fondazioni bancarie e gestione della finanza



da lavoceinfo

9 gennaio 2003
08-01-2004

Le Fondazioni in Cassa

Franco Moise

Avevamo creduto che il più nobile obiettivo della riforma delle Fondazioni d
'origine bancaria, proposta dal ministero dell'Economia e poi parzialmente
cassata dalla Corte costituzionale, fosse quello di spezzare definitivamente
il cordone ombelicale che ancora lega tali enti con le banche. In sostanza,
di trasformare le Fondazioni in investitori istituzionali che investono sul
mercato i loro ingenti patrimoni guardando esclusivamente al rendimento e al
rischio delle diverse attività.
La stessa creazione di Sim indipendenti, che avrebbero dovuto gestire
temporaneamente le loro partecipazioni bancarie, aveva questa finalità.
Oggi, tuttavia, il ministero appare molto soddisfatto di aver convinto le
Fondazioni a investire un miliardo di euro della loro ricchezza nella
privatizzanda Cassa depositi e prestiti (Cdp), che a tutti gli effetti, come
evoca il suo nome, è una banca che utilizza i soldi raccolti dal Banco Posta
per finanziare gli enti locali.

Interesse pubblico ed enti privati

C'era parso di capire che, nelle intenzioni del ministero, le Fondazioni
dovessero essere controllate in maniera preponderante dagli enti locali,
negando in tal modo, almeno parzialmente, il loro carattere privatistico.
Questo è stato, per altro, uno dei motivi che ha indotto la Corte
costituzionale a bocciare la riforma.
Oggi, invece, il ministero vede le Fondazioni come un importante soggetto
per iniziare la privatizzazione delle Cdp. Insomma, in alcuni istanti questi
enti sembra debbano rispondere all'interesse pubblico, salvo poi
trasformarsi in enti privati quando si tratta di cooperare ad alleggerire il
debito pubblico.

Una partita aperta

Le Fondazioni poi, al fine di garantirsi da un investimento, come quello
della Cdp, di cui ancora non è chiara né la natura né la redditività, hanno
ottenuto dal ministero una serie d'impegni volti ad assicurare loro un
rendimento minimo garantito (l'inflazione più tre punti percentuali) e un
diritto di recesso (a partire dal gennaio 2005), che riconosca un minimo di
liquidità alle attività acquisite.
In altre parole, le azioni privilegiate acquistate dalle Fondazioni, pur
essendo convertibili in azioni ordinarie nel 2010, appaiono più degli
strumenti di debito che delle quote partecipative. Può tutto questo essere
considerato un primo passo verso una reale privatizzazione della Cassa o
piuttosto l'ennesimo artificio contabile-amministrativo?
La partita tra Fondazioni e ministero dell'Economia è, tuttavia, ancora
aperta giacché quest'ultimo dovrà emettere fra gennaio e febbraio un nuovo
regolamento che recepisca le obiezioni della Corte costituzionale.

La privatizzazione mancata

Infine, da un Governo di centro-destra ci si sarebbe aspettato una rapida
privatizzazione, mercati permettendo, delle principali imprese pubbliche.
Invece il ministero dell'Economia ha preferito "vendere" quote rilevanti
delle sue partecipazioni in Enel, Eni e Poste alla Cdp.
Pur comprendendo che questo è un modo rapido per ricapitalizzare la Cassa
per poi privatizzarla seriamente, è probabile che quelle partecipazioni
rimangano molto a lungo sotto il controllo pubblico, dati i tempi necessari
per portare sul mercato una società che per decenni è rimasta un ente
pubblico.
Forse sarebbe stato meglio tentare di vendere sul mercato, anche attraverso
trattative dirette, le quote di tali partecipazioni e poi utilizzare quei
denari per ricapitalizzare la Cassa. Tanto più che quelle partecipazioni,
con la rilevante eccezione delle Poste, hanno ben poco a che vedere con l'
attività delle Cdp.
D'altra parte, fra i recenti provvedimenti del governo, figura anche la
richiesta alle banche di anticipare, entro dicembre, parte dei tributi che
riceveranno l'anno prossimo dalle famiglie e dalle imprese. Tributi che a
loro volta rappresentano spesso un anticipo di quanto i contribuenti
dovranno pagare per i redditi che percepiranno nel corso dell'anno
successivo. Che pensare di un creditore che chiede l'anticipo di un
anticipo?