se il pensiero è solo una slide



il manifesto - 28 Dicembre 2003

Il mondo slogan di Powerpoint
FRANCO CARLINI

Se il pensiero è solo una slide
Powell le usava per le bufale sull'Iraq; ma riducono le capacità espressive

F. C.

Il 5 febbraio 2003 il segretario di stato americano Colin Powell interveniva
al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per illustrare la minaccia
rappresentata da Saddam Hussein e dalle sue armi di distruzioni di massa. Lo
fece aiutandosi con una ormai storica presentazione in Powerpoint. La
potenza di memoria dell'Internet fa sì che il materiale di quel discorso sia
tuttora a disposizione di tutti (all'indirizzo www.state.gov/p/nea/disarm/):
graficamente rappresentati c'erano la rete di Al Quaeda e i famosi
laboratori mobili per la produzione di armi biologiche. Erano disegni un po'
elementari, stile giocattolo, ma vennero presi molto sul serio dalle
televisioni e giornali di tutto il mondo. In questo caso le immagini (sia
pure artificiali) avrebbero dovuto servire a dare realtà visiva a una
minaccia oscura e che molti viceversa ritenevano inesistente. A suo tempo lo
pensava anche Silvio Berlusconi il quale, uscendo da un incontro con il
leader russo Putin il 17 ottobre 2002, dichiarava: «Credo che in Iraq non ci
siano ormai più armi di distruzione di massa, perché c'è stato tempo per la
loro eliminazione o riallocazione». Evidentemente in seguito le slide lo
hanno stregato.

Ma non sono soltanto i politici e i manager a usare le presentazioni
visuali: questo software si è imposto letteralmente in ogni dove, per
esempio anche in moltissime chiese americane, come materiale di supporto dei
sermoni. Esiste anche un sito web (www.ebibleteacher.com/) dove si possono
scaricarer a pagamento delle presentazioni PowerPoint preconfezionate. Per
esempio una sequenza di slide dedicate a un quiz sulla natività con domande
animate e colorate del tipo: «Il nome della madre di Gesù era: Marta, Maria,
Eva, Deborah». Il gestore del sito, Terry Taylor, spiega che «Gesù era un
narratore e offriva delle immagini visive (per esempio) Osservate i gigli
del campo (Mt 6,28)». Secondo Taylor il 15 per cento delle chiese americane
sono dotate di videoproiettori e molte usano regolarmente PowerPoint per i
canti, i sermoni e comunque per accompagnare le preghiere. Intensissimo è
anche l'uso di questo software nelle scuole: lo impiegano gli insegnanti per
«somministrare» (sì, somministrare) le lezioni agli allievi e lo utilizzano
gli allievi per le loro relazioni scritte. Secondo molti si tratta di un
fatto particolarmente diseducativo perché incentiva il fenomeno, già
largamente diffuso, di studenti che non sanno più scrivere né esprimersi. In
ogni caso l'addestramento a PowerPoint fa ormai parte di ogni corso di
formazione professionale, specialmente negli uffici; in pratica è un
prerequisito e sono centinaia i libri e i manuali dedicati all'insegnamento
passo passo, ai trucchi e agli approfondimenti. E' un software che ha
generato un intero mercato collaterale, oltre che un discutibile costume
sociale.

Il mondo slogan di Powerpoint
Il programma comprato e distribuito da Microsoft viene ormai usato da 300
milioni di persone. Uno strumento che influenza le modalità del discorso e
«strizza» il testo fino alla semplice enunciazione

FRANCO CARLINI

Si chiama Claire ed è una giovane manager americana, con un marito e due
figli di 12 e 14 anni. Quando le cose non funzionano, magari perché la
spazzatura non è stata portata fuori o il bagno lasciato in disordine,
Claire riunisce il gruppo familiare in salotto, davanti a un proiettore, e
impartisce loro una «presentazione» con il software chiamato Power Point
(familiarmente Ppt) dal titolo «La famiglia è importante». Sottotitolo: Un
approccio al cambiamento positivo nella squadra famigliare». Segue una
pagina con i classici pallini («bullet») e le seguenti frasi: * La mancanza
di organizzazione porta confusione e frustrazione tra tutti i membri della
famiglia

* La disorganizzazione è nociva per i voti scolastici e per la vita sociale

* La disorganizzazione porta a delle inefficienze che impattano sull'intera
famiglia.

Ormai la storia di Claire, raccontata sulla rivista New Yorker del 28 maggio
2001, è divenuta una leggenda, citata come esempio dell'abuso di quel
potente software di Microsoft che da tredici anni si è imposto come
standard, al posto dei lucidi e delle diapositive. Originariamente si
chiamava «Presenter», ed era stato inventato da Bob Gaskins e Dennis Austin
in una piccola azienda della Silicon Valley chiamata Forethought. Lo misero
sul mercato nel 1987 in una versione bianco e nero, pensata esclusivamente
per i computer Apple Mcintosh. Ma il nuovo software attirò presto le
attenzioni della Microsoft di Bill Gates che acquistò l'intera azienda (nel
frattempo ribattezzatasi PowerPoint) per 14 milioni di dollari. La versione
per Windows (allora era il Windows 3.0) andò in vendita nel 1990.

Oggi, ogni giorno che passa, trenta milioni di persone accendono il
computer, lo collegano a un proiettore e fanno la loro brava
«presentazione». Nel senso che illustrano a una platea grande o piccola un
progetto finanziario, un piano di marketing, una campagna elettorale, una
lezione alla classe; le varianti sono infinite. Sembra che di Ppt siano
state distribuite finora 300 milioni di copie, inglobate nel pacchetto di
produttività individuale chiamato Office.

E' uno strumento universale, uno standard che ha completamente sostituito le
«slide» su fogli di acetato, le quali a loro volta avevano rimpiazzato le
diapositive. E le diapositive, per parte loro, avevano reso inutile e
ingombrante la lavagna di ardesia (con il gesso) e quella di carta su cui
scrivere con il pennarello. Quest'ultima versione (fogli di carta e
pennarello) sopravvive solo per le famigerate riunioni di «brainstorming»
(traduzione letterale: «tempesta cerebrale», traduzione realistica: «ognuno
dica quello che diavolo gli passa per la testa»).

Due sono le critiche che è possibile rivolgere a PowerPoint, l'una di fondo
e teorica, l'altra relativa al suo uso, e dunque pratica. Questa seconda
recita così: il sistema è ottimo, potente e versatile; se talora i risultati
sono deludenti questo è perché viene usato male. Per esempio se un
oratore-presentatore realizza delle videate ripiene di solo testo, ebbene
questo è un modo pessimo di utilizzarlo, e se poi nel corso della
presentazione dal vivo si limita a leggere quel testo (quasi che gli astanti
fossero tutti orbi), allora il risultato è deprimente.

Altri difetti da uso stupido del mezzo sono: l'abuso di font, stili e colori
diversi e senza criterio, oppure, viceversa, il ricorso pigro ai formati e
alle immagini predefinite che il programma propone. Nel primo caso l'effetto
è quello di una carnevalata ingenua e confusa, mentre nel secondo ci sarà
piattezza e conformismo comunicativo.

In generale l'effetto sugli astanti è soporifero e deprimente, dicono i
critici più accesi, e il pubblico comincia a risollevarsi quando finalmente
le luci si riaccendono e comincia, eventualmente, una possibilità di dialogo
con l'oratore.

Esistono peraltro degli esperimenti condotti nei dipartimenti di psicologia
che dimostrano l'efficacia (e persino la forza manipolatoria) del
PowerPoint: un gruppo di esperti viene chiamato a giudicare un atleta,
avendo a disposizione solo dei fogli di carta con le tabelline dei suoi
punteggi, mentre un secondo gruppo assiste agli stessi dati, in formato Ppt;
ebbene i secondi gli attribuiscono un voto finale maggiore.

Dal punto di vista teorico PowerPoint è la migliore dimostrazione che il
mezzo influenza il messaggio. Ovviamente questo è vero anche per la posta
elettronica come per i brevi messaggi di testo o le pagine web. Si parte da
un'idea e da un contenuto da comunicare, ma lo strumento che si sceglie di
utilizzare (o che si è obbligati a utilizzare per vincoli esterni) esercita
un peso rilevante, anche se spesso inavvertito.

Un'interpretazione ingenua potrebbe sostenere che, di fronte a una eventuale
limitatezza del mezzo, il processo mentale che viene attivato sia
semplicemente quello di tagliare e ridurre il pensiero originario, perché
esso sia trasmissibile in quella banda limitata. Ma questo è vero solo in
pochi casi, ovvero quando si ha già un testo pronto in precedenza e ne sia
necessaria una riduzione. Per esempio questo testo che misura diverse
migliaia di caratteri potrebbe venire condensato in un articolo da 70 righe
di quotidiano, esercitando un'intelligente - si spera - opera di selezione e
sfrondatura: tanti dolorosi tagli che magari alla fine si riveleranno
benefici perché permetteranno all'autore stesso di rendersi conto con
maggiore chiarezza di quanto del suo pensiero è davvero importante e quanto
invece era laterale, accessorio o addirittura sviante rispetto alla
linearità e alla chiarezza del suo discorso.

Ma più spesso il percorso è diverso: spesso infatti la decisione di scrivere
(o comunque di comunicare qualcosa) è contemporanea alla scelta del mezzo e
allora questo stesso mezzo, che illusoriamente viene considerato neutro, si
rivela invece una potente macchina che plasma i contenuti stessi. In ciò non
c'è niente di scandaloso e molto di normale. Sapendo di dover parlare per
tre minuti alla radio l'autore progetterà un blocco di discorso non più
lungo di 50 righe, che sono pochissime se stampate ma lunghissime fino alla
noia se recitate. Nel discorso radiofonico si metteranno in atto alcuni
espedienti narrativi e si potrà giocare sui toni di voce, per rendere meno
monotona l'esposizione; restano sempre 50 righe (in pratica una sola idea,
appena sviluppata e poco argomentata), ma comunque con una struttura tutto
sommato classica.

Quando il discorso venga progettato per il PowerPoint le cose si fanno più
controverse: lo scenario della narrazione sarà quello di un grande schermo
illuminato e di un palco con microfono da dove l'oratore in ombra fa due
cose: schiaccia il pulsante per fare scorrere le slide in sequenza e insieme
le illustra con voce sua.

In origine - per esempio nella comunicazione scientifica - le slide erano un
ottimo mezzo per far vedere con gli occhi quello che le parole non potevano
raccontare: si pensi alla struttura tridimensionale di una proteina o anche
semplicemente a una curva che rappresenta graficamente i risultati numerici
di un esperimento. Tutto bene e molto efficace; se poi l'oratore non deve
ricorrere al laboratorio fotografico per le slide e può invece realizzarle
da solo, si assapora un gusto di libertà e di creatività.

A questi aspetti positivi se ne contrappongono tuttavia di molto critici: lo
spazio limitato della singola videata spinge inevitabilmente a spezzettare
il testo, il quale si concentra a tal punto che le singole frasi diventano
slogan. Secondo i sostenitori di Ppt questo è un ottimo modo per estrarre
dal proprio caos mentale i punti essenziali, che verranno appunto
«impallinati», ma secondo i critici si tratta invece di un pensiero
isterilito e impoverito: più propaganda che argomentazione.