bilancio sulla salute del nostro paese



da green planet

20 novembre 2003
IL BILANCIO SULLA SALUTE DEL NOSTRO PAESE



 Ad una settimana dal suo VII Congresso Nazionale (dal 24 al 30 novembre)
nel corso della conferenza stampa per presentarne appuntamenti tematiche e
ospiti nazionali e internazionali, Legambiente traccia, dati alla mano, un
quadro complessivo dello stato dell'ambiente in Italia.

Un'Italia sempre in bilico fra valorizzazione delle ricchezze ambientali e
sfruttamento miope del territorio, così Legambiente nel suo bilancio
ambientale descrive il nostro Paese. Un'Italia in cui le politiche
ambientali, a parte poche eccezioni, sono sempre state claudicanti, e sulla
quale pendono nuove pesanti minacce.
Bene la crescita delle Aree protette e l'aumento delle certificazioni di
qualità (EMAS e ISO 14001), molto bene l'agricoltura biologica e la tutela
dei prodotti tipici. Male invece l'abuso di automobili, la pessima qualità
dell'aria cittadina e le emissioni di gas serra in crescita costante. Male
l'alto numero di reati ambientali, la montagna di rifiuti prodotti ogni
anno, gli sprechi di acqua e il degrado idrogeologico del Paese. E poi ci
sono il condono edilizio, le centrali con licenza d'inquinare, il patrimonio
storico artistico da svendere all'incanto, le grandi e discutibili opere
pubbliche, e le leggi ambientali riscritte chissà come per delega.
Si tratta di un bilancio che, nonostante alcune voci positive, resta
sicuramente in rosso. Legambiente sottolinea come, partendo da una
situazione che chiaroscuro, con elementi di crescita accanto a situazioni di
stallo - frutto dell'incapacità di avviare negli ultimi decenni strategie
ambientali complessive e lungimiranti -, si corra il rischio di vanificare
le conquista capitalizzate e aggravare situazioni già precarie. Se da una
parte, infatti, sono cresciute la aree protette (siamo a più del 10% del
territorio nazionale) con nuove importanti acquisizioni negli anni più
recenti soprattutto per le aree marine; se l'agricoltura biologica compie
passi da gigante arrivando a coprire l'8% della superficie agricola e
aumenta il numero di prodotti italiani certificati Dop e Igp (+13% in un
solo anno), su altri versanti le performance nazionali restano
inaccettabili.
Resta inaccettabile lo stato della mobilità (solo il 50% delle autovetture a
norma Euro 1 o 2, ipetrofico il rapporto auto/abitante: uno a due; consumi
di carburante che continuano a lievitare). E' grave la situazione della
criminalità ambientale (20mila reati accertati, un giro d'affari attorno ai
2 milioni di euro), pessima la qualità dell'aria nelle città (calano CO e
NO2, grazie al parziale rinnovo del parco auto, ma PM10 e Benzene fanno
registrare un numero allarmante di superamenti annui delle soglie limite),
insignificanti le politiche per la riduzione dei gas serra (+5,7% dal 1990)
e inconsistente il sostegno alle energie pulite, drammatica la situazione
del territorio (il 45% dei comuni è ad alto rischio idrogeologico).
Come non bastasse, a far pendere il barometro ambientale verso la crisi ci
si mettono provvedimenti omicidi come il condono edilizio, che svende il
territorio agli abusivi, vanifica ogni politica di gestione territoriale ed
erode il senso della legalità. Ma nel mirino di Legambiente c'è anche la
Legge obiettivo, c'è la delega per riscrivere la normativa ambientale
affidata al Governo che ha varato il condono e ci sono l'opera più o meno
deliberata di indebolimento delle strutture pubbliche di tutela e controllo
in campo ambientale (dall'Apat all'Enea) o l'idea sciagurata di risanare i
conti dello Stato mettendo in vendita i beni culturali e paesaggistici. Se
in passato, insomma, non sempre si è fatto bene, oggi, quando la sensibilità
ambientale è più spiccata e non mancano gli strumenti anche culturali per
appaiare sviluppo a ambiente, si rischia di fare peggio.
Un giudizio complessivamente negativo che non impedisce però di cogliere
alcuni segnali in controtendenza: a buona tenuta del ministro delle
politiche agricole nel no agli ogm in agricoltura, o i vari casi che vedono
esponenti di entrambi gli schieramenti politici attestati in materie
importanti (la lotta all'inquinamento, il no al nuovo condono edilizio) su
posizioni avanzate. E poi c'è una ripresa di vitalità nella sperimentazione
di strade innovative da parte di settori dell'economia, di comunità locali,
della società civile nel suo complesso. È il caso della miriade di economie
locali cresciute sulla valorizzazione del made in Italy e delle produzioni
tipiche, in una sintesi preziosa di tradizione e innovazione. È il caso dei
primi segni di rinascita di quell'Italia dei piccoli comuni in cui si trova
custodito gran parte dell'intreccio tra natura e cultura che rappresenta la
quintessenza dell'identità italiana; come delle positive esperienze di
governo che si registrano in tante città grandi e piccole, frutto in parte
dell'elezione diretta dei sindaci che rimane ad oggi la più efficace e
innovativa tra le riforme istituzionali varate nell'ultimo decennio. È il
caso, ancora, del crescente protagonismo dei cittadini, sempre meno disposti
a delegare la rappresentanza delle proprie ragioni che si tratti di battersi
per un ambiente più pulito, di difendere i diritti sociali, di reclamare il
rispetto dei valori costituzionali, di manifestare per la pace.

