smaltimento di rifiuti "in bianco" i meccanismi della magia



da diritto all'ambiente.it

domenica 14 marzo 2004


SMALTIMENTO DEI RIFIUTI " IN BIANCO": CLAMOROSA INCHIESTA DEI CARABINIERI
CON UNDICI ARRESTATIE CENTINAIA DI INDAGATI - I TERRENI USATI COME
PATTUMIERE ED I RIFIUTI TRASFORMATI "PER MAGIA" IN MATERIE PRIME.

A cura del Dott. Maurizio Santoloci
magistrato - direttore sito internet www.dirittoambiente.com

I terreni usati come pattumiere per rifiuti pericolosi di ogni tipo. Gli
smaltimenti dissimulati "in bianco" attraverso la ripulitura giuridica dei
rifiuti che partono come tali ed arrivano come "materie prime" grazie ad
abili giochi cartacei e documentali.

Da tempo sul nostro sito ed in occasione di seminari e convegni andiamo
ribadendo che questi sono i nuovi fronti dei crimini ambientali. Che trovano
peraltro alimento anche in interpretazioni arcaiche e distorte delle norme
anche da parte di alcuni amministrazioni che ritengono i terreni ormai la
destinazione naturale di ogni tipo di rifiuti con presunte chiavi di
deregulation costituite da fertirrigazioni, utilizzi agronomici, spandimenti
e riutilizzi a fini agricoli. Pratiche che in realta' in tantissimi casi
nascondono puramente e semplicemente smaltimenti di immense quantita' di
fanghi, liquami, reflui e schifezze di ogni tipo su terreni incolti
destinati a corpo ricettore e pattumiera privilegiata (ed economica) di ogni
tipo di rifiuto industrialel. Puro o "ripulito" giuridicamente attraverso
giri di carte e documenti che, come per magia, trasformano i rifiuti in
"materie prime" o sostanze utili per i terreni.
Rinviamo ai diversi articoli pubblicati sul nostro sito che affrontano
questi temi, con un comun denominatore che lega spandimento di fanghi
abusivi, fertirrigazione con liquami zootecnici illegali, spandimenti di
reflui da frantoi oleari illeciti ed altre pratiche che hanno un dato
comune: l'utilizzo dei terreni (fittiziamente) agricoli per smaltimenti a
basso costo, dietro il paravento delle sigle di pratiche agricole di
facciata. I danni per gli ecosistemi sotterranei, e la falde acquifere in
modo particolare, sono facilmente immaginabili e le conseguenze, non
immediatamente visibili, sono proiettate negli anni futuri in modo
indefinito ed incontrollato.

Il Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente (NOE) in Veneto ha
smasherato ancora una volta, l'ennesima attivita' dedita appunto a smaltire
i rifiuti con tali meccanismi.

Una nota pubblicata su "lanuovaecologia.it" in data 8 Marzo 2004 spiega
perfettamente i meccanismi del crimine ed i termini dell'inchiesta:
" Ecoreati - In provincia di Venezia undici arresti e centinaia di
indagati - Houdini e la magia dello smaltimento illecito
Sgominata un'organizzazione criminale che faceva carte false per trasformare
in inerti i rifiuti pericolosi. Una fitta rete di collusioni che ha
interessato intermediari, trasportatori, titolari di centri di stoccaggio e
laboratori di analisi
Undici ordinanze di custodia cautelare e un centinaio di indagati. Il nome
dell'operazione dei carabinieri, Houdini, del Nucleo operativo ecologico di
Venezia e del reparto carabinieri Tutela ambiente di Roma la dice lunga
sulla destrezza dei protagonisti di un traffico di rifiuti pericolosi in
varie città italiane. Il blitz scattato nelle prime ore di stamane è
coordinato dalla procura di Venezia. L'accusa per i soggetti raggiunti dal
provvedimento restrittivo è di associazione per delinquere finalizzata al
traffico illecito di rifiuti, falso ideologico materiale, immissione
nell'aria di polveri e fumi inquinanti.

