rionero. E nessuna
azione urgente neppure per i 0,59 milligrammi di manganese (altra sostanza
tossica ad alte concetrazioni) trovati nella Nepi: il limite di 0,50
diventerà vincolante solo alla fine dell'anno.


  Le aziende si difendono

Eppure non tutti fanno finta di nulla, come la legge consentirebbe ancora
per qualche mese. Dalle tre aziende interpellate dal Salvagente sulla base
dei risultati del test, infatti, arrivano risposte differenti. Quella della
Cutolo Srl di Potenza, per esempio, è di "attenta valutazione del problema".
La ditta, infatti, non solo non smentisce i dati emersi dalle nostre prove
ma dichiara di aver già allo studio le soluzioni. Per ridurre il contenuto
di arsenico, infatti, la Cutolo non intende ricorrere al trattamento con
ozono, una "pulizia" chimica che come vedrete in queste pagine pone più
problemi di quanti ne risolve. Da una parte, infatti, l'ozonizzazione
rischia di produrre nell'acqua bromati (sostanze cancerogene), dall'altra
dev'essere dichiarata in etichetta. E questa eventualità non piace a nessun
produttore, visto che sarebbe ben visibile dal consumatore. L'azienda,
dunque, sta decidendo se ricorrere a un'altra fonte o a trattamenti meno
invasivi, come quelli con sabbie naturali, per liberare la sua minerale dall
'arsenico. Di certo, adotterà un altro marchio per l'acqua che sostituirà,
entro la fine dell'anno, la Cutolo Rionero. Diverso è l'atteggiamento di
Egeria: l'azienda contesta il dato rilevato dal Laboratorio chimico della
Camera di commercio e cita le analisi dell'Università di Roma che
testimoniano una concentrazione di arsenico inferiore a 0,001 milligrammi al
litro contro i valori di 0,016 misurati dalle nostre prove. Ancora più netta
la rezione della Nepi SpA, per lo meno nei confronti dell'arsenico. L'
azienda del viterbese, infatti, precisa al Salvagente che "le analisi
periodiche che la società effettua nel corso di ogni anno presso istituti
certificati e qualificati hanno sempre evidenziato valori significativamente
inferiori al limite di 0,010 milligrammi per litro". La Nepi aggiunge: "in
particolare l'ultima analisi ufficiale dell'11 marzo 2003 effettuata dall'
Università di Napoli ha rilevato per l'arsenico il valore di 0,006
milligrammi per litro". Possibile che tale differenza sia dovuta al
cambiamento di condizioni dell'acqua tra marzo dello scorso anno e l'inizio
di quest'anno (data in cui è stata imbottigliata l'acqua che abbiamo
testato)? Non siamo in grado di sciogliere l'interrogativo, quello che
possiamo confermare è il dato rilevato dal laboratorio chimico della Camera
di commercio di Torino. Per una verifica, infatti, abbiamo mandato una
seconda bottiglia dello stesso lotto in analisi, trovando valori simili. Sul
contenuto di manganese, invece, la Nepi non ha molto da ridire, dato che i
dati a disposizione dell'azienda oscillano intorno a 0,5 mg/l (e questo è
quanto viene dichiarato in etichetta). La ditta, comunque, non ha deciso se
ricorrere a trattamenti per ridurre questo elemento dichiarando che se la
media continua ad attestarsi al di sotto del limite di legge, potrebbe non
prendere alcun provvedimento.


  Attenti ai bambini

Non sono solo i metalli a turbare i sonni di chi decide di portare a tavola
un'acqua minerale. A complicarci la vita è anche la presenza di nitrati,
composti azotati indice di inquinamento delle falde. Queste sostanze sono
pericolose per gli adulti, se consumate in elevate quantità, perché danno
luogo alla formnazione di nitrosammine, agenti provatamente cancerogeni. Per
questo la legge fissa un contenuto massimo di 45 milligrammi al litro, per
fortuna mai superati dalle 23 protagoniste del test. Per i più piccoli,
però, il tetto scende drasticamente a 10 milligrammi per litro, dato che il
rischio è molto più forte. Per l'infanzia, infatti, si aggiunge anche il
pericolo di metaemoglobinemia, una grave malattia che riduce il trasporto di
ossigeno dei globuli rossi e può portare anche alla morte. Di qui il tetto
più severo per le acque destinate all'infanzia ribadito nel decreto Sirchia
dello scorso dicembre. Ma cosa si intende per acque destinate all'infanzia?
In realtà qualunque minerale potrebbe essere utilizzata da un genitore per
darla al proprio neonato o per prepararci il latte. E non è detto che tutti
siano in grado di andare a cercare nelle minuscole percentuali riportate in
eitchetta per capire se possono somministrarla al bebè. L'impresa,
oggettivamente, sarebbe ben difficile anche per chi sa che sotto i 10 mg/l l
'acqua non va data ai neonati, visto che circa metà delle etichette che
abbiamo analizzato hanno reso necessario l'uso di una lente d'ingrandimento
per consentirci di leggere la composizione. Non sarebbe stato più logico
obbligarle a riportare in evidenza "non adatta all'infanzia"? Soprattutto
tenendo in considerazione il fatto che non si tratta di un caso sporadico ma
di un contenuto comune a molte delle bottiglie in commercio. Solo tra le 23
del nostro test, per esempio, sono state trovate con contenuti di nitrati
superiori ai 10 milligrammi per litro la Cutolo Rionero, la Fabia e l'
Egeria, mentre proprio sul limite si è piazzata la Perla.


  Scheda arsenico

Dove e perché si ritrova l'arsenico in un'acqua? E quali effetti può fare
sul nostro organismo? Per questa scheda abbiamo attinto ai documenti
ufficiali dell'Organizzazione mondiale della Sanità, la stessa che
stabilisce le linee guida per i limiti da non superare.

L'origine
L'arsenico è ampiamente distribuito nella crosta terrestre e può finire nell
'acqua attraverso la dissoluzione di minerali e in alcune aree si accumula
anche grazie all'erosione di rocce. L'elemento, però, si ritrova anche in
molti scarichi industriali o viene utilizzato in alcune produzioni
commerciali (come i conservanti per il legno). I combustibili fossili sono
un'altra cauisa della dispersione di arsenico nell'atmosfera.

Gli effetti
L'avvelenamento cronico, dovuto a esposizione a lungo termine attraverso le
acque potabili, scrive l'Oms, causa cancro alla pelle, ai polmoni, alla
vescica e ai reni, così come è alla base di altre malattie della pelle. L'
aumento del rischio di cancro ai polmoni e alla vescica e di lesioni alla
pelle è stato osservato a livelli di concentrazione dell'arsenico anche
inferiori a 0,05 mg/l.

I limiti
Le prime limitazioni per l'acqua potabile risalgono al 1958 quando fu
fissato il tetto di 0,20 mg/l. Negli anni, poi, queste concentrazioni
massime ammissibili sono state via abbassate fino ai valori stabiliti dall'
Oms nel 1993. IN quell'occasione, infatti, è stata emamata l'ultima linea
guida che recita, testualmente: "basandosi sui rischi per la salute il
valore guida per l'arsenico nell'acqua deve essere inferiore a 0,01 mg/l".

 Scheda manganese

Anche il manganese fa parte dei metalli che il nostro test ha rilevato sopra
i limiti che entreranno in vigore il prossimo 31 dicembre. E, anche in
questo caso, attingiamo alle valutazioni dell'Oms per capirne origini e
pericolosità.

L'origine
Il manganese è uno dei metalli più abbondanti della crosta terrestre ed è
usato in differenti prodotti e in diverse lavorazioni. Si tratta di un
metallo contenuto naturalmente anche in diversi alimenti e in molte acque
potabili. Le principali fonti antropiche (dovute, cioè, all'attività dell'
uomo) di manganese sono le industrie per la manifattura delle leghe,
dell'acciaio e dei prodotti del ferro.

Gli effetti
Sebbene studi effettuati su animali da esperimento abbiano mostrato che
nelle intossicazioni croniche da manganese ci siano effetti neurotossici non
è chiaro come questi avvengano. è plausibile che l'esposizione possa
incrementare le suscettibilità ad infezioni polmonari.

I limiti
L'OMS ha definito un valore guida per l'acqua potabile di 0,1 mg/l di
manganese, basato sulla considerazione delle proprietà coloranti del metallo
e sullo sgradevole sapore che può conferire. Dal punto di vista sanitario,
invece, viene ritenuto accettabile il tetto massimo di 0,50 mg/l.



  Scheda nitrati

I nitrati, altri protagonisti negativi del nostro test, al contrario di
arsenico e manganese, sono elementi dovuti solo all'inquinamento delle
falde. Vediamo in questa scheda perché finiscono nelle acque e quali effetti
possono avere sull'organismo umano.

L'origine
Possono derivare dall'agricoltura, grazie all'uso eccessivo di concimi e
fertilizzanti, e dalla zootecnia, attraverso le deiezioni animali. Anche l'
uso di pesticidi può essere una delle cause della loro presenza nelle acque.

Gli effetti
La pericolosità di questi composti dell'azoto è molto elevata per i neonati
sotto i sei mesi, dove aumentano il rischio della metaemoglobinemia, una
grave malattia che riduce la capacità dei globuli rossi di trasportare
ossigeno e può portare alla morte. Negli adulti, invece, a dosi più alte, i
nitrati diventano rischiosi perché non rimangono stabili, ma si trasformano
abbastanza facilmente in nitriti. Queste sostanze nel nostro apparato
digerente si legano alle ammine e danno luogo, alle temibili nitrosammine
provatamente cancerogene.

I limiti
Secondo l'Oms i valori guida per l'acqua minerale sono di 50 milligrammi per
litro, tenendo conto che le fonti di questi composti sono davvero tante nell
'alimentazione moderna. Per la nostra legge, invece, i limiti per le
minerali sono di 45 milligrammi per litro. Per l'infanzia, invece, tanto la
norma italiana che l'Oms concordano nel raccomandare che non vengano
superati i 10 mg/l.

 Non turbare il mercato (e Sirchia alzò i limiti)

La fiducia non è mai stata così bassa. Anche se un italiano su due continua
a preferire l'acqua minerale a quella che esce dal suo rubinetto di casa,
non per questo lo fa a cuor sereno. Scandali e allarmi, d'altra parte, non
potevano che lasciare il segno. La cronaca dell'ultimo, tempestoso, anno di
vita del settore parla chiaro: quasi un centinaio di aziende pescate con
analisi fuorilegge, molte delle quali "truccate" per non rivelare contenuti
non ammessi di pesticidi, idrocarburi e tensioattivi. E poi fonti chiuse,
come è successo alla Fiuggi, dopo la scoperta di composti organoalogenati e
tetracloroetilene nelle bottiglie destinate al commercio. Ancora: indagini
su contenuti di idrocarburi policiclici aromatici e benzene in quantità 10
volte superiore alla media, come è accaduto alla Guizza. Un accanimento
della magistratura, in particolar modo del procuratore aggiunto di Torino
Raffaele Guariniello, titolare di molte di queste indagini, o l'evidente
dimostrazione di come un business miliardario (2,84 miliardi di euro
fatturati ogni anno in Italia) si sia trasformato in una giungla dove le
regole e la salute dei consumatori contano meno dei profitti delle aziende?

Non disturbate il mercato
A giudicare dalle lente e sconcertanti iniziative delle nostre istituzioni
sembra che a prevalere sia spesso la logica di non turbare il mercato. Come
Il Salvagente ha già denunciato (nel numero 4 del 29 gennaio scorso), dopo
mesi di silenzio di chi aveva il dovere di valutare la correttezza di decine
di marchi sospettati di aver commissionato analisi addomesticate, è arrivata
una sorta di sanatoria firmata, niente meno, che dal ministro della Salute
Girolamo Sirchia. Con un decreto stilato in pieno periodo festivo (la data
porta la data del 29 dicembre 2003) il ministro ha innalzato i limiti di
rilevabilità per molti degli inquinanti trovati nelle minerali (tra i quali
tensioattivi, oli minerali, antiparassitari, policlorobifenili,
idrocarburi), facendo rientrare molte di queste, come per magia, nella
legalità. "Sirchia ha introdotto una soglia di tolleranza per una serie di
sostanze tossiche ad alto rischio grazie alla quale le grandi aziende
produttrici di acque minerali possono continuare a immettere sul mercato
prodotti altrimenti fuorilegge, in danno dei consumatori e in contrasto con
le normative europee". Così ha commentato Loredana De Petris, senatrice dei
Verdi e capogruppo in commissione Agricoltura e Alimentazione, che,
riprendendo la nostra denuncia, ha chiesto oggi al ministro della Salute la
revoca del decreto ministeriale del 29 dicembre. Un appello, caduto nel
vuoto, visto che la tolleranza rimane, a tutto vantaggio delle aziende.

L'ozono delle meraviglie
Non basta. Il decreto Sirchia, per accogliere le indicazioni di Bruxelles,
introduce la possibilità di trattare le minerali per consentirgli di
rientrare in alcuni limiti di legge. è il caso dell'arsenico o del
manganese, per esempio, che possono essere abbassati tramite un trattamento
di ozonizzazione, ossia tramite l'uso di ozono. Il procedimento, però,
sembra tutt'altro che tranquillo, dato che può dare luogo a sostanze
indesiderate, addirittura più pericolose di quelle che consente di limitare.
I bromati, uno di questi sottoprodotti, sono fortemente cancerogeni e non a
caso Sirchia prevede un limite assai severo per questi elementi (3
microgrammi per litro). I trattamenti con aria arricchita di ozono, poi,
debbono essere indicati in etichetta, così come vuole la direttiva europea.
E qui "casca l'asino", nel senso che proprio la dichiarazione sulla
bottiglia rende perplesse molte aziende. La specifica dei trattamenti in
etichetta, infatti, potrebbe consentire ai consumatori di distinguere un'
acqua pura alla fonte da una che per diventarlo (sempre che questo processo
non abbia prodotto altri problemi) è dovuta ricorrere a qualche
aggiustamento. Un'eventualità che non piace ai produttori e che ha spinto
molti di loro a cercare altre soluzioni.
23 marche a confronto

Le analisi fatte dal laboratorio chimico della Camera di Commercio di Torino
mostrano contenuti preoccupanti di arsenico manganese e nitrati. Ma fino a
dicembre la legge tollera.