venduto sottobanco latte inquinato



dal corriere.it

giovedi 20 novembre 2003

«Venduto sottobanco il latte inquinato»

Denuncia di un gruppo di allevatori: un litro con le aflatossine pagato 8
centesimi, contro i 32 del prodotto normale

MILANO - «Latte alle aflatossine commercializzato sotto banco». La denuncia
viene da un gruppo di allevatori per bocca di un portavoce: Mauro Begatti,
di Piadena (Cremona), titolare di un'azienda con 80 mucche. Secondo la sua
testimonianza, il fenomeno sarebbe iniziato non appena scoppiata l'emergenza
muffe. Verso la fine di ottobre. E sarebbe ancora in atto, seppure in misura
minore. Pochi centesimi di euro: il prezzo di vendita a litro. Dagli 8 ai
13. Ben al di sotto dei 26 centesimi riconosciuti di solito nei traffici
illegali. E dei 32 centesimi pagati negli scambi ufficiali. Ma comunque
meglio di niente. Un guadagno simbolico, unito al vantaggio di liberarsi di
un fardello ingombrante per le stalle bloccate. Da un lato, il latte
contaminato, condannato a essere disperso nei campi o nelle vasche dei
liquami. Dall'altro, le cascine sotto sequestro, impossibilitate, fino al
contrordine delle Asl, a cedere il proprio prodotto.
Al centro, loro: commercianti senza scrupoli, sciacalli della disperazione,
pronti a intervenire per «togliere il fastidio agli allevatori, assicurando
loro anche un piccolo guadagno». Il prezzo bassissimo sarebbe giustificato
dalle spese di trasporto. Così le aziende in ginocchio, ma anche quelle più
furbe, pur di non veder buttare il proprio latte, accettano di venderlo
sotto costo. Su dove finisca il prodotto contaminato, e non contabilizzato,
l'allevatore Begatti non si pronuncia: «Si possono fare delle ipotesi, ma
per avere certezze basterà aspettare i dati sulla trasformazione del latte
riferiti al mese di novembre. Vanno poi confrontati con quelli della
produzione nelle stalle. Per adesso sappiamo che è calata di una media del 6
per cento».
Intanto il direttore generale alla Sanità, Carlo Lucchina, esclude che il
latte contaminato possa essere finito nel circuito alimentare: «Controlliamo
tutto il percorso del latte: dalla stalla fino al caseificio. E' un percorso
a imbuto. Impossibile che qualcosa sfugga alle verifiche dei nostri
veterinari, oggi impegnati al massimo. Puntiamo molto anche sull'
autocontrollo da parte delle aziende. L'unica possibilità è che ci siano dei
comportamenti dolosi. In tal caso chi bara ne risponderà davanti ai
magistrati». Quanto al latte sequestrato, nessun dubbio che venga
regolarmente smaltito: «Se ne occupano sempre i veterinari» precisa
Lucchina. Un impegno decisamente in calo, a giudicare dai più recenti numeri
sui casi di contaminazione. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto
zooprofilattico di Brescia, solo una decina di stalle sarebbe ancora sotto
sequestro. Nonostante l'allarme appaia rientrato, però, il direttore
Lucchina prevede controlli a tappeto ancora fino a gennaio. «Stiamo
iniziando il secondo giro di prelievi. Ci fermeremo sono quando saremo
sicuri che l'emergenza è finita. Ora le analisi riguardano anche il prodotto
che viene dall'estero. Per il momento, nessuna anomalia». Ancora qualche
problema, invece, sul latte proveniente dalle regioni confinanti: nuove
cisterne, risultate positive alle aflatossine, sono state restituite al
mittente. Esami minuziosi anche sui mangimi: il piano della Sanità prevede
controlli almeno fino a metà dicembre.
gmottola at corriere.it
Grazia Maria Mottola

«Venduto sottobanco il latte inquinato»

Denuncia di un gruppo di allevatori: un litro con le aflatossine pagato 8
centesimi, contro i 32 del prodotto normale


MILANO - «Latte alle aflatossine commercializzato sotto banco». La denuncia
viene da un gruppo di allevatori per bocca di un portavoce: Mauro Begatti,
di Piadena (Cremona), titolare di un'azienda con 80 mucche. Secondo la sua
testimonianza, il fenomeno sarebbe iniziato non appena scoppiata l'emergenza
muffe. Verso la fine di ottobre. E sarebbe ancora in atto, seppure in misura
minore. Pochi centesimi di euro: il prezzo di vendita a litro. Dagli 8 ai
13. Ben al di sotto dei 26 centesimi riconosciuti di solito nei traffici
illegali. E dei 32 centesimi pagati negli scambi ufficiali. Ma comunque
meglio di niente. Un guadagno simbolico, unito al vantaggio di liberarsi di
un fardello ingombrante per le stalle bloccate. Da un lato, il latte
contaminato, condannato a essere disperso nei campi o nelle vasche dei
liquami. Dall'altro, le cascine sotto sequestro, impossibilitate, fino al
contrordine delle Asl, a cedere il proprio prodotto.
Al centro, loro: commercianti senza scrupoli, sciacalli della disperazione,
pronti a intervenire per «togliere il fastidio agli allevatori, assicurando
loro anche un piccolo guadagno». Il prezzo bassissimo sarebbe giustificato
dalle spese di trasporto. Così le aziende in ginocchio, ma anche quelle più
furbe, pur di non veder buttare il proprio latte, accettano di venderlo
sotto costo. Su dove finisca il prodotto contaminato, e non contabilizzato,
l'allevatore Begatti non si pronuncia: «Si possono fare delle ipotesi, ma
per avere certezze basterà aspettare i dati sulla trasformazione del latte
riferiti al mese di novembre. Vanno poi confrontati con quelli della
produzione nelle stalle. Per adesso sappiamo che è calata di una media del 6
per cento».
Intanto il direttore generale alla Sanità, Carlo Lucchina, esclude che il
latte contaminato possa essere finito nel circuito alimentare: «Controlliamo
tutto il percorso del latte: dalla stalla fino al caseificio. E' un percorso
a imbuto. Impossibile che qualcosa sfugga alle verifiche dei nostri
veterinari, oggi impegnati al massimo. Puntiamo molto anche sull'
autocontrollo da parte delle aziende. L'unica possibilità è che ci siano dei
comportamenti dolosi. In tal caso chi bara ne risponderà davanti ai
magistrati». Quanto al latte sequestrato, nessun dubbio che venga
regolarmente smaltito: «Se ne occupano sempre i veterinari» precisa
Lucchina. Un impegno decisamente in calo, a giudicare dai più recenti numeri
sui casi di contaminazione. Secondo gli ultimi dati dell'Istituto
zooprofilattico di Brescia, solo una decina di stalle sarebbe ancora sotto
sequestro. Nonostante l'allarme appaia rientrato, però, il direttore
Lucchina prevede controlli a tappeto ancora fino a gennaio. «Stiamo
iniziando il secondo giro di prelievi. Ci fermeremo sono quando saremo
sicuri che l'emergenza è finita. Ora le analisi riguardano anche il prodotto
che viene dall'estero. Per il momento, nessuna anomalia». Ancora qualche
problema, invece, sul latte proveniente dalle regioni confinanti: nuove
cisterne, risultate positive alle aflatossine, sono state restituite al
mittente. Esami minuziosi anche sui mangimi: il piano della Sanità prevede
controlli almeno fino a metà dicembre.
gmottola at corriere.it
Grazia Maria Mottola