L'operazione è denominata "Houdini" per l'abilità degli indagati nel
"trasformare" i rifiuti pericolosi in non pericolosi o addirittura in
materiale inerte. Dopo due anni di indagini, il Noe dei carabinieri ha
individuato e disarticolato un'organizzazione di ecocriminali, «altamente
specializzati» con base strategica nella provincia di Venezia.

L'organizzazione, attraverso la falsificazione di documenti di trasporto,
certificati di analisi e la simulazione di operazioni di recupero, per anni
avrebbe illecitamente smaltito centinaia di migliaia di tonnellate di
rifiuti speciali pericolosi presso siti non autorizzati dell'intero
territorio nazionale, con gravissimo danno all'ambiente.

L'indagine è partita nel 2001 con il sequestro a Rieti di una cava
utilizzata per smaltire illecitamente rifiuti pericolosi. Ma, secondo quanto
accertato dai carabinieri del Noe, sono numerosi in tutta Italia i siti
destinati dai criminali ambientali per eliminare rifiuti pericolosi. Oltre
alle cave che sarebbero utilizzate per la ricomposizione ambientale,
figurano anche terreni agricoli e laghi naturali dove finivano rifiuti
speciali pericolosi composti soprattutto da fanghi industriali, scorie e
polveri prodotte da impianti siderurgici. In passato sono stati intercettati
anche 300 fusti di pentasolfuro di fosforo (sostanza cancerogena altamente
pericolosa per l'uomo e l'ambiente). Oltre agli arresti i carabinieri hanno
eseguito decine di perquisizioni e altrettanti sequestri di aree, tra cui i
due più grandi depositi italiani di stoccaggio.

Fulcro del traffico sarebbero state le società **** (Venezia), uno dei più
grandi impianti di gestione rifiuti d'Italia, già coinvolta in passate
indagini, e **** (Venezia), le quali, secondo gli investigatori, hanno
organizzato a livello nazionale l'illecito traffico avvalendosi di una fitta
rete di collusioni, che ha interessato intermediari, trasportatori, titolari
di centri di stoccaggio, recupero e smaltimento, laboratori di analisi,
tutti saldamente inseriti nel contesto criminale.

In comune il "modus operandi", finalizzato di fatto a far "scomparire"
determinate tipologie di rifiuti speciali pericolosi (terre di bonifica,
scorie e polveri di fonderia, fanghi industriali) mediante operazioni di
miscelazione indiscriminata; il materiale veniva avviato poi allo
smaltimento in discariche non idonee oppure utilizzato per ripristini
ambientali, formazione di rilevati e sottofondi stradali, attività per
produzione di ammendanti e fertilizzanti (compost). A conclusione
dell'inchiesta, il Gip veneziano Licia Marino, su richiesta del pm Giorgio
Gava, ha emesso 7 ordinanze custodia cautelare in carcere e 4 ordinanze di
custodia cautelare arresti domiciliari.".

I titoli dei giornali locali sono stati significativi.

"Cosi' hanno avvelenato terreni e cave - Sostanze tossiche smaltite al
risparmio per trarre profitto anche con la compiacenza di aziende agricole"
("Il Gazzettino" del 9/5/04) - " Colossale traffico di rifiuti pericolosi,
undici arresti - Secondo i Carabinieri i titolari declassificavano il
materiale per guadagnare sullo smaltimento. Settanta indagati" ("Il
Gazzettino" del 9/5/04) - "Inquinavano mezza Italia, arrestati - L'
accusa:rifiuti tossici usati come fertilizzanti - Ora vanno controllate le
falde acquifere" - "Fanghi alla diossina come fertilizzanti" ("La Nuova
Mestre" - 9/4/04) .
Questa nuova ed ulteriore inchiesta segue quelle gia' mesi scorsi avviate e
concluse sia dai Carabinieri che da altre forze di polizia, sempre con
terreni destinatari di smaltimenti illegali ora di fanghi ora di liquami.

In questo scenario di drammatico ed illegale impatto ambientale, appare
stupefacente che in diverse sedi, anche autorevoli, c'e' ancora chi insiste
a sostenere tesi giuridiche in base alle quali i fanghi, i reflui
zootecnici, i rifiuti liquidi provenienti da vari tipi di insediamenti, se
diretti verso "un uso agricolo" sarebbero totalmente resi esenti sia dalla
normativa sui rifiuti che dalle regole sugli scarichi. Nessun registro di
carico e scarico, nessun fomulario, nessuna regola e nessun controllo. Tutto
di "uso agricolo" e deregolamentato.
E' logico che chi delinque, e lucra in modo smodato su tali affari
criminali, fonda il proprio operato proprio su tale presunta deregulation
strisciante che di fatto sortisce l'effetto di rendere tali rifiuti zona
franca dai controlli e dunque di poter riversare sui terreni ogni devastante
residuo industriale, puro o miscelato o "ripulito" giuridicamente, senza
incorrere in alcun controllo e sottostare ad alcuna regola.
Bravi i Carabinieri del Comando per la Tutela dell'Ambiente (NOE) che,
evidentemente poco sensibili a tali strumentali ed artificiose
argomentazioni, continuano a ritenere, senza dar credito a troppi sofismi
ermeneutici , che i rifiuti industriali sono. rifiuti industriali anche e
soprattutto se vanno buttati sui terreni. E seguono, controllano le filiere
senza cadere nella trappola della presunta deregulation a tutti i costi che
renderebbe casi come questo invisibile agli occhi degli (abili)
investigatori.

I rifiuti spesso scompaiono per magia, ma c'e' anche da dire che a volte
qualche organo di controllo si fa imbonire troppo facilmente dalle arti
magiche degli stregoni dei crimine ambientale. Ed i traffici proseguono
indisturbati, visibili di fatto ma "invisibili" giuridicamente.
Se, come i Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, applicando le norme in
modo puntuale e rigoroso, si resta immuni da tali incantesimi, i risultati
sono evidenti e palesi e dietro le magie si nascondono smaltimenti illegali
a tutto campo.

Dal canto nostro sono anni che sosteniamo questa tesi. Ci permettiamo di
riportare un brano tratto dal nostro "Rifiuti - acqua - aria -rumore:
tecnica di controllo ambientale" (Edizioni Laurus Robuffo) relativo al tema.
" Le attività fraudolente per dissimulare gli smaltimenti illeciti -
La"triangolazione" con il "giro bolla" Il reato di cui all'art. 53/bis
(appunto residuale rispetto al ben più articolato pacchetto predisposto
dalla "Commissione Ecomafia" del Ministero dell'Ambiente) tende ad
affrontare il sistema, appunto organizzato ed affatto disarticolato, di
persone, mezzi e strutture finalizzato in via preordinata e continuativa a
dissimulare gli smaltimenti illeciti con il paravento di operazioni
formalmente legali.

Una delle principali operazioni di tal genere è la cosiddetta "ripulitura"
formale dei rifiuti (un po' come si verifica per la "ripulitura" del denaro
sporco.). In pratica, si organizzano (si sottolinea: si organizzano, non si
improvvisano) una serie di trasporti articolati a livello nazionale con una
serie di passaggi intermedi che servono per far passare i rifiuti sotto
altri codici aventi un costo di lavorazione sempre più basso e certamente
più conveniente e redditizio rispetto ai rifiuti pericolosi. Una vera e
progressione declassificazione che avviene a piccoli passi. Alla fine il
paradosso è che i rifiuti, così "ripuliti" come codici, vengono smaltiti
illegalmente ma formalmente in modo perfettamente legale!

Il metodo più semplice (ma più grossolano) è quello posto in essere già in
fase iniziale di spedizione dal produttore che ricorre a certificazioni
false per avallare l'emissione di documenti (formulario) con indicazioni di
identificazione altrettanto false sulla natura dei rifiuti. Il fraudolento
concetto interpretativo del "peso a destino", che pretende addirittura di
lasciare in bianco il "campo" del peso nel formulario per la compilazione
una volta giunti al sito di destinazione finale (!), completa spesso il
quadro. In pratica, i rifiuti viaggiano con documenti virtuali (per il "peso
a destino" rinviamo al paragrafo specifico del presente volume che affronta
il tema in modo dettagliato).

Ma i sistemi più sofisticati (e che proprio per questo denunciano già
strutturalmenteun'attività organizzata e non improvvisata) sono quelli
relativi alla "triangolazione" con il sistema del "giro bolla". In pratica,
i rifiuti viaggiano a livello cartaceo e documentale da un sito di
stoccaggio ad altro sito di stoccaggio , ubicati magari i regioni diverse, e
presso ogni sito "perdono" un po' delle caratteristiche di codice
identificativo e, per così dire, "dimagriscono" come peso formale e di
pericolosità. La tipologia viene dunque di volta in volta resa meno
impegnativa aggirando così le norme statali e/o regionali e per ovviare alle
prescrizioni autorizzative dell'impianto a cui il rifiuto è destinato (che
altrimenti non sarebbe ricevibile perché magari detto impianto è solo
dedicato al recupero in senso stretto oppure può smaltire solo determinate
categorie di rifiuti e non altre, tra cui quella in arrivo.). Per chiarezza:
il rifiuto materialmente e fisicamente resta identico; la mutazione avviene
solo sulla carta, perché i vari filtri di "ripulitura" concentrati negli
"stoccaggi intermerdi" fittizi ogni volta lo declassificazione con
operazioni fittizie (e non attuate realmente) fino a trasformarlo (ma solo e
sempre sulla carta) come un rifiuto adatto e compatibile con il sito di
destinazione.

In pratica, il rifiuto spedito dal produttore con un determinato codice,
viene "caricato" dal centro di stoccaggio fittizio ed annotato sul registro
di carico e scarico; in un secondo momento, lo stesso centro lo spedisce di
nuovo con nuova documentazione e con codice "declassificato" attestando un
trattamento in realtà mai avvenuto. Questa operazione può essere ripetuta
diverse volte fino a quando, gradualmente, il rifiuto assume il codice
idoneo per un sito finale prefissato. Quest'ultimo, dunque, riceve e tratta
di fatto un rifiuto che non poteva ricevere ma tutto avviene in modo solare
e legale perché i documenti sono stati adeguati lungo il percorso con tali
operazioni. Operazioni che, poi, si pretende essere state effettuate da un
semplice "trasportatore" (e cioè un "vettore"). Si tratta, invece, come
appare evidente, di un vero e proprio "gestore polivalente". Ma su questo
punto specifico rinviamo al paragrafo che affronta il tema nel dettaglio.

Ma i due sistemi sopra descritti molto spesso interagiscono e diventano alla
fine una sola prassi che utilizza ambedue le metodiche, giacché si tende a
simulare formalmente l'avvenuto smaltimento o recupero (spesso ciò è
necessario per adattare il rifiuto alle iscrizioni di cui è in possesso il
"trasportatore" (che in realtà non è tale ma è un "gestore").

Quest'ultimo sistema è ancora più disastroso come conseguenze, perché
presuppone che i rifiuti, in realtà mai arrivati presso il sito finale, sono
stati smaltiti illegalmente in modo occulto e praticamente "fatti sparire"
sottoterra, in mare, in fognatura etc. Il costo è dunque zero ed i vantaggi
a livello di lucro smodati. In tale ipotesi non si tratta di "ripulire" i
rifiuti formalmente per farli giungere "legalmente" presso un sito non
adatto, ma di non farli giungere affatto presso alcun centro. Il viaggio qui
è veramente e totalmente "virtuale" e solo sulla carta, cosicché le copie
del formulario vengono compilate in modo fittizio da un compiacente titolare
di sito di destinazione e la forma documentale per i controlli è sempre
salva.

Tutte queste (ed altre) operazioni hanno in comune due particolari
essenziali: una organizzazione di fondo (altrimenti non sarebbero
ipotizzabili a livello pratico) dove tutti i soggetti attivi sono complici e
nessuno è parte lesa, e lo sforzo di presentare l'attività posta in essere
come formalmente lecita a livello documentale con costi superiori a quelli
realmente maturati. Le false fatturazioni sono dunque fisiologiche in tali
sistemi, giacché è necessario riequilibrare la differenza in più solo
formalmente dovuta; e dunque il produttore (o soggetto di facciata e
copertura in sua vece) deve emettere nei confronti del titolare del sito
finale di destinazione fittizia false fatturazioni per operazioni
inesistenti per compensare la pregressa e inversa fatturazione per le
operazioni finali - smaltimento/recupero - che di fatto non sono mai state
realizzate.

Ma, lo abbiamo già accennato, tutto questo non si improvvisa. E servono
persone, mezzi, luoghi, strutture, appoggi, ed anche "consulenti" esperti in
grado di trovare i "cavilli" giusti per coprire formalmente le operazioni
(ricordiamo, ad esempio, i pennivendoli che hanno maturato la teoria del
"deposito temporaneo" extraziendale per legittimare i siti intermerdi di
stoccaggio abusivo e che per un certo periodo di tempo, come i pifferai
magici, hanno trovato un insperato seguito in diversi ambienti, così
favorendo viaggi incontrollati di rifiuti in lungo ed in largo sul
territorio nazionale, fino all'intervento chiarificatore della Corte Europea
e della Corte di Cassazione). Questo comporta un criterio organizzativo
prestabilito e permanente, con attività continuativa e riferita ad ingenti
quantitativi di rifiuti. E proprio su tale punto si innesta la norma
dell'art. 53/bis che tende a colpire tutte le attività organizzative e
preparatorie in esame, indipendentemente poi dalle singole violazioni
contravvenzionali specifiche poste in essere."

Dalla manualistica alla realta' delle cose concrete il passo, purtroppo, e'
stato breve. E le inchieste concluse e quelle in atto hanno confermato che,
se possibile, la realta' e' peggiore della previsione di ipotesi in sede
codicistica.
A questo punto sarebbe auspicabile una riflessione collettiva, per
ridimensionare tutte le teorie sostenute in varie sedi sulla presunta
deregulation (a monte e verso il sito finale) dei rifiuti liquidi e fangosi
di ogni tipo che vanno comunque sui terreni, per ristabilire il concetto che
lo spandimento sulle aree agricole non e' la regola ma l'eccezione. I
rifiuti di ogni tipo devono andare verso i centri di smaltimento o recupero
controllati e soltanto in via derogatoria assolutamente eccezionale possono
essere in minima parte e sotto rigidi controlli e veramente per fini
agricoli essere sparsi sui terreni. Riportando dunque le regole al loro
posto, e facendo cessare la prassi che ha preso il sopravvento sulla regola
fino a diventare regola alternativa condivisa per diritto di fatto, si
elimina dalla filiera degli smaltimenti criminali uno dei principali e piu'
appetiti siti di destinazione per le attivita' illegali connesse al ciclo
dei rifiuti. E si contribuisce cosi' a stroncare alla radice un fenomeno
che, finche' potra' trarre alimento dalla prassi incontrollata in atto,
andra' sempre a generare per forze di cose situazioni come quella che
brillantemente i Carabinieri hanno - ancora una volta - scoperto, ma che non
puo' essere e non sara' l'ultima perche' finche' ci sara' la possibile di
lucro (smodato) in questi meccanismi, ci sara' inevitabilmente chi
continuera' ad operare negli stessi termini e con gli stessi meccanismi.

Queste sono inchieste difficili, lunghe ed altamente professionali. Sarebbe
urgente moltiplicarle in modo proporzionato alle altre situazioni similari a
rischio esistenti in Italia. Altro che deregulation e pretesa di "uso
agricolo" esente da registri, formulari e controlli.

Alcune amministrazioni pubbliche coraggiose in luogo dei soliti stereotipi
sul preteso uso agricolo, hanno preso coscienza del gravissimo problema ed
hanno adottato coraggiosi provvedimenti amministrativi tesi a stroncare gli
spandimenti illegali sui terreni. La Provincia di Viterbo, ad esempio,
notato un eccesso di "uso agricolo" di fanghi sui terreni del proprio
territorio, ha varato in tempi brevissimi un nuovo regolamento teso a
stroncare ogni forma di illegalita', soprattutto pretendendo la prova
concreta e non aleatoria del reale fine agricolo (anche con foto delle
colture e copia delle fatture di vendita dei prodotti agricoli derivati
dagli spandimenti) ed intensificando i controlli e le denunce per le forme
di illegalita' per gli spandimenti su terreni in realta' incolti. Rinviamo
ad articoli specifici sul nostro sito per un approfondimento di questa
iniziativa; il nuovo regolamento e' on line e sarebbe auspicabile una
riflessione anche da parte di altre province su questo tema, superando la
ormai arcaica tendenza alla deregulation amministrativa (che e' comunque
fonte di fertilita' per le illegalita' che sfruttano a loro fine questi
concetti ormai desueti).

Si e' scritto dopo questo episodio sulla stampa "troppi cavilli per poter
vigilare". Ma a nostro avviso per poter vigilare basta. voler vigilare. La
realta' del nostro Paese e' che spesso chi ha le competenze in materia
ambientale sostiene (anche gran voce) cha non ha le funzioni di polizia
giudiziaria; e chi ha le funzioni di p.g. sostiene che non ha competenza in
materia di reati ambientali; poi ci sono ancora interpretazioni di alcuni
organi di polizia preposti ai reati ambientali che cavillano sugli orari e
sostengono che "fuori servizio" e cioe' "fuori orari di lavoro" cessano le
funzioni e le competenze (come dire: se il reato lo individuo entro le ore
14, va bene; ma dopo il timbro del cartellino esaurisco il turno e non sono
piu' competente).
Immaginiamo quale effetto deterrente possono avere verso i criminali
ambientali queste realta' preposte al controllo e quali effetti repressivi
possono sortire tali servizi di vigilanza nei confronti di forme
sistematiche di smaltimento illegale che tra le maglie di queste continue
polemiche trovano il palese dei balocchi per poter operare in tutta
tranquillita'.

I Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, come altri organi di polizia
statale e locale (Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, molte
Polizie Provinciali e Municipali), stanno dimostrando in questi mesi che,
senza disquisizioni su funzioni/competenze/cavilli vari, e soprattutto con
la coscienza del dovere istituzionale, unita a forte professionalita' e
conoscenza delle norme e dei meccanismi illeciti, i controlli sono possibili
con le leggi attuali ed i risultati sono concreti ed evidenti. Le inchieste
si stanno ormai moltiplicando ed e' solo di alcuni mesi fa la notizia di
altre clamorose verifichecon arresti portate avanti sia dai Carabinieri che
dal Corpo Forestale che da diverse Polizie Provinciali. Ed il comun
denominatore di tali inchieste, che ogni volta evidenzia l'impegno e la
professionalita' dei diversi investigatori, e' comunque sempre lo stesso: i
terreni agricoli come pattumiera e e magie per far scomparire i rifiuti.
Cosa ne pensano i teorici della depenalizzazione dei reati ambientali di
siffatte realta'? Immaginiamo una sanzione amministrativa come deterrente
per questi episodi. E un verbale di contestazione amministrativa al posto
degli ordini di custodia cautelare. Proviamo ad immaginare un approccio
verso queste forme criminali con i Carabinieri che contestano un verbale
amministrativo (e cioe' tali devastazione ambientali punite con la stessa
tipologia del divieto di sosta di un'autovettura, anche se di
quantificazione monetaria - teoricamente - superiore.). La realta' e la
teoria negli illeciti ambientali sono entita' veramente diverse. E chi
lavora nel teorico qualche volta dovrebbe scendere un po' nel mondo delle
cose reali.

Maurizio Santoloci