L'AMBIENTE IN ITALIA, IL BILANCIO DI LEGAMBIENTE

LE NUOVE MINACCE

Condono edilizio
L'Italia è già martoriata dal fenomeno dell'illegalità edilizia, fenomeno
che investe principalmente le regioni a tradizionale presenza mafiosa
(Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) e che si intreccia con gli affari
della malavita. Aprire i termini di un nuovo condono significa fornire un
lasciapassare a chi ignorato le leggi, significa legittimare gli affari
delle cosche e incentivare la costruzione di nuove case illegali. Negli anni
del condono Craxi - Nicolazzi, infatti, le costruzioni abusive fecero
registrare un'impennata dell'80% ('82-'84); in quelli del primo condono
Berlusconi del 40% ('93-'94). Viste le cifre indicate da Tremonti nel
decretone, oggi potrebbero essere sanate più di 250mila costruzioni abusive.

Legge obiettivo
La mobilità è uno dei fattori più critici per l'ambiente: dall'aumento delle
emissioni (+20% quelle dei trasporti, rispetto al 1990) al traffico
cittadino, fino all'occupazione del territorio. Per questo la Legge
Obiettivo - coi suoi corridoi agevolati che scavalcano gli Enti locali, col
suo ridurre la Via ad un mero passaggio burocratico, con la discutibile
gestione degli appalti - non intacca, e anzi rafforza, una struttura dei
trasporti predominata e dipendente dal trasporto stradale su gomma. La
dotazione stradale e autostradale italiana è nettamente superiore a quella
europea. Nonostante questo, quella autostradale è cresciuta del 70% in
30anni, contro la sostanziale immobilità della rete ferroviaria.

Legge delega
Per i prossimi quattro anni il Parlamento sarà esautorato dalla discussione
sul riordino dell'intera normativa ambientale: le norme che regolano materie
delicatissime - tutela dell'acqua, dell'aria, difesa suolo, gestione dei
rifiuti, parchi, danno ambientale e valutazione di impatto ambientale -
frutto di decenni di mediazioni istituzionali, economiche e sociali,
verranno riscritte dalle stesse mani che hanno firmato il condono edilizio.

Decreti Marzano e antiblack-out
Nel decreto Marzano sul Riordino del settore energetico, persino la
combustione rifiuti diventa una fonte di energia pulita. Il mercato dei
certificati verdi e delle rinnovabili andrà conseguentemente gambe all'aria:
nessuna promozione di fonti energetiche pulite sarà più possibile. Sull'onda
emotiva dei black-out, programmati o meno, le centrali più inquinanti sono
state autorizzate a infrangere i limiti imposti per le emissioni in
atmosfera e per la temperatura delle acque reimmesse nei fiumi. Altro
disincentivo allo sviluppo energetico sostenibile e nuova spallata alla
qualità ambientale. La prova del nove la fornisce il forte rallentamento
nella crescita dell'energia eolica: l'anno scorso sono stati installati
impianti per 106 MW, 157 in meno del 2001. L'incremento annuale, insomma, è
sceso dal 63% ad un misero 15%. Questo spiega anche perché la Germania abbia
una quantità di Mw eolici installati (8.700) pari a dieci volte la nostra.

Cartolarizzazioni e silenzio assenso
Un altro tassello della politica di svendita dei beni del Paese per fare
cassa e colmare l'incapacità di varare innovative politiche di sviluppo. A
rischio i beni culturali e paesaggistici che magari non troviamo nei libri
di storia dell'arte ma che intessono la trama di bellezza e pregio che rende
l'Italia famosa nel mondo.

LE VIRTÙ

1-Agricoltura biologica e certificazioni di origine
L'Italia è leader mondiale per numero di aziende biologiche (56.000). L'
agricoltura biologica copre oltre l'8% della superficie agricola
utilizzabile. Questa superficie in un solo anno è cresciuta del 20% circa
(2001). Siamo. Resta fortemente concentrata nelle regioni meridionali (69%
delle superfici), con Sardegna, Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna in testa.
Cresce anche il numero dei prodotti tipici di qualità con marchio DOP (per i
prodotti il cui ciclo produttivo si svolge interamente in una delimitata
area geografica) e IGP (quando ciò avviene solo per una parte del processo):
oggi sono ben 132. Rispetto ad un anno fa, i nostri prodotti certificati
sono cresciuti di oltre il 13%. I prodotti riconosciuti PTA (della
tradizione agroalimentare regionale) sono ben 3700. Altro aspetto positivo:
il consumo di pesticidi è calato del 10% rispetto al 1997 e del 25% rispetto
al 1990.

2-Aree protette
Il sistema nazionale delle aree protette interessa il 10% del territorio
nazionale, per circa 3 milioni di ettari. E' un importante traguardo, la
percentuale più alta d'Europa, che tocca picchi del 16% nel territorio
Appenninico. Le aree naturali protette sono in tutto 772, di cui 22 parchi
nazionali, 146 riserve naturali statali, 20 riserve marine statali, 105
parchi regionali, 335 riserve regionali.

3-Energia eolica
In Italia, nonostante le insufficienti politiche si sostegno, l'eolico
cresce e, seppure non vada oltre una potenza installata di 800 MW, comincia
a imporsi come un settore competitivo.

4-Raccolta differenziata
La raccolta differenziata è cresciuta dal 4 al 16,9% in 10 anni: un
traguardo importante anche se non all'altezza delle indicazioni del decreto
Ronchi (35%). A fronte di questo dato medio nazionale rimane però
consistente il divario tra centro-nord e centro-sud. Importanti anche i
progressi nel recupero degli imballaggi: nel 2002 siamo arrivati a
recuperarne quasi il 56% (il mercato italiano vale, stima il Conai, 280 mln
? annui).

5-Agenda 21
Su 1940 adesioni alla Campagna europea Città sostenibili (primo passo per
l'attivazione dell'Agenda 21), ben 711 sono diEnti locali italiani (il 37%).
Caso unico al mondo, poi, quello di 27 delle nostre Aree protette che stanno
sperimentano questo strumento nato eminentemente per i centri urbani.

6-Certificazioni ISO 14001 ed EMAS
Negli ultimi due anni l'Italia ha fatto importanti passi per ridurre il gap
che la divideva dagli altri Paesi europei, arrivando ad essere il quinto
paese dell'Unione. Per quanto riguarda le ISO 14001, l'Italia si colloca tra
i paesi più dinamici: tra il 2001 e il 2002 si sono registrate 858 nuove
registrazioni, contro le 320 tedesche e le 375 francesi. Innovativo
l'importante risultato raggiunto con l'ottenimento della registrazione EMAS
da parte di un Parco italiano (il Parco del Monte Avic).

7- Siti Unesco
L'Italia, insieme alla Spagna, detiene il più alto numero di siti
appartenenti al Patrimonio dell'umanità istituito dall'Unesco: 37 contro i
27 della Francia o i 24 della Gran Bretagna.

8- Piste ciclabili
Cresce la rete delle piste ciclabili. Nel 2002 sono aumentate del 18%,
arrivando a quasi 1.500 chilometri. Ci sono piste ciclabili in 77 capoluoghi
di provincia su 103. Tuttavia, rimane ancora lontano l'obiettivo di 2.000
chilometri su 100 città italiane previsto nel Piano Nazionale di Sviluppo
Sostenibile del 1993.

I VIZI
1-Illegalità ambientale e abusivismo edilizio Sono stati 19.453 i reati
accertati nel 2002 in Italia. Nella classifica dell'illegalità ambientale,
sta al primo posto la Campania (con 2.996 infrazioni accertate), seguita
dalla Calabria (2.852) e dalla Sicilia (1.895). La Lombardia, con 999 reati
accertati, è la prima regione del nord.
Tra il 2001 e il 2002, l'abusivismo edilizio è cresciuto del 9%, dopo tre
anni di contrazione del mercato del mattone illegale. Il numero di case
abusive costruite in Italia ha superato la soglia delle 30mila, ben 2.544 in
più rispetto al 2001, per un valore immobiliare complessivo di 2.102 milioni
di euro. Il 55% del nuovo abusivismo edilizio si concentra nelle quattro
regioni a tradizionale presenza mafiosa (nell'ordine, come numero di case
illegali, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria), dove una casa su quattro è
abusiva.

2-Rifiuti urbani e consumo di imballaggi
La produzione di rifiuti urbani è cresciuta del 2% tra il 2000 e il 2001
arrivando a 29,3 mln tonnellate/anno. Tanto da vanificare i progressi della
raccolta differenziata: la quantità d'immondizia che finisce in discarica o
nell'inceneritore è la stessa di 10 anni fa (erano 25 mln di tonnellate nel
'93, 24,5 nel 2001).
E a un tasso doppio rispetto alla crescita dei consumi e dei rifiuti urbani,
crescono gli imballaggi, aumentando del 23% tra il 1996 e il 2001.

3-Consumi energetici e dipendenza dal petrolio In dieci anni (dal 1990) i
consumi energetici sono aumentati dell'13,3%. La crescita continua a essere
guidata dai consumi per i trasporti e per gli usi civili. Le fonti
energetiche primarie di origine fossile coprono ancora l'88% dei consumi.

4-Trasporto privato
La densità automobilistica costituisce uno degli elementi più critici per le
città italiane. C'è in Italia più di un'auto ogni 2 abitanti: oltre 33
milioni di vetture. Il parco veicoli ha un'età media di circa otto anni e
continua a crescere significativamente la cilindrata delle autovetture (il
60% supera i 1200 cc). Mentre al nord la percentuale di quelle che
rispecchiano gli standard Euro 1, Euro 2 e Euro 3 è del 63%, al centro
scende al 59%, al sud e nelle isole arriva al 47%. Molto peggio gli
autocarri (solo il 33% è adeguato agli standard europei) e i motocicli
(17%). Un dato questo, che si riflette sui consumi di carburante, per i
quali non si registra infatti nessuna riduzione: tra il 2000 e il 2001 le
vendite di benzine e gasolio sono rimaste sostanzialmente stabili, mentre
nel 2002 si è verificato un deciso aumento del gasolio (+7%) a discapito
delle benzine, in calo del 2,7%.

5-Gas serra e qualità dell'aria
Rispetto al 1990, anno di riferimento per l'obiettivo di riduzione del 6,5%
da raggiungere entro il 2010 (protocollo di Kyoto), la crescita delle
emissioni di gas climalteranti in Italia ammonta al 5,7%. Su scala europea,
L'Italia è anzi il terzo Paese per crescita in valore assoluto delle
emissioni lorde di CO2. Le emissioni prodotte dai trasporti sono cresciute
del 20% rispetto al 1990. Nelle città calano CO e NO2, grazie al parziale
rinnovo del parco auto, ma PM10 e Benzene fanno registrare un numero
allarmante di superamenti annui delle soglie limite: 254 a Torino, 192 a
Roma, 165 a Napoli, 145 a Milano, nel 2002. Nello stesso anno nessuna grande
città è risultata in regola con tutti e quattro gli inquinanti considerati
(NO2, PM10, benzene, CO2)

6-Territorio: incendi e dissesto idrogeologico
Tra il 1992 e il 2001 sono stati percorsi dal fuoco oltre mezzo milione di
ettari: - 4% rispetto al decennio precedente ma + 10% rispetto agli anni 70.
In Italia sono ben 3671 i Comuni a rischio idrogeologico (il 45% del
totale), il nostro territorio è stato martoriato, solo negli ultimi 10 anni,
da ben 12993 eventi idrogeologici.

7-Ricerca e sviluppo
La spesa italiana per ricerca e sviluppo si aggira attorno all'1,07% del
Pil, contro 1,92% della media europea. Inferiore anche la spesa per
l'educazione superiore: siamo a 2/3 della media europea, 1/3 rispetto a
Svezia e Danimarca. Bassa la quota di personale tecnico scientifico - 3,3%
sul totale della forza lavoro contro 5,15% della media europea - e la
brevettualità: 14 richieste di brevetto ogni 100.000 lavoratori (192 in
Germania, 112 in UK, 572 in Giappone, 123 negli Usa)

8-Acqua
Ci sono gli abitanti assetati del Mezzogiorno, dove periodicamente per 7
persone su 10 è fatica sprecata aprire il rubinetto. C'è qualche campanello
d'allarme anche al nord, con il Brenta, il Ticino e il Po pericolosamente a
secco. Ci sono 200mila chilometri di acquedotti-groviera: nel percorso tra
la sorgente e gli utenti finali si perdono per strada almeno 27 litri d'
acqua su 100, gettati alle ortiche per le innumerevoli falle della rete o
svaniti nel nulla a causa dei troppi furti e dei troppi allacciamenti
abusivi. C'è una perniciosa frammentazione del servizio idrico: assicurano,
si fa per dire, la distribuzione oltre 8.000 operatori pubblici e privati
(mediamente 80 per ogni provincia italiana) che gestiscono più di 13mila
acquedotti. C'è quel gigantesco buco nell'acqua di tutti quei faraonici
progetti che avrebbero dovuto risolvere il problema una volta per tutte: tra
il 1985 e il 2000 il settore idrico ha visto scorrere in dighe, invasi e
interventi vari molto più di 25 miliardi di euro - pari al 18% della spesa
complessiva in opera pubbliche - con i risultati che tutti possono valutare.

Legambiente, 20 novembre 